Colazione
Era una bella
e soleggiata mattinata quando tutti i componenti della famiglia
Salvatore si alzarono e ancora con le vesti da camera si recarono nella
sala da pranzo in cui spiccava l’immenso albero di Natale
addobbato a festa e il caminetto scoppiettante acceso davanti il
tappeto persiano e la tavola di già quasi del tutto
imbandita per la colazione da alcune cameriere sempre vestito in modo
impeccabile.
Tutta la casa
era calda e accogliente, un odorino di pane e crostate appena sfornate
si sprigionava nella magione mentre si terminava di allestire il grande
tavolo per la colazione di famiglia.
La casa
brulicava di vita come un formicaio dalle prime luci
dell’alba per far trovare ai signori tutto lindo e pinto: le
porcellane, l’argento e l’ottone brillava sul
grande tavolo di noce scuro.
Il primo ad
arrivare fu il signorino Dominick che, come se nulla fosse, prese il
giornale dal posto del padre e lo iniziò a sfogliare
mettendosi seduto al suo posto mentre con la mano libera si portava
alla bocca un panino al latte che aveva preso da un vassoio al centro
della tavola e con la grazia di un adulto salutava la
servitù: << Buon giorno a tutti, grazie per la
colazione, è impeccabile. >>
La governante
sulla porta gli rispose: << Buon giorno a lei padroncino,
è sempre molto gentile, ha riposato bene ? >>
Alzò
gli occhi dal grande giornale e sorrise con gli occhiali che ancora
scendevano: << Sì grazie, come un bambino.
>>
La cara
governante gli scompigliò i capelli neri come
l’ebano e gli versò un bel tè caldo
nella tazza del piattino poco distante.
A lui piaceva molto il the e aveva sempre molto appetito appena alzato.
Intanto che
imburrava un altro panino e ci spalmava la marmellata mentre tagliava a
metà un biscotto alle mandorle anche la piccola Desiree
arrivò nella stanza.
Era un
po’ assonnata e sbadigliò energicamente
stropicciandosi un occhio dicendo: << Buon giorno a
tutti. >>
Anche questa
volta tutte le inservienti risposero alla bella bimba che si accomodava
a tavola mentre la governante le riempiva la tazza di cioccolata calda
e le avvicinava il piattino con sopra la panna e qualche biscotto
glassato. Quella era la sola bevanda che bevesse in inverno. Desiree
era la più golosa della famiglia assieme al padre.
Poi fu la
volta della bella Desdemona che entrò con una ricercata
camicia da notte e una vestaglia nera. Gli occhi blu splendevano sul
viso chiaro e dalla pelle perfetta intanto che mandava indietro
i suoi capelli sciolti e lunghi. Sorrise benevola a tutti e
poi con le unghie lunghe e curate prese un croissant mentre veniva
servita con del latte caldo e miele.
Da ultimo ma
non per importanza arrivò Dorian con un completo da notte
suoi toni del celeste e una camicia da notte blu scuro.
Salutò con disinvoltura tutti i presenti e poi si
accomodò vicino a Dom mentre mentre veniva servito con una
piccola tazzina, lui preferiva il forte sapore del caffè con
alcuni biscotti al limone appena sfornati.
Solo
all’ultimo si presentarono a braccetto Elena e Damon
completamente vestiti per uscire.
Tutti li
salutarono e loro risposero con formalità.
Erano
raggianti come se l’essere più anziani avesse
aggiunto più serenità alla loro vita.
Entrarono
nella stanza ridendo come la collaudata coppia che erano e prima di
dividersi si diedero un casto bacio per poi recarsi entrambi al proprio
capo della tavola.
La bellissima
moglie indossava un prezioso abito color lapislazzuli e il corpetto era
impreziosito da un paio di nastri più scuri ricamati a rombo
da fili dorati che riprendeva il colore dei gioielli portati.
Damon prima di
accomodarsi rubò l’ultimo biscotto dal piatto di
Desiree e lo inzuppò veloce nella panna per poi mangiarlo
facendo così arrabbiare la piccola che guardò il
padre di sbieco.
Che
dispiaciuta disse:<< Papà ma quello era mio !
Uffa … >>
<<
Tanto non lo avresti mangiato perché non c’era la
glassa, dai fammi un sorriso. >>
La piccola non
riuscì a trattenersi e sorrise intanto che la madre
sospirava tranquilla.
Ogni mattina
Desy lasciava un biscotto ( di solito quello che le piaceva di meno )
dentro il piatto e non appena arrivava Damon se lo mangiava
così da mettere in scena un piccolo batti becco.
Dominick si
alzò per dare il giornale al padre che si era seduto e
quest’ultimo in modo serio gli chiese: <<
C’era qualcosa d’interessante Dom ? >>
Si
aggiustò gli occhiali sul naso e facendo
un’espressione tipicamente di Stefan: << A
pagina 23 si parla della ripresa del grano e a pag 54 del commercio
della seta, penso che possa essere d’aiuto per
l’azienda, dovresti darci un’occhiata
padre.>>
Damon si
scambiò uno sguardo fiero con la moglie e lei gli sorrise.
<<
Ben fatto. >> il ragazzo sorrise al genitore bevendo la
sua tazza fumante di tè rimettendosi seduto.
Tutto ad un
tratto Elena sembrò dubbiosa nel vedere il suo primo figlio
ancora con abiti da camera e intento a sbadigliare placidamente:
<< Dorian ti conviene andarti a vestire, tuo padre e tuo
zio presto partiranno per andare a lavoro e ... >>
Lui annoiato e
in modo insolente:<< Non mi piace avere fretta, potei
prendere un’altra carrozza e partire più tardi da
solo. Ne abbiamo tante senza utilizzarle, almeno farei lavorare qualche
stalliere.>>
La madre
s’indispettì: << Non fare il bambino
Dorian, quindi finisci la tua colazione e poi vai diretto a vestirti o
farai tardi a lavoro il tuo primo giorno, cosa inaccettabile. Se non
è necessario non vedo perché dovremmo farti
prendere un’altra carrozza. >>
Lui
sbuffò in modo disattento.
Damon stava in
silenzio mentre guardava il suo rampollo… Dorian era
così, lo sapeva, prometteva che si sarebbe impegnato ma poi
quando era ora del dunque mollava. Non poteva più sopportare
una situazione del genere perché oramai non era
più un bambino o un ragazzo, tra non molto avrebbe compiuto
ventuno anni e sarebbe divenuto un uomo a tutti gli effetti e doveva
comportarsi come tale.
Aspettò
qualche minuto in più del solito mentre si beveva
placidamente il suo succo di arancia, il caffè e si gustava
una fetta di crostata alle albicocche, poi vedendo che il ragazzo non
si decideva ad alzarsi o quantomeno a sbrigarsi nonostante il
suggerimento materno sbottò:
<<
Bene Dorian penso che hai ragione, puoi venire più tardi da
solo, dirò io a tuo zio che arriverai in ritardo,
puoi stare tranquillo. >>
Damon si
alzò da tavola mentre il figlio si compiaceva :
<< Grazie padre ! >>
Elena
tagliò anche lei una fetta di crostata e guardò
in modo scettico il marito, sapeva che non avrebbe mai dato il consenso
per un’altra carrozza contrastando la sua decisione, infatti
poco dopo lo sentì dire: << Verrai a piedi.
>>
<<
Che cosa ? - chiese l’interessato – Stai scherzando
? Vuoi farmi andare a piedi ? >>
<<
No, non sto scherzando. Non è eccessivamente lontano e con
un passo svelto ce la potresti fare con un’ora a dire tanto.
>>
Il ragazzo
allibito si rivolse ad Elena: << Madre, avete ascoltato ?
>>
Elena dopo
aver sorseggiato il suo infuso guardò il figlio:
<< Ho udito sì Dorian e mi aspetto che non
oserai contraddire tuo padre dal momento che sono d’accordo
anch’io sulla tua punizione. >>
Il ragazzo
sbatté le mani sulla tavola alzandosi dalla sedia:
<< Ma non si è mai visto un Salvatore a piedi
! Con tutte le carrozze e i cavalli che possediamo, poi …
Sarebbe disonorevole per l’intera famiglia ! Mi riderebbe
dietro l’intera cittadina ! >>
Damon alterato
indurì i tratti del viso: << Beh ora si
vedrà, devi imparare a portare rispetto per le
comodità che io e tua madre ti abbiamo dato e abbassa i
toni, ragazzino. >>
Si rimise
seduto e piano disse: << Ma ho rispetto per le cose che
ho…>>
<<
Non mi sembra, ragazzo, non mi sembra proprio. Ora o vieni a piedi o te
ne resti a casa e ti trovi un lavoro per conto tuo, sono stanco di
essere accondiscendente con te. >>
<<
Non è giusto ! >>
Elena
cercò di tranquillizzare gli animi:<< Dorian
dai, non è poi la fine del mondo, sono certa che nessuno
riderà di te e domani non ci penserai più.
>>
Il primogenito
guardò in modo insofferente la madre.
Damon si
rivolse al maggiordomo sulla porta: << John fai in modo
che nessuno lo aiuti e che non prenda neppure un cavallo dalla stalla.
Mi fido di te. >>
Il servitore
annuì convincentemente.
Il
capofamiglia baciò le labbra della bella moglie,
salutò i figli e poi uscì.
Non appena
rimasero da soli Mona rincarò la dose:
<<
Sei stato uno stupido Dorian, cosa credevi di ottenere con la tua
strafottenza ? >>
<<
Senti chi parla di strafottenza, miss antipatia ! >>
Il ragazzo si
accomodò meglio sulla sedia senza avere la benché
minima intenzione di andarsi a preparare.
<<
Basta ragazzi – li riprese la madre – Mona non ti
immischiare e tu Dorian spicciati se non vuoi che davvero tuo zio ti
metta a caricare e scaricare i sacchi di grano sui carri.
>>
<<
Non oserebbe mai … >>
<<
Ehi, tieni a freno la lingua o sarò io a chiederglielo.
>>
<<
Ma madre ! >> era allibito.
Il primogenito
si spostò seccato i capelli scuri andati davanti agli occhi
e imbronciato uscì dalla stanza per andarsi a preparare.
♦♦♦
Non era
affatto contento, lui non si aspettava di doversela fare a piedi fino
alla società, secondo lui era ridicolo per uno che ne era il
proprietario.
Pensava che
avendo chiesto scusa per il pasticcio fatto, per la qual cosa
c’era stato davvero male, e una volta assodato che suo padre
non fosse arrabbiato con lui, se la poteva svignare.
Certo quando
il padre aveva pensato di estrometterlo dall’ azienda di
famiglia si era trovato obbligato a fare del tutto perché
non lo facesse ed ad accettare tacitamente di prendere ordini da suo
zio ma non ne era affatto contento.
Zio Stefan non
era rinomato per essere magnanimo con i suoi sottoposti e lo aveva
anche minacciato di trattarlo come un poveraccio a cui servivano sul
serio i soldi per campare. Inconcepibile.
Ma come si
permettevano ?
Lui era il
pupillo dei Salvatore non un pezzente di bassa estrazione sociale,
andiamo…
Il ragazzo
arrivato nella sua camera riccamente decorata si liberò con
indolenza della vestaglia pregiata per andarsi a lavare la faccia che
le cameriere gli aveva fatto trovare calda dentro un catino del suo
bagno personale e poi, guardandosi allo specchio, si pettinò
con le mani mandando i capelli color ebano totalmente
all’indietro. Era irritato.
Sulla gruccia
della stanza c’erano pronti anche gli abiti che doveva
indossare e i un impeto di stizza li prese e li gettò sul
letto. Presto arrivò anche il solito ragazzo chiamato Mason
incaricato ad aiutarlo nel compito di vestirsi.
Era a torso
nudo quando: << Pensano che vada a lavorare a piedi, ti
rendi conto ?- disse - Se lo possono scordare.
>>
Il ragazzo gli
dava ragione facendo cenni di assenso: << Ma come pensate
di fare ? Se prendete un cavallo o una carrozza si noterebbe
l’assenza e John lo direbbe al signor Salvatore. Se lo
prendessi io sarebbe troppo evidente che vi stia aiutando...
>>
<<
Già, ma dato che oggi so che Anna deve andare in paese per
fare delle commissioni le chiederò di lasciarmi il cavallo
vicino il ponte così lo potrò prendere io mentre
lei se la farà a piedi, glielo farò trovare alla
locanda vicino l’azienda così lo potrà
prendere per ritornare a casa e finire di fare le sue faccende, nessuno
se ne accorgerà e io avrò il tempo anche di
fumarmi una sigaretta. >>
Mason
alzò le sopracciglia dubbioso:<< Quindi volete
che lei vi aiuti a disubbidire a vostro padre ? Uhm mi sembra
rischioso. >>
Il moro
guardò il castano in modo sornione
perché quella che avrebbe detto era solo una domanda
retorica: << Che c’è credi che non
mi aiuterà ? >>
<<
Al contrario, certo che vi aiuterà, tutti vi aiuterebbero,
però lo sapete fin troppo bene che lei ha un debole per voi
e ve ne approfittate sempre. >>
Il bel moro
fece un sorriso sghembo tipico del padre e poi: <<
C’è forse una ragazza che mi resiste ?
>>
<<
Non che io sappia ma non vi azzardate a chiedere di più a
mia cugina, ci siamo capiti ? >>
<<
Non farei niente che lei non voglia. >>
Mason lo
guardò male e allora sospirando: << Te lo
prometto. >>
<<
Bene >> disse il cameriere.
Dorian
lasciò che Mason lo aiutasse ad indossare il cappotto e poi
uscì dalla stanza con un’aria di chi sà
di avere il mondo nelle sue mani.
Si
recò a baciare la guancia della madre ancora in compagnia
delle sorelle per salutarla e poi uscì nel piazzale pieno di
ciottoli bianchi come la neve.
Non appena
incrociò la bella Anna le sorrise così ampiamente
da far arrossire la povera ragazza e le chiese se dovesse andare in
paese:
<<
Sì, è il mio turno per andare a prendere alcune
provviste, vi serve qualcosa in particolare signore ? >>
<<
Sì, il cavallo, ci potremmo incontrare vicino il ponte.
>>
La ragazza
capì subito cosa intendeva e abbassò la voce:
<< Vi aiuterei volentieri anche se vostro padre lo ha
vietato ma devo prendere molte cose in paese e non so se ci
riuscirò senza un cavallo, la strada è molta e io
…>>
Dorian la
guardò in malo modo: << Se non mi vuoi aiutare
basta che lo dici, lo chiederò a qualcun’altro
puoi stare tranquilla Anna …>>
Camminò
lasciando indietro la ragazza che gli corse in contro guardandosi
intorno mentre lui sorrise ben sapendo come avrebbe reagito la giovane.
<<
Non voglio mettermi nei guai, padron Dorian. >>
Lui
alzò gli occhi al cielo sospirando: << Nessuno
finirà nei guai Anna, ti ricordo che io sono il figlio
maggiore, posso garantirti che non ti succederà
assolutamente niente e nessuno lo verrà a sapere
perché al ritorno riprenderai l’animale che ti
lascerò davanti l’osteria. Semplice e sicuro.
>>
<<
Solo che è una bella giornata, non fa neppure molto freddo e
fare una passeggiata non mi sembra così detestabile
signore… >>
<<
Dunque ? >>
La ragazza
deglutì e annuì per dire di sì:
<< Sì, vi aiuterò. >>
Dorian allora
si voltò e in modo solare aggiunse prendendole la mano:
<< Lo sapevo che potevo contare su di te. Io vado avanti
e tu mi raggiungerai con il cavallo.>>
La ragazza
arrossì guardando mentre il padroncino si allontanava
impettito con le sue scarpe lucide e il capotto lungo nero di tessuto
pregiato.
Anna
andò a prendere il puledro arabo marrone scuro che era
già stato sellato per lei e deglutì
rimanendo ferma sulla sua decisione mentre saliva in sella e conduceva
il destriero fuori dal cancello in ferro battuto della tenuta fino al
luogo prestabilito .
Era tesa
perché se i padroni l’avessero scoperta sarebbero
stati furiosi con lei…
Tutto ad un
tratto si accorse che qualcuno la seguiva, si voltò: era
John.
Accipicchia,
ed ora come avrebbe potuto aiutare il padroncino ?
♦♦♦
Nel medesimo
istante nella villa Desdemona aveva lasciato la sua camera da letto
completamente vestita di tutto punto aiutata nell’impresa
abbastanza complicata da Jenna, la sua cameriera personale. Lei si
stava recando nella biblioteca assieme al fratello Dominick e alla
sorellina Desiree che era nervosa per uno dei suoi primi giorni di
lezione.
Presero posto
ognuno alla loro scrivania mentre il loro tutore dava loro un caloroso
buon giorno.
Lui aveva
predisposto delle lezioni mirate per la giornata: a Mona lezioni di
francese, musica e disegno, mentre a Dom scienze, calcolo e astronomia
e a Desy scrittura e lettura di base.
Alaric aveva
così pensato di organizzare il tempo dei tre
rampolli Salvatore secondo le loro inclinazioni parlandone direttamente
con gli eminenti genitori.
L’unico
problema era che Desdemona negli ultimi tempi aveva maturato un certo
interesse per il bel professore e questo la portava ad idealizzare
quell’uomo che poteva esser suo padre. Era affascinata da
quell’uomo ma ovviamente non aveva mai osato confessare quei
pensieri ad alta voce, la sua amica Caroline era la sola a conoscere
quel piccolo ed innocente segreto.
L’intelligenza
in un uomo era una dote che Mona non disdiceva affatto, anzi…
Peccato che
gli unici ragazzi, degni di nota, che le girassero attorno fossero i
conti Donovan e Lokwood, i quali non brillavano esattamente
d’intelligenza.
Il suo
pensiero era che un giorno Alaric avrebbe notato che lei era
più di una quansiasi alunna per lui e sarebbe stato suo,
questo si diceva mentre rapita ascoltava la lezione del giorno.
Quello che non
sapeva la signorina era che il bel professore aveva occhi solo per
un'altra donna.
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