Le bien qui fait mal 2 akuroku
“NOT MY HAPPY ENDING”
Raccolta
Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali
...ma c'è ancora qualcuno di vivo nella sezione KH di EFP o...? @__@
2 ➣ Le Bien Qui Fait Mal (Mozart Opera Rock)
Dal primo momento in cui l’aveva visto, aveva capito
che quello era il suo obbiettivo della serata.
La sua testa bionda era
sbucata tra una miriade di altri ragazzini impegnati a divincolarsi sulle note
di musica tecno. I capelli aurei come fili d’oro gli si erano tutti incollati
alla fronte sudata mentre muoveva la testa in su e in giù, alzando le braccia a
ritmo di musica come se fosse in uno stato di trance.
Axel aveva ancora una dozzina
di pasticche di acidi in tasca e le altre erano state distribuite con
parsimonia tra la folla in cambio del denaro frusciante che gli gonfiava le
tasche dei pantaloni.
Afferrò un drink abbandonato
sul bancone del bar e lo sorseggiò come se fosse il suo, sentendo l’alcol bruciargli
la gola in modo piacevole e rinvigorente.
Adorava il modo attillato con
cui i giovinastri si conciavano per andare in discoteca. Esponevano il loro
sedere in jeans troppo bassi e boxer troppo alti, ed era come se stessero
implorando di essere toccati! Continuando a fissare il biondino non avrebbe
avuto solo le tasche gonfie, nei pantaloni…
Posò il bicchiere sentendosi assetato e si immerse tra la folla,
sinuoso come uno squalo in un banco di pesci.
Tutto attorno a lui era in
perpetuo movimento, un enorme animale simbionte dalle mille braccia. La testa
bionda compariva e spariva a tratti, a volte coperta da qualcuno di più alto, a
volte illuminata dalle luci stroboscopiche.
Quando lo raggiunse il
ragazzino continuò a ballare, il cappuccio della felpa smanicata che gli
rimbalzava sulla schiena e la zip che calava a forza di scossoni, rivelando il
petto immaturo sotto di essa.
“Hey” Axel si chinò di fronte
a lui, schioccandogli le dita davanti agli occhi “Balli bene. Come ti chiami,
ragazzino?”
Il ragazzino si fermò e lo
squadro senza alcuna traccia di confusione nei suoi occhi. Doveva essere già
brillo se non mostrava neanche un minimo di remora rispetto ad uno sconosciuto
che si avvicinava cominciando a fare domande casuali.
Anche troppa fortuna…
“Umh, Roxas” sorrise il
ragazzino. Le sue guance era tinte d’un rossore ubriaco terribilmente carino e
ad Axel venne immediatamente voglia di afferrargli la testa e spingerla tra le
proprie gambe.
“Sei qui da solo?” chiese,
affabile ed indagatore come il migliore dei lupi cattivi.
Roxas annuì scuotendo la
testa un po’ troppo forte, senza perdere il suo sorriso alticcio.
“Tu invece?” chiese ridendo.
“Sono da solo…”
Roxas rise e si attaccò al
braccio di Axel, neanche avesse detto la cosa più divertente del mondo!
“Volevo sapere il tuo nome”
esclamò.
Axel strinse quel braccio
fine con il proprio, serrando la presa sulla propria preda. Ora che era caduto
nella sua rete non l’avrebbe lasciato per niente al mondo.
“Mi chiamo Axel” rispose
rifilandogli un sorriso ferino.
Se c’era una cosa che adorava
era spacciare le droghe per conto degli Oblivion, il sabato sera in discoteca.
Tanti ragazzini con documenti falsi, di quelli che piacevano proprio a lui,
tutti con i sensi inibiti da questo o quell’altro intruglio. Se non erano
abbastanza fuori di loro poteva sempre regalare una dose qua e là, perché
Marluxia gliel’aveva detto: “Incentivare i nuovi clienti è come guadagnare.”
Pensandoci adesso la miglior
scelta della sua vita era stata tradire l’Organizzazione ed attaccarsi agli
Oblivion…erano molto più tranquilli e permissivi per quanto riguardava lo svago
sul lavoro.
Roxas ondeggiò un attimo e si
portò la mano libera alle tempie, l’altra la strinse con più forza sul braccio
di Axel e sembrò sul punto di cadere.
“Non mi sento tanto bene…”
biascicò “…puoi…puoi portarmi in bagno?”
Qualcuno lassù deve volermi bene. Axel ghignò e trascinò via Roxas a braccetto,
cercando di farsi strada tra la folla.
Spinse la porta del bagno con
una mano e poi lo accompagnò in uno dei cubicoli.
La serratura scattò alle sue
spalle, segnando l’occupato.
Vieni Cappuccetto Rosso, passiamo dal bosco…
Roxas aveva le labbra rosse
ed il viso pallido, sembrava accusare male i colpi dell’alcol. Forse di lì a
poco avrebbe potuto vomitare, ma l’ultima cosa che Axel voleva fare quella sera
era reggere i capelli di uno stupido ragazzino troppo sbronzo.
Decise che doveva far alla
svelta quindi gli piantò una mano sotto al collo e lo spinse contro la parete
sudicia del bagno, affondando con voracità la lingua nella sua bocca.
“Cos…” mormorò Roxas piegando
la testa indietro e trovando il muro a bruciargli la ritirata. Piantò entrambe
le mani contro la maglietta di Axel e cercò di spingerlo indietro, poi
l’ubriachezza ebbe la meglio e quelle stesse mani tirarono lo spacciatore in
avanti.
Anche se era su di giri il
ragazzino sapeva baciare proprio bene. Axel riusciva a sentire il calore della
sua lingua e se ne beava da morire, ringraziando mentalmente tutti gli
stupefacenti e gli alcolici della terra. L’eccitazione che aveva cercato di
contenere fino a quel momento divampò in lui come una fiamma, pompando il suo
sangue più in fretta ed accorciandogli il fiato.
Più che affondava con la
lingua nella sua gola, più che avrebbe voluto slacciarsi i pantaloni e vedere
quant’altro di lui sarebbe riuscito ad ficcargli in bocca.
Strinse una mano tra i
capelli di Roxas e li strattonò violentemente all’indietro, facendogli
rovesciare il collo con un singulto lascivo. Voleva divorarlo, assaggiare ogni
singolo centimetro della sua pelle. Solo il pensiero di potersi approfittare di
lui in modo così bieco gli dava una scossa al basso ventre. Morse la sua
giugulare e di nuovo gli catturò le labbra, facendosi sempre più vorace.
Quando sentì l’erezione del
ragazzino premergli contro la gamba Axel sorrise, crogiolandosi nel proprio
potere.
…poi sentì la pressione
solida salire di scatto e premersi contro il suo petto. Non fece neanche in
tempo a capire che cosa non andava…
Roxas gli strinse una mano
tra i capelli come lui aveva fatto, strattonandogli la testa per tirarlo più in
basso.
“L’Organizzazione ti manda i
suoi saluti” gli sussurrò ad un orecchio, più lucido che mai, premendo sul
grilletto della pistola.
La serratura del bagno passò
da rossa a verde e Roxas si lavò le mani dal sangue nel lavandino, sorridendosi
allo specchio.
Dal primo momento in cui l’aveva
visto, aveva capito che quello era il suo obbiettivo della serata.
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