Autrice: Alexiel Mihawk |
alexiel_hamona
Titolo: Condominio Santuario #1
Fandom: Saint Seiya
Genere: commedia, slice of life
Warning: 80's!AU, che poi per i
cavalieri sarebbe una AU in cui non sono cavalieri, ma la linea
temporale è circa la stessa (2 anni dopo gli eventi del
santuario)
Rating: sfw
Prompt: mare | Saint Seiya, Gold
Saint, AU in cui vivono tutti nel Condominio Santuario, il cui
ascensore è rotto dal 1950 e nessuno viene mai a ripararlo.
Nessuno ha mai visto in faccia l'amministratore.
Parole: 2435
Note: questa storia è
stata scritta per il CowT di Mari di Challenge, con prompt: mare. In
realt l'ipirazione principale viene da un prompt lasciato da Mapi alla
scorsa notte bianca.
La storia è
ambientata ad Atene nel 1988, i cavalieri d'oro sono studenti o giovani
lavoratori provenienti da paesi diversi, alloggiano tutti al Condominio
Santuario, una struttura di quattro piani dotata di un pian terreno
comune e tre appartamenti a piano. Tendenzialmente i personaggi parlano
Greco tra di loro, là dove ci sono le scritte in corsivo
è perché parlano in Italiano, in Siciliano o
comunque in una lingua che non è il greco.
Siccome non potevo
chiamare Cancer Death Mask per tutto il tempo ho cercato di
giustificare il soprannome e mi sono inventata un nome vero: Salvatore
Andrea. Ovviamente tutti lo storpiano come possono, all'inizio
perché sbagliavano davvero, ora lo fanno per sport.
Salvo, Sal, Tore,
Turi, Turiddu, Salvino, Salvuzzo, Uzzo sono tutti modi per chiamare
Salvatore, ovvero il povero Cancer.
To Minore tis Avgis:
è una seri andata in onda tra il 1982 e il 84 sul canale
ERT1, la trama ruota attorno alla storia e alla diffusione del genere
musicale greco noto come Rebetiko. In Grecia è considerato
come quello che è il tango per gli argentini, il blues per
gli americani e il fado per i portoghesi.
Ora, siccome non tutti
- io per prima - parlano in siciliano, ecco una traduzione dei dialoghi
in suddetto dialetto:
1) Shaina, come stai?
/ Se fossi rimasto a casa sarei stato meglio / Non essere maleducato e
muoviti a mettere in moto che ho voglia di farmi una doccia / Bel
ringraziamento del cazzo / Il tuo siciliano è
così arrugginito che mi vergogno di essere tua cugina
2) Ti hanno rubato la
radio della macchina?
3) Sarà una
settimana lunga (ripreso in fondo: sarà una settimana molto
lunga)
4) Oddio... ci vai a
letto! / Sempre meglio lui che quel deficiente di un giapponese con cui
esci da casa, nessuno gli ha ancora segato le gambe? / Ti ricordo che
sono tua ospite per una settimana, vedi di non farmi incazzare se vuoi
arrivare alla fine vivo
Sono sicura tipo al
90% che ci scriverò ancora perché sì,
mi diverte troppo.
Originariamente
postata su Livejournal il 28 Febbraio 2016
Condominio
Santuario
Fa
caldo. Non che sia una novità, a Giugno ad Atene fa sempre
caldo e
l'afa leggera che si respira in città inizia a farsi
fastidiosa; le
pareti esterne, non poi così sottili, fanno quello che
possono per
tenere al fresco i loro abitanti, ma invano. Non che quello sia il
problema principale, in ogni caso: l'edificio è un vecchio
condominio scrostato degli anni quaranta, l'ascensore si è
rotto
dieci anni dopo il completamento della costruzione, ma non è
mai
venuto nessuno a ripararlo, dopo tutto sono solo quattro piani ed
essendo una struttura i cui alloggi sono riservati a studenti e
giovani lavoratori, beh, l'amministratore ha pensato bene che un po'
di moto non potesse che essere salutare.
«Dico
solo che forse sarebbe anche ora di far venire qualcuno a
controllare» dice il ragazzo, il suo greco è ben
lontano
dall'essere perfetto, ma il suo inglese è anche peggio,
quindi si
accontenta.
«Dici
così e sei solo al secondo piano, figurati io che sono al
quarto».
«Lo
so, per questo mi sto lamentando, Aphrodite, sei sempre fermo a casa
mia».
Il
suo interlocutore scuote la testa e i lunghi capelli dorati seguono
con grazia il movimento del capo.
«Non
mi sembra che ti dia fastidio, e comunque non è vero, siamo
quasi
tutti sempre in sala comune al piano terreno. Ricorda che alla
prossima riunione di condominio bisogna far presente che i
condizionatori sono rotti».
«Ma
che riunione e riunione, se ne approfittano dico io! Solo
perché
questo palazzo è riservato a studenti non significa che
l'amministratore possa scomparire in questo modo, tu l'hai mai visto
in faccia? Io no».
«Nessuno
l'ha mai visto in faccia, Selvetori».
«Salvatore,
cazzo, Salvatore! Che minchia ci va a dirlo giusto una volta
tanto?»
Una
delle tre porte del piano, proprio quella di fronte al suo
appartamento, si apre con un cigolio e un ragazzo dai capelli lunghi
e biondi e la carnagione scura mette fuori la testa con aria che non
lascia presagire niente di buono.
«La
finite di fare baccano? Qua c'è gente che cerca di
meditare!»
«Ma
meditare cosa, Shaka, fatti una canna, altro che meditare!»
«Non
è divertente».
«Già,
non è divertente, a meno che tu non condivida»
borbotta una voce
dalle scale.
Dal
piano superiore compare una figura dall'aria addormentata e i capelli
scomposti.
«Avete
visto Camus? Ho provato a casa, ma non c'è».
«Milo,
hai mai sentito parlare dei letti? Sono quei cosi in cui vai a
dormire di notte».
«Non
rompere, Aphrodite, ho dormito ben due ore stanotte» si
lamenta
l'altro, stiracchiandosi nella stessa camicia del giorno prima
«Camus
l'avete visto sì o no?»
«Sarà
in sala comune, o in biblioteca. Lui a differenza tua non fa notti
brave e si alza a orari rispettabili» fa notare Shaka
«Ora meno
casino, che tra qualche giorno ho un esame».
La
porta si richiude con un tonfo lasciandoli tutti e tre sul
pianerottolo a guardarsi nelle palle degli occhi.
«Beh,
in ogni caso io vado a cercare Camus» si blocca a
metà della rampa
«Ah, ma è oggi che viene tua cugina,
Salvandrea?»
«Puttana
tua madre! O Salvatore o Andrea, Salvatore Andrea sono due
nomi,
come Giuseppe Maria, Cristo Santo, ci va tanto a capirlo?»
«Sì,
sua cugina arriva oggi, alle quattro a Patrasso» risponde per
lui
Afrodite, ignorandolo completamente.
L'inquilino
dell'appartamento 04 è noto per non essere dotato di molta
pazienza,
il suo sangue italiano si fa spesso sentire e in quei momenti
nell'intero condominio riecheggiano insulti pittoreschi e bestemmie
in grado di far cadere tutti i santi dal paradiso. È
arrivato
dall'Italia cinque anni prima, e a soli vent'anni si è
trasferito in
quel vecchio rudere, diventando ben presto uno dei veterani del
Condominio Santuario.
Sono
in pochi gli appartamenti che sono occupati da più tempo,
solo il
03, il 07 e il 09, che poi Saga e Aiolos sono sempre stati qui,
almeno da che chiunque possa ricordare: i negozianti, i vicini,
persino l'amministratore quando scrive le sue comunicazioni le
indirizza a loro. Quanto all'abitante dell'appartamento numero 07,
beh, lui nessuno l'ha mai visto, sanno tutti che esiste (e si
vocifera addirittura che possegga l'intero stabile), ma non si
è mai
presentato a nessuna riunione e non hanno nemmeno idea di che faccia
abbia.
In
ogni caso, Salvatore è lì da una
quantità di tempo sufficiente per
avere il pieno diritto di incazzarsi ogni volta che sbagliano il suo
nome, cosa che ovviamente capita sempre e comincia a pensare che lo
facciano apposta: ovviamente è così. Avevano
anche cominciato a
chiamarlo Death Mask, quando, in seguito ad un brutto party di
halloween a casa sua, avevano scoperto che l'intera parete del
salotto era stata decorata con maschere tipiche della commedia
dell'arte. Ovviamente il giovane li aveva insultati per le successive
due ore, spiegando loro cosa fossero e quanta importanza avessero
nella cultura regionale italiana; il risultato finale era stato che
per le intere due settimane successive lo avevano chiamato Peppe
Nappa.
«A
Patrasso?» domanda Milo con espressione sconvolta
«Ma è
lontanissimo! Sono almeno due ore di macchina».
«Ci
devi andare a tu a prenderla? No, e allora non mi frantumare la
minchia».
«Eh,
ma come sei suscettibile!»
«Non
stavi andando a cercare Camus, tu? Forza fuori dalle palle, levati
dai coglioni, via» borbotta Salvatore, passando
all'italiano nel
mezzo della frase e ricevendo in risposta un dito medio.
«Beh,
quando hai finito di litigare con mezzo condominio, io vado a casa.
Ci vediamo stasera, e guida piano» celia Afrodite, che per
tutto il
tempo di quel battibecco non ha fatto altro che sistemarsi i capelli
in una treccia.
«Cosa
sei, mia madre?»
«Grazie
al cielo no, Salvatore Andrea» lo prende in giro l'amico
salendo le
scale «Non avrei mai scelto un nome così
difficile».
«Svedese
di merda».
La
fiat uno saltella leggermente sulla strada piena di buche che da
Atene conduce fino al porto di Patrasso; dovrebbe essere una strada
trafficata e quindi ben tenuta, ma come tutto il resto sembra essere
rimasta negli anni quaranta. Non che a lui dispiaccia.
Lascia
cadere la cenere della sigaretta fuori dal finestrino abbassato,
sperando che entri un po' d'aria fresca, e si sistema meglio gli
occhiali da sole sul naso; guidare non gli dispiace, anche se il
silenzio a tratti è quasi insopportabile, forse avrebbe
dovuto
comprarsi una macchina con l'autoradio, ma costava troppo e ora
è
costretto ad accontentarsi.
Con
la coda dell'occhio nota che sul sedile posteriore è rimasta
una
giacca, assieme a delle bottiglie di coca-cola ancora intatte.
«Fanculo»
e sì che lo ripete sempre a quei deficienti di non lasciare
le cose
in macchina, che se poi qualcuno gli spacca il finestrino?
Scala,
rallentando nel momento stesso in cui entra in città e
storce il
naso. Patrasso non gli piace, le case sono troppo basse, troppo
polverose e troppo poche, e il porto, beh, quello è un via
vai di
turisti curiosi e lui odia i turisti. Oh, sì, certo
c'è il mare,
grande soddisfazione.
Dove
è cresciuto lui il mare è una distesa
così trasparente che si vede
perfettamente il fondale e nei punti in cui l'azzurro si fa
più
intenso navigano banchi di pesci, che spesso finiscono sulla tavola;
al porto di Patrasso l'acqua è scura, oleosa, coperta da un
velo di
sporcizia nauseabonda e Salvatore nel vederla non riesce a trattenere
un moto di disgusto.
Spera
solo che sua cugina sia in orario e che non ci metta secoli per
riuscire a trovalo, quando l'ha sentita l'ultima volta, due giorni
prima ha provato a spiegarle dove l'avrebbe aspettata e confida nel
suo senso dell'orientamento.
«Turi!»
Il
ragazzo alza gli occhi al cielo, già scocciato: non iniziamo
subito
coi nomignoli del cazzo.
«Turiddu!»
«Shaina,
cùomu si?»
«Un
me pùozzu lamintari, i tu?» domanda
abbracciandolo con affetto.
«Fussi
statu megghiu a casa».
«Un
fari u puorco e arriminati, ca m'avissi a fari 'na doccia»
Shaina gli tira una gomitata nel costato, sorridendo, quindi monta in
macchina dalla parte del passeggero.
«Grazie
alla minchia».
«U'
sicilianu to è accussì malu cumbinatu ca
m'affrunto a viniriti
cugina»
lo prende in giro la ragazza, allungandosi sul sedile, mentre
Salvatore sistema il suo borsone nel bagagliaio.
«Che
fracassa cazzo, mo' ti parlo in italiano, o manco quello ti va bene?»
«Come
sei suscettibile, Salvuzzo bello, mica sarai già stanco».
«Stanco
un corno»
borbotta l'uomo montando in macchina e mettendo in moto «Due
ore a venir qui, due ore a tornare e una settimana intera in cui
sopportarti».
Shaina
fa schioccare la lingua contro il palato, osservando con attenzione
l'interno della piccola macchina; quindi si allunga verso i sedili
posteriori e afferra una bottiglia con una mano sottile.
«È
calda»
commenta, frugando nella tasca alla ricerca di un accendino con cui
stapparla.
«Scusa
tanto, ringrazia Shura che sia lì dentro, fosse per me non
lascerei
nulla in macchina».
«Chi?»
abbassa il finestrino, lasciando che l'aria fresca del pomeriggio le
colpisca il viso e le scompigli i capelli, mentre la vettura sfreccia
sobbalzando sulla strada.
«Uno
degli inquilini del Condominio Santuario. Uno spagnolo senza alcun
rispetto per le cose degli altri, quella è la sua giacca».
«Pensavo
l'avessi fottuta a qualcuno».
Silenzio.
«Ma…
t'anu
futtutu a radiu ra machina?»
«No,
non c'è mai stata, costava troppo».
«Sei
siculo, non genovese, non fare il taccagno».
Salvatore
bestemmia, tira fuori le sigarette e ne accende una, vedendosela
subito portare via da sua cugina.
«Sarà
na simana longa».
«Come
sarebbe a dire che sono usciti?» chiede Milo, svaccato
sul divano della sala comune, che riesce ad occupare completamente
senza nemmeno doversi impegnare.
«Significa
che hanno imboccato la porta e sono andati fuori, che non sono in
questa casa, che i loro appartamenti sono vuoti».
«So
cosa vuol dire, Shura, grazie. Mi chiedevo come mai, oggi arriva la
cugina di Death Mask, tutti dovrebbero essere in casa quando
c'è una
bella ragazza in giro».
«Non
mi dire» borbotta Camus, seduto al tavolo con un libro in
mano «Per
questo sei in infradito? Per fare conquiste?»
«Ti
odio».
«Non
è vero» continua il francese, sistemandosi meglio
sulla sedia e
spostando i capelli rossicci da davanti agli occhi «O mi
faresti il
favore di non parlarmi».
Milo
gli fa il verso, tirando fuori la lingua, quindi si mette a sedere
composto e sposta la sua attenzione verso Ioria
che sta distrattamente seguendo qualcosa alla televisione.
«Che
guardi?»
«To
minore tis avgis»
risponde il suo compatriota senza girarsi, oramai ha imparato che
ignorarli è il modo migliore per sopravvivere
«È una replica».
«Oh,
amo quella serie!» esclama il ragazzo, spostando una delle
poltrone
a fianco dell'amico «Non sei un vero greco se non apprezzi il
rebetiko».
«Ci
credi se ti dico che mio fratello non l'ha mai vista? Quando
è andata in onda anni fa era troppo impegnato a studiare, e
adesso è
a non so che riunione con Saga e l'amministratore di
condominio».
«Abbiamo
un amministratore di condominio?» domanda Milo, fingendosi
stupito.
«Divertente,
originale soprattutto» commenta Aphrodite, nel suo greco
senza
accento «Avete apparecchiato la tavola? Salvatore ha promesso
che
lui e sua cugina avrebbero cucinato per tutti stasera».
«Non
so se essere più lusingato di sapere che avete voglia di
mangiare
qualcosa che vi cucino io o nel constatare che quando non ci sono il
mio nome non lo sbaglia nessuno».
«Oh,
Death Mask!» celia Milo, facendogli ciao, ciao con la manina.
«Pensavamo
ti fossi perso» commenta Shura spegnendo la sigaretta
«Nessuno era
preoccupato».
«Fanculo,
tu stasera non ceni».
«Via,
via, Salvo, più educato» lo prende in giro
Aphrodite, dandogli una
leggera pacca sulla spalla «Piuttosto, non ci presenti tua
cugina?»
La
ragazza li osserva, senza capire esattamente cosa si stiano dicendo,
anche perché il greco lei non lo sa; ha qualche reminiscenza
del
liceo, ma quello era greco antico e in ogni caso i suoi ricordi non
vanno oltre a “Buongiorno” e
“Buonanotte”.
«Sfigati,
questa è mia cugina Shaina. Shaina
questi sono alcuni degli inquilini del Condominio Santuario: questo
svedese con l'aria da finocchio si chiama Aphrodite, il francesino
con le lentiggini è Camus, i due dementi davanti allo
schermo sono
Milo e Ioria, e quello stronzo laggiù è Shura.
Non parlare a
Shura».
Ignorandolo
come sempre, sua cugina si avvicina all'ultimo dei ragazzi che gli
sono stati presentati e gli molla in mano una giacca, cercando di
ricordarsi come diavolo di dicesse in inglese “l'hai lasciata
in
macchina”, poi rinuncia e scuotendo la testa borbotta solo:
«Car,
in car».
«Oh,
grazie. Gracias»
Shaina
sorride appena, senza degnarlo di una seconda occhiata, quindi torna
da suo cugino, facendo schioccare la lingua con disappunto.
«Non
capisco una parola, Turi».
«Non
è colpa mia, esprimiti a gesti!»
borbotta Salvatora «Tempo
due giorni e vedi che sarai riuscita a trovare un modo per
comunicare».
Se
la trascina verso la cucina comune e inizia a tirare fuori roba dal
frigorifero, mentre Shaina fruga in giro alla ricerca di tutto quello
che può servirle.
«Ma
la pasta?»
«In
alto a destra».
«Shaina
non è un nome italiano, vero?» Aphrodite si siede
su uno sgabello,
mentre li guarda lavorare
«Cos'è
che ha detto?»
«Chiede
come mai ti chiami così,
no, è ebreo».
«Non
sapevo che credessi in qualcosa, Sal» ride Aphrodite,
sporgendosi
leggermente verso di lui «Sembri più quel genere
di persona che non
crede in niente, se non forse nel valore del denaro».
«Bella
merda, e comunque la nostra famiglia non lo è, solo la
sua».
Shaina
osserva suo cugino, quindi il bello svedese – sembra quasi
una
donna da quanto sono delicati i tratti del suo viso, con quei capelli
lunghi così chiari legati in una treccia morbida; ride
appena,
piegandosi verso Salvatore, che sorride leggermente,
ma non dice nulla.
«Bedda
mattri… Ti ci cucchi!»
«Sempri
megghiu iddu ca s'autru ammaccatu ri nu giappunisi cu' ccu nesci 'i
rintra, ancora nuddu c'ha tagghiatu 'i iammi?»
«Salvuzzo,
t'arruvordu
ca sugnu ospiti tova ppi na simana, cecca ri nun mi fari 'ncazzari si
vo' arruvari a fini vivu».
Shaina,
sorride, quindi gli mostra il coltellaccio che sta usando per
tagliare i peperoni.
«Salvuzzo?
Non mi dire, esistono altri modi per storpiare il tuo nome?»
Salvatore
si passa le mani sulle tempie e cerca di ricordarsi qualcosa che gli
diceva sempre sua madre, è sempre meglio contare fino a
dieci che
spaccare le ginocchia a qualcuno e se proprio devi spaccargliele, le
ginocchia, assicurati che nessuno ti veda. Forse era meglio quando lo
chiamavano Death Mask, borbotta tra sé, osservando sua
cugina
sorridere amabilmente a quel disgraziato che si porta a letto, mentre
cerca in qualche modo di spiegargli in quanti fantasiosi modi si
può
storpiare il suo nome.
«Ha
'ssiri na simana longa assai».
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