Eccoci al capitolo finale.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno letto e commentato
questo racconto. Sono felice che sia piaciuto.
Inoltre, rinnovo la mia dedica alla mia cara Valentina e al suo bimbo,
che ho appena saputo si chiamerà Federico. ^_^ Questo
racconto e i miei migliori auguri sono per loro.
Buona lettura.
Ilaria si trova in una brutta situazione e solo Federico può
aiutarla. Inoltre, la loro separazione si avvicina ed entrambi
soffriranno molto, ma sarà realmente la fine?
5 - Addio o arrivederci?
Il tempo è così ambiguo! Quando Federico mi aveva
detto che sarebbe andato via dopo un mese, mi sembrava che avessimo
ancora molto tempo e invece... Manca meno di una settimana alla sua
partenza e ho paura. Paura di stare da sola, paura di perderlo, paura
che mi mancherà da impazzire. Mi sono innamorata di lui? Non
dovrei nemmeno chiedermelo, la risposta potrebbe essere affermativa. In
ogni caso ancora non lo so. Gli voglio bene e mi mancherà da
impazzire, ma non so se lo amo o no.
Negli ultimi giorni siamo entrambi depressi. Il tempo scorre e nessuno
dei due sa come affrontare la separazione. Ora mi trovo sdraiata nel
mio lettone mentre lui, quando l'ho lasciato, era affacciato a quella
dannata finestra con aria pensierosa. Mi chiedo cosa gli passa per la
testa. Forse lo stesso che passa per la mia.
Suona il campanello. Chi diavolo può essere? Mi alzo
sbadigliando e mi avvio alla porta. Guardo dallo spioncino e vedo
Peter, e sembra essere solo. Apro la porta sorridendo e mi trovo di
fronte all'unico ragazzo che ho conosciuto ultimamente che mi piace un
po'.
“Ciao, come stai?” chiede gentilmente ricambiando
il sorriso.
“Bene, e tu? Accomodati.”
“Bene, grazie. Ti ho disturbato?”
“No, figurati. Vuoi qualcosa da bere?” domando
mentre lo guido in cucina.
“Sì, grazie.”
Cavoli, è più carino di quanto ricordassi! Ha un
bel sorriso e degli splendidi occhi verdi. Non è
paragonabile a Federico, ma almeno è vivo!
“Come sta Davide?” chiedo mentre gli verso da bere
una bibita fresca.
“Bene, credo abbia parlato con Janine, ma non so che
intenzioni abbia.”
Speriamo bene, non voglio che mio fratello soffra. È un
bravo ragazzo, non lo merita.
“Non ti chiedi perché sono qui?”
aggiunge dopo qualche secondo Peter.
“In effetti me lo domandavo. Non è una semplice
visita di cortesia?”
“Anche, però volevo chiederti se ti andava di
uscire con me.”
Rimango a fissarlo stupita. Speravo che mi invitasse, ma non pensavo lo
avrebbe fatto ora mentre sono in disordine e in pantofole.
“Va bene.” acconsento cercando di sembrare
rilassata.
Mi sorride, si alza e mi raggiunge. È così
vicino. Mi guarda negli occhi e mi bacia. Quanto tempo era che nessuno
mi baciava?
“Mi piaci molto.”sussurra mentre mi stringe a
sé.
Mi gira la testa, è come se stessi cadendo da un altissimo
grattacielo. Ci sediamo sul divano e rimaniamo a baciarci a lungo. Le
sue mani mi accarezzano dolcemente anche se cominciano a essere troppo
audaci. Non riesco a controllarle.
“Peter, basta. Ora non mi va.”
Mi alzo dal divano e mi allontano. È troppo presto, non
voglio andarci a letto. E sicuramente non qui. Mi sembrerebbe di fare
un torto a Federico.
“E perché?” replica irritato.
“Non mi va. Non devo darti altre spiegazioni.”
Di colpo si alza dal divano e mi raggiunge afferrandomi per le braccia
con forza e baciandomi con violenza. Non riesco a divincolarmi e, prima
che me ne possa rendere conto, mi ha buttato a terra mettendosi sopra
di me.
“Lasciami!”
“Non puoi dirmi di sì a
metà!” mi urla contro con rabbia.
Cerco di liberarmi, ma non ci riesco. Mi rendo conto che tenta di
spogliarmi. Vuole violentarmi! Cosa posso fare?
“Aiuto!” grido sperando che Federico possa sentirmi.
Peter si mette a ridere, come se la mia richiesta di aiuto fosse
inutile e patetica. Mi sta levando i pantaloni e io ancora sono
bloccata e non riesco a liberarmi. Federico! Dove sei?
Finalmente lo vedo apparire alle sue spalle e dargli un pugno e poi
sparisce di nuovo. Peter rimane destabilizzato e riesco con fatica a
togliermelo di dosso. Mi allontano il più possibile da lui e
afferro la prima cosa che trovo, una padella.
“Vattene subito!” gli ordino ancora scossa.
“Sei solo una puttana!” mi insulta con un sorriso
meschino mentre finalmente se ne va.
Chiudo immediatamente la porta a chiave e mi lascio scivolare
lentamente a terra piangendo. Federico mi raggiunge e mi abbraccia per
consolarmi.
“Ma dov'eri?” chiedo fra le lacrime.
Se fosse arrivato solo due minuti più tardi...
“Perdonami, ma non ce la facevo a vederti con quel tipo e mi
sono allontanato. Non avrei dovuto.”
“Se tu non fossi arrivato... Avevi ragione su
Peter.” continuo piangendo.
Affondo il viso sul suo petto, mi sento completamente senza forze. Lui
mi stringe a sé coccolandomi. Non è giusto! Ma
è possibile che non me ne vada una dritta? Una sola!
Pretendo tanto?
È passato qualche giorno e, con l'aiuto di Federico, mi sono
ripresa dallo shock. In qualsiasi momento io mi senta triste, lui
è lì che mi conforta. Peccato che fra pochi
giorni dovrà andare via. Solo al pensiero mi sento
così triste, arrabbiata, delusa, depressa, frustrata... I
sentimenti che provo si presentano tutti insieme e non riesco nemmeno a
distinguerli. Non faccio che pensare al Dopo. Cosa farò
quando lui mi sarà portato via? Come potrò
sopportare una cosa simile senza sentirmi scoppiare il cuore?
Avrà per ricordo solo i suoi ritratti. Una magra
consolazione.
Li ho ritirati ieri ma ancora non ho deciso dove appenderli. Quel
ragazzo, Silvio, mi sorrideva in modo ancora più nauseante.
Forse a causa del nudo. Sinceramente non mi importa.
Ho freddo e mi tolgo la t-shirt per indossare un maglione. Mi chiedo
quando il tempo migliorerà e inizierà a fare un
po' più caldo. Qui si gela.
“Ilaria?” mi chiama Federico entrando nella stanza,
ma si volta immediatamente. “Oh, scusami. Pensavo fossi
vestita.”
“Non importa.” replico indifferente mentre finisco
di infilare il maglione.
“D'accordo. Comunque, ero affacciato alla finestra e ho visto
arrivare tuo fratello. Con Peter.”
Rimango a fissarla incredula. Peter? Come si permette quel bastardo di
tornare qui? Con quale coraggio? Che faccia tosta! Non
entrerà un'altra volta in questa casa.
Suona il campanello. Guardo dallo spioncino e vedo Davide che sembra
arrabbiato, mentre quel porco ride come un ebete. Apro la porta
lentamente. Non oserà toccarmi con mio fratello presente.
“Ciao Davide.” saluto mio fratello mentre lancio
uno sguardo carico di disprezzo nella direzione di Peter.
“Ciao. Possiamo entrare?” domanda impaziente mio
fratello.
“Tu puoi, lui no.” rispondo lapidaria.
“O tutti e due o me ne vado.”
“Allora vattene pure, ma quello non rientrerà in
questa casa.”
Silenzio carico di tensione. Entrambi mi guardano con astio. Non
capisco cosa abbia Davide. È ancora arrabbiato per quello
che gli ho detto la volta scorsa? Mi sembra strano, è sempre
stato una persona ragionevole.
“D'accordo.” acconsente infine.
“Aspettami qui.” conclude rivolgendosi a Peter che
annuisce e mi guarda con odio. Bastardo!
Davide entra in casa e chiudo la porta. Ci sediamo in salotto e mi
sembra teso, come se stesse per esplodere. Cosa gli succede?
“Cosa c'è Davide?” domando spazientita.
“Ho parlato con Janine. Dice che ti sei inventata tutto e
Peter lo ha confermato, visto che a lui lo hai confessato.
Perché mi fai questo?”
Lo guardo sbalordita. Che fine ha fatto mio fratello? È
completamente annullato. Non riesce a capire che lo prendono in giro?
“Davide, da quando sei così stupido? Io non ho
mentito e tu ti fidi più di loro che di tua sorella. E
lascia che ti dica una cosa sul tuo caro amico Peter.”
aggiungo infervorandomi sempre più. “Qualche
giorno fa è venuto qui e ci ha provato con me. Quando ho
rifiutato, ha tentato di violentarmi. Per fortuna sono riuscita a
difendermi. Ho deciso di non denunciarlo solo per te.”
Mi guarda sbalordito, è bianco come un lenzuolo.
Probabilmente si fida molto di Peter.
“Non ci credo.”
“Allora chiediglielo di fronte a me. Voglio vedere se ha il
coraggio di mentire.”
Mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non volevo farlo entrare, ma
stavolta è necessario. Apro ed è ancora
lì.
“Entra verme.”
Mi lancia uno sguardo eloquente su quello che pensa di me e si dirige
verso mio fratello. Lo seguo e raggiungiamo Davide.
“Peter, è vero quello che mi ha detto
Ilaria?” lo interroga subito Davide.
“E cosa ti avrebbe detto?”
“Che hai tentato di abusare di lei.”
Peter comincia a ridere come se avesse appena sentito l'affermazione
più ridicola di questo mondo.
“Assolutamente no.”
“Quindi neghi che quando ti ho rifiutato mi hai sbattuto a
terra saltandomi addosso?” domando al limite della pazienza.
“Lo nego.”
Che razza di bastardo!
“Maledetto bugiardo! Davide, se credi a lui, io e te non
abbiamo più niente da dirci.”
Mio fratello rimane in silenzio, pallido e confuso, passando lo sguardo
da me a Peter.
“Davide non vorrai credere a questa puttana!”
esclama quell'essere spregevole.
Mio fratello spalanca la bocca stupito. In pochi secondi raggiunge
l'amico e lo prende a pugni. Non riesco a crederci! Mio fratello che fa
a pugni? Per me?
“Davide lascialo! Non ne vale la pena!” grido
tentando di separarli.
Quando finalmente ci riesco entrambi sono paonazzi per la collera.
“Vattene o giuro che ti ammazzo!” sibila mio
fratello furioso.
Non l'ho mai visto così. Finalmente quel fetente di Peter se
ne va e Davide si accascia sulla poltrona tenendosi la testa fra le
mani.
“Mi dispiace Ilaria. Avrei dovuto crederti. E se è
capace di dire cose simili significa che non è mio amico.
Inoltre, se ha mentito su questo... Mi fidavo di lui. Non avrei dovuto
portarlo qui. Ti ha fatto del male?” chiede preoccupato.
“No, sono riuscita a difendermi. E tu come stai?”
Alza viso e il suo sguardo è sconsolato e deluso. Deve
esserglisi spezzato il cuore.
“Male. Devo lasciare Janine, non posso sposare una... Tu sei
sicura di quello che mi hai detto?”
“Vorrei sbagliarmi.”
Si alza e se ne va lentamente dopo avermi salutato tristemente. Faccio
un profondo sospiro. Sto male per lui, per non parlare del fatto che
ero già abbastanza giù per conto mio. Federico mi
appare davanti. Senza neanche pensarci, lo abbraccio. Non voglio dire
nulla, voglio solo che lui mi stringa a sé. Ne ho bisogno.
Il conto alla rovescia è arrivato a -3. Solo tre giorni e
sarò di nuovo sola e disperata. Se ci penso mi sento un
relitto. Sono appena tornata da lavoro e, dopo aver messo un po' di
musica, entro nella doccia, desiderando solo di potermi rilassare. Dopo
voglio stare con Federico. Presto se ne andrà e voglio
approfittare di tutto il tempo che ci resta.
Esco dal bagno e sussulto trovandomelo di fronte. Ha una faccia
stranissima.
“Qualcosa non va?” domando preoccupata.
“Hai un messaggio in segreteria... Di Janine.”
Rimango a fissarlo a bocca aperta. Che cosa vuole da me quella?
Perché mi ha cercato? Mi avvicino alla segreteria e ascolto
il messaggio.
“Allò,
Ilaria? Sono Janine. Ho bisogno di parlarti. Vorrei sapere
perché hai deciso di raccontare tante bugie su di me!
Richiamerò più tardi.”
La sua vocina con la “R” moscia mi risuona ancora
nelle orecchie.
“Bugie? Io non ho detto bugie.” mi stupisco.
“È il suo modo di difendersi. Nega sempre, anche
l'evidenza. Per poco non negava anche quando l'ho colta sul
fatto.” afferma Federico con sguardo triste.
Lo osservo. Sembra teso e ha lo sguardo basso. Soffre ancora per lei,
è chiaro.
“Ti fa ancora male, vero?”
“Effettivamente brucia ancora un po'. Se non altro
perché sono stato un idiota e a causa sua mi sono
rovinato.”
“La ami ancora?”
“No, non è più lei quella che
amo.” dichiara rialzando finalmente lo sguardo e fissandomi
con i suoi profondi occhi scuri.
Rimango pietrificata. Non voglio sapere o sentire altro. Lui continua a
guardarmi in maniera dolce...
Non può farmi questo. Mi ritrovo impegolata in questa
situazione senza via di scampo. Lui è così...
Sarebbe perfetto, se solo fosse vivo!
Quasi senza rendermene conto, sto piangendo e calde lacrime bagnano il
mio viso. Federico fa due passi verso di me.
“Non piangere.”
“Sì, invece! Io piango! Tu non puoi dire
così! Accidenti, non posso neanche baciarti...”
Fa un altro passo verso di me, tentando di abbracciarmi, ma lo fermo
immediatamente.
“Ti prego, non farlo. Non toccarmi, non ora. A meno che da
lassù non ti abbiano dato il permesso di fare l'amore con
me.”
Lo guardo con dentro la misera, microscopica speranza che dica
“Sì, me lo permettono”. Invece non dice
nulla, mi guarda con tristezza e accenna un sorriso.
“Purtroppo no.” conclude infine.
“Allora, ti prego, stammi lontano.”
Rimango a guardarlo negli occhi ancora per qualche istante e poi vado a
rifugiarmi nel mio letto e continuo a piangere. Ho bisogno di sfogare
il dolore che provo...
Quando torno in cucina, lui è seduto con lo sguardo basso.
Forse si sente in colpa per avermi fatto piangere.
“Vorrei sapere dove sei sepolto.” esordisco
dandogli le spalle di proposito. Non voglio e non posso guardarlo in
viso.
“No!” replica deciso.
“Perché? Vorrei andarci ogni tanto.”
“Non voglio che tu lo faccia. Non servirebbe a
nulla.”
“A te forse non servirebbe, ma a me sì!”
insisto sottolineando l'ovvietà della frase.
“No, neanche a te.”
Scuoto la testa. Come può non capire? Per me sarebbe di
grande sollievo, mi aiuterebbe a rassegnarmi.
“È già abbastanza doloroso sapere che
tra poco andrai via, devi anche impedirmi di soffrire per la tua
partenza?”
Non risponde. Forse è meglio così. Mi sento
così vuota e stanca. Che gli costa dirmi dove è
sepolto? Andare alla sua lapide riuscirebbe in qualche modo a farmi
sentire più vicina a lui.
“Non hai bisogno di una lapide per pensare a me.”
dice alle mie spalle, vicinissimo a me. “Ti ricorderebbe solo
quanto sono stato stupido. Se devi pensare a me, preferisco che ricordi
i momenti passati insieme. E poi, anche se non mi vedrai, io ti
starò sempre vicino.”
Continuo a dargli le spalle, almeno così non mi vede
piangere ancora. Se solo potessi baciarlo... Se solo potessimo fare
l'amore... No, rimpiangerò sempre di non esser potuta stare
con lui. Baratterei il resto della mia vita per un suo bacio, la mia
anima per una notte con lui.
“Ilaria, non dovresti pensare queste cose..”
“Lo so che non dovrei.” replico con un sospiro.
“Ma non posso farci nulla. Lassù possono pensare
quello che vogliono, non mi importa. Non possono farmi nulla che non mi
abbiano già fatto, o che comunque mi farebbero.”
Poggia le mani sulle mie spalle e si avvicina al mio orecchio.
“Ti riferisci a me?” sussurra dolcemente.
Sento percorrermi la schiena dai brividi e socchiudo gli occhi. Certo
che mi riferisco a lui, e lo sa bene. Mi legge nel pensiero dopotutto.
“Sì” ammetto abbassando il capo.
“Tanto te ne andrai comunque. Non ho nulla da
perdere.”
Mi abbraccia e mi culla con dolcezza. Continuo a tenere gli occhi
chiusi, non voglio pensare né reagire. Voglio solo
continuare a percepire la sensazione di calore e protezione che riesce
a farmi provare solo lui. Le sue braccia che mi circondano, le sue mani
che mi accarezzano, le sue labbra sul mio collo...
Il suono del telefono mi riporta alla realtà e mi ci vuole
qualche secondo per riprendermi. Mentre mi avvicino all'apparecchio,
rammento che deve essere Janine.
“Pronto?” rispondo titubante.
“Allò?
Ilaria?”
“Sì. Tu devi essere Janine.” presumo con
un sospiro di malcelata sopportazione.
“Oui, c'est moi. Ho saputo che hai raccontato delle cose
orribili su di me.”
Povera vittima!
“Orribili? Sì, è vero, ma non ho
mentito.”
“Chiunque ti ha informato si è
sbagliato.”
“Dubito che Federico possa essersi sbagliato.”
La sento sussultare. Non credo che si aspettasse una cosa simile. E ora
che mi dici bella?
“Federico? Come... Cioè, quando lo hai
conosciuto?” balbetta in preda al panico.
“Dopo che vi siete lasciati.”
“E cosa ti ha detto?” domanda in ansia.
“Che sei una sgualdrina. Puoi anche discolparti quanto vuoi,
ma sono sicura che sai bene di essere la vera responsabile della sua
morte.”
“No! Non puoi dire così! Non è
vero!”
È disperata. Povera piccola!
“Se tu non gli avessi spezzato il cuore, lui non si sarebbe
mai suicidato.”
Cala il silenzio e poi la sento singhiozzare. Piange? Possibile? Mi
volto a guardare Federico, ma il suo volto è inespressivo.
“Io... Sì, l'ho tradito.” racconta lei
sempre in lacrime. “Ma gli volevo bene, non volevo morisse! Mon Dieu! Lo so che
è colpa mia, ma sto cercando di cambiare, di farmi una nuova
vita. Tu, non solo riapri questa ferita, ma hai anche annullato ogni
mia possibilità con Davide. Puoi anche non crederci, ma io
lo amo davvero!”
Devo credergli? Cosa posso fare? Mi fa quasi pena, ma non posso
dimenticare quello che ha fatto. Guardo Federico, ma lui non alza
nemmeno lo sguardo.
“Senti Janine, voglio crederti.” dichiaro infine
con un sospiro. “Ma ora devi dire tutta la verità
a Davide. Lui ti ama e probabilmente ti vorrà ancora, ma se
hai intenzione di spezzargli il cuore, non cercarlo più. Ha
un carattere molto simile a quello di Federico. Se fai del male anche a
lui, giuro che ti vengo a cercare e ti ammazzo con le mie
mani!”
Devo essere stata molto convincente perché rimane in
silenzio per un po'. La sento solo singhiozzare.
“D'accordo. Adieu.”
mi saluta infine.
“Addio.”
Chiudo il telefono e mi volto verso Federico che mi sta osservando.
“Cosa ne pensi?” domando in un sussurro.
“Se lui la rivorrà, lei lo tradirà
comunque, e tu non avresti mai il coraggio di ucciderla.”
Sorrido. Ha ragione, purtroppo, come sempre.
“Cosa avrei dovuto dire? Spezzagli
pure il cuore, per me va bene?”
Sorride divertito. Rimango a fissarlo. I suoi occhi sembrano quasi
brillare.
“Quanto ti vorrei adesso...” ammetto mentre le
lacrime mi bagnano ancora gli occhi.
Lui abbassa lo sguardo senza dire nulla. La mia frase rimane sospesa
nell'aria riempendo lo spazio che ci separa. Non riesco a stare nella
stessa stanza con lui, mi fa troppo male. Mi volto e mi allontano
rinchiudendomi in camera mia.
Apro gli occhi lentamente. Oggi sarà il giorno
più triste della mia vita, non so se sono pronta ad
affrontarlo. Lui se ne andrà e io non saprò come
continuare a vivere. Mi siedo sul letto di scatto con la paura che se
sia già andato. No, non può essere. Non andrebbe
mai via senza dirmi addio. Mi alzo e lo cerco per casa. Lo trovo seduto
sulla mia poltrona con sguardo basso.
“Ciao.” esordisco con un leggero sussurro. La mia
voce fatica a uscire.
“Ciao.” ricambia un sorriso melanconico.
“Come ti senti?”
“Male. Non vorrei andarmene, ma devo proprio
rassegnarmi.”
Mi perdo nei suoi scurissimi occhi per l'ultima volta. Cosa darei
perché possa restare...
“Tra quanto dovrai...”
“Tra poco.”
Il mio cuore si sta frantumando. Non voglio che se ne vada. Si alza e
mi raggiunge.
“Ilaria, io...”
“Ti amo.” esclamo d'improvviso interrompendolo.
Rimane a fissarmi con i suoi dolci occhioni e l'aria incredula. L'ho
detto senza pensarci, in modo spontaneo. Persino io mi sono stupita.
Abbasso lo sguardo sentendomi colpevole.
“Non avrei dovuto dirtelo, ma non ho potuto farne a meno e
poi stai per andare via...”
Federico fa un altro passo verso di me e con una mano mi tira su il
viso dolcemente, in modo che i nostri sguardi si incontrino. Inutile
dirlo, sto piangendo.
“Anche io ti amo piccola.”
Lo abbraccio e piango sempre più disperatamente. Mi stringo
a lui più che posso. Non possono, non devono portarlo via da
me! Non riesco neanche spiegarmi quello che provo. Il mio cuore si sta
lacerando.
“Shh... Non fare così.” mi sussurra
dolcemente cercando di calmarmi.
“Come farò senza di te?” domando fra i
singhiozzi.
Lui mi lascia e con un sorriso mi asciuga le lacrime che continuano a
scorrere.
“Ce la farai perché sei forte. Ricordarti di non
arrenderti mai. C'è sempre una
possibilità.”
Mi guarda ancora per qualche istante e poi abbassa il viso.
“Devo andare, ma ho una piccola concessione.”
Non capisco e lo guardo con aria interrogativa. Si china su di me e mi
bacia lentamente, dolcemente e appassionatamente. Meglio di come lo
avevo immaginato e sperato nei miei sogni! Troppo presto lui si
allontana da me.
“Devo...”
“No, ti prego!” lo supplico stringendomi a lui
più che posso.
“Lo sai che non vorrei, ma devo.”
Mi da un rapido bacio e poi mi lascia del tutto. Si allontana da me
qualche passo e mi sorride. Fa un cenno di saluto e scompare. Crollo a
terra lanciando un grido disperato e mi lascio andare a un pianto senza
freni.
Mi trovo al cimitero. Ho camminato per circa due ore alla ricerca della
sua lapide. Non sapevo nemmeno il suo cognome! Ho guardato lentamente
ogni lapide, ogni foto. E alla fine l'ho trovato. Federico Madeo 20
luglio 1970 – 2 agosto 1999. non posso reprimere una lacrima
rivedendo quegli occhi, quel sorriso. Osservo la sua foto per diverso
tempo. Lui non voleva che venissi, ma ne ho bisogno. Devo sfogare il
mio dolore, la mia infinita sofferenza. Posiziono i fiori che gli ho
portato e gli mando un bacio.
“Addio amore mio.”
Dopo un profondo sospiro, mi allontano lentamente, ma faccio pochi
passi. A pochi metri da quella di Federico, c'è la lapide
della madre, una donna molto bella. So che è lei
perché si somigliano in maniera impressionante. Gli stessi
occhi, lo stesso sorriso.
Li lascio e mi dirigo alla tomba di mia madre. È molto tempo
che non vengo. Ci sono dei fiori secchi, probabilmente portati da
Davide o da papà. Li tolgo e li sostituisco con i tulipani
che le ho comprato.
“Ciao mamma. Non so perché ti sto parlando, ma
devo pur sfogarmi. Sono certa che da lassù sai tutta la
storia. E sono altrettanto sicura che capisci
perché lo amo. Se solo potessi aiutarmi... Vorrei che ci
fosse una soluzione, ma sfortunatamente non c'è. Devo solo
rassegnarmi. Ora vado. Ti voglio bene mamma.”
Mi allontano riluttante. Rassegnarmi sarà difficile, se non
impossibile, ma devo tentare.
Apro svogliatamente gli occhi. La prima cosa che vedo è la
mia sveglia, segna le 9. Cosa? Dovrei essere a lavoro! Mi alzo di
scatto e subito dopo rimango stupita. Non sono a casa mia. O meglio,
sono nella mia ex casa, e tutto è come quando ci vivevo. Mi
guardo attorno, le mie cose sono ovunque. E nel letto, accanto a dove
ero io, c'è Carlo che dorme. Che diavolo succede?
È un sogno?
Il mio sguardo si posa su un calendario. 25 luglio 1999. Non
è possibile! Era maggio 2000!
Mi siedo e cerco di calmarmi. Forse sto impazzendo oppure è
solo un sogno. Mi pizzico un braccio. Ahi! No, sembra tutto vero. Cosa
sta succedendo?
Giro per casa e mi guardo attorno. È tutto così
strano. Mi siedo di nuovo e mi prendo la testa fra le mani, con lo
sguardo basso. Quando rialzo il capo rimango a bocca aperta. Di fronte
a me, bella come l'ho sempre immaginata, luminosa come una stella,
c'è mia madre. Le lacrime mi offuscano la vista. Non posso
crederci! Io non l'ho mai conosciuta, ma quante volte ho passato ore ad
osservarla nelle fotografie.
“Mamma...” riesco a sussurrare a fatica.
“Sapevo che mi avresti riconosciuto.”
“Cosa... Perché... Che succede?”
balbetto confusa.
Mi sorride. In lei rivedo Davide e me stessa, ma lei ha una grazia, una
luminosità, una dolcezza nei lineamenti che non ho mai visto
in nessuno. È bellissima.
“Avevi ragione. Da lassù ho seguito,
tutta la storia. Ho conosciuto Federico e, assieme a sua madre, abbiamo
chiesto un'altra possibilità. Erano tutti commossi e hanno
deciso di riportarvi a un tempo in cui tutto è ancora
possibile. Lui è ancora vivo, ricorda tutto ed è
ancora incredulo per ciò che è capitato. Corri da
lui!”
“Davvero? Lui è vivo?”
“Sì. Siete fortunati. Seconde occasioni come
questa raramente vengono concesse.”
Una seconda possibilità, è fantastico! Dopo
qualche secondo di esitazione, raggiungo mia madre e l'abbraccio. Mai
avrei potuto immaginare che un giorno sarei stata fra le sue braccia!
“Ora corri da lui!” mi incita con un sorriso
lasciandomi.
“Grazie, a tutti quanti.”
“Di nulla. Addio piccola, sii felice.”
Come è arrivata, se n'è andata in un battito di
ciglia. Rimango impietrita a guardare lo spazio vuoto in cui sino a un
secondo fa c'era lei.
“Addio mamma.”
Non c'è molto traffico, ma sembra che proprio oggi i
semafori abbiano deciso di allearsi contro di me. Sono sempre rossi e
durano un'infinità. Finalmente ci sono, devo solo trovare un
parcheggio. Il cuore comincia a battermi all'impazzata. Per un attimo
mi avvolge il panico. E se non è in casa? Forse dovevo
telefonargli prima, ma per dirgli cosa? E poi dove altro potrebbe
essere? Scendo dall'auto ed entro nel palazzo. E se lui non volesse
vedermi? Basta con i “ma” e con i
“se”! Con tutti questi dubbi non
risolverò nulla. Devo solo decidermi a salire queste dannate
scale.
Salgo di corsa e arrivo al piano con il fiatone. Faccio un profondo
respiro e poi suono il campanello.
Sento solo silenzio. Dov'è? Sembra passare
un'eternità prima che possa sentire dei rumori, dei passi.
Trattengo il respiro, cosa dovrò fare quando lo
vedrò di fronte a me vivo?
La porta si apre e non riesco a dire nulla. Gli occhi mi si inondano di
lacrime.
“Ilaria!” esclama lui piacevolmente sorpreso.
Non mi trattengo più e lo abbraccio e lo bacio.
“Stavo per venire a cercarti, ma non trovavo
l'indirizzo!” aggiunge felice.
Senza lasciarmi, mi fa entrare in casa e chiude la porta.
“Non posso credere che tu sia vivo!”
“Anche a me sembra impossibile.” replica
asciugandomi le lacrime di gioia che continuano a sgorgare dai miei
occhi. “E mi sembra ancora più irreale essere
libero di abbracciarti, baciarti e accarezzarti senza sentirmi in
colpa!”
Lo guardo nei suoi profondi occhi scuri e mi sembra di non essere mai
stata così felice. Federico mi prende in braccio, mi porta
nella sua stanza e mi adagia sul suo letto. È inutile
rimandare, non ha senso. Io e lui ci apparteniamo e le nostre vite
saranno legate fra loro in eterno, qualunque cosa succeda.
“Ti amo.” dico infine.
“Anche io ti amo piccola.”
Mi osserva ancora il viso, come se avesse paura che io possa sparire da
un momento all'altro, e poi mi bacia con passione trasportandomi con
lui fino al paradiso.
Lo avevo sognato e desiderato, ma spesso la realtà supera la
fantasia. Sono sdraiata fra le sue braccia e Federico mi sta
accarezzando dolcemente il braccio. Guardo il soffitto e mi chiedo
perché siamo stati graziati. Una seconda
possibilità! Quanti hanno questo privilegio?
“Ti rendi conto di quanto siamo fortunati?” chiedo
sorridendo.
La sua mano mi solletica affettuosamente alla base del collo.
“Certo che me ne rendo conto. Spero solo che non sia un
sogno.”
Mi avvicino di più a lui e lo bacio. Qualsiasi cosa sia,
spero non finisca mai più.
Di colpo mi ricordo di quel fetente di Carlo. L'ho lasciato a casa
addormentato quasi due ore fa. Mi siedo di scatto sul letto.
“Devo andare.”
“Dove?” chiede con aria delusa sedendosi anche lui
accanto a me trattenendomi per un braccio.
Non posso trattenere un sorriso. Ero abituata al fatto che lui sapesse
tutto quello che mi passa per la testa. Ora che non può mi
sembra molto strano.
“Devo andare a lasciare Carlo.”
“Ora? Proprio ora?”
“Sì, ora. Si chiederà che fine ho
fatto.”
Lui mi abbraccia costringendomi a sdraiarmi di nuovo.
“Lo farai più tardi.”
“Ma...”
“Niente “ma”. Non ho intenzione di
lasciarti andare via facilmente.” mi interrompe sorridendo.
“Davvero?”
“Sì. Trasferisciti qui. Conosci la casa, conosci
me e le tue abitudini mi stanno bene.”
Mi vien da ridere. È proprio carino. In effetti sarebbe una
cosa naturale.
“E se dicessi di no?” lo provoco divertita.
“Non accetterò un no. Ti prego.”
Come potrei mai dire di no quando mi implora con i suoi grandi e dolci
occhi scuri? Lo bacio e non serve altro per rimandare il discorso e
dedicarci a occupazioni più interessanti.
Lasciare Carlo per la seconda volta è stato indolore. Ha
fatto un mucchio di scenate e mi ha insultato poi, finalmente, se
n'è andato. Ho raccolto la maggior parte delle mie cose e le
ho caricate in macchina. Prenderò solo i mobili a cui sono
affezionata, gli altri li venderò. Ebbene sì, ho
accettato di andare a vivere con Federico e non sto più
nella pelle. La verità è che non riesco a stare
senza di lui. Non lo vedo da appena due ore e muoio dalla voglia di
poterlo riabbracciare.
Finalmente salgo in macchina per tornare da lui. Sto facendo tutto
troppo in fretta? Probabile, ma lo conosco bene, non è un
salto nel vuoto. Sono sicura che andrà tutto bene.
Il traffico a quest'ora è praticamente inesistente, ma anche
stavolta i semafori si sono coalizzati contro di me, per fortuna ora
sono meno ansiosa.
Svolto un angolo e sono praticamente arrivata quando, di fronte al
portone, vedo un ambulanza. Mi sbianco in volto e comincio a sudare
freddo. Il panico mi assale e scendo dall'auto prima possibile. Ho una
bruttissima, orribile sensazione. Cerco di rifiutare l'unico pensiero
che mi si affaccia alla mente, ma non ci riesco, e ogni volta
è più terribile. Non può, non deve
essergli qualcosa di brutto! Non potrei sopportare di perderlo! Non di
nuovo!
Salgo le scale di corsa e suono il campanello ripetutamente con
impazienza. Ho lo stomaco chiuso in una morsa, sinché la
porta non si apre e mi trovo di fronte a Federico. Senza pensarci due
volte, gli getto le braccia al collo.
“Ho avuto tanta paura!”
“Che succede?” domanda senza capire.
Faccio un profondo respiro cercando di calmarmi. Lui sta bene,
è tutto a posto.
“Di sotto c'è un ambulanza e ho avuto paura che ti
fosse successo qualcosa.”
Sorride stringendomi di più a sé e mi bacia in
fronte.
“Non devi preoccuparti, non mi succederà
nulla.”
Rimango abbracciata a lui mentre attendo che il mio cuore smetta di
battere furiosamente per la paura. Infine, dopo un lungo sospiro, lo
bacio.
“Per un attimo... Ma ora sto bene.”
Mi porta dentro casa sempre tenendomi fra le sue braccia. Ed
è lì che io vorrò restare. Per sempre.
FINE
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