Sotto
il sole
George
uscì nel giardino sul davanti di Grimmauld Place e si
stiracchiò
guardandosi intorno.
Finalmente
erano riusciti a trasformarlo in qualcosa di più accogliente
della
landa desolata che si era presentata ai loro occhi quando erano
arrivati.
Adesso
il ciliegio, nuovamente rigoglioso, ospitava un'altalena sotto i suoi
rami mentre un tavolinetto e alcune sdraio creavano un delizioso
angolo in cui rilassarsi.
Finalmente
libero da obblighi casalinghi, aveva decido di trascorrere un po' di
tempo all'aria aperta, dopo le ore passate nella
semi-oscurità della
casa dei Black.
Giunto
vicino alle sdraio si accorse che una era occupata da una figura
profondamente addormentata.
Un
sorriso gli sorse spontaneo sulle labbra.
Era
difficile vedere Hermione così rilassata.
Involontariamente
si trovò ad osservarla; non era più la bambina
coi dentoni che
avevano conosciuto quando era entrata ad Hogwarts.
I
capelli erano meno cespugliosi, la pelle sotto il sole appariva di
velluto, le labbra, leggermente dischiuse, sembravano un invito ad
essere baciate.
Seguendo
un impulso irrefrenabile, si chinò su di lei.
Era
a pochi centimetri dalle sue labbra quando lei aprì gli
occhi, forse
svegliata dall'improvvisa ombra sul volto.
«George!»
esclamò, sorpresa.
«Mi
hai riconosciuto!» ribatté il ragazzo a sua volta,
stupito. «Come
hai fatto, anche mia madre si confonde.»
Hermione
si sentì arrossire. Non poteva certo dirgli che riconosceva
l'odore
della sua pelle perché quando aiutava la signora Weasley
nelle
pulizie di nascosto affondava il naso nei suoi maglioni per bearsi
del suo profumo.
«Tu
invece cosa stavi facendo?» chiese, partendo al contrattacco
nella
speranza che lui non si accorgesse del rossore sulle sue guance.
«Osservavo
quanto sei bella.» confessò, spiazzando lei e se
stesso.
Non
era sua intenzione dirlo ma negli occhi aveva l'immagine di lei che
aveva visto poco prima e poi il fatto che lo avesse riconosciuto ad
occhi chiusi l'aveva stupito.
«Non
prendermi in giro.» protestò Hermione, risentita,
mettendosi a
sedere.
«Non
era mia intenzione. Lo penso davvero.» rispose George,
sedendosi di
fianco a lei. «Io sono stato sincero, ora tocca a te. Come mi
hai
riconosciuto?»
Hermione
gettò uno sguardo al petto del ragazzo, sperando che avesse
una
delle sue magliette con la G; sfortunatamente indossava una semplice
maglietta azzurra che, purtroppo per lei, evidenziava magnificamente
il suo fisico asciutto mettendola ancora più a disagio.
«Ho
tirato ad indovinare.» mentì.
«Ah,
capisco. Dovevo immaginarlo.» rispose il ragazzo,
profondamente
deluso.
Si
era accorto già da un po' di provare per Hermione qualcosa
di
diverso dell'amicizia e il gesto avventato che aveva quasi fatto poco
prima ne era la conferma.
Per
un attimo aveva sperato che il fatto che lei lo riconoscesse fosse il
sintomo di un qualche sentimento da parte di lei.
Improvvisamente
desiderò rintanarsi nel buoi della casa.
Tutto
quel sole non si addiceva al suo umore.
«Vado.»
disse, alzandosi dalla sedia a sdraio.
Qualcosa
nel suo tono di voce e nel fatto che non la guardava in volto la mise
in allarme.
Sembrava
impossibile eppure la sua risposta sembrava averlo ferito.
Immediatamente
sentì i sensi di colpa attanagliarle lo stomaco.
Per
un breve attimo la paura, la speranza, il timore ed il desiderio
lottarono dentro di lei ma presto la sua decisione fu presa.
«Il
tuo odore.» disse, mentre lui si avviava già verso
la porta.
«Cosa?»
chiese George, voltandosi, perplesso.
«È
così che ti ho riconosciuto.»
«Intendi
il profumo? Ma adesso non lo porto e poi io e Fred spesso ce lo
scambiamo.» rispose George, per nulla convinto.
«Non
il profumo. Parlo dell'odore della tua pelle.»
spiegò ancora, senza
il coraggio di guardarlo in faccia.
«E
tu come lo conosci?» domandò George, incuriosito,
inginocchiandolesi davanti.
«Hai
idea di quante volte abbia aiutato tua mamma a rimettere a posto
quella baraonda che è la vostra camera?» chiese,
cercando di
allentare la tensione.
«Quindi
è così, e dimmi, che te ne sembra?»
«Di
cosa?»
«Del
mio odore.»
A
quella richiesta Hermione abbassò ancora di più
il capo per non far
vedere quanto fosse arrossita.
Incoraggiato
da quel gesto, George le accarezzò i capelli per poi
portarle due
dita sotto il mento e costringerla ad guardalo negli occhi.
«Io
ad esempio adoro il tuo shampoo al miele e mi piace anche il profumo
alla vaniglia che porti di solito ma preferirei se ogni tanto non lo
mettessi così potrei sentire il tuo odore.»
sussurrò il ragazzo a
pochi centimetri dalle sue labbra.
Hermione
sentiva il cuore tentare di uscirle dal petto mentre una parte di lei
temeva fosse ancora uno scherzo, magari architettato insieme a Fred.
Istintivamente
gettò uno sguardo intorno a se, quasi si aspettasse di
scorgerlo
nascosto dietro una finestra.
«Non
è uno scherzo.» la rassicurò George,
quasi leggendole nel
pensiero. «Anzi, se Fred mi vedesse mi darebbe del
rammollito.»
«Non
so dirti che odore hai. So solo che mi dà un senso di
sicurezza.»
confessò infine, colpita dalla sincerità del
ragazzo e decisa a
ricambiare.
Sorridendo,
George portò una mano alla nuca di Hermione e
l'attirò a se.
Forse
avrebbe dovuto optare per un bacio a fior di labbra ma quando la
sentì così vicina a se non riuscì a
trattenersi dal baciarla con
tutta la passione di cui era capace deliziandosi nell'esplorazione
della sua bocca e gioendo della prontezza con cui lei aveva risposto.
Quando
infine si staccarono e si sorrisero, tra lo stupito e l'imbarazzato
mentre il sole sembrava splendere di più, felice del loro
amore
finalmente rivelato.
|