Quell'anno
l'albero lo aveva fatto più tardi.
L'ottavo
giorno del dodicesimo mese, con suo sommo dispiacere, Jane Collins lo
aveva trascorso all'università, impegnata a ripetere e
disperarsi per le prove intercorso che si sarebbero tenute nei giorni
seguenti.
E
forse, a ben pensarci, il sottile filo sul quale pareva essersi
adagiata la sua vita nei mesi precedenti, aveva cominciato ad
allentarsi proprio allora.
Le
avrebbe fatto davvero comodo dare tutta la colpa agli esami imminenti,
alle giornate infinite di corsi, al poco tempo che aveva a disposizione
persino per una chiacchierata con la sua migliore amica, ma la
verità era molto più semplice e banale di quanto
si potesse immaginare.
Dietro
ai musi lunghi, allo stress accumulato, e alla malsana voglia di
mollare tutto, c'era il disperato bisogno di sentirsi vicina a qualcuno
che fisicamente era lontanissimo.
Chris.
Sempre
e solo lui.
La
sua partenza per gli States era stata quasi improvvisa, e seppure Jane
non avesse tentennato un solo istante e lo avesse spinto ad accettare a
piene mani l'opportunità che gli era stata offerta, non
poteva non ammettere che ne era stata devastata.
La notizia che il suo fidanzato fosse stato scelto da alcuni
professori come portavoce di un progetto nel quale lui e alcuni
compagni di corso si stavano impegnando, era arrivata a fne settembre,
poco prima dell'inizio del nuovo anno accademico, e dopo un paio
di mesi che avevano trascorso insieme, e che erano stati
meravigliosi, quasi a ripagarli di quei momenti infelici vissuti
durante il periodo della sua cecità.
Avevano trascorso il ferragosto a casa dei genitori di Jane, poi Chris
l'aveva portata a casa sua per presentarla alla propria famiglia, e
nella prima settimana di settembre erano entrambi tornati a Belfast, al
campus, nonostante fosse ancora piuttosto presto per l'inizio delle
lezioni.
Erano
stati bene, si erano amati, coccolati, presi in giro come al solito, e
baciati più volte di quante se ne possano contare o
ricordare. E poi, proprio come un fulmine a ciel sereno, la partenza
per Chicago.
Fissando
quell'albero di Natale issato nel soggiorno di casa sua, Jane
ricordò lo scintillio negli occhi di Chris, quando le aveva
annunciato la decisione presa dai suoi professori, che lo vedeva
protagonista di quella trasferta in America che almeno in principio,
sarebbe dovuta durare fino a Natale.
Poi
però quei meravigliosi occhi verdi, di colpo avevano smesso
di brillare, come succede all'abero quando lo si priva delle serie di
luci che lo rendono così perfettamente ipnotico, e Chris
l'aveva attirata al suo petto per stringerla talmente forte, nella
tenera e disperata illusione di colmare così quello spazio
che di lì a poco si sarebbe frapposto tra loro.
Considerato
il fuso orario, i mille impegni di lei e di lui, era stato difficile
persino riuscire a trovare un momento per parlarsi, ma loro due non si
erano mai persi d'animo, e anche se con mille ritardi, incoincidenze e
difficoltà, erano riusciti a tenersi in contatto costante,
almeno nelle prime settimane.
Poi
però le cose si erano fatte più complicate.
Avevano
cominciato a battibeccare per delle sciocchezze; non perchè
ci fosse un reale motivo per farlo, ma semplicemente per la stanchezza,
lo stress di una lunga giornata, e la frustazione per essere
così maledettamente lontani. Il più delle volte
si urlavano contro solo perchè avevano troppo bisogno l'uno
dell'altra.
Fingevano che non gliene importasse poi così tanto, quando
avrebbero solo voluto passare la notte abbracciati nello stesso letto.
Però
dopo qualche ora riuscivano a tornare quelli di sempre: arrivava per
entrambi un momento in cui avvertivano la necessità di
rassicurarsi a vicenda sul fatto che fosse tutto apposto, che i giorni
stessero passando, che presto si sarebbero rivisti e allora sarebbe
stato tutto più semplice.
La
prima volta in cui avevano litigato sul serio, il calendario segnava
proprio l'otto dicembre.
Anzi, a Chicago era l'otto dicembre, a Belfast il nove era iniziato da
poche ore.
Chris
le aveva infatti telefonato svegliandola nel pieno della notte, mezzo
ubriaco, per dirle che non sarebbe tornato per Natale, e nemmeno per
Capodanno. Jane era da poco riuscita a chiudere occhio quando il
telefono era squillato, troppo in ansia per l'esame del giorno dopo,
che per giunta lui pareva aver completamente rimosso dalla memoria.
Quando
aveva afferrato il dispositivo e aveva letto il nome del suo fidanzato
sul display, nonostante l'ora, nonostante la giornata di merda che
aveva appena trascorso, la ragazza aveva instintivamente sorriso.
Aveva
subito ingenuamente pensato che il suo Chris si fosse ricordato
all'ultimo momento della prova del giorno dopo , e che volesse soltanto
rassicurarla un pò.
Non
se la prendeva se ogni tanto lui dimenticava qualche particolare come
quello. Capiva benissmo che la vita di Chris a Chicago fosse
altrettanto stressante, e piena....non poteva ricordare tutte le prove
intercorso, (e purtroppo per lei, ne erano davvero tante) che Jane
avesse in quel periodo. Lei stessa gli diceva quotidianamente di star
studiando, ma pretendere che Chris ricordasse tutte le date delle
suddette parti d'esame, beh, sapeva che sarebbe stato pretendere un po'
troppo, dato che nemmeno lei riusciva a star dietro a tutti gli impegni
di lui.
A causa di quella maledetta distanza, di quel maledetto fuso orario, e
di quel fottuto mondo che pareva proprio esserglisi messo
irremovibilmente contro, e che si serviva delle strategie
più disparate per allontanarli sempre di più.
Proprio come accadeva quando uno dei due stava per mandare un messaggio
o appartarsi un attimo per una telefonata. Ecco sopraggiungere
qualcuno o qualcosa che li costringeva a rimandare.
Però
non c'era istante della giornata in cui Jane non si sentisse per un
attimo più leggera al solo pensiero di sentire la sua voce e
confidarsi con lui, raccontargli tutto... e quella notte non fece
eccezione.
Solo
che Chris la stava chiamando da una discoteca, era mezzo ubriaco, le
aveva dato una terribile notizia, e per di più, c'era una
voce in sottofondo ma terribilmente vicina e pericolosa, che continuava
a dire al ragazzo di chiudere la telefonata e tornare a ballare e
divertirsi con lei.
Era
stato a quel punto che Jane aveva perso le staffe, che aveva chiuso la
telefonata arrabbiata e ferita; era stato a quel punto che calde
lacrime le avevano bagnato il viso, e che aveva desiderato con tutta se
stessa che l'America non fosse mai esistita. In singhiozzi, aveva avuto
la sensazione di star lentamente e inesorabilmente perdendo Chris, e
allora aveva pianto ancora più forte, perchè non
ne sopportava nemmeno l'ipotesi, l'idea. Lo voleva al suo
fianco, per sempre.
Ma
lui era spigliato, intelligente, gentile e così dannatamente
bello, che sarebbe stato da pazzi non volerlo per sè.
E lei era pronta a scommettere che le americane non fossero affatto
pazze, per sua sfortuna.
Si
fidava di Chris, non aveva mai dubitato del suo amore, non dopo tutto
quello che lui si era inventato per starle accanto nel periodo
più difficile della sua vita, ma saperlo in una discoteca,
ubriaco, probabilmente circondato da ragazze, e non poter nemmeno dire
quando avrebbe potuto riabbracciarlo, la fece dare di matto.
Ovviamente
quella notte non era più riuscita ad addormentarsi, e
ovviamente, date le premesse, non era riuscita a concentrarsi durante
l'esame, che per inciso, non aveva passato.
Inizialmente
si era persino rifiutata di rispondere alle chiamate di Chris, il quale
messosi in contatto con Scott e Sophie aveva scoperto tutto, e per
farsi perdonare, oltre a mandarle mille messaggi in cui le chiedeva
scusa per averla chiamata in quel modo, a quell'ora, per essersi
ubriacato, per averle anche solo fatto pensare che potesse dare
attenzioni a qualcun'altra, le diceva che l'amava, e che avrebbe fatto
l'impossibile per tornare il più presto possibile.
Jane
non aveva resistito molto: aveva finito per piangere disperata con lui
dall'altro capo del telefono, a gridargli con voce spezzata che le
mancava da impazzire, e che avrebbe dato tutto per poter riessere
stretta dalle sue braccia, guardata da quegli occhi, e baciata da
quelle labbra di nuovo.
Quella
era stata forse l'unica volta in cui era crollata sul serio, e l'unica
volta in cui finì per piangere anche Chris con l'oreccio
incollato al ricevitore, devastato per le stesse e identiche ragioni, e
animato dagli stessi e identici desideri.
Sembravano
due bambini capricciosi, e ne erano perfettamente consapevoli, ma si
volevano più intensamente di quanto di possa concepire...ed
erano così maledettamente distanti!
Malaguratamente,
nei giorni seguenti, Jane aveva capito che quella voce femminile che
aveva sentito la sera dell'otto dicembre, apparteneva a una nuova
collega di Chris, e la cosa non la faceva stare per niente tranquilla. Lui
però continuava a ripeterle che l'amava e che non vedeva
l'ora di poterglielo dimostrate come Dio comanda, e le spedì
persino una pallina di Natale con la promessa di riuscirla a vedere
appesa all'albero prima che quest'utlimo fosse smontato il sei
gennaio...un gesto del tutto simbolico, che per loro due
però significava tanto.
La
promessa di riabbracciarsi presto.
Sarebbe stato quello il regalo più bello che avrebbero
potuto contemporaneamente ricevere e donarsi a vicenda. E si sa che a
Natale i regali sono quasi d'obbligo.
Ecco
perchè quando tutti gli sforzi e i tentativi di Chris di
riuscire a concludere la trasferta prima della fine dell'anno, furono
resi vani, Jane ci restò malissimo.
Perchè
per loro l'ultimo dell'anno non era soltanto San Silvestro, non poteva
riassumersi nei preparativi per Capodanno, nei fuochi d'artificio di
mezzanotte e nel brindisi con gli amici.
Esattamente
un anno prima, quello stesso giorno, Jane e Chris si erano conosciuti
in aeroporto.
In
un certo senso, anche quello era il loro anniversario...e ci sarebbero
stati almeno cinquemila kilometri a dividerli. Se solo lui glielo
avesse chiesto, lei avrebbe mollato tutti e lo avrebbe raggiunto...ma
Chris pareva non aver minimamente pensato a quella
possibilità.
Con
quel pensiero in testa, Jane staccò la pallina
arrivata direttamente da Chicago dall'albero, sforzandosi di trattenere
le lacrime.
Le mancava troppo.
I
mesi appena trascorsi erano stati duri, perchè dopo aver
riacquistato la vista aveva dovuto faticare parecchio per rimettersi in
pari con tutto, e l'essere così distante da Chris non aveva
fatto altro che peggiorare le cose. Non di una, ma di cento volte.
Non
poterlo guardare negli occhi, non vederlo sorridere, non poter giocare
con i suoi capelli, non carezzargi il petto, non sentire il battito del
suo cuore sotto la testa, non riuscire a intrecciare le mani con le
sue, non baciarlo con tutto l'ardore del mondo, non sentirsi il suo
corpo adesso e dentro, era per lei quanto di più frustrante
si potesse provare.
Non
ce la faceva più. Lo rivoleva indietro.
Forse
era un suo limite, ma non era fatta per le relazioni a
distanza.
Ed
era più che certa che se non si fosse trattato di Chris, se
non si fosse trattato del ragazzo che amava con tutta se stessa e
più di stessa, non avrebbe retto.
Ma
era impensabile anche solo immaginare di rinunciare a lui, quindi aveva
fatto l'impossibile, nonostante i mille ostacoli, perchè
aveva davvero il viscerale, sconvolgente, violento, carnale bisogno di
averlo vicino.
Nemmeno
il Natale aveva senso se lui non c'era.
" Jane" a riportarla alla situazione reale fu la voce di suo padre, il
quale le stava porgendo il proprio cellulare "l'hai dimenticato di
là, e sta squillando da un pò" aggiunse
passandoglielo.
" Sophie" esclamò la ragazza, rispondendo alla
chiamata e salutando la sua migliore amica
" Ei" si sentì dall'altro capo del telefono
" Come stai?" subito dopo
" Bene" rispose lei, dopo un attimo di esitazione
" Dico davvero, Jane" precisò l'altra
" Vorrei solo che fosse qui con me" sussurrò a quel punto
lei, mettendo finalmente quella pallina al proprio posto sull'albero.
Come per rassegnarsi all'idea di non poterlo stringere.
" Lo so che è folle, ma il Natale ha perso un bel po' della
sua magia quest'anno" aggiunse subito dopo
" L'hai trascorso a casa con la tua famiglia...hai fatto l'abero e il
presepe come sempre, c'è stato il pranzo di Natale,
c'è stata l'insalata russa come da tradizione, i dolci di
tua zia, e le tombolate a fine serata. In fondo non è
cambiato nulla rispetto agli altri anni"
" Temo di esser cambiata io. Mi sono innamorata, e mi sento davvero
un'ingrata anche solo nel pensarlo, ma tutto questo non mi basta
più.
Sono meravigliose le luminarie per strada, le vetrine illuminate, la
gente che si accalca alle casse dei negozi per incartare i regali di
Natale, ma io quell'amosfera festosa quest'anno non l'ho sentita.
Non hai idea di quante canzoni natalizie abbia ascoltato in questi
giorni, perchè le adoro e adoro il Natale, e voglio che
torni ad essere bello e magico come quando ero bambina, ma non ho
trovato un solo verso che non mi riportasse a Chris"
" Sono una cretina, lo so, ma mi manca da morire Soph. Oggi
più di sempre"
" L'anno scorso a quest'ora eravate ancora convinti di trascorrere il
Capodanno a Londra" ricordò Sophie
" Ti rendi conto che quello mi ha baciato il giorno stesso in cui ci
siamo conosciuti?" rise a quel punto Jane, ricordando quella giornata
così insolita
" E questo dovrebbe bastare ad assicurarti che ti ha amato sin dal
primo istante, prima che potesse rendersene conto.
E tu non sei stata da meno! Non si bacia proprio chiunque allo scoccare
del nuovo anno, sopratutto se lo si conosce solo da qualche ora "
" Ultimamente però lo sento distante" ammise Jane a bassa
voce
" E ci credo! C'è un oceano a dividervi!"
" Jane ma seriamente...che ti aspettavi?! Tu hai letto troppi romanzi!
La distanza complica le cose, è un dato di fatto. E' normale
litigare per le schiocchezze, è normale appellarsi a ogni
pretesto, è normale sentirsi stanchi ed esausti. E'
difficile, tremendamente, e io lo so bene, perchè mio padre
ha vissuto lontano da noi per anni e non sai quante volte ho visto mia
madre coprirsi il viso con le mani per non farmi notare le lacrime.
Sai bene che sono arrivati quasi a separarsi definitivamente,
però non sono riusciti ad andare fino in fondo.
La vita li ha messi a dura prova, ma loro non sono capaci di
rinunciare l'uno all'altra. Questo è l'amore.
E nel vostro piccolo, tu e Chris state vivendo la stessa esperienza.
Ti conosco, e so bene che se non fossi stata davvero perdutamente
innamorata, avresti già lasciato perdere...oppure ti saresti
abituata accettando di saperlo distante.
Ti devo forse ricordare di Jonas? La sua lontananza non ti è
mai pesata davvero, siete andati avanti per inerzia, nessuno dei due si
è disperato, vi siete semplicemente rassegnati a vivere
distanti, e non avete mai provato l'impluso di mandare tutto al diavolo
semplicemente perchè non vi siete mai voluti abbastanza. Non
è stata la distanza a separarvi.
Con Chris è diverso. Vi amate così tanto che vi
è impossibile pensare di mollare, e vi è
impossibile abituarvi a vivere senza potervi stringere e baciare. Ecco
qual è il vero problema.
Se non fossi completamente persa per lui, non staresti facendo una
tragedia del fatto che non sia lì con te"
" Avevo il sospetto di starne facendo una tragedia...ma grazie per
avermelo confermato" rise a quel punto Jane
" D'altronde se non lo amassi non ne faresti una tragedia.
Praticamente non hai scelta, Jane. Lo ami troppo, e perciò
stai male per ogni studipo dettaglio.
Ma lui ti ama allo stesso modo, e presto tornerà da te"
" Mi uccide non sapere quando"
" Non starà per sempre a Chicago. Ha detto a Scott che
è troppo frenetica come città per poterci vivere
a lungo, e poi ci manchi tu" la rassicurò Sophie
" Però sai che ti dico? Che se si fosse trattato di me,
avrei reagito mille volte peggio. Non gliela avrei fatta passare liscia
per per avermi fatto fallire un esame, per avermi fatto ingelosire come
se non ci fosse un domani di quella sua collega...con me non sarebbe
stato così semplice fare pace. E se fossi stata in lui non
l'avrei fatta passare liscia neanche a te, per esserti dimenticata, a
causa dei troppi impegni all'università, di chiedergli come
fosse andata la presentazione del progetto. Quindi, e fammi finire
altrimenti perdo definitivamente il filo del discorso, considerato
tutto questo, mi stupirei se non stessi così giù
oggi.
Penserei che c'è qualcosa che non va se non stessi pensando
a quanto cavolo ti manca quel cretino, se non ti stessi sforzando per
non piangere di fronte all'albero di Natale. Perchè lo so
che sei sul punto di farlo.
Perchè si sa che il Natale è sinonimo di festa,
di famiglia...e dal momento in cui la tua vera famiglia è
diventata lui, non puoi che sentirti incompleta quando non
c'è.
Però, da migliore amica, devo dirti che anche se ti capisco,
sei una stupida lo stesso, perchè ti stai perdendo le ultime
ore dell'anno, perchè dovresti essere qui, e nonostante
tutto dovremmo festeggiarlo insieme l'inizio di questo 2017.....guarda
che saresti ancora in tempo! Mando Scott a prenderti?"
" Ma no...a momenti arriveranno zii e cugini e non posso più
filarmela"
" Tu però, goditi queste ultime ore per tutte e due, mi
raccomando" ammonì Jane
" Io c'ho provato lo stesso" ridacchiò Sophie
" Grazie " disse soltanto lei, pensando a quanto potesse volerle bene
" Ci sentiamo dopo per gli auguri baby" e in quel modo la sua
migliore amica la salutò.
" Jane, ma non hai ancora appaecchiato la tavola?"
" Mamma, sono stata fino ad ora al telefono con Sophie"
" Sbrigati perfavore...tra poco saranno tutti qui" le
raccomandò la donna, sparendo di nuovo in cucina
" Ma quanti siamo in tutto?" face appena in tempo a domandarle
" Sedici" rispose la signora Collins
" Ah no, scusa mi sono confusa. Siamo quindici" ritrattò
subito dopo
" Chi è che non viene?" si informò a quel punto
lei, cominciando a disporre i piatti
" Avevo contato anche la ragazza di Peter, ma non ci
sarà" si affrettò ad aggiungere la mamma
" D'accordo" disse lei, passando a disporre i bicchieri.
Pochi secondi dopo le arrivò un messaggio, e lasciando
alcuni commensali privi di posate, Jane afferrò il cellulare
per leggerlo.
Lo aprì e la prima cosa che vide fu un albero di Natale
gigantesco sullo sfondo e Chris in primo piano.
' Buongiorno amore, qui è tutto pronto per la grande festa
di stasera. Voi come ve la state cavando?'
" Jane...te lo faccio volare quel cellulare se non ti-"
" E' Chris" la interruppe lei con un sorriso triste, e la madre
alzò gli occhi al cielo, sapendo di aver già
perso in partenza. Quando si trattava di lui Jane mollava tutto e tutti.
' Mia madre mi ha appena minacciato di far volare il mio cellulare, ma
le ho detto che eri tu e c'ha rinunciato'
' hahahahahaha hai preparato le lenticchie?'
' sì, ma c'è talmente tanta roba che non so se
avrò ancora spazio quando arriverà il loro turno'
' mangiale ;)'
' perchè?'
' potrebbero portare fortuna'
Proprio in quel momento fu interrotta dall'arrivo dei parenti.
Salutò zii e cugini, e poi, con il suo solito ritardo
andò a cambiarsi in camera sua.
Indossò un vestitino che le stava d'incanto, il primo vero
regalo che Chris le aveva fatto dopo aver riacquistato la vista, e poi
tornò il salone, giusto in tempo per l'antipasto che sua
madre e sua zia stavano già servendo. Tra un boccone e
l'altro recuperò il cellulare e riaprì la
conversazione con il suo ragazzo (che era rimasta alle lenticchie
fortunate) ma notò che lui non si connetteva da allora, e
pensò che fosse impegnato con i preparativi per la serata.
Le aveva detto semplicemente che avrebbe aspettato l'arrivo del nuovo
anno nella piazza più famosa di Chicago, assieme alle
persone che aveva conosciuto in quei mesi trascorsi in America.
Di certo Jane non poteva immanginare che fosse stato costretto a
impostare la modalità aereo.
Tra una chiacchiere e l'altra, passarono i primi, i secondi, i
contorni. Aiutò le donne di casa a servire le varie portate
e si intrattenne per un po' con zii e cugini in salotto.
Ogni tanto controllava se Chris se le avesse mandato un messaggio, ma
niente, nessun segno di vita.
Solo Sophie che continuava inperterrita a riempirle la memoria del
cellulare di foto della festa che era stata organizzata a Belfast, alla
quale lei e Scott avevano preso parte, e alla quale ovviamente era
stata invitata anche Jane.
Prima che potesse rendersene conto da sola, vide i suoi familiari
imbaccuccarsi da capo a piedi e dirigersi verso la porta. A quel punto
si accorse del conto alla rovescia in tv, e realizzò che
mancavano meno di trenta secondi alla mezzanotte. Il suo cuore
sussultò, perchè avrebbe voluto un bacio da Chris
più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E invece non sarebbero nemmeno riusciti a scambiarsi gli auguri allo
scoccare del nuovo anno... perchè a Chicago erano ancora le
quattro di pomeriggio, dannazione!
" Dai Jane, ci siamo quasi" fu suo cugino Peter a prenderla sotto
braccio e spingerla fuori, dove tutti gli altri erano già
pronti per vedere i fuochi d'artificio e stappare lo spumante.
Durante il countdown la ragazza si imbambolò a fissare il
cielo stellato.
Si chiese dove diavolo fosse Chris in quel momento e
immaginò che stesse facendo lo stesso, dandosi della stupida
il momento successivo..sempre perchè a Chicago doveva essere
ancora giorno.
Non le si affacciò alla mente nessun altro motivo per il
quale il suo ragazzo avrebbe potuto avere di meglio da fare, piuttosto
che fissare il cielo.
Partecipò assieme alla sua famiglia agli ultimi dieci
secondi del conto alla rovescia, perchè in fondo
erano dei momenti che aveva sempre amato, carichi di aspettative e
speranze; e forse fu proprio perchè era troppo impegnata a
gridare senza distogliere lo sgaurdo delle stelle, che si perse
ciò che stava accadendo giusto alle sue spalle.
Non si accorse minamente che quei 'dieci' 'nove' 'otto' erano
interrotti da degli spintoni seguiti da 'ma guarda che modi!' e intanto
'sette' sei' 'cinque' quattro' 'permesso, permesso' 'tre' 'ma
è-' 'due' 'non ci credo!' 'uno', e poi il solito boato, le
solite esclamazioni di goia, i soliti spettacoli pirotecinici e la
solita allegria.
Ma Jane restò ferma e immobile, per un battito di ciglia
confusa e incredula quasi come quando aveva scoperto che Harry e Chris
fossero la stessa persona.
Perchè nell'istante esatto in cui aveva finito di gridare
'uno', si era ritrovata con le labbra impegnate in un bacio da capogiro.
Ma le bastò un decimo, o forse un centesimo di secondo per
riconoscere il suo sapore, il suo respiro sulla propria bocca, e
capirci sempre meno lasciandosi andare completamente.
Chris?! Era troppo bello per essere vero, eppure era lui, e la stava
baciando proprio come uno che è in astinenza di linfa vitale
da mesi.
Come uno che ha aspettato quel momento da sempre.
Come uno che si è sentito solo per troppo tempo.
Come uno che ha avuto paura di rovinare tutto con la distanza.
Come uno che ha lottato, e finalmente ha vinto.
Come uno che è felice di essere di nuovo a casa.
Come uno che non avrebbe potuto perdersi quel bacio per niente al mondo.
Come se necessitasse di lei per riprendere a respirare.
Si baciarono fino a restare senza fiato.
" Chris" fronte contro fronte "ma..come...che" Jane non c'aveva capito
proprio niente, ma era talmente felice da non riuscire nemmeno ad
articolare parole.
" Ogni ragazza merita di essere baciata allo scoccare dei dodici
rintocchi, e io non potevo permettere che proprio alla mia non
accadesse" sussurrò, prendendole il viso tra le mani, occhi
negli occhi.
Lei fece fatica a trattenere una lacrima, perchè quella
frase la riportò immediatamente all'anno precedente.
Esattamente 365 giorni prima, non un minuto in più, non un
minuto in meno, lui le aveva detto proprio così per
giustificare il bacio improvvisato.
" Ti amo" sussurrò Jane, emozionata più che mai,
e a quel punto Chris l'attirò a sè e la strinse
forte, fortissimo.
" Anche io, amore mio. Non immagini nemmeno quanto mi sei mancata"
aggiunse con il viso nascosto nel collo di lei, finalmente a casa.
Restarono così per un po', senza sentire il bisogno
di dire nulla, semplicemente avvinghiati l'uno all'altra, mentre tutti
gli altri erano ormai tornati dentro, si erano già dati gli
auguri, e brindavano al nuovo anno.
Ma loro due non c'erano per nessuno. Se ne stavano sotto le stelle
abbracciati, e si baciavano lentamente, consapevoli di avere ora tutto
il tempo del mondo.
Si decisero a raggiungere il resto della famiglia solo quando si resero
conto che rischiavano un congelamento vero e proprio; Chris
abbracciò i genitori della ragazza, i quali gli strizzarono
l'occhio complici, e poi salutò tutti i parenti.
Raccontò qualcosa della sua esperienza in America, con Jane
seduta sulle sue ginocchia, e ammise di aver coinvolto i genitori di
lei in quell'improvvisata.
Tutti furono d'accordo nel dire che la sopresa fosse riuscita
benissimo, Jane per prima.
L'orologio segnava quasi le due del mattino quando i parenti tolsero il
disturbo, e i genitori della ragazza andarono a dormire lasciandoli
soli.
" Saliamo anche noi?" domandò a quel punto lei, ancora
seduta sulle sue ginocchia e con le braccia legate attorno al collo di
lui
" Tra un minuto" sussurrò Chris, baciandole dolcemente la
fronte
" Che hai in mente?"
" Ti fidi di me?"
" Sì" Jane rispose senza la minima esitazione.
Come se i momenti difficili non ci fossero mai stati.
Come se Chicago non si fosse mai intromessa tra loro.
Come se non fossero mai stati così lontani.
Come se quella mancanza al centro del petto non fosse stata
così dilaniante.
Bastava guardarsi negli occhi lucidi di felicità e stare
abbracciati stretti stretti sul divano di casa, per annullare tutto il
resto.
" Allora vieni" e così dicendo, Chris la scostò
appena per potersi alzare, e prendendole la mano, la
trascinò proprio sotto l'albero di Natale.
Luccicava esattamente come aveva fatto per tutti i giorni precedenti,
ma per Jane non era mai stato più bello di quella notte,
semplicemente perchè lo stava guadando insieme a lui, dopo
averci sperato e averlo agognato dal primo minuto.
Chris sfiorò con le dita la pallina che lui stesso aveva
acquistato a Chicago, mentre con l'altro braccio teneva Jane stretta a
sè.
" Te lo avevo promesso che sarei riuscito a vederla appesa all'albero"
disse soltanto, un attimo prima di sfilarla dal ramo e prenderla in
mano.
E in quel momento Jane rivide se stessa fare lo stesso e identico
gesto, infinite volte, nel disperato tentativo di sentirlo
più vicino. Poi però successe una cosa che non si
aspettava: Chris svitò il gancetto che teneva insieme le due
metà della pallina di Natale.
" Ma non la vorrai mica romp-" e le parole le morirono in gola,
perchè si accorse che lui reggeva tra le mani una catenina
d'oro bianco con un ciondolo appeso, che a sua volta riproduceva una
pallina di Natale con una J intrecciata a una C incisi sopra. Sul retro
del ciondolo, piccolissima, vi era incisa una scritta: Natale 2016.
" Amore mio, ma è bellissima!"
" Ti piace davvero?"
" E' il secondo regalo più bello della serata, dopo il tuo
bacio di mezzonotte. L'adoro!"
" L'ho comprata il giorno in cui i professori mi hanno detto che
probabilmente non saremmo riusciti a terminare il progetto prima della
metà di gennaio. Lo stesso in cui mi sono ubriacato per la
rabbia e per la tua mancanza e ho finito per sputarti addosso quella
bella notizia nel peggior modo possibile. Avrei potuto
ritrattare tutto il giorno dopo, dicendoti che avevo l'intenzione di
fare l'impossibile per tornare almeno per il trentuno, ma poi mi sono
immaginato questo momento, ho sognato te che mi guardavi esattamente
come hai fatto quando hai realizzato che fossi davvero qui con te, e ho
capito che non avrei potuto perdermelo per niente al mondo.
E' stata una corsa contro il tempo, una sfida contro me stesso, uno
schiaffo in faccia ai cinici che non credono nell'amore e nel
Natale: ho giurato che sarei tornato da te in tempo per allacciarti
questa catenina al collo, e per dirti che mai, nemmeno per un secondo,
ho smesso di pensare a noi.
So bene di non essere stato un fidanzato modello in quest'ultimo mese,
ma l'unico motivo per il quale andavo sempre di fretta, ero
perennemente nervoso e stanco, era amputabile al fatto che dovessi
studiare e lavorare al progetto giorno e notte, per finirlo in tempo, e
mantenere la mia promessa. L'unica cosa di cui mi importava era
liberarmi al più presto di tutto quello che mi separava da
te"
" Chris, ci sono stati giorni in cui ti ho amato fino ad odiarti"
ammise la ragazza, il cuore in mano
" E giorni in cui ho odiato il fatto che mi mancassi così
dannnatamente tanto" continuò
" Mi sono mancate le piccole cose di ogni giorno, le stupidaggini. Il
messaggio del buongiorno che non riuscivi a mandarmi per via del fuso
orario, per esempio.
E una miriade di altre cose che se ti elencassi ora,
considererei cavolate pure io. E poi mi sono mancati i baci, gli
abbracci, la carezze, i pizzicotti, le prese in giro, le battute, e i
tuoi occhi.
Quelli mi sono mancati più di qualsiasi altra cosa, a
parimerito solo con la bocca che immaginavo ogni notte su di me.
E i nervi a fior di pelle, la gelosia, il nervosismo e la stanchezza
sono stati solo una conseguenza del disperato bisogno che
avevo di sentirti vicino.
Però ora che sei qui e che mi guardi finalmente negli occhi,
ora che baci e che mi stringi, non mi importa più di quanto
sia stato diffiicile. Adesso è tornato tutto a posto, adesso
sto bene"
Chris la strinse forte a sè e la bacio più volte
sulle labbra, prendendole il viso tra le mani, baciandola con passione,
fino a restare senza respiro.
A quel punto le allacciò la catenina al collo, e poi
tornò a baciarla di nuovo "l'unico posto in cui mi sento a
casa è dove sei tu, e voglio restarci il più a
lungo possibile" sussurrò tra un bacio e l'altro,
attirandola sempre di più contro di sè.
" Puoi restarci anche per sempre"
" Proprio quello che intendevo" e la baciò ancora,
stringendole i fianchi, e spostando le labbra sul collo di lei,
seguendo la traccia segnata dalla catenina che le aveva appena legato
al collo, e scendendo sempre più giù, fino
all'incavo dei seni. Spostò le mani dai fianchi alle cosce
coperte dalle calze di nylon, e con un gesto veloce e impulsivo le
intrufolò sotto il vestito delle ragazze per poterle tirare
giù.
Jane sussultò ma non si oppose, anzi, provò un
solletico ormai familiare nel basso ventre, e improvvisamente tanto
caldo, come se non fosse il primo gennaio, e Chris non la stesse
spogliando davanti all'albero di Natale acceso.
A quel punto lui si abbassò all'altezza delle sue
cosce, dove erano rimaste le calze, e lentamente le spinse
giù fino a sfilargliele del tutto, baciandole dolcemente la
pelle man mano che si avvicinava alle caviglie. Con le calze le
sfilò anche le scarpe,e Jane poggiò i piedi nudi
su quelli di lui per non prendere freddo.
" Voglio fare l'amore con te" sussurrò Chris, guardandola
dritto negli occhi
" Non resisto più" aggiunse un attimo dopo, completamente
disarmato
" E voglio spogliarti qui, di fronte a questo albero"
" Ma se escono i miei dalla camera, se ci sentono o-" fu costretta a
trattenere il respiro quando Chris portò le mani sotto le
sue natiche coperte e la sollevò, attorcigliandosi le gambe
nude della ragazza ai fianchi e facendo scontrare le proprie
intimità, già in estasi. Avanzò fino
bloccare la schiena di Jane al muro più vicino, e riprese a
baciarla sulle labbra, sempre meno pudicamente, infilando le mani sotto
il vestito e carezzandole il ventre. Lei di nuovo trattenne il respiro.
" Obiezioni?" sussurrò sulle sue labbra già
gonfissime di baci.
Jane fece segno di no con la testa, poi gli sbottonò la
camicia con le mani tremanti dal'eccitazione e dal desiderio.
In un secondo il ragazzo le sfilò sia le mutandine che il
reggiseno, lasciandole il vestito addosso.
" Chris" lo riprese con voce roca, in un misto tra un rimprovero e una
preghiera a sorprenderla sempre così
" Come la prima volta" disse soltanto lui, occhi negli occhi, fronte
contro fronte.
Poi tornarono a baciarsi: le mani di Jane finirono sulla sua cintura, e
quelle di lui sul vestito, che abbassò per lasciare
completamente scoperti i seni. Totalmente esposti a lui.
Con solo i boxer addosso, prese a baciarle il collo, poi i seni, mentre
con le mani la palpava dappertutto, e lei si contorceva dal piacere a
ogni suo tocco, tirandogli i capelli e spingendolo con la testa sempre
più in basso. Intanto il vestito cadeva giù,
più sotto dell'ombellico.
Poi, con il solo aiuto delle dita dei piedi e della parte inferiore
delle gambe Jane riuscì a tirargli giù
i boxer, muovendosi inevitabilmente con il bacino contro quello di lui,
mentre Chris la lasciava fare e si concedeva un minuto per guardarla
estasiato.
Quasi completamente nuda, eccitata e vogliosa, con i floridi seni al
vento, le labbra rosse e gonfie, la catenina da lui regalatale legata
al collo che brillava sulla sua pelle, le luci dell'albero di Natale
che si riflettevano sul suo corpo a intermittenza, e quel che era
rimasto del vestito di Capodanno attorcigliato poco più in
basso della vita, era una visione da capogiro.
Troppo bella per essere reale. Eppure lo era, era la sua meravigliosa
fidanzata, pronta a far l'amore con lui, dopo mesi e mesi di attesa.
Senza interrompere il contatto visivo, le strappò pure
quell'ultimo pezzo di stoffa.
" Ti amo Jane Collins, ti amo davvero tanto" sussurrò
baciandole la fronte, poi gli occhi, il naso, le labbra
" Anch'io Chris, ti amo da morire" e gli rubò un ennesimo
bacio
E per qualche istante restarono così,
completamente nudi e avvinghiati, a guardarsi con occhi innamorati e
corpi accaldati, con un albero di Natale a fare da testimone a quella
meravigliosa e insolita scena d'amore. Poi acchiapparono i vestiti sul
pavimento e tenendosi per mano corsero su per le scale, fino alla
camera di lei; vi entrarono, lasciarono cadere gli indumenti dove
capitava, e si chiusero la porta alle spalle.
Il risveglio del mattino successivo fu il più bello del
mondo per entrambi. Erano esausti, ma banalmente felici
BUONSALVEEEE!!!!
Dopo mesi di silenzio, sono tornata con questa one-shot tipicamente
natalizia.
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, e aspetto come sempre di
sapere cosa ne pensateee ;)
Un bacione, E BUON NATALE a tutti voi
<3<3<3<3
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