Kuzuryuu
stava sudando come un maiale.
Seduto
sul letto di camera sua, non riusciva a rimanere fermo. L’ora
era tarda, i gufi ululavano o latravano o qualunque fosse il verso che
facevano… e Peko era nel suo bagno a cambiarsi.
“Siediti
qui e aspettami” gli aveva intimato con un tono marziale che
mai le aveva sentito usare. E che gli aveva fatto onestamente paura.
Non
sapeva davvero cosa aspettarsi. Anche perché, durante il
corso di quella giornata e nelle precedenti, la sua fidanzata non
pareva essersi comportata in maniere strane o chissà che.
Insomma,
era completamente all’oscuro delle sue intenzioni. E gli
dispiaceva pensar male, ma una sana dose di paura si era fatta largo
nel suo stomaco.
Peko
Pekoyama era pur sempre la Super Spadaccina, capace di farti
letteralmente a fette con uno stuzzicadenti se ci si fosse messa.
Probabilmente solo Mukuro Ikusaba, la Full Metal Bitch della 78, era
potenzialmente peggio.
O
forse no. Sarebbe stato interessante vederle scontrarsi.
Sì,
ma anche chissenefotte. Io qui rischio di lasciarci la pelle, nel
peggiore dei casi. Già mi vedo quella stronza di Natsumi che
ride di me e dei miei poveri resti.
...ok,
no. Era ingeneroso da parte sua avere tutto questo timore. Peko non gli
aveva mai dato motivo di pensare che potesse diventare violenta per
chissà quale assurda ragione. Tra l’altro lui,
vuoi per piacere e vuoi per non correre il rischio di poterla
provocare, si era sempre comportato da gentiluomo nei suoi confronti.
Non
aveva nulla di cui preoccuparsi realmente. Forse.
Tsk,
se comincio a pensare come Nanami è davvero la fine.
“Ci
sono quasi, bocchan. Un attimo di pazienza” la
sentì urlare da dietro la porta chiusa.
“Non
chiamarmi bocchan, per la miseria porca!” le urlò
di rimando, usando un tono di voce forse eccessivo ma dettato dalla
tensione montante.
“Scusami”.
Ci
vollero ancora un paio di minuti, durante i quali
l’inquietudine dello Yakuza crebbe ulteriormente.
Poi
finalmente il bagno si aprì.
E
da lì…
Kuzuryuu
credette di avere un infarto. E forse lo ebbe anche.
Davanti
a lui apparve la Peko più bella e provocante che avesse mai
visto (e vorrei ricordarvi che l’aveva vista in costume da
bagno e in altri abiti non esattamente formali più di una
volta nel corso della sua vita): indossava un kimono blu, nella
sinistra reggeva un ventaglio aperto, i suoi splendidi capelli grigi
erano sciolti… e soprattutto…
Soprattutto…
L’obi
era allentato.
Ma
ancora più soprattutto…
Quello
era il kimono più scollato e sexy nella storia dei kimoni
scollati e sexy.
Avrebbe
quasi fatto prima a uscire senza nulla addosso, sarebbe cambiato
davvero poco. Perché, nonostante il vestito, praticamente
l’intera parte superiore del suo busto era esposta. Fin quasi
a… quella zona, già.
E
visto che la signorina era molto ben dotata…
“O
santo cielo! Bocchan, ti esce un mare di sangue dal naso!”
strillò affannandosi nel cercare un fazzoletto che potesse
bloccare quell’enorme fuoriuscita.
D’altronde
non ci sarebbe potuta essere reazione diversa da parte sua di fronte a
un tale spettacolo.
Tampona
qui e tampona lì, il peggio venne per fortuna scongiurato.
“Porca
puttana lurida… Peko… per favore… non
farmi mai più uno scherzo… simile… o
ci lascio davvero… le penne…”.
“Scusami
scusami scusami! Davvero non immaginavo questo disastro! Volevo solo
essere un po’... sensuale…”.
“Un…
un po’? Mi stavi… per
ammazzare…”.
“Beh,
vuol dire che hai apprezzato allora”.
“Come
potrei… non apprezzare… tutto questo ben di dio?
Anzi… ti rendi conto… che stando in questa
posizione… ti si vedono anche le costole?”.
“Oh.
Ok, va bene”.
“...”.
“E
dimmi una cosa, già che ci siamo. Sicuro di non avere
qualche problema di circolazione del sangue in questo
momento?”.
“Uh?
Che… cavolo dici?”.
“Mi
sto riferendo a questo” sorrise maliziosa portando un dito
verso la sua zona inguinale… che pareva essere un sacco
attiva.
“Voglio
dire, fra quello che ti è uscito dal naso e quello
concentrato lì non te ne deve essere rimasto poi
molto”.
“...senti
un po’ tu… hai forse tradito il clan?
Perché… al momento non trovo… altra
spiegazione… ai tuoi ripetuti tentativi… di
uccidermi…”.
“Di’
la verità, saresti morto col sorriso sulle labbra”.
“Nnnnnnnnnnnrgh…
sì…”.
*
“Gundam-san,
guarda qui! Su questo numero di Lo
Stregone 3000 si
parla di tutta una serie di complicatissimi rituali per accedere al
piano astrale senza la morte del corpo fisico!”.
“Sonia,
quelle sono cose da bambini. Guarda bene, il primo passo è
completamente superfluo per gente come noi. E poi lo sanno anche i
peggiori adepti che non bisogna mischiare il vello di un montone con
delle perle, la reazione delle energie negative farebbe esplodere
l’intero multiverso!”.
“Oh
cacchio, hai perfettamente ragione…”.
“Non
sono il maestro per nulla, d’altronde.
Fuahahahahahahahahahahahahahah! L’Impero Tanaka non
può perdere tempo con simili inezie da
dilettanti!”.
“Non
sai quanto amo la tua risata malvagia. Però aspetta, secondo
me stai prendendo la cosa con un po’ troppa
superficialità”.
“Mh?
Cosa intendi?”.
“Leggi
bene qua”.
“Uhm.
Specifica che questa fase può essere compiuta solo da due
praticanti di sesso opposto. E con ciò?”.
“Leggi
ancora meglio”.
“I
due dovranno soddisfare le condizioni descritte al punto precedente per
poi procedere con un’unione spirituale, fisica e metafisica”.
“E
questo cosa ti suggerisce?”.
“Che
chi scrive queste scemenze non sa più cosa inventarsi per
suonare pomposo?”.
“Non
hai tutti i torti, in effetti. L’unione metafisica mi sembra
una stupidaggine bella e buona. Ma quella fisica…”.
“Fisica?
Sto pensando quello che stai pensando tu?”.
“A
giudicare dalla sciarpa che ti copre gli occhi e dal colorito rossastro
della tua pelle… direi proprio di sì,
Tanaka-san”.
“...da
quando stiamo assieme tu mi chiami in questo modo solo quando devi
farti perdonare qualcosa”.
“E
cosa dovrei farmi perdonare, adesso come adesso?”.
“Nulla”.
“Quindi
perché ti avrei chiamato in quel modo?”.
“...perché
vuoi qualcosa”.
“Bravo
ragazzo, c’è altro in quella testolina oltre a
nomi apocalittici per creature immonde che in realtà non
esistono”.
“Aspetta
aspetta aspetta! Voglio essere sicuro di aver capito bene. Mi stai
chiedendo… di fare… quella cosa
lì?”.
“Se
intendi la cosa che inizia con ses
e
finisce con so…
ci hai azzeccato”.
*
...wow.
Che
Ibuki fosse un tifone umanoide era risaputo da tutta la scuola.
L’Impostore
ne era ben conscio, e in fondo era una delle cose che lo avevano fatto
invaghire di lei quasi all’istante.
Quindi
non era poi così inaspettato che fosse intraprendente e
audace anche quando si trattava di cose più… intime.
Magari
non così tanto, ecco.
Insomma,
non si aspettava di certo che una normalissima serata con cena e
concerto (anche se l’Impostore trovava difficoltà
a definire “musica” quella roba agghiacciante che
piaceva solo a Ibuki e Touko) si sarebbe conclusa con la loro prima
volta in camera di lei.
Prima
volta parecchio acrobatica, tra l’altro.
Credevo
che le ragazze fossero più timide in certe
occasioni…
“Hmmmggghee
Byakuyaaah…”
Si
voltò a guardarla, sdraiata scompostamente accanto a lui.
Scemo
io che credevo valesse anche per Ibuki.
“Hmmmsheee
dimmi ancora che shono un pasticcinoooh…”
mugugnò, tirando persino un calcio che colpì il
povero Impostore al ginocchio.
Ibuki,
profondamente addormentata, stava sbavando come un San Bernardo sul
cuscino e teneva la bocca aperta come un pesce appena pescato.
Sgraziata, un po’ buzzurra e per nulla elegante.
E
tuttavia l’Impostore non riusciva a non trovarla adorabile.
*
“E
una!”
Chiaki
sbuffò.
“E
due!”
Chiaki
abbassò il suo Nantendo
e
alzò lo sguardo verso Hinata.
“E…
oh porca vacca! Per un pelo! E tre!”
Se
gli sguardi potessero uccidere la schiena del ragazzo sarebbe stata
quantomeno in fiamme, e invece non si era nemmeno accorto
dell’occhiataccia che la Gamer gli stava lanciando.
“A-ah!
Siete cadute tutte ai miei piedi, eh? È il fascino del Super
Boh, lo so.”
Chiaki
roteò gli occhi. Si diede mentalmente della scema per aver
anche solo pensato che far giocare Hinata a Gal
Rifle poteva
essere una buona idea per… sì insomma…
lasciargli intendere determinate
cose. Stavano
insieme da ormai un po’ di mesi e, ad esclusione di
occasionali scenate da parte dell’altra moglie (per gli amici
Komaeda), le cose erano sempre andate bene. E il ragazzo si era
dimostrato anche un gentiluomo, senza mai fare pressioni per spingersi
oltre un certo limite con lei… solo che ora stava esagerando.
Va
bene la timidezza, ma ignorare i miei segnali è da fessi.
La
sua strategia comprendeva il farlo giocare a giochi più
“allusivi” rispetto a quelli che giocava di solito:
era partita con Dead
or Lie,
il picchiaduro con le signorine prosperose, fino ad arrivare al
già citato Gal
Rifle,
in cui dovevi mandare in estasi le ragazzine innamorate del
protagonista usando una pistola spara-frecce di Cupido. Una cosa
stupidissima ma che, sperava Chiaki, avrebbe inviato il messaggio ad
Hinata nella maniera più efficace.
“Guarda,
guarda Chiaki! Ho mandato la professoressa in doki-doki
mode!”
E
invece no.
“Pensi
di continuare la partita ancora per molto, Hinata-kun?”
“Altri
cinque minuti!”
“Lo
hai detto anche dieci minuti fa.”
“Scusa,
è che non ci ho fatto caso… oh cavolo, stava per
raggiungermi!” si distrasse di nuovo, sparando le frecce di
Cupido a una ragazzina con la marinaretta.
Ok,
quando è troppo è troppo.
“Hinata-kun.”
“A-ah,
sto facendo un punteggio fantastico!”
“Hinata-kun…”
“Dopo
provo la route con la ragazza tsundere, che ne dici?”
“HINATA-KUN!”
Gli
lanciò un cuscino, obbligandolo a girarsi.
“Ahia,
perché mi hai tirato-”
Chiaki
sollevò la maglietta, mostrando ad Hinata due buone ragioni
per interrompere la sua partita.
Hinata
lanciò via il joypad.
Chiaki
wins! |