My best nightmare

di _Gilestel_
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My best nightmare

 
Era di nuovo sulla sua tomba, a guardare quella lapide tanto disprezzata che non faceva altro che ridere di lei, mentre dagli occhi umidi scendeva una sola lacrima, nata più dalla rabbia che dal dolore.
Robin era morto, lasciandola per la seconda volta, quella definitiva. Perché dalla morte non si può tornare, a meno che tu non sia un viscido bastardo convertitosi al Bene in punto di morte. Con Robin ormai defunto, sapeva di dover seppellire anche la speranza di avere l’amore nella sua vita. Non l’amore di suo figlio o di quella che ormai era diventata la sua famiglia. L’amore romantico, quello che ti permette di immaginare una vecchiaia al fianco di un’altra persona, venuta al mondo per completarti.
Ma se la sua anima gemella non c’era più, chi avrebbe potuto prendere il suo posto?
Nessuno.
Un’altra lacrima le rigò la guancia e di nuovo la sua mente tornò al destino beffardo che continuava a prendersi gioco di lei, mostrandole un barlume di speranza e strappandoglielo immediatamente.
L’assenza, in quel cimitero, di una lapide con un certo nome inciso sopra era causa di una sofferenza di gran lunga maggiore rispetto a quella provocata dalla vista della tomba di Robin. Poiché la sua anima era devastata, ma ormai era passata dalla parte dei buoni e non poteva mostrarsi furiosa per la felicità ritrovata di coloro che amava.
“Piccola sciocca ragazzina,” sentì dire dalla sua stessa voce carica di disprezzo verso se stessa, “sempre a piangere e a commiserarti.”
Si voltò e si ritrovò a fissare i propri occhi sulla figura della Evil Queen.
“Tu…” mormorò. “Tu dovresti essere morta!”
La regina rise.
“Sono una parte di te. Se muoio io, muori anche tu” disse con un sorriso gelido sul volto.
Avrebbe voluto ribattere, avrebbe voluto lanciarle un incantesimo per bloccarla, ma il suo corpo e la sua mente sembravano pietrificati, completamente assoggettati alla sua versione malvagia.
“Dimmi, mia cara,” fece la strega avvicinandosi a lei con il suo passo tanto seducente quanto minaccioso, “a quale scopo stare qui a piangere per quello scherzo di uomo quando sappiamo benissimo entrambe che non avrebbe mai potuto darti la felicità?”
Serrò la mascella. Non le avrebbe dato la soddisfazione di una risposta a cui nessuna delle due avrebbe creduto.
“Non disturbarti a rispondermi. Io sono te, so benissimo che cosa ti passa per la testa.”
Ormai era a un passo da lei. Avrebbe potuto allungare la mano e strapparle il cuore dal petto. Ma sapeva che non l’avrebbe fatto. Conosceva se stessa. E non rimase sorpresa quando fece scivolare una mano sul suo collo e le avvicinò il viso al proprio.
“Conosco le tue paure” le sussurrò all’orecchio. Poi allontanò di nuovo i loro visi e la guardò dritta negli occhi con una perfidia che le fece gelare il sangue nelle vene.
“Ma io sono più forte di te e le posso sconfiggere.”
“Finché sarai malvagia non potrai mai essere felice” ebbe la forza di dirle, forse più per rincuorare se stessa che per minacciare il suo alter ego.
La regina mollò la presa e sollevò il capo con fare altezzoso.
“Non sarò felice, ma sarò soddisfatta” le rispose digrignando i denti.
Riprese a camminare, scivolandole a fianco e calpestando la terra che seppelliva la tomba del ladro. Regina la seguì con lo sguardo, rimanendo impietrita da ciò che stava vedendo.
La salvatrice, la ragazza forte e determinata che aveva conosciuto i primi tempi, quella con cui aveva litigato e grazie alla quale era tornata a provare delle emozioni, era seduta sulla lapide di Robin e guardava avvicinarsi la regina con sguardo sognante, con quella devozione che aveva intravisto di tanto in tanto ma a cui non aveva mai voluto credere.
“Esatto, mia cara.” Il tono della Evil Queen era duro come la pietra. “Lei ci venera.”
Allungò la mano e accarezzò il volto della bionda, che si rilassò sotto il tocco delicato e seducente della regina. Poi la ragazza sollevò lo sguardo, una supplica silente indirizzata alla donna che la sovrastava e che subito la accontentò, avvicinando i loro visi e baciandola senza dolcezza.
Il suo cuore si fermò e, finalmente, cominciò a piangere. Quella vista era di gran lunga più dolorosa di qualsiasi altra cosa. Avrebbe voluto muoversi, urlare, ma era pietrificata, ancorata al suolo come una statua. Non poteva far altro che piangere e le lacrime aumentarono quando la regina lasciò il volto della ragazza e si mise alle sue spalle, per poi far scivolare una mano dalla spalla al petto della giovane donna e affondarla al suo interno. La tolse un attimo dopo, con un cuore pulsante in pugno.
“Come hai potuto stringere tra le tue mani questo cuore e non sentire tutta la disperazione che conteneva?” sbraitò la Evil Queen.
“Come hai potuto darne metà a quel lurido verme?”
La regina percorse con rabbia la distanza che le separava, alzando il braccio e tenendo il cuore proprio sotto i suoi occhi.
“Come hai potuto non impossessarti di ciò che ci spettava?” le ringhiò contro.
“Lei non è mia” fu tutto ciò che riuscì a mormorare.
La strega scosse il capo, delusa dalla debolezza della donna che aveva di fronte.
“Oh, sì che lo è!” dichiarò prima di stringere la presa sul cuore che aveva in mano.
La salvatrice scivolò dalla lapide e si accasciò a terra, le mani strette al petto.
Ancora una volta rimase immobile, mentre la regina si avvicinava alla ragazza stesa a terra che, senza fiato, si contorceva per il dolore. La Evil Queen la osservò impassibile per attimi interminabili prima di allentare la presa. Una volta preso fiato, la ragazza si mise in ginocchio e la donna le rimise il cuore nel petto. Nemmeno quando tornò in possesso di se stessa, la Salvatrice smise di indirizzare il suo sguardo più amorevole alla sovrana crudele.
“Ma forse hai ragione” disse sollevando lo sguardo sulla sua versione buona, mentre la ragazza, ancora in ginocchio, le stringeva le gambe in un abbraccio riconoscente. “Lei non è tua, è mia.”
 
Finalmente Regina si svegliò, il respiro irregolare per i singhiozzi e il cuscino zuppo di lacrime. Impiegò un attimo a capire che era stato solo un incubo, un incubo che era in parte un sogno, ma anche allora rimase pietrificata, incapace di capire come comportarsi, di capire che cosa fosse giusto fare. L’unica cosa di cui era certa era che Emma non poteva finire delle grinfie della Evil Queen. Doveva solo capire se ciò significava che rimanesse lontana anche da ciò che era diventata ora. 


 

NDA
Piccola OS in attesa della sesta stagione.
Fatemi sapere che cosa ne pensate. ^_^
Incrociamo le dita per la SQ!
A presto!

 




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