One day, one week, one month.

di _The Little Dreamer_
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One day, one week, one month.

 
 
 
«Il tempo dissolve il superfluo
e conserva l'essenziale.»


 
 
 
Un giorno.
Una settimana.
Un mese.
Adesso hai il violino sulla spalla sinistra, mentre Londra è nei tuoi occhi, sulla tua pelle, attraversando ogni minimo capillare e fibra del tuo essere; un poco come la musica.
Un poco come John, che non vedi da precisamente un mese, due settimane, un giorno e mezzo; sai con certezza anche le ore, i minuti e i secondi, dettagli mai tralasciabili. Il tempo non è tralasciabile.
Il tempo è fondamentale, base di tutto, causa di allontanamenti, cuori infranti e amicizie finite.
John. Non lo vedi da precisamente un mese, due settimane, un giorno e mezzo in cui non hai ricevuto nessuna chiamata o messaggio, solo silenzio e momenti vuoti dove vecchi ricordi tornano a galla.
La mente mai ferma, sempre attiva e pensante.
La mente mai vuota, costantemente pesante.
Un giorno.
Una settimana.
Un mese.
Poi un rumore: senti le scale ritornare a scricchiolare e i suoi passi sono inconfondibili per te.
John tiene ancora l’abitudine di gravare il peso sulla gamba destra, inoltre si è appena schiarito la voce: è nervoso per qualcosa, forse la paura che il tempo abbia cambiato le cose tra voi. Che sciocco sei, John.
Ti preoccupi di conservare con cura il tuo violino nell’apposita custodia, posando il suo archetto affianco, giusto in tempo per vedere la porta aprirsi e ammirarlo: ti fissa, lo fa come se volesse parlarti con il solo uso degli occhi.
E lo fanno, ci riescono in un modo che quasi ti fa tremare e probabilmente è già successo un paio di volte da quando quella porta si è spalancata, porta che non ha visto nessuno se non la signora Hudson per un mese, due settimane, un giorno e mezzo.
Senza accorgertene, accorci le distanze tra te e lui.
“John... ”
“Sherlock.”
Da qui i suoi occhi grigi sembrano due pozze nere.
Pupille dilatate. Muscoli rilassati. Labbra leggermente all’insù.
Da vicino i suoi occhi pretendono di essere guardati dai tuoi.
Ti fissano, ti parlano, ti esprimono qualcosa che difficilmente percepisci.
Non aprite le vostre bocche, altro silenzio, silenzio che quasi uccide.
Uccide peggio di una pistola.
I tuoi occhi adesso lo guardano con attenzione, cercano di chiedergli tutte le cose che non hai potuto domandare in un mese, due settimane, un giorno e mezzo.
Dopo alcuni minuti passati a rimanere così, senza muovervi neanche di un millimetro, le vostre labbra formano quello che sembra un sorriso accennato. Lo fate entrambi nello stesso istante.
Anche i vostri sorrisi parlano e dicono chiaramente: “Facciamo finta che non è passato un mese, una settimana, un giorno e mezzo.”
Probabilmente la risata che si viene a creare sulle labbra di John, significa un sì.
E tu non puoi far altro che seguirlo, perché solo adesso capisci quanto ti è mancato per tutto questo tempo. Quei momenti solo tuoi e suoi, nessun altro tranne voi contro il resto del mondo.
Perché il tempo non è mai tralasciabile.
Il tempo è tutto e forse anche niente.
Per entrambi forse neanche esiste.


 
 

Angolo dell'autrice.
Salve!
Finalmente ieri sera ho trovato l'ispirazione e da una serata parecchio noiosa, è uscita questa piccola cosa.
Non so quanto possa avere del senso, ma l'ho scritta davvero con il cuore.
Mi sono innamorata del rapporto che c'è tra Sherlock e John, nonostante io spero in qualcosa di più in un futuro.
Prima di tutto loro due condividono qualcosa di davvero fondamentale al giorno d'oggi: un'amicizia più unica che rara, oltre a essere bellissima. Insomma, spero che questa storia vi piaccia.
Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate, perché mi fa sempre piacere sapere dove posso migliorarmi.
Spero sinceramente di ritornare presto con qualcosa di nuovo.


 




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