Capitolo
Uno: Anno Nuovo Problemi Nuovi
“Non
importa chi vince o chi perde,
i
guai tornano sempre...”
~
Nick Fury, “Avengers Age of Ultron”
Novembre,
New York City.
“Driiin”
Al
suono della campanella gli eleganti corridoi della Dalton School si
gremirono di giovani studenti e del loro allegro e confuso
chiacchiericcio.
«La
lezione di oggi è stata un trauma! Odio fisica!» borbottò una
ragazzina dai corti capelli biondi, appoggiandosi di peso contro la
fila di armadietti e rivolgendosi a una sua quasi coetanea
estremamente carina, dai lunghi capelli color cioccolato – stretti
in una morbida treccia a spina di pesce – e luminosi occhi grigi.
«Dai,
non è stata poi così tragica» ridacchiò quest’ultima riponendo
con cura i suoi appunti e afferrando un grosso volume di matematica
avanzata.
«Parli
facile tu! Sei un genio» replicò la biondina con un broncio
divertito;
«Ma
no dai» rise Alexandra Constantin portandosi una ciocca dietro
l’orecchio, lievemente imbarazzata.
«Senti,
oggi sei libera?»
«No
mi spiace Ash… Oggi devo proprio allenarmi, tornerò con Jace…»
spiegò mordendosi il labbro, gli occhi dell’amica si illuminarono;
«Oh
Jace! Ascolta non è che metteresti una buona parola per me con lui?
È troppo carino!» trillò, Alex alzò gli occhi al cielo e scosse
il capo leggermente divertita;
«Guarda
che non è così inavvicinabile»
«Bah
sarà! Ma non so se hai notato che a parte te non bada nessun’altra
ragazza!?» protestò l’amica gonfiando le guance. Alexandra
arrossì sentendo il cuore sussultare appena.
«Ti
sbagli».
«Ehi
Jace!» gridò la quasi tredicenne all’uscita della scuola,
attirando l’attenzione di un ragazzo alto e dalle spalle larghe. I
suoi occhi blu oltremare guizzarono nella direzione della voce mentre
la mano correva a scompigliarsi la folta zazzera bionda. Le sue
labbra carnose e pallide si stesero in un enorme sorriso caldo. Un
gruppetto di ragazze accanto a lui e ai suoi amici sorrisero
inebetite.
«Sasha1!»
esordì allegro circondandole le spalle con un braccio.
Alexandra
si lasciò andare al calore di quell’abbraccio, era stata sua madre
a chiamarla per prima ‘Sasha’ e oltre a lei, suo padre. Alexandra
non aveva mai permesso a nessun altro di usare quel diminutivo, ma
con Jace era stato diverso. Ora solo lui e suo padre potevano
chiamarla in quel modo a lei così caro.
«Non
ti ho visto oggi in pausa pranzo» asserì il quindicenne
pizzicandole divertito il naso.
Da
quasi un anno infatti, i due ragazzi frequentavano la prestigiosa e
elitaria Dalton School.
«Avevo
compito di letteratura Ace! Dovevo dare un’ultima letta», l’altro
levò un sopracciglio;
«Solo
perché sei entrata un anno in anticipo non ti devi ammazzare di
studio… Non hai nulla da dimostrare agli altri!» le ricordò Jace
semiserio, Alex roteò gli occhi;
«Ti
devo far presente che ho un quoziente intellettivo superiore alla
media!?»
«Adesso
non ti vantare!» scherzò lui sfilandole il basco dalla testa e
iniziando a correre;
«Ace!!
Ridammelo!»
«Dai
dai! riscaldamento fino alla Tower!» sghignazzò saltando prima su
un muretto e poi su un altro eseguendo delle acrobazie da parkour.
«Così
non vale» celiò la ragazza indispettita;
«Andiamo
Sasha, devi migliorare sotto questo aspetto!» replicò Jace
appendendosi senza difficoltà alla grata di una finestra;
«Ora
chi è che si vanta?» disse Alex saltando con grazia e agilità su
una ringhiera.
A
un isolato dall’Avengers Tower i due giovani arrestarono la loro
corsa, entrambi ancora ridacchiando cercarono di riprendere fiato
mentre una neve soffice e lieve iniziava a addensarsi per le strade.
«Oggi
dovrebbero tornare» asserì Jace osservando perso i piccoli fiocchi
di neve cadere dal cielo plumbeo.
«Sì.
Papà me l’ha detto» annuì Alex, sollevata che gli altri stessero
tornado, sperava che la missione avesse portato a qualcosa di utile.
«A
proposito è ancora impegnato con quel progetto per le Stark
Industries?»
«Già!
Lo sta tenendo abbastanza occupato, almeno per i prossimi giorni non
tornerà a casa, così resterò alla Tower».
Dopo
gli avvenimenti di quasi un anno prima, Niko Constantin era stato
assunto come ingegnere chimico alle Stark Industries, per volere di
Tony Stark in persona.
Così
lui e Alexandra si erano dovuti trasferire definitivamente a New
York. Capitava, a volte, che Niko non riuscisse a tornare a casa per
più di un giorno, preso da qualche problema col progetto di turno, e
Alex allora era ospite di Steve e Natasha e, in mancanza di entrambi,
stava alla Tower.
«Speriamo
che la loro non sia stata una missione completamente inutile»
sospirò Jace pensieroso, poi scrollò le spalle e sorrise in
direzione dell’amica che, comprese perfettamente il suo stato
d’animo, e fece una smorfia divertita.
«Credo
dovremmo preoccuparci più per noi, ora come ora»
«Già!
Sharon non ci va giù leggera quando si tratta di allenamento!»
«Perché
Maria? Non so se ti ricordi, ma il suo ultimo programma di
allenamento ci ha fatto vomitare l’anima!».
*
Natasha
inserì il pilota automatico e si sgranchì le braccia.
Il
jet variò di alcuni gradi e continuò il suo placido viaggio.
Steve
Rogers riposava a braccia conserte, seduto compostamente sul duro
sedile, le palpebre pallide chiuse, il capo appena chino.
La
spia gli si inginocchiò davanti accarezzandogli piano la guancia, il
capitano aprì immediatamente gli occhi, attirato da quel tocco
delicato.
«Siamo
arrivati?» domandò stropicciandosi il volto e guardandosi attorno,
Natasha scosse il capo divertita;
«No,
ho solo impostato il pilota automatico, non saremo a New York prima
di tre ore» lo rassicurò lei.
«Buc
e Sam?»
«In
branda… Forse dovrei dire a Sharon che dovrebbe cominciare a essere
gelosa di quei due» rifletté scherzosamente, poi gettò un’occhiata
profonda al compagno «Dovresti riposare anche tu…» continuò
mentre la sua mano correva fra i suoi corti capelli biondi;
Steve
si alzò e l’abbracciò, lasciando che il suo profumo gli riempisse
i polmoni;
«Sto
bene qua» replicò serio, mentre la spia sollevava lo sguardo fra il
divertito e l’esasperato. Nel profondo contenta di quel contatto,
erano stati giorni intensi e finalmente lei e il supersoldato avevano
un momento tutto per loro.
Erano
dovuti volare fino in Cina dopo che al telegiornale, una notizia
buttata lì quasi per caso, avevano scoperto della tragica morte del
Dottor Yen.
Tutti
loro erano stati quasi certi che dietro alla misteriosa dipartita del
creatore dello psychotron, vi era la mano dell’Hydra.
Natasha
e Steve insieme a Bucky e Sam si erano immediatamente messi in
viaggio per il paese del Sol Levante, dove Vedova era riuscita senza
troppe difficoltà a entrare nell’obitorio, in cui era depositato
il corpo di Yen, e fare delle copie della sua autopsia.
Avevano
appreso che il Colonnello Ling non era più alle dipendenze del
governo e, grazie alla spinta di qualche vaga intimidazione da parte
del Soldato d'Inverno, erano venuti a conoscenza che lui e un
manipolo di suoi fedelissimi erano partiti segretamente per la
Russia.
Quella
notizia aveva complicato non poco le cose ai quattro, l'idea di
rimettere piede in quella fredda terra li faceva rabbrividire, senza
contare che nessuno di loro era più il benvenuto nel paese dopo le
vicende dell'anno prima.
Malgrado
lo S.H.I.E.L.D. avesse promesso che non si sarebbe più infiltrato in
suolo russo – quantomeno senza “permesso” esplicito –
sapevano che le cose non stavano proprio così. L'ex Crimson Dynamo,
Yuri Petrovich, era stato assoldato dall'agenzia come agente
operativo a capo della neofita sezione russa.
Grazie
al suo fratellastro, Natasha e gli altri erano riusciti a rientrare
in Russia, costretti a mantenere un profilo estremamente basso,
avevano cercato di rintracciare i movimenti di Ling.
La
prova che dietro a tutto ci fosse l'Hydra divenne evidente quando i
quattro si dovettero scontrare con uno squadrone di loro agenti,
probabilmente con funzioni di sorveglianza, alle ex fabbriche delle
Kronas Corporation poste ancora sotto sequestro. Lo scontro in sé
non aveva causato nessun problema a Steve e compagni ma aveva fatto
perdere loro le tracce di Ling.
Impossibile
dire che fine avesse fatto.
«Te
l'avevo detto che era meglio fargli un segnale!» berciò Sam
comparendo nell’ampia cabina insieme a Bucky, alludendo al fatto
che Steve e Natasha fossero ancora abbracciati.
Vedova
scosse il capo, mentre il supersoldato sospirò grattandosi la nuca.
«Appuntatevelo
per la prossima volta» soffiò la donna ironica. James alzò le
mani, come a segnalare la propria colpa;
«Okay,
colpa mia. Mai più entrare in stanza senza bussare se all’interno
ci siete voi due! Possiamo fare il punto della situazione?»
«Quale
situazione? Oh intendi il fatto di esserci fatti scappare Ling da
sotto il naso?» berciò Falcon alquanto affranto.
«Se
Ling è finito nelle mani dell’Hydra a quest’ora è con tutta
probabilità morto» rifletté Natasha osservando Steve per avere
conferma delle proprie parole. Dalla sua espressione capì che
condivideva il suo pensiero.
«Quello
che mi chiedo è perché a casa di Alexei?» disse il capitano
«Perché si è diretto lì?»
«Shostakov
aveva dei dubbi riguardo Lukin...» fece presente Bucky passandosi
stancamente una mano fra i crini scuri;
«Che
avesse raccolto delle prove?» domandò con tono incerto Sam;
«E ci
ha usato come prova finale?» gli fece eco il capitano;
«Qualunque
cosa ci fosse lì, ormai non c’è più» celiò grave Natasha «E
la cosa preoccupante è che ora, di qualunque cosa si trattasse, è
nelle mani o dell’Hydra o di Ling. E non so quale sia la cosa
peggiore.»
«Se è
nelle mani di Ling è più che probabile lo usi come merce di scambio
con l’Hydra, per evitare di fare la fine di Yen» ragionò il
capitano;
«Sempre
che il colonnello non sia già nelle loro mani» replicò James, poi
si volse verso Natasha;
«Yuri
ci avvertirà se accadrà qualcosa di anomalo, per il momento non
possiamo che tornare a casa e ricominciare a seguire altre piste»
«In
pratica dobbiamo aspettare che succeda una catastrofe prima di
muoverci, che meraviglia!» berciò Sam sarcastico, stropicciandosi
il volto.
«A
volte non possiamo far altro che lasciare che l’avversario scopra
le sue carte, prima di poter compiere la nostra mossa»
affermò Vedova inspirando profondamente. Poco dopo, con estrema
nonchalance si allontanò dal terzetto di uomini presi ancora nella
discussione e scivolò in bagno.
La spia
fece appena in tempo a chiudere la porta che fu costretta a piegarsi
su se stessa, cercando di tenere a bada un forte conato di vomito.
Strinse i denti mentre apriva il getto d’acqua del lavandino e si
affacciava al water pronta a dare di stomaco.
La
nausea si quietò dopo qualche minuto, ma il lieve bussare alla porta
la fece sussultare.
«Nat»
la voce soffocata di Steve dall’altro lato della soglia, le arrivò
come un trillo acuto alle orecchie «Hai voglia di mangiare
qualcosa?»
«No non
ora...» si schiarì la voce Natasha «Direi che non è proprio il
caso...» bisbigliò per non farsi sentire. Attese che i passi del
compagno sfumassero e poi immerse il viso sotto il getto ghiacciato
per ritornare presente a se stessa.
Si
guardò allo specchio. La sua immagine riflessa aveva la pelle tirata
e un lieve accenno di ombre scure sotto gli occhi. Scosse il capo e
calmò il respiro; si era trattato solamente di un po’ di
stanchezza accumulata, niente di cui preoccuparsi, si disse.
*
Playground,
Quartier generale dello S.H.I.E.L.D.
«Direttore?
È arrivata...»
Phil
Coulson alzò lo sguardo distratto dal tablet, i suoi occhi
grigio-azzurri si puntarono in quelli scuri e penetranti della sua
vice, rivolgendole poi quel sorriso pacato e bonario che solo lui
possedeva.
«Molto
bene Melinda. Falla entrare».
Lo
sguardo dell’agente May tornò nuovamente severo e imperscrutabile,
uscì dall’ufficio del direttore, per tornarci quasi subito
scortando una giovane donna, – non doveva avere più di trent’anni
– aveva un viso fresco e magro, occhi sapientemente truccati, dal
taglio leggermente allungato castano-verdi e corti capelli a
caschetto neri.
«Direttore
Coulson, è un piacere conoscerla.» esordì la giovane porgendo
elegantemente la mano;
«Il
piacere è tutto mio, signorina Holstein. Le sue credenziali
sono notevoli: laureata con lode in Criminologia e Master2
in neuropsicologia»
Erica
Holstein sorrise con modestia, chinando rispettosamente il capo;
«La
ringrazio direttore, spero che le mie competenze vi risulteranno
utili...».
Le
labbra di Coulson si stesero in un accennato sorriso sghembo;
«Oh
vedrà, troveremo qualcosa da farle fare… Benvenuta allo
S.H.I.E.L.D., agente Holstein».
Noticine
a piè pagina
1=
Diminutivo russo di ‘Alexandra’
2= Nel sistema universitario americano il ‘master’ indica, per
intenderci, una laurea magistrale.
_________________________________________________Asia's Corner
Or
dunque! Cosa ne pensate di questo capitolo? Lo so è un inizio un
po' in punta di piedi, ma in qualche modo bisogna pur cominciare! Anche
se, vedete da voi, ho già inserito un personaggio nuovo, gli
Avengers e sparizioni di cinesi vari (un bel tuffo nel passato eh?), il
tutto farcito da un po' di teen drama con i miei amatissimi Jace e
Alexandra, che spero vi siano piaciuti :)
Ah, sappiate che io adoro, letteralmente, la "coppia"
Coulson&May... Quindi cercherò, se riesco, di approfondire
questo rapporto, che a me personalmente attrae moltissimo!
Allora
per il momento l'aggiornamento della storia avverrà ogni 15
giorni, se dovessi avere degli imprevisti ve li comunicherò
prontamente qui, nel mio angolino autrice, questo perché a
dicembre dovrei laurearmi e i preparativi mi stanno prendendo molto
tempo, quindi vi chiedo di essere pazienti!
Okay per questa volta è tutto! Io ringrazio dal profondo del mio
cuore ogni persona che leggerà o vorrà commentare questa
mia nuova avventura!
Spero ci "rivedremo" al prossimo capitolo, che verrà pubblicato GIOVEDI' 24 NOVEMBRE!
Grazie a tutti!
A presto!