Eeeeh,
con simile accoppiamento mica potevamo prenderci ed andare via tutti
felici!
Quindi via con
la botta di angst che non fa mai male!
Iniziativa: Questa
storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle
Time!” a cura di Fanwriter.it!
Numero
Parole: 1229
Prompt/Traccia:
A e B non si vedono da molto tempo. Si incontrano di nuovo quando le
loro famiglie/amici organizzano il cenone insieme
Nota:
ModernAU
Non vedeva Mitsunari da
tantissimi anni.
In realtà,
anche se gli era stata data più di un’occasione
per farlo in quel decennio, Ieyasu era sempre stato colto da una forte
amarezza nei confronti del suo ex ragazzo per poter effettivamente
considerare l’idea di rivederlo pacificamente.
Quell’occasione
sembrava proprio un’allegra beffa.
Masamune e Yukimura
festeggiavano, ormai, ben dieci anni di felice matrimonio quel giorno
di Natale. Li invidiava, invidiava la loro felicità, ma non
riusciva a mentire a se stesso. Era anche felice per l’amico.
Masamune era così entusiasta della sua vita matrimoniale con
Yukimura, dal giorno in cui entrambi avevano indossato la fede dorata
all’anulare, ed entrambi non avevano smesso di esserlo
nemmeno per un giorno nonostante le burrascose ma rare litigate.
Lui e Mitsunari non
erano stati altrettanto fortunati.
Ieyasu non capiva cosa,
di preciso, non avesse funzionato. Sicuramente aveva sbagliato lui, a
volere di più, a chiedere, ma nemmeno Mitsunari era
innocente, col suo carattere ritroso e così restio al
cambiamento. Con rammarico Ieyasu ricorda tutte le cose che si erano
urlati quella sera estiva di ritorno da un’uscita con gli
amici, prima che lui se ne andasse sbattendo la porta e tornando solo
alla mattina, trovando l’appartamento miseramente vuoto.
Non l’aveva
chiamato più, e Mitsunari aveva fatto lo stesso.
Era finita
così, tra di loro.
Gli anni erano passati.
Le cose erano cambiate. Lui credeva di essere cambiato. Ingenuo.
Il fantasma di
Mitsunari lo perseguitava in ogni singola relazione che cercava di
instaurare. Ieyasu non riusciva a dimenticarlo, anche se voleva. Voleva
sbarazzarsi di lui, di quel perfido anatema che gli aveva lanciato,
senza successo. Nessun amplesso tra le lenzuola arruffate del suo letto
l’avrebbe mai liberato dal giogo in cui era imprigionato.
Mitsunari
l’ha notato. Ovvio che l’ha fatto, a lui non
sfuggiva niente.
Ieyasu vorrebbe tanto
nascondersi dietro il suo bicchiere di saké, generosamente
riempito da Motochika che rideva su quanto tutto quello che assumevano
fosse completamente a carico “dello sposo” e che
quindi dovevano darci dentro solo per fargli dispetto.
Motochika non era
cambiato poi tanto.
Da quanto ne sapeva,
tenendosi in contatto con lui, si era sposato e aveva avuto un figlio.
Aveva anche perso la moglie che tanto aveva amato giusto
l’anno precedente, anche se osservandolo in quel momento non
sembrava minimamente angosciato. Forse stava meglio, o forse era
diventato bravo a recitare. Non lo sapeva, né avrebbe voluto
indagare.
La sua attenzione era
ormai, di nuovo, tutta su Mitsunari.
Gli sembra di tornare
adolescente, a quella volta in cui aveva avuto occasione di rivederlo
– ancora – dopo tanti anni. Erano solo
più adulti, ma l’emozione che provava era sempre
la stessa. Attrazione, solo cieca attrazione. Non erano cambiati poi
così tanto.
Anche Mitsunari
l’ha notato, ora ne è sicuro, anche se sta
parlando tranquillamente con Yukimura. Da quanto ne sapeva –
indiscrezioni di Chosokabe, come al solito –, Mitsunari si
era ritirato a Osaka e non usciva quasi mai dalla città. La
salute, ormai precaria, di Hanbei lo spingeva a rimanere sempre vicino
e vigile. Non gli dava torto, lui aveva fatto lo stesso mentre
Tadakatsu spirava tranquillo nel suo futon una sera di gennaio di
qualche anno prima.
Nel loro attaccamento
alle figure genitoriali erano pressoché identici.
Doveva aver sgarrato
solo grazie a Yukimura, che sicuramente aveva insistito. Era invidioso,
lui non aveva mai avuto simile ascendente su Mitsunari. Anche per
quello la loro relazione non aveva funzionato. Probabilmente lui e
Mitsunari erano diversi, fingevano di essere simili. Era
l’unica spiegazione non troppo amara della quale fosse
riuscito a convincersi.
Ieyasu non sa cosa
fare. Trovare Mitsunari lì non era piacevole, ma forse
scambiarci due parole non sarebbe stato così male.
All’improvviso il suo rancore perde di importanza. Vorrebbe
davvero parlargli.
L’occasione
gliela dona lo stesso Yukimura, che viene presto richiamato dal proprio
consorte – Masamune adorava pavoneggiarsi, con Yukimura
accanto – e abbandona Mitsunari a se stesso. L’uomo
rimane da solo, come sempre. Quando erano più giovani ci
sarebbe sicuramente stato Sakon accanto a lui, ma in quel momento non
era lì.
Il croupier sarebbe
volentieri venuto, lo sapeva, se non si trovasse a Montecarlo a
lavorare temporaneamente al casinò della città
– aveva fatto una tale carriera che era spesso richiesto
anche all’estero – e avesse mandato Katsuie anche
come suo portavoce a quella festa. Convivevano da diversi anni, Katsuie
e Sakon, e ormai le voci su un loro possibile matrimonio erano
diventate un succoso pettegolezzo. Era convinto che, effettivamente,
tornato dalla Francia Sakon si sarebbe proposto. Era così
prevedibile in fondo.
Mitsunari continuava a
rimanere da solo, tanto che Ieyasu decide di cogliere
quell’opportunità per parlarci. Probabilmente non
ne avrebbe avuto occasione, o comunque la successiva gli si sarebbe
presentata solo al successivo anniversario dei due colombi che stavano
dando spettacolo non troppo lontano da lì.
« Mitsunari.
» la sua voce è tranquilla, o almeno
così vorrebbe farla sembrare. L’uomo di fronte a
lui alza lo sguardo grigio. A parte qualche ruga agli angoli degli
occhi, Mitsunari conservava ancora tutto il suo fascino.
« Ieyasu.
» il suo tono è neutro, ormai spoglio di tutta la
passione con cui Mitsunari pronunciava il suo nome. Sono due perfetti
estranei, ora.
« Ti trovo
bene, Mitsunari. » si era scordato quanto l’uomo
accanto a lui odiasse simili frivolezze. Infatti questi gli lancia
un’occhiata astiosa, che Ieyasu riesce a stemperare con una
lieve risata. Era come trattare con un animale selvatico.
« Sei
invecchiato, Ieyasu. » sibila nella sua direzione.
« Fammi
indovinare, parole di Hanbei? » Mitsunari arrossisce, colto
in fragrante, ma non nega. Lo trova divertente e tenero insieme. Sa che
non hanno molto da dirsi, anche se vorrebbe fargli tante domande.
Vorrebbe sapere, ma non se lo può permettere.
« Ti sei
sposato? » stranamente, è Mitsunari a sorprenderlo
con simile domanda. Ieyasu lo guarda, quasi sconvolto, prima di
sorseggiare il proprio champagne in cerca di una risposta elegante.
« No.
» replica, non trovando qualcosa di meglio. Mitsunari non
reagisce alle sue parole, o almeno non glielo fa intendere. «
Tu, Mitsunari? » l’uomo lo osserva improvvisamente
triste, poi prende un sorso dal suo calice.
« Ci sono
andato vicino, una volta. » mormora, perso in
chissà quali ricordi. Ieyasu non sente il bisogno di
indagare. Sono rimasti soli, gli altri erano già rientrati
nel locale intirizziti dal freddo in cui stanziava Tokyo già
da una settimana. Il silenzio è scandito dallo shishi
odoshi, e il giardino in cui si trovano è una bolla di
quiete nel caos cittadino. Doveva ammettere che Masamune aveva scelto
proprio bene quel posto.
«
E’ meglio che rientriamo. » mormora a se stesso, ma
ben conscio che Mitsunari lo sente. Lo guarda negli occhi. Sembra
davvero per un istante che non sia passato del tempo e loro due fossero
ancora due amanti felicemente innamorati. Forse è per quello
che si sporge un poco e unisce le sue labbra a quelle di Mitsunari.
Questi non lo respinge, ma nemmeno lo incoraggia. Il loro contatto pare
durare un’eternità, prima che il rumore di
qualcosa di rotto – colpa di Chosokabe, ci scommetteva
– li separi. Si guardano ancora negli occhi, per un breve
istante, e poi Mitsunari lo supera con l’intenzione di
precederlo.
Ieyasu si appoggia una
mano sulle labbra, sentendo chiaramente il sapore di Mitsunari sulle
labbra.
E’ sicuro che
non lo rivedrà mai più. Ma quel bacio lo sa bene
che lo tormenterà fino alla tomba.
|