Piangere è bello

di Shiki Ryougi
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Piangere è bello. Ti libera il cuore da pesi insopportabili.
Urlare e far uscire le lacrime distrugge ogni barriera e ti permette di affrontare il dolore.
Ma io non sapevo piangere quando lui se ne andò.
Non sapevo parlare del mio dolore.
Non sapevo far uscire il vortice di emozioni che mi spezzava il cuore.
Lui era il mio migliore amico.
Lui era il pilastro su cui si reggeva la mia felicità.
Mentre mi insegnava a giocare a scacchi facendomi vincere.
Mentre mi leggeva le pagine che dovevo studiare perché io da sola non ero capace di farlo.
Mentre insieme davamo la caccia ai dinosauri.
Mentre insieme ci nascondevamo nel mio rifugio.
Mentre insieme guardavamo le sue foto d’infanzia.
Mentre mi ascoltava parlare ininterrottamente delle stesse cose.
Mentre mi mostrava i suoi orologi a cucù.
Mentre, tra mille piccoli cassetti, cercava il pezzo giusto per far girare gli ingranaggi che io divoravo con lo sguardo.
Mentre riempieva il vuoto che da sola non potevo colmare.
Mentre, all’improvviso smise di essere lui.
All’improvviso non rideva più con me.
All’improvviso divenne debole e non riuscì più a giocare.
Mentre vedevo la morte portarlo via io sono fuggita dentro la mia mente.
Sono fuggita da lui. Sono andata lontano. L’ho lasciato solo.
Fino a quel giorno in cui ho sentito qualcosa rompersi definitivamente, prima di chiunque altro.
Sbirciando di nascosto nella sua camera da letto, lui sembrava dormire con addosso un elegante vestito nero.
E’ il mio ultimo ricordo, che va a mischiarsi a quelle immagini del passato così chiare nella mia testa come diapositive: il giardino in cui giocavo, la cucina in cui passavo il tempo, il salone dove osservavo gli strani soprammobili.
Ogni cosa è morta nel momento in cui ho sentito quel filo spezzarsi.
Ed io nemmeno una lacrima riuscii a versare.
Il dolore era così forte, così inaccettabile.
Piangere l’avrebbe condannato per sempre.
Il mio cuore da bambina soppresse ogni cosa, inconsapevole di come tutto non sarebbe mai più tornato come prima.




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