Insanity

di Soul Mancini
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Insanity
 
 
 
 
Mi mordo il labbro inferiore fino a farlo sanguinare, poi sorrido trionfante.
Le mie mani sono imbrattate da un liquido denso e caldo, il suo odore mi dà alla testa. Ma non perdo la presa: spingo l'arco ancora più in profondità, voglio sentire la carne che si lacera, ci provo gusto. Ansimo, mentre due gemme ormai prive di luce puntano il mio viso nella penombra.
Ora lui non c'è più, lui che mi ha perseguitato e ossessionato.
Amava il suo dannato violino e la sua maledetta musica, quindi sarebbe contento di sapere che è stato ucciso insieme a essi.
Accanto a me sangue e legno si mescolano, si fondono in un'unica macabra pozza. Qualche scheggia trafigge i miei polpastrelli, ma non ci bado.
Allungo le mani sul corpo esanime e tasto con accuratezza la gola: uno, due, tre, quattro. Quattro incisioni perfette e affilate, come le corde dello strumento ormai distrutto.
Più una, lasciata con maggior vigore, che corrisponde all'arco.
Nessuna pulsazione, solo tiepida resa.
Un altro sorriso mi increspa le labbra e ben presto si tramuta in una risata amara, sporca, secca.
Rido con il cuore che sfonda le tempie e la follia a illuminarmi gli occhi.
 
 
 




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