Uno scherzo di cattivo gusto

di Crepuscolina13
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole:1723
Prompt: ketchup
 
 
 
Suonarono al campanello.
Era mezzanotte e l’ora del Dolcetto o Scherzetto era ormai finita da un po’ quindi chi mai poteva essere?
Henry sarebbe rimasto a dormire dai suoi amici per trascorrere insieme a loro una perfetta serata horror, ma magari aveva avuto qualche problema ed adesso non aveva le chiavi.
Andai subito ad aprire sperando che non fosse niente di grave, ma chi poteva saperlo, del resto Storybrooke non era di certo una cittadina tranquilla o almeno non lo era in giorni come questo dove la magia era più forte che mai.
A discapito di tutti quelli che credevano fosse solo un mito, Halloween era veramente un giorno speciale, in questo periodo la barriera che separava il mondo dei vivi da quello dei morti era più sottile e non sarebbe stato così raro vedere qualche fantasma girovagare in giro.
Aprì la porta.
Ovviamente non poteva essere che lei.
-Emma- la salutai con tono di voce rigido, di certo non sarei stata io la prima a parlare, era lei quella che aveva bussato alla mia porta ed era lei quella che doveva spiegare, non avrei certo chiesto il tipico “va tutto bene?”.
Perché tra me e lei era sempre così, si trattava sempre di una sfida, anche negli aspetti più insignificanti.
Era passato un anno da quando aveva spezzato il mio sortilegio e da allora di cose ne erano successe
Non eravamo più nemiche ma non potevamo certo considerarci amiche, ogni tanto la invitavo a pranzo, ma solo per fare un regalo ad Henry, altre volte bevevamo qualcosa al bar insieme o l’aiutavo a  sconfiggere qualche cattivo di passaggio ma per il resto non ci parlavamo.
Nel parlare però non erano incluse tutte le nostre conversazioni visive, potrei quasi azzardare a dire che io e la Signorina Swan avessimo una qualche specie di legame speciale.
Ma assolutamente non eravamo amiche.
O forse si.
Non ne ero sicura però, quando si trattava di lei era tutta una gran confusione.
-Regina- la sua voce mi riportò alla realtà, ma dopo aver pronunciato il mio non disse nient’altro.
Sapevo che si aspettava che fossi io a parlare ma non gliela avrei data vinta.
Dopo qualche secondo il mio cervello si accorse però che la voce di Emma era debole e che non sembrava avere una bella cera, la sua faccia era pallida e riuscivo a distinguere alcune gocce di sudore che gli scorrevano lungo il collo, sembrava affaticata, come se avesse corso fin qui; lanciai un’occhiata alle sue spalle.
Nell’oscurità della notte non riuscivo a distinguere nessun maggiolino giallo e cominciai a preoccuparmi.
-Emma stai..- non feci in tempo a finire la domanda che la bionda si piego su se stessa finché non si accasciò a terra.
Il cuore mi si riempì di paura, era strano a dirlo ma si, ero spaventata.
Mi inginocchia subito a terra e con le mani circondai il suo viso mentre lo poggiavo sulle mie ginocchia per permetterle di respirare più facilmente.
-Emma!- esclamai incapace di fare nient’altro.
-Regina…aiutami- la sua voce era ancora più debole ed affaticata.
Posai una mano sul suo fianco e sentì qualcosa di viscido e bagnato, il respiro mi si bloccò e terrorizzata portai le dita sotto la luce che era sopra la porta.
Rosso.
Sangue.
Il suo sangue.
E a giudicare dalla quantità la ferità doveva essere abbastanza grande.
-Emma cosa ti è successo?!- esclamai sconvolta.
La guardai negli occhi e lei guardò nei miei.
-Regina..- sussurrò.
-Si?- e le strinsi la mano per incitarla a parlare.
Mi guardò ancora per alcuni secondi poi i suoi occhi si chiusero e la testa si piegò da un lato.
-Emma!!- urlai sgomenta, le tirai uno schiaffo ma lei non si svegliò.
Non era possibile, mi rifiutavo di pensarlo, lei non poteva…non volevo crederci.
Fortunatamente ebbi un attimo di genio e mi ricordai di possedere la magia, con rinnovata speranza imposi le mani sopra il suo fianco ma non successe nulla, il sangue era ancora lì.
-Emma per favore svegliati, non puoi, per favore Emma- appoggiai le mani sulle sue guance e mentre alcune lacrime cominciarono a scorrermi sul viso posai la fronte sul suo petto ed ispirai il suo odore di cannella per imprimerlo a fondo nella mia mente.
Non lasciarmi Emma, non posso perdere anche te, non dopo Daniel.
Parole che neanche ad una morta riuscivo a confessare, parole che finalmente mi permisero di rendermi conto dei veri sentimenti che provavo per lei, parole che lei non avrebbe mai udito.
All’improvviso sentì ridacchiare e il petto sul quale ero appoggiata cominciò a muoversi.
Alzai la testa e sbalordita osservai Emma ridere a crepapelle mentre io mi asciugavo le lacrime con una mano.
-Dio Regina dovresti vedere la tua faccia! Ahahaha credo che questa sia stata la più grande interpretazione della mia vita, sapevo che ci saresti cascata alla grande- ed altre risate uscirono dalla sua bocca.
Io intanto continuavo a fissarla senza proferire parola.
-Questo è soltanto ketchup vedi?- chiese mentre si metteva in bocca un dito per gustare la salsa al pomodoro.
-Tranquilla io sto bene era solo uno scherzo- spiegò come se non lo avessi capito da sola.
Continuai a non parlare e alzandomi in piedi le diedi le spalle, feci per tornarmene in casa ma lei mi fermò.
-Ehi stai bene? - a quelle parole scoppiai, mi girai lentamente e con voce fredda e calcolata cominciai a parlare mentre i miei occhi mandavano scintille.
-Tu sei una completa idiota, stupida ragazzina senza cervello, cretina e deficiente!!!!! –
-Adesso non esagerare, era solo uno scherzo- si difese lei innocentemente.
-SOLO UNO SCHERZO? E ti pare qualcosa su cui scherzare? Ho creduto davvero che tu fossi morta Emma!! Hai la minima idea di come mi sia sentita? Tu sei…tu sei..- non riuscivo a trovare le parole così dissi semplicemente: -Ti odio- poi entrai in casa e le chiusi la porta in faccia.
A passo veloce mi diressi in salotto ma non ebbi neanche il tempo di prendere il mio  adorato sidro di mele che sentì la porta d’ingresso aprirsi.
-Regina so che tieni le chiavi sotto lo zerbino- si preannunciò per poi raggiugermi nel salone, si fermò appena entrata nella stanza e mi guardò dispiaciuta.
-Scusa-
-Le tue scuse non basteranno Miss Swan- risposi dandole le spalle, non volevo guardarla in volto.
-Non pensavo ti saresti arrabbiata così tanto-
-Stento a credere che lei abbia mai pensato in tutta la sua vita- ignorò la mia offesa e la sentì avvicinarsi, io comunque non mi girai.
-Da quando ti preoccupi così tanto per me? -
-Sei la madre di mio figlio, è ovvio che io mi spavento se tu muori- risposi fredda, senza emozioni.
-Mi dispiace averti spaventato, davvero- non sapevo cosa risponderle, così per prendere tempo mi girai e mi sedetti sul divano, ma feci attenzione a non guardarla mai in volto.
Senza chiedermi il permesso si fece ancora più avanti e si sedette accanto a me sul divano, la sua educazione lasciava al quanto a desiderare.
-Scusami, farti soffrire era l’ultima cosa che volevo, ho solo pensato che un piccolo scherzo avrebbe potuto rallegrare la tua serata solitaria- di nuovo non risposi così delicatamente prese una mia mano e me la strinse, poggiandola poi sulle mie ginocchia così che la stretta potesse essere in bella vista.
Senza alcun senso logico sentì il cuore battere più veloce e finalmente la guardai in viso, grande errore.
I suoi occhi mi annebbiarono la ragione e adesso non riuscivo altro che a pensare quanto fosse bella, la mia rabbia era svanita.
-Non uccidermi se ti dico questo ma in un certo senso è stato bello vederti così preoccupata per me….- aprì la bocca per parlare ma lei mi zittì subito.
-Lo so lo so è stato comunque uno scherzo stupido ma non pensavo ci tenessi così tanto a me-
-Sei la madre di mio figlio- risposi semplicemente, i miei occhi finalmente riuscirono ad abbandonare i suoi e si concentrarono sulle nostre mani unite.
-Pensavo mi odiassi-
-Non ti odio Emma-
-Ma me lo hai detto pochi minuti fa-
-Ero arrabbiata-
-Quindi non mi odi? - chiese speranzosa.
-No- risposi sinceramente.
Il suo pollice dolcemente cominciò ad accarezzare il mio palmo e ce la misi tutta per non arrossire.
-Puoi perdonarmi? - domandò con vocina dolce come quella dei bambini quando appunto vogliono farsi perdonare qualcosa.
Stupidamente sorrisi e ritornando ad osservare i suoi occhi annuì.
-Grazie Gina! - esclamò felice e nell’impeto dei festeggiamenti mi abbracciò, non feci neanche caso al nomignolo che usò e per i primi secondi rimasi immobili ma poi mi lasciai andare, intrufolai il viso nei suoi capelli ed inspirai a pieni polmoni, poi contraccambiai l’abbraccio con forza.
-Non farmi mai più uno scherzo del genere- le sussurrai all’orecchio.
-Promesso- rispose al mio.
-Ho pensato che tu fossi veramente morta..-
-Lo so, scusami-
-Ho sentito il mondo crollarmi addosso, non so cosa faremmo io ed Henry senza di te-
Interruppe l’abbraccio e tornò a guardarmi negli occhi.
-Ed io non saprei cosa farei senza di voi-
Non sapevo cosa rispondere a quelle parole, riuscivo solo a contraccambiare lo sguardo.
-Che ne dici se ci stendiamo un attimo? - aprì le braccia e mi invitò ad appoggiarmi a lei mentre si allungava sul divano.
Non so perché ma non mi feci domande, non mi chiesi se ciò che stavamo facendo fosse giusto o cosa significasse, semplicemente accettai.
Appoggiai la testa sul suo petto e le sue braccia mi avvolsero, subito mi sentì protetta e amata…avevo avuto così paura di perderla.
Sentì però qualcosa di fastidioso sulla mia schiena, umido e appiccicaticcio, mi tirai un attimo su per dare un’occhiata e rabbrividì a ciò che mi trovai davanti.
-EMMA SWAN HAI OSATO MACCHIARE DI KETCHUP IL MIO DIVANO DI PELLE SCAMOSCIATO????- esclamai su tutte le furie, lanciandole sguardi da Regina Cattiva.
Lei spalancò gli occhi terrorizzata e rendendosi conto del pasticcio in cui si trovava si alzò subito in piedi.
-Suvvia Regina non c’è bisogno di avere reazioni così esagerate- intanto aveva alzato le mani e lentamente stava indietreggiando per allontanarsi da me.
-Vado subito a cercare qualche prodotto per pulire! - ed in fretta e furia scappò via chiudendo con un tonfo la porta d’ingresso dietro di lei.
-Swannnnnnnn!- le urlai dietro mentre mi apprestavo a seguirla in giardino, senza maggiolino non sarebbe andata tanto lontana.
 
 




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