Buonasera!!
Scrivere in un fandom come questo non è
facile per nulla, soprattutto se non ti basi sui personaggi canonici.
Ma io voglio provarci lo stesso... al massimo mi becco qualche
insulto!
L'unico avviso che mi sento di fare è
questo: so che Cristina non avrebbe mai tenuto un bambino, so che è
molto OOC... ma cosa sarebbe successo se avesse deciso di farlo? Come
sarebbe, questo figlio segreto? Ho deciso di provare a scoprirlo ed è
nato Perry. Perry che è me, solo migliore.
Vi chiedo per un momento di fingere che
questo possa essere vero, che Cristina possa averlo fatto.
E se ci riuscite, fatemi sapere come vi
è parso questo primo capitolo!
Buona lettura,
Elisa
Family,
indeed
Percival Yang alzò il capo
e si asciugò una gocciolina di sudore.
Era dannatamente caldo in
quella stanza ma, d'altra parte, non avrebbe potuto essere
diversamente. I cuccioli avevano bisogno di un ambiente in cui la
temperatura si attestasse intorno ai trentacinque gradi.
Sorridendo, posò un bacio
sulla minuscola testa della creatura che teneva in mano e la posò a
terra, nel recinto, prendendone un'altra.
Con tutta la delicatezza di
cui era capace, prese a far cadere dalla siringa goccioline di latte
sulla lingua del cagnolino.
“Sono tanti.”
Riconoscendo la voce della
madre, Percival si voltò verso di lei.
“Ciao, Cristina.”
La donna entrò nella
stanza, ma lui le fece immediatamente segno di fermarsi.
“Non posso lasciarti
avvicinare se non sei completamente sterile. Non hanno preso una
goccia di colostro, sono ipersensibili a qualsiasi batterio.”
“La madre?”
“Morta. Un embolo durante
il parto. Facciamo i turni per allattarli.”
Cristina Yang scosse il
capo, per poi ravviarsi con una mano i capelli striati di bianco.
“Saresti stato un ottimo
medico.”
“È proprio una fortuna,
allora, che io sia un medico.”
“Percival, sai cosa...”
In quel momento, una dei
cuccioli prese a tossire e ad emettere dalle narici latte misto a
muco.
“No, no, no!”
Subito, il giovane depose a
terra il piccolo che stava allattando e sollevò quella che stava
male.
Con gesti sicuri, la prese
in entrambe le mani e, tendendola stretta, prese a spostarla
velocemente dall'alto verso il basso, tendendola a testa in giù.
La cagnetta espulse ancora
un po' di liquido da bocca e narici e poi prese a rantolare, per
spegnersi pochi istanti dopo.*
Percival si lasciò andare
ad un'imprecazione e lanciò lontano l'asciugamano in cui avvolgeva i
cuccioli mentre li allattava.
In silenzio, Cristina si
chinò a raccoglierlo e fece cenno al figlio di passargli il
corpicino esanime.
Lo esaminò velocemente e
chiuse la microscopica bocca, che era rimasta spalancata.
“Una femmina.”
Percival annuì.
“L'avevo chiamata
Visione.”
Silenzio.
“Quanti sono?”
“Und... Dieci. Ora sono
dieci.”
Cristina annuì.
“Statisticamente parlando,
salvarne i tre quarti sarebbe già una stupefacente vittoria.”
L'uomo si alzò in piedi,
scuotendo la testa.
“Sono cuccioli, mamma, non
una statistica. E sarebbe stato meglio se fossero sopravvissuti
tutti.” “Non è colpa tua. È solo..”
“Un cane?” La donna si
sentì attraversare dall'azzurrissimo sguardo in tempesta del figlio.
“È solo che ogni tanto
succede anche ai migliori.” Concluse, sostenendo quegli occhi così
diversi dai suoi.
Con un sospiro, Percival
finì di lavarsi le mani e si lasciò cadere su una sedia, dando modo
a Cristina di guardarlo.
Era diventato un uomo
splendido, sebbene completamente diverso da come avrebbe mai
immaginato. Se mai in passato aveva immaginato di aver un figlio.
Era incredibile come il suo
bambino sempre allegro e iperattivo si fosse tramutato in quel
giovane adulto così in fretta.
I suoi pensieri furono
interrotti da un leggero suono di colpi alla porta.
“Avanti.” Disse
Percival, senza alzare gli occhi dal pavimento.
Una ragazza piccina e dalle
forme morbide fece il suo ingresso nella stanza in un turbinio di
ricci rossi.
“Ehi! È arrivato Angus a
darti il cambio. Cambiati che siamo già in ritardo!”
Solo in quel momento la
giovane si rese conto dello sguardo sul viso di lui. “...Cosa è
successo?”
“Abbiamo perso Visione.”
Rispose, senza espressività.
Sentendosi finalmente di
intervenire, Cristina mostrò alla ragazza il cadaverino che ancora
stringeva in mano. Lei lo prese e se lo portò al petto, cullandolo e
sussurrando parole in una lingua arcaica che, nonostante gli anni
trascorsi in Scozia, Cristina Yang non aveva ancora imparato a
comprendere.
All'udire il suono melodioso
di quell'antica ninna nanna, l'espressione di Percival si rasserenò
e il giovane veterinario si alzò, andando ad abbracciare la donna
dai capelli rossi.
“Credo che questo possa
essere un buon momento, Laoghaire.”
“Ora?” Replicò lei,
stupita.
L'uomo annuì e lei, di
riflesso, fece lo stesso.
Sempre stringendo la
cagnolina, la ragazza rivolse verso Cristina un paio di grandi occhi
verdi.
“Signora Yang, io e Perry
dobbiamo dirle una cosa.”
“Bene, ma fatelo in
fretta, perché...”
“Aspettiamo un bambino.”
La interruppe lui, troncando sul nascere ogni protesta della madre.
“Aspettiamo un bambino e io voglio sapere chi è mio padre, perché
mio figlio ha tutto il diritto di conoscere suo nonno.”
Continua....
* La polmonite ab ingestis
non uccide con questa velocità, ma per necessità narrative ho
scelto di fingere che fosse così. La scena descritta è stata
vissuta dalla sottoscritta due giorni fa... e non la auguro a
nessuno.
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