Hogwarts

di Stella cadente
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11.
 
 

«Claude, ehi, ti disturbo?»
Quando sentì quella voce – così insopportabilmente allegra e scanzonata, così diversa dalla sua – mentre stava per entrare nella Sala Comune, represse duramente un sospiro. «No, Jehan» si limitò a dire poi, atono.
«Okay» fece l’altro. «Non è che avresti gli appunti di Trasfigurazione da prestarmi?»
«Certo che ce li ho» ribatté lui duramente. «Ma dovresti cominciare a stare attento in classe, anziché chiedere sempre gli appunti a me. Anche perché tanto so già che non li guarderai neanche. E poi Trasfigurazione è una materia semplicissima: è scritto tutto sul libro, non ti servono gli appunti.»
Suo fratello lo guardò corrucciato.
«Se te li chiedo, vuol dire che in qualche modo mi servono, no?» fece, un po’ stizzito.
Claude odiava suo fratello, quando faceva così; praticamente parlavano solo quando lui aveva da chiedergli soldi o appunti. Alla fine lo faceva, gli dava quello di cui aveva bisogno, perché sebbene non ci fosse comunicazione tra di loro Jehan era pur sempre il suo gemello, e non riusciva mai a dirgli di no – non davvero almeno.
«E va bene.» Frugò un po’ nella sua borsa di pelle nera, poi ne tirò fuori un plico di fogli. «Tieni. Ma non osare sciuparli, Jehan, o giuro che ti faccio gonfiare come ho fatto con Quentin Cloche» lo minacciò, sempre con quel tono di voce piatto e grave.
«Ricevuto, grazie!»
Jehan era già scappato via con tutti gli appunti tra le mani, e l’aveva di nuovo lasciato solo con se stesso.
Solo, con un unico pensiero martellante a rimbombargli nella testa.
Si diresse verso la Sala Comune di Serpeverde come un automa; quando entrò, non c’era nessuno. Si piazzò, quindi, di fronte al camino, guardando distrattamente le fiamme.
Si sentiva spossato.
Aveva cercato di non sembrarlo, ma la verità era che era un po’ nervoso al pensiero della partita contro Grifondoro. Non tanto perché la mezzosangue – Esmeralda – fosse più brava; in fin dei conti, era solo una novellina e non poteva competere con lui, che era Cercatore della squadra di Serpeverde da quando era al primo anno. Eppure, la sua presenza lo turbava; non faceva che pensare al momento in cui si erano visti, a quando qualcosa lo aveva spinto ad entrare nella sua tenda per congedarsi...
Forse è stato per il solo fatto di vederla, e nulla più.
In ogni caso, quando l’aveva vista, non aveva potuto fare a meno di sentire una fitta al cuore che non gli era piaciuta per niente. Si era ritrovato a constatare che era davvero bellissima, con i capelli neri che le circondavano il viso come una criniera e quegli occhi verdi che scintillavano di astio.
La odiava: ne era certo, quello che si agitava nel suo cuore quando la vedeva era odio, eppure sembrava che ad accompagnare quell’odio così radicato ci fosse qualcos’altro.
Qualcos’altro che non sapeva decifrare. Qualcos’altro che faceva sì che non volesse vederla – ma che al tempo stesso dipendesse da lei, dalla sua presenza; che quando gli capitava di farlo sentisse uno strano rimescolio dentro, e una voglia irrefrenabile di toccarla, di infilare le mani nei suoi capelli ricci, di guardarla in quei suoi occhi di smeraldo e...
Basta.
Claude sospirò, cercando di scacciare quei pensieri poco appropriati dalla sua testa. Era normale che vedesse in quel modo Esmeralda Trouillefou, la ragazza di Grifondoro che più odiava?
In realtà, non aveva mai sopportato i Grifondoro, e tollerava ancor meno il fatto che i nati babbani studiassero nella stessa scuola insieme a chi – come lui, ad esempio – viveva da sempre in una famiglia di maghi. Ma lei aveva qualcosa che lo faceva andare fuori di testa.
Fissò gli occhi scuri sulle fiamme che danzavano nel camino, e posò il manuale di Trasfigurazione sul divano nero imbottito, accanto a sé: non riusciva a concentrarsi. La sua mente non faceva che riportargli sulla pelle le stesse sensazioni di quando l’aveva afferrata, del senso di potere che l’aveva pervaso non appena aveva stretto le dita intorno al suo braccio magro, della soddisfazione che aveva provato vedendo un lampo di paura in quei suoi smeraldi. Si nutriva di quel ricordo per non star male, perché lei era sempre così sfuggente e lui invece voleva che fosse sua.
Lo realizzò con una vampata di rabbia, mentre continuava a guardare il camino e le fiamme sembravano prendere le forme di lei.
 



 
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Salve, lettori :)
Inutile dire che abbia amato scrivere questo capitolo, sebbene sia mostruosamente corto: la famosa scena del camino con Claude *_*
Il nostro Serpeverde è molto turbato da Esmeralda, vi pare? Ma del resto, anche lei fa cosa abbastanza sconclusionate in sua presenza...
Spero che, per quanto breve, vi sia piaciuto.
Alla prossima,
Stella cadente


 




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