“Family
ties are precious threads,
no
matter where we roam,
they
draw us close to those we love,
and
pull our hearts toward home.”
Harry
si Smaterializzò in
Grimmauld Place, e si diresse a grandi falcate in direzione del numero
12. Era
tarda notte, perciò fece molta attenzione ad aprire il
portone senza fare
rumore, e a evitare di accendere la luce per non svegliare Ginny o
Lily. Tuttavia,
quando si trovò nell’ingresso, notò che
la luce nel salotto era accesa.
Allarmato, estrasse la bacchetta e avanzò in direzione della
luce, temendo che
fosse entrato qualcuno in casa. Quando entrò nel salotto,
vide che l’unica
presenza insolita sembrava essere una figura addormentata su una delle
poltrone, che constatò essere Ginny. Sua moglie doveva
essere rimasta sveglia
ad aspettare il suo rientro, ma probabilmente aveva ceduto alla
sonnolenza.
“Ginny?”
la chiamò. La donna
aprì gli occhi intontiti dal sonno, e le ci volle qualche
istante per
riconoscere il marito.
“Harry,
sei tornato! Volevo
aspettarti sveglia per sapere come sta Kingsley, ma è stata
una giornata
pesante in ufficio…- spiegò Ginny, alzandosi in
piedi e dirigendosi verso la
cucina- ti va un tè?” propose al marito, che
l’aveva seguita.
“Va
bene, immagino che tu non
voglia andare a letto, ora.” Acconsentì Harry.
“Assolutamente
no, voglio
sapere come procede la situazione. In che condizioni è
Kingsley?” gli chiese
lei, mettendo dell’acqua nel bollitore e accendendo il fuoco
con un colpo di
bacchetta.
“Stazionarie,
dopo
l’operazione, ma ti posso assicurare che ha accusato il
colpo. Non è più un
giovane mago, e una vita passata a combattere maghi oscuri ti fa
invecchiare
presto, anche se sei forte come Kingsley.” Rispose Harry.
“Pover’uomo!
Se riesco, domani
passerò con Lily a salutarlo e portargli qualche
Cioccocalderone. Ma, dimmi,
avete aperto un dossier per l’attentato?”
s’informò Ginny.
“Naturalmente.
Un Auror del
calibro di Kingsley, uno che ha fatto due mandati da Ministro della
Magia, che
subisce un attentato in casa propria non è un caso adatto
all’Ufficio della
Magica Sicurezza. È compito nostro occuparcene, e credo
proprio che dovrò
impiegare i miei Auror migliori per questo caso.”
Affermò Harry, serio.
“Avete
dei sospetti?”
“Sì,
e molto preoccupanti. Come
tu ben sai, le tendenze filo-Mangiamorte non sono mai state del tutto
sopite.
Ogni tanto salta fuori qualche caso, semplici crimini minori che spesso
non
vengono nemmeno associati alle ideologie Purosangue e sono classificati
come
delitti comuni. Aggressioni, furti di oggetti preziosi, cose di questo
tipo.
Secondo me l’attacco a Kingsley è da associarsi a
questo genere di reati, e
sarebbe bene poter approfondire la questione, analizzare caso per caso
e
trovare gli elementi comuni, i nomi ricorrenti. Il problema
è che non sarà così
semplice, perché questi crimini sono divisi tra il mio
ufficio, quello della
Magica sicurezza e quello dell’Uso improprio della magia, e
sarà difficile
recuperare informazioni.” Spiegò Harry.
“Pensi
davvero che potrebbe
trattarsi di questo? Neo-Mangiamorte?” chiese Ginny,
preoccupata perché non
aveva dimenticato l’attacco che aveva subito diversi anni
prima.
“Il
nome di Kingsley è
indissolubilmente legato a quello dell’Ordine della Fenice, e
credo che la
scelta di un bersaglio simile non sia casuale.”
“Se
i tuoi sospetti sono
fondati, sai cosa dobbiamo aspettarci, vero?” lo
interrogò Ginny, porgendogli
una tazza di tè fumante.
“Che
intendi dire?”
“Harry,
se un gruppo di
neo-Mangiamorte entra in attività e decide di colpire
Kingsley Shacklebolt, non
è ovvio chi sarà il prossimo
obbiettivo?” improvvisamente, Harry realizzò
ciò
che la moglie intendeva dire, e impallidì.
“Sarò
io, o peggio…”
“I
bambini.” Concluse Ginny.
Entrambi
sapevano di aver avuto
lo stesso pensiero nel medesimo momento, perché la
preoccupazione che li
accompagnava da quando Albus e James erano saliti
sull’Espresso per Hogwarts
stava diventando spaventosamente reale. Era difficile averli
così lontani, ma
adesso che li sospettavano in pericolo la distanza era semplicemente
insopportabile. James, così impetuoso e al tempo stesso
fragile, con la sua
innata tendenza a ficcarsi nei pasticci. Albus, che in quel momento era
nel
dormitorio di Serpeverde, insieme al suo amico Scorpius Malfoy.
Quell’amicizia,
che a loro era parsa di buon auspicio, il segnale che il mondo stava
cambiando,
poteva diventare un pericolo per Albus?
“Ora
come ora, non è il caso di
farsi prendere dal panico.” Affermò Harry,
più per convincere sé stesso che per
reale necessità di dirlo a Ginny.
“Manteniamo
la calma, ma sarà
necessario prendere alcune precauzioni. Avvisare Ron e Hermione, per
esempio, e
riprendere i contatti con i vecchi membri dell’Ordine della
Fenice e
dell’Esercito di Silente, senza specificare i nostri
sospetti, almeno per il
momento.” propose Ginny.
“Credo
che sarebbe opportuno
informarne la McGranitt. È la preside di Hogwarts, e se
c’è qualcuno che può
assicurarsi che James e Al siano al sicuro, è proprio
lei.” Suggerì
Harry, facendo apparire della carta
da lettere. Ginny annuì, senza dire nulla. Nel suo sguardo,
tuttavia, Harry
lesse la stessa paura che si stava impadronendo del suo cuore. Stava
davvero
ricominciando tutto? La guerra, la segretezza, avere dei nemici? Il
mondo
magico non ne aveva avuto abbastanza?
Ω
Fred
entrò, circospetto, nella
Biblioteca. Non si poteva dire che ne fosse un frequentatore abituale,
e
infatti nemmeno quel giorno era lì per studiare. Tuttavia,
quello era il luogo
in cui più facilmente avrebbe potuto incontrare la persona
che stava cercando,
e aveva dovuto fare uno sforzo. Dopo alcuni minuti di ricerca,
individuò un
tavolo che era occupato da una sola persona, e vi si diresse.
Molly
Weasley era china su un
libro di Antiche Rune, con i ricci neri legati in una treccia severa e
la
spilla da Prefetto di Grifondoro che le brillava sul petto. Concentrata
com’era, non si accorse della presenza del cugino
finché lui non si sedette
accanto a lei, e tossicchiò per attirare la sua attenzione.
“Ehi,
Molly, come stai?” esordì
Fred, fingendo di non notare il fastidio ostentato dalla cugina per
l’interruzione dello studio.
“Non
molto bene, a dire il
vero, la settimana prossima devo consegnare tre rotoli di pergamena di
traduzione runica, e non ho ancora finito il secondo.”
Sbuffò Molly.
“Ti
serve una mano?”
“Da
uno che non è riuscito a
prendere il G.U.F.O. in Antiche Rune? No, grazie.”
Rifiutò Molly, asciutta.
“Potrei…non
so, aiutarti a
copiare in bella.” Propose Fred, notando che la traduzione
della cugina
presentava molti scarabocchi e cancellature.
“Fred,
di cosa hai bisogno? Non
mi servono le tue offerte, è evidente che ti occorre un
favore.” Gli chiese
Molly, tagliente. Di tutti i cugini, la primogenita di Percy era la
più riservata,
non ricercava la compagnia se non le era strettamente necessaria, e
questo
atteggiamento risultava spesso e volentieri antipatico. In parte, era
sempre
stato il suo modo per sottolineare la distanza da Victoire, la cugina
maggiore
che sembrava essere un modello di dolcezza e affabilità.
“Sei
sempre così gentile,
Molly.” Fred si trattenne dal dirle tutto ciò che
pensava di lei, perché in
quel momento aveva davvero bisogno del suo aiuto.
“È
il mio marchio di fabbrica.
Cosa ti serve?”
“Hai
parlato con James o Albus
recentemente?” le chiese Fred.
“Faccio
un punto d’onore del
parlare con James il meno possibile, quel ragazzo è
irritante, maleducato e
infantile.” Affermò Molly, seccata. Fred
alzò gli occhi al cielo, ma non disse
nulla.
“Per
quanto riguarda Albus,
l’ho incontrato la settimana scorsa, e mi ha chiesto di
prestargli un libro di
Pozioni.” Riprese la ragazza. Albus sembrava rientrare nelle
sue simpatie,
forse perché era uno dei cugini più taciturni e
meno fastidiosi.
“Albus
ti ha accennato alla lite?”
S’informò Fred.
“Né
io né lui siamo inclini di
parlare di vicende private con chicchessia, quindi no, non mi ha detto
nulla in
merito, né io avrei voluto saperlo.” Molly aveva
una capacità non comune di
disinteressarsi degli affari altrui, perché era il modo
migliore per difendere
anche le proprie faccende, che lei non sentiva il bisogno di
condividere con
nessuno.
“Mi
dispiace costringerti a
uscire dal tuo isolamento, ma in questa circostanza abbiamo bisogno del
tuo
aiuto.” Dichiarò Fred.
“Vorresti
dirmi che l’intero
gruppo di cugini non ha trovato una soluzione al problema, e ha bisogno
del mio intervento?” rise
Molly, per
sottolineare la sua esclusione dal gruppo. Fred era infastidito dal
fatto che
lei cercasse di farlo sentire a disagio in quel modo. In fin dei conti,
era lei
a evitare loro. Tuttavia, cercò di calmarsi e riprendere la
conversazione con
un tono normale.
“Sì,
Molly, perché fai parte
della famiglia come tutti noi, e temo che tu non possa continuare a
fingere che
non sia così. Albus e James hanno litigato, non si parlano
da mesi, e stiamo
cercando in tutti i modi una soluzione a questo problema.” Il
tono di Fred si
era fatto così grave, così diverso dal suo solito
modo di fare, che Molly non
osò continuare con i suoi commenti sarcastici, e lo
ascoltò.
Fred
le narrò tutta la storia, dallo
Smistamento di Albus al silenzio glaciale che regnava tra i due
fratelli in
quel momento. Molly non sembrò particolarmente colpita dal
racconto, d’altronde
era allenata a non mostrare i propri sentimenti, ma non interruppe mai
il
cugino, e quando Fred ebbe finito di parlare sospirò.
“Capisco.
Una cosa, però, mi
sfugge. Tu hai detto che avete bisogno del mio aiuto. Tuttavia, non
comprendo
quale possa essere il mio ruolo in questa vicenda, e soprattutto
perché non
possa essere ricoperto da nessun altro.”
“Ecco,
ne abbiamo parlato a
lungo, e siamo tutti concordi nell’affermare che, dal momento
che non è una
questione che ci riguarda in prima persona, non possiamo essere noi ad
agire e
prendere le decisioni. Però siamo i loro cugini maggiori,
possiamo consigliarli
e metterli sulla strada giusta.”
“Credi
che io potrei
consigliarli? Non mi ascolterebbero mai. Non ti sembra che sia Victoire
la più
adatta a questo incarico?” Interloquì Molly, e il
tono della sua voce sembrava
tradire l’invidia nei confronti della cugina.
“Sono
d’accordo con te, e
infatti Victoire ci ha provato, ma non è riuscita a
risolvere molto. Sono
sfuggenti, entrambi si sono intestarditi sulle loro posizioni. La
verità è che
a volte ho l’impressione che non ricordino nemmeno
più il motivo per cui hanno
litigato, e che la discussione non sia stata altro che un pretesto per
cominciare a evitarsi.”
“Se
a loro va bene così, perché
intervenire?” chiese Molly, probabilmente pensando a Lucy, la
sorella minore,
con cui parlava di rado. Lucy era in buoni rapporti con James, che era
del suo
anno, e Roxanne, di un anno più grande, e non aveva mai
mostrato segni di trovare
sgradevole la distanza che la sorella maggiore aveva frapposto fra loro
due.
“Perché
sono fratelli, e non
possono far finta di non esserlo, né convincersi che questo
non significhi
nulla.” Le fece notare Fred, sempre tranquillo, e Molly ebbe
l’impressione che
non si riferisse solo a Albus e James.
“Molly,
tu sei la più brava del
nostro anno, e…”
“Lusingarmi
non ti servirà per
ottenere ciò che vuoi.” Lo interruppe lei.
“Non
è mia intenzione farlo, ti
conosco meglio di quanto tu conosca me. - Insinuò Fred.
– ciò
che intendo dire è che dal momento che
sei la più brava del nostro anno, e la tua cultura magica
è superiore a quella
di chiunque tra noi cugini, dovresti conoscere il potere magico dei
legami di
sangue.”
“Sono
teorie molto antiche e
non fondate su esperimenti. Ad ogni modo, continuo a non capire cosa
volete da
me.” Molly era visibilmente innervosita, perché
sentiva che in qualche modo
Fred stava avendo la meglio nella discussione.
“Vogliamo
capire come possiamo
usare il legame di sangue, l’unica cosa che in questo momento
continua a unire
Albus e James, per trovare una soluzione a questa situazione. Si tratta
di
magia antica, e tu meglio di tutti puoi fare le ricerche necessarie,
conosci i
libri e hai la capacità analitica per trovare le
informazioni utili.” Concluse
Fred, che finalmente era riuscito a esporre ciò di cui aveva
bisogno. Molly non
rispose, rimanendo impassibile come al solito, ma suo cugino avrebbe
giurato
che stesse riflettendo. Dopo alcuni minuti, infatti, la ragazza
parlò.
“Mi
sembra un tentativo
disperato, ma forse si può provare a cercare qualcosa.
-acconsentì Molly-
Chiederò a Madama Pince di consigliarmi i libri antichi per
cominciare le
ricerche, però dovete garantirmi che mi fornirete tutto il
materiale di cui
potrei aver bisogno per filtri e incantesimi.” In quel
momento, era il talento
da ricercatrice a prevalere sulla sua personalità chiusa.
“Grazie
Molly. Ti procureremo
ciò di cui avrai bisogno, basterà che tu ce lo
dica.”
“Di
nulla, Fred. E ora, se non
ti dispiace, vorrei tornare alle Antiche Rune.”
Ω
In
quei giorni di novembre,
l’usuale buonumore di Victoire era messo a dura prova. Il
carico di studio
diventava ogni giorno più pesante, e le preoccupazioni le
impedivano di dormire
tranquilla. La nostalgia di Teddy, l’inquietudine per Albus e
James, lo
sconvolgimento per la notizia dell’aggressione a Kingsley,
tutto contribuiva ad
appesantire il carico che già gravava sulle spalle della
più anziana dei
Weasley. Un carico che lei doveva, per forza di cose, portare da sola.
Non
poteva condividere le sue preoccupazioni con i cugini, lei era la
maggiore, se
avesse dato segno di non saper gestire quella situazione li avrebbe
gettati
tutti nel panico. Le costava fatica continuare a mantenere Charlie e
Isobel
all’oscuro della sua storia con Ted, ma sapeva bene di dover
continuare a
tenere il segreto. Loro non erano coinvolti nelle sue vicende
famigliari, ma i
tre condividevano la medesima preoccupazione per i fatti di cronaca,
che
seguivano con attenzione sulla Gazzetta
del Profeta. Era naturale che fossero loro, studenti del
settimo anno in
procinto di incominciare la loro vita nella società magica,
a essere
maggiormente angosciati per quella vicenda. Victoire era troppo
appassionata di
Storia della Magia per non rendersi conto del significato simbolico
dell’aggressione a Kingsley Shacklebolt, e non poteva evitare
di mettere in
relazione l’evento con i fatti degli anni che avevano
preceduto la Seconda
Guerra Magica. Sperava di non essere l’unica a riconoscere i
segnali, si augurava
che coloro che non avevano studiato la guerra sui libri,
perché l’avevano
vissuta in prima persona, avrebbero fatto altrettanto.
Quel
pomeriggio, Victoire era
seduta a uno dei tavoli della Sala Comune, con una tazza di
tè e il libro di
Babbanologia aperto davanti a sé. Poco distante da lei, Rose
era concentrata
sul libro di Storia della Magia. Notando la dedizione della cugina
verso lo
studio, Victoire non poté fare a meno di provare
un’ondata di affetto per lei.
Durante i mesi precedenti l’aveva osservata a lungo. Era
preoccupata anche per
lei, perché lo Smistamento di Albus aveva avuto
inevitabilmente alcune
conseguenze sul rapporto con Rosie. La primogenita di Ron e Hermione si
era
ritrovata ad affrontare i suoi primi mesi a Hogwarts senza il supporto
della
persona con cui aveva condiviso ogni evento importante della sua vita,
suo
cugino Albus. A Victoire era sembrato di notare che lei ne fosse
rimasta
amareggiata, ma che avesse compreso che affliggersi sarebbe stato
inutile, e
avesse quindi deciso di dedicarsi ad altro. Ciò che
preoccupava Victoire era il
fatto che Rose aveva evidentemente avuto difficoltà a fare
amicizia, perché
aveva finito per trascorrere la gran parte del tempo da sola, e
dedicarsi anima
e corpo allo studio. Pensando al legame che la univa ai suoi amici,
Victoire si
diceva che era importante che Rosie ne trovasse al più
presto. Anche in quel
caso, però, come per la lite tra James e Albus, non
c’era molto che lei potesse
fare. Quel senso d’impotenza la turbava più di
tutto il resto.
“Ehi,
Rosie. Come va con la
Storia della Magia?” le si rivolse. Si rimproverava di non
dedicare sufficienti
attenzioni alla giovane cugina.
“Ciao
Victoire. Molto bene,
sono tutta presa dalle rivolte dei Goblin nel decimo secolo!”
esclamò Rosie, di
rimando.
“Ma
certo! Alaric l’Astuto e
Golfric il Sanguinario! Molto interessante.” Sorrise
Victoire, ricordando il
programma del primo anno.
“Già.
Scusa Victoire, mi spiace
essere scortese, ma ho proprio bisogno di finire questo capitolo entro
oggi.” Disse
Rose, con tono di scuse. Victoire intese che la cugina non voleva
essere
disturbata durante lo studio. In fin dei conti, forse Rose se la
sarebbe cavata
da sola. Possedeva tutte le caratteristiche necessarie per farcela,
anche senza
l’aiuto dei cugini più grandi.
Salve
a
tutti! Sono tornata! So di essere sparita per un po’, ma gli
ultimi mesi sono
stati ricchi di novità, e non ho avuto il tempo di dedicarmi
alla scrittura
quanto avrei voluto.
La
prima
parte di questo capitolo ci mostra il punto di vista di Harry e Ginny,
l’ansia
di due genitori per i figli lontani e la preoccupazione di chi ha
vissuto una
guerra e riconosce le avvisaglie del ritorno della tensione.
Nella
seconda parte abbiamo modo di conoscere più
approfonditamente la personalità di
Fred Weasley e per la prima volta conosciamo il punto di vista
dell’altezzosa
Molly. Chissà se riuscirà a trovare
l’espediente adatto alla situazione di
Albus e James?
Infine,
nell’ultima parte troviamo la mia prediletta Victoire,
oberata da un carico di
preoccupazioni davvero inusuali per una ragazza della sua
età. Fortunatamente,
anche lei inizia a rendersi conto che non deve “portare il
mondo sulle spalle”.
Non è necessario che si preoccupi per Rose, sua cugina
saprà cavarsela!
Spero
che
abbiate apprezzato!
A
presto,
Lucia
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