Credo che non
ci sia molto da dire.
Sono una
creatura novella nel fandom E partecipo già ad un contest
con esso. Una sorta di record personale, lo devo ammettere.
Iniziativa: Questa
storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle
Time!” a cura di Fanwriter.it!
Numero
Parole: 484
Prompt/Traccia:
Nevicata notturna
La neve cadeva, candida e
silenziosa, sulle sue terre.
Ormai era
da due anni che Bishamonten non benediva il suo inverno con una folta
nevicata, e Uesugi Kenshin non gliene poteva essere che profondamente
grato. La sua divinità, nonostante l’incarnazione
della belligeranza più pura, non dimenticava mai i
più umili bisogni del suo devoto.
L’ultima
volta che simile nevicata gli aveva fatto visita era stato durante una
battaglia con Takeda Shingen. Erano così presi dal loro
combattimento – il loro scontro, il loro confronto
– che nessuno dei due aveva dato importanza ad essa
finché i loro sottoposti non si erano trovati a barcollare
in quella distesa glaciale e umida. Avevano entrambi optato per una
conveniente ritirata, non troppo rammaricati di ritardare ancora una
volta l’esito del loro conflitto, che ormai prendeva sempre
più una sfumatura di familiarità.
Kenshin
ormai non provava niente più del divertimento,
nell’incrociare la possente ascia della tigre con la propria
spada, niente era rimasto del suo timore e del suo astio nei confronti
di quell’uomo molto più grande e influente di lui.
Ironicamente, potevano quasi dirsi amici.
Kasuga
dormiva nella stanza accanto, anche se il suo sonno era più
da paragonarsi ad una leggerissima veglia pronta a svanire al primo
sentore di pericolo.
Kenshin
amava la sua preziosa lama, anche se temeva di impensierirla e turbarla
anche fin troppo. Nonostante fosse una shinobi, una kunoichi, una
combattente fiera, Kasuga era infinitamente fragile. Lui
l’aveva capita, e forse per quello che continuava a tenerla
sempre stretta a sé.
Sentiva il
suo bisogno di essere amata, e in parte voleva colmare il grande vuoto
che quella sottile ma pericolosa lama possedeva.
E’
con un lieve gesto che apre lo shoji orientato verso il giardino,
osservando la neve ornare magnificamente la vegetazione. Questa
brillava, accarezzata dalla luce della luna che si era sbarazzata delle
nubi che l’avevano offuscata fino a poco tempo prima.
Con calma
indossa gli zori senza fare alcuno rumore superfluo che potrebbe
destare la ninja dormiente, facendo qualche breve passo verso il centro
di quella distesa bianca che ormai pareva dominare il mondo.
L’aria è pungente sul suo viso, ma Kenshin non
prova fastidio in essa.
C’è
silenzio.
Il mondo
intero, il mondo che circonda lui, sembra essersi fermato per quel
particolare evento. Il canto di un uccello sconosciuto è
l’unico a scandire il tempo che scorre in quel frammento di
immobilità.
Kenshin
prende in mano una piccola manciata di neve, sente il suo gelo toccarlo
fino nelle ossa. Quello era niente se paragonato a quello che aveva
provato nel sapere di Shingen in lotta tra la vita e la morte.
«
Kenshin-sama… » la voce di Kasuga è
leggermente assonnata, anche se sa bene che la ragazza inginocchiata
sull’engawa in verità è vigile e pronta
a qualsiasi cosa. Kenshin sorride, dirigendosi a lenti passi verso la
casa, deciso a non far preoccupare più la sua lama.
La neve
poteva aspettare.
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