Perchè
per me “procrastinare”
e “essere inopportuna” non sono verbi, sono stili
di vita. E perché troppa
atmosfera natalizia é dura da sopportare quando ormai il
Natale è finito. Avrei
potuto puntare sul capodanno. Ma, come ho detto prima… Ah,
è anche, probabilmente, un po' senza un senso complessivo,
ma che volete, io scrivo lunghe, complicate e noiosissime long, di one
shot questa è la prima.
Halloween’s Party
La
festa di Halloween è da sempre qualcosa di irrinunciabile a
Zootropolis. Forse
persino più del Natale o dell'ultimo dell'anno. Il trentun
ottobre è divenuto
negli anni il coronamento di tutto ciò che la
città rappresenta.
"Ognuno può essere
ciò che vuole"
recita il motto cittadino, dunque, a maggior ragione, a Zootropolis il
giorno
di Halloween... bhe, ognuno può diventare letteralmente
ciò che
vuole.
Almeno
per una notte.
Con qualche
eccezione forse, aveva pensato Nick entrando nella
sala riunioni della centrale di polizia.
Quell'incredibile
palla di lardo di Clawhauser era il meno credibile, con un top rosso e
un finto
ciuffo biondo sul muso, in una quasi dissacrante emulazione della
popstar
Gazel. Nick ringraziò mentalmente qualunque cosa avesse
impedito al ghepardo di
indossare anche la minigonna con i sonagli.
Il
capitano di certo non era messo meglio. Quel ridicolo completo da
mummia non
gli si addiceva per nulla, tanto più che con la sua stazza
pareva più un rotolo
di carta igienica con le corna. E no, non centrava nulla il suo
immancabile cinismo.
Era semplicemente un dato di fatto.
Tavoli
e sedie per l'occasione erano state ammassate nello sgabuzzino per
lasciare
posto ad un bar davvero poco credibile (Niente alcolici, ma scherziamo?)
e ad una pista da ballo improvvisata in cui l'intera centrale si
dimenava
scompostamente sulle note dell'ultimo singolo di Kitty Perry.
Salutò
distrattamente due o tre facce conosciute, e cercò di farsi
largo tra la folla
sudata. Rischiò di farsi calpestare almeno una dozzina di
volte nel tentativo e
pregò che una certa coniglietta di sua conoscenza non avesse
avuto la sua
stessa idea.
Perchè,
insomma, lei, così piccola e tenera, in quel marasma di
idioti esaltati non
sarebbe riuscita a fare nemmeno un balzo prima di venire
irrimediabilmente
schiacciata.
Sudò
freddo solo a pensarci.
-Ehi
Wilde, bel costume!- sghignazzò Shang al suo indirizzo.
Contando che la tigre
aveva una zucca intagliata al posto della testa, Nick
preferì non infierire ulteriormente
coinvolgendolo in una serie di osservazioni decisamente pungenti. Come
ad
esempio il fatto che quella zucca serviva probabilmente a nascondere le
corna
lasciate in regalo da sua moglie non meno di un mese prima...
No,
quella sera Nick aveva chiuso il suo amato cinismo in un cassetto e
contava di
trattenerlo fino alla fine.
Probabilmente.
Forse.
Ok,
con un 20% scarso di possibilità, ma comunque meglio di
niente.
Finalmente
dopo qualche minuto riuscì a vedere la luce fuori dal
tunnel, o per meglio
dire, in fondo alla sala e si accasciò con un sospiro su uno
degli sgabelli del
bar.
Wolfang,
la divisa da cameriere e una finta ferita alla testa (che per altro
sembrava
più una bistecca), gli rivolse un cenno mentre lucidava
metodicamente i bicchieri
già puliti. Evidentemente non era il solo a non aver
digerito la faccenda degli
alcolici.
Con
un sospiro Nick scrutò annoiato la folla nella speranza di
scorgere un paio di
orecchie argentate saltellare verso di lui.
-Problemi
di cuore Wilde?- lo apostrofò il lupo, ricominciando a pulire
la fila di
bicchieri.
Nick
lo ignorò bellamente.
Quando
sopraggiunsero le dieci al poliziotto pareva di essere
irrimediabilmente finito
in una di quelle commediole da quattro soldi dove il protagonista, solo
e dannato,
sciorina al barista i suoi dubbi esistenziali per poi terminare la
serata
ubriaco fradicio.
Bhe, lì il rischio
di sbronzarsi nemmeno
c'era.
Con
un grugnito posò il muso sul bancone.
Davvero,
non sarebbe caduto nel cliché del “solo e
dannato”. Aveva soltanto bisogno che
un po’ di alcool in corpo lo aiutasse ad arrancare verso la
fine di quella
tremenda serata. I dossier sulla scrivania che lo attendevano
l’indomani sembravano
quasi un male necessario a quel punto.
-Nick!-
Oh,
per tutti i mirtilli, miele, miele per le sue orecchie.
Si
girò verso la voce con un perfetto sorriso da predatore, la
noia esistenziale già
gettata alle spalle.
La
sua coniglietta preferita era proprio di fronte a lui, scivolata in un
abitino
arancione senza maniche ed un mantello dal collo altro verde scuro
legato con
un nastrino sulle spalle.
-Hopps,
se il tuo desiderio era quello di diventare una tenera carotina non era
necessaria tutta quell'arancione, sai? Bastava un ciuffo verde sulle
orecchie.-
cinguettò furbescamente balzando giù dallo
sgabello.
Judy
lo fissò stranita, e, comprendendo in ritardo la sottile e
terribilmente
volpesca insinuazione, mise su uno di quei bronci irresistibili che
più che
scoraggiare le furberie le incrementavano a dismisura. Per la gioia di
una
certa volpe.
-Per
tua informazione il mio è un costume da vampiro!- fece
notare un po' offesa.
Nick
si pose teatralmente una mano sul cuore -Madame, chiedo perdono per la
mia
stupidità. D'altronde la vostra bellezza è
talmente abbagliante in questa dolce
serata che la mia mente ha smarrito la via...- recitò.
Judy
rise e Nick percepì distintamente le sue budella fare un
salto e il suo cuore una
tripla capriola. Ma forse era solo perché il volume delle
casse era
eccessivamente alto.
-Siete
un pessimo adulatore, signor Wilde- sorrise divertita.
Quel
sorriso! Sentì i peli della schiena drizzarsi da quanto era
dolce quella
visione.
Controllo,
Nick!
Con
delicatezza afferrò la zampa della sua coniglietta e la
portò con sé sulla
pista. Fortunatamente si era passati ai lenti e ben pochi in centrale
avevano
scelto di cimentarvisi in quella serata.
-Mia
signora, lasciatemi dire che siete un'ottima ballerina- le
confidò
all'orecchio. Judy scosse la testa, ma gli si fece un po’
più vicina.
-Non
stiamo ballando, Nick, stiamo solo ondeggiando a destra e a sinistra-
gli fece
notare.
-Dettagli,
carotina.-
-E
comunque dov'è il tuo costume? Avevi promesso che ti saresti
travestito anche
tu! O tutti e due o niente, ricordi?-
-Ma
io sono travestito! Sono travestito da me stesso.- fece notare con una
punta
d'orgoglio mostrando la sua figura con un gesto delle zampe.
-Non
era quello che intendevo- sbuffò la coniglietta cercando di
reggere con una
zampina il mantello troppo lungo. Nick, senza pensarci, sciolse, il
nastro che
reggeva l'ingombrante tessuto e se lo mise a braccio con un gesto
plateale.
Judy
alzò gli occhi al cielo ma il nasino tremava di divertimento.
Anche
Nick tremava, ma per altre ragioni.
-Me
lo spieghi il perché? Troppo timido per mostrarti in
costume?- mormorò curiosa
Judy mentre la musica rallentava ancora. Ora stavano semplicemente
dondolando
sul posto.
-Uhm,
coniglietta ottusa. Prova a pensarci…-
-Ma
poi tu troveresti il modo di cambiare discorso, razza di volpe
truffaldina- lo rimbrottò
bonariamente.
Nick
cedette con un sospiro.
-Guardati
intorno carotina. Questa è la vera essenza di Zootropolis in
fondo...- ammise un
po’ troppo acidamente. Si era ripromesso di stare sul
leggero, ma quando mai il
suo subconscio lo seguiva?
-Tutti portano delle maschere,
tutti cercano
di essere quello che non sono. E no, non mi riferisco a te. Tu sei una
dei
pochi animali che incarna quello che dovrebbe essere il vero senso di
questo
posto. Tu non fingi di essere una poliziotta. Tu sei una
poliziotta,
e lo sei perché lo vuoi davvero, non perché
qualcuno ti ha chiesto di esserlo.-
mormorò Nick.
Ed
è per questo che io… No,
imbecille, quello è un altro discorso!
Nick
si accorse che i grandi occhi di Judy si erano fatti un po’
lucidi. Galassie intere
dovevano essere intrappolate in quegli occhi.
-Nick...-
-Non
ho messo un costume perché per una sera voglio essere solo
me stesso. Solo
Nicholas Phiperius Wilde. Solo una volpe acuta che passa il tempo con la
sua
coniglietta ottusa. – sorrise un po’ mestamente.
Bugia.
Vorrei
poter stare con te sempre. Poter essere io quello di cui hai bisogno.
Sempre.
Anche se sono una volpe truffaldina. Anche se sono un poliziotto solo
perchè ci
sei tu, con me. Anche se anch'io, alla fine, porto una maschera.
Persino
quando vorrei solo togliermela e farmi vedere da te.
-E’ buffo no? L’animale che è
l’essenza stessa
dell’apparenza, della non-sostanza, che vuole abbandonare le
maschere…-
-Nick,
tu non… -
-Non
dirmelo, carotina. Non dirmi che non è vero
perché non è così. Nonostante tu
sia la cosa più deliziosa di questo mondo non puoi
cancellare in un giorno anni
di pregiudizi sulla mia specie. Soprattutto perché, non
tutti i pregiudizi sono
infondati...-
Gli
occhi viola si fecero ancora più grandi e più
lucidi.
Razza di
idiota, perché, perché hai dovuto dirle la
verità? Avresti potuto dirle che non
volevi rovinare il tuo stupido orgoglio!
Ma
d’altro canto non era mai stato bravo a mentire con lei.
Non
mostrare
mai il tuo lato debole...
Questo
le aveva detto quel giorno sulla funivia.
Non
lasciare
che gli altri ti vedano davvero.
Non fargli
credere di averti in pugno.
Non cedere,
non fargli capire che ti importa.
Ne
aveva fatto la sua vita, di quei motti.
Eppure
si ostinava, sempre e comunque, a lasciarli in sospeso. A mettere per
un po’ la
versione volpe in una sorta di muto stand-by e lasciare solo la
versione Nick Wilde
quando era con lei. A permettersi di farlo. Di mostrarsi, di far
credere, di
cedere.
Era
sempre così con Judy Hopps. E per questo e mille altre
ragioni Nick la
considerava un miracolo vivente, una fonte inestinguibile di luce e
calore nel
cui tepore avrebbe sempre e comunque potuto rifugiarsi.
Un
piccolo miracolo che diversamente da tutto il resto si sarebbe tenuto
ben
stretto. In tutti i sensi.
-Ma
guardiamo il lato positivo, carotina.- ruppe il silenzio -Qualunque
cosa avessi
fatto non
avrebbe mai potuto essere peggio dei risultati di Clowhauser-
Judy
era ancora seria, ma gli concede uno sbuffo divertito.
Perché sa che è quello
di cui lui ha bisogno ora. Perché lei sa sempre,
inspiegabilmente tutto di lui
senza nemmeno chiedere. Perchè nonostante la sua maschera,
lei vede.
Anche
adesso é consapevole di quanto lei sia diventata
indispensabile. Di quanto ne
sia irrimediabilmente dipendente. Sente la sua maschera invisibile
scivolargli
un po’ più giù e non può
fare a meno di sorridere.
-Per
lo meno é stato piú originale di qualche volpe di
mia conoscenza-
Terribilmente
necessaria. Assolutamente irresistibile.
-Di
certo é più spaventoso.-
-Nick...-
lo ammoní lei.
Ah,
coniglietta ottusa. Sempre troppo, troppo gentile con tutti.
Nick
aprì il lungo mantello verde e avvolse Judy come se fosse un
cucciolo perché il
lento ormai stava sfumando per prepararsi all’arrivo della
mezzanotte e lui
aveva paura di vederla sfuggirli dalle zampe come uno spettro.
-Coraggio
agente Hopps, le luci della ribalta ci attendono-
Con
un balzo convinto Judy saltò tra le braccia della volpe.
-Carotina,
hai intenzione di attentare alla mia vita, o alla tua?- chiese Nick un
po’
imbarazzato, afferrandola saldamente. Quel vestitino attillato non
aiutava a
mantenere le apparenze.
La
coniglietta non aggiunse nulla, ma si aggrappò stretta al
collo dell’amico.
-Stufa
di ballare col mio stomaco? Potrebbe offendersi, lo sai questo?-
-Zitta,
volpe ottusa, sto adempiendo ai miei doveri di vampiro.-
sospirò aumentando la
stretta. Era un po’ come essere abbracciati e coccolati allo
stesso tempo. Era
una bella sensazione.
-Mi
risulta che i vampiri succhino il sangue, non che strangolino povere
volpi
innocenti. A meno che tu non sia un koala vampiro...-
Nick
sentì il suo nasino tremargli sulla clavicola, probabilmente
per l’assurditá
dell’uscita.
Avrebbe
passato ore a baciare quel nasino.
-I koala sono imparentati con gli orsi- borbottó Judy
stancamente.
-Bhe,
le volpi sono imparentate coi lupi, ma non per questo io e Wolfgang ce
la
intendiamo-
Lanció
un'occhiata al povero lupo che in fondo alla sala stava ancora pulendo
bicchieri.
-Nick...-
-Uhm-
-Lo
sai che quello che stiamo dicendo non ha senso, vero?-
Sembrava
sforzarsi di mettere una parola dietro l’altra.
Piccola,
adorabile coniglietta assonnata.
-Carotina?-
-Cosa?-
-L’anno
prossimo mi travestirò. Promesso.-
La
vide sollevare lo sguardo su di lui, sorpresa.
-Ma
solo ad una condizione…-
Judy
annuì soffocando uno sbadiglio sul suo collo.
-Che
tu ti vesta da carota. Come ho già detto ti basta solo un
ciuffetto verde fra le tue adorabili orecchiette... Io mi
vestiró da mirtillo e saremo tutti e due adorabilmente
ricchi di vitamine e contenti, che te ne pare?-
Tutto
sommato sopportò stoicamente il colpo al fianco che
seguì. Forse perchè era davvero fin troppo debole
rispetto a quanto era abituato.
-Andiamo
a casa carotina?-
La
maggior parte del distretto aveva giá lasciato la sala da un
pezzo. La musica
si era fermata tempo prima, ma Nick ancora si ostinava a dondolare
piano quasi
stesse cullando quel
prezioso miracolo
che era Judy Hopps placidamente addormentata tra le sue braccia.
Piccola
coniglietta ottusa.
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