I nostri amori impossibili
Fersen ti ha
salvato la vita.
La gratitudine è
un sentimento che scalda il cuore, e lo accende al crepitio di una fiamma
nuova, e qualche volta può confondere.
Non sai come potrai
mai sdebitarti; hai aperto gli occhi solo un istante prima di svenire e lui era
lì. Credevi fosse un sogno, invece era vero. Ti sei risvegliata nel tuo letto e
lui era sempre lì, al tuo capezzale e ti sorrideva.
È tornato dopo
quattro anni; eri certa che un giorno, vi sareste nuovamente incontrati. Sapevi
che Hans sarebbe tornato in Francia. Ne eri certa per un motivo molto preciso.
Oscar, noi ci
rivedremo un giorno, ti aveva detto prima di partire per
la Svezia. Non ne avevi mai dubitato.
Finalmente la
regina avrebbe ritrovato un po’ di felicità. Soprattutto, si sarebbe
allontanata per un po’ dalla Polignac e dalla sua cattiva influenza, con tuo
sommo piacere; in questi anni, Sua Maestà si è gettata a capofitto in ogni
sorta di sfrenato divertimento solo per colmare il vuoto, il tedio e la
solitudine che la opprimono.
Sai che Fersen
potrebbe riempire quel vuoto… oh, se soltanto lei non portasse il peso di una
corona sulla testa. Che pensiero inutile, perfino sconveniente per il
Colonnello delle Guardie Reali.
Vorresti soltanto
che lei fosse felice, ed è un desiderio sincero. Ti basterebbe, e sei convinta
che saresti felice così.
Se la tua regina è
serena, sarà solo un bene. Sarà migliore e più saggia. Diventerebbe quella
grande sovrana che il popolo attende, che ora si nasconde sotto vesti preziose
e stravaganti, che gioca d’azzardo inconsapevole delle cifre spaventose che
butta al vento.
La ferita
riportata nell’agguato ti fa male, ma il dolore non spegne la speranza. Il
dottore ha detto che devi stare a riposo almeno un mese, se vuoi recuperare
l’uso del braccio.
Speri di guarire
più in fretta, e a dire il vero, non
t’importa. Se devi, tornerai a Versailles avvolta nelle bende, anche se
hai sempre fatto di tutto per starne il più lontano possibile.
Non vuoi perdere
nemmeno un minuto.
Non vuoi perdere
neppure uno sguardo.
Sarà una gioia
vedere Maria Antonietta sorridere d’autentica felicità, non quella effimera ed
evanescente delle feste di palazzo e dei balli in maschera a Parigi fino a
tarda notte, che stordiscono i sensi e sfiancano le membra, ma quella vera data
dagli affetti più sinceri, quella genuina di un amico che torna da lontano dopo
lungo tempo.
Il cuore è così
leggero in certi momenti…
E ti capita così
di rado…
*****
Hanno cercato di
ucciderla, quasi ci riuscivano.
Quando l’hai vista
cadere a terra, colpita alle spalle… per un attimo, il terrore t’ha
paralizzato, e t’ha lasciato solo quando hai visto i vostri assalitori fuggire.
Credi di sapere chi
possa essere il mandante di quell’imboscata. Quella donna maledetta; l’avevi
messa in guardia dalle possibili rivalse della contessa, ma Oscar a volte è
troppo impulsiva e testarda.
È stato facile
attirarla, usando il nome della regina.
Per fortuna è arrivato
Fersen.
Alla fine è
tornato.
Hai visto Oscar
sorridergli in un modo che non ti è piaciuto.
È ridicolo, ma non
ti senti tranquillo. Oscar da qualche giorno è più ansiosa del solito, a volte
sembra leggermente distratta, come se fosse con la testa altrove… non è da lei.
La convalescenza la rende irritabile, ed è insolito che abbia voglia di tornare
a corte, e glielo hai fatto notare.
“Davvero strana
questa fretta che hai di rimettere piede a Versailles. Non credo sia per
sbugiardare la Contessa di Polignac… Qual è il vero motivo, Oscar?” Le hai
chiesto con reale interesse, mentre la osservi impugnare la spada, per saggiare
la forza del braccio e il recupero naturale dei movimenti.
Come da
previsione, lei si è attaccata ai suoi doveri di soldato, risposta che non ti
ha sorpreso, ma ti ha lasciato insoddisfatto.
“Sempre troppo
ligia al dovere, Colonnello. Credevo che medaglie e onorificenze non fossero di
tuo interesse!”
Il tono è
scanzonato, e perfino lei non trattiene un sorriso.
Chi pensi d’ingannare,
Oscar? Solo un pensiero inespresso.
Hai un sospetto, ma speri non sia quello che pensi. È un
vago timore, un sentimento sottile e infido che ti accompagna da qualche anno,
ci convivi sperando di addomesticarlo e che domani non ti morda a tradimento.
In certi momenti è più nitido e lacerante, altre volte sembra sciogliersi sotto
il peso di pensieri vani.
Quattro anni fa, prima del rientro di Fersen in patria,
era come oggi: un pezzo di ghiaccio che brucia sul cuore.
Una possibilità
ancora lontana, pensavi.
Sapevi di mentire.
Più che altro, a
te stesso.
È già successo, o
sta per succedere; quel conte svedese svelerà ad Oscar i tormenti dell’amore.
I tuoi li terrai
per te, ma oggi certe verità fanno paura.
****
Dopo tre settimane
hai rimesso piede a corte.
La prima impressione
ti ha turbata: è autunno inoltrato, pare che l’aria abbia uno strano profumo,
come se la primavera fosse in anticipo e il sole tiepido della stagione bussi
alle finestre delle reggia per entrare.
La regina sembra
sempre più bella, come un fiore prezioso, una rosa delicata nell’attimo in cui
sboccia.
Così l’ hai
descritta a Fersen, quando ti ha chiesto se era cambiata attraverso gli anni.
L’hai sentita,
quella nota di lieve incertezza nella voce, come un’esitazione. E dopo il tuo
cuore ha tremato per poco.
Ma non hai voluto
badarci.
Il loro incontro
improvviso era gioia pura.
Hai letto estasi
negli occhi limpidi e sinceri di Maria Antonietta nell’istante in cui hanno
incrociato quelli di Hans.
La stessa gioia
nello sguardo del conte, solo più trattenuta.
Eri un testimone
senza parole, mentre i pensieri ammutolivano.
Non hai mai visto
amore passare in uno sguardo.
Mai amore è
passato nel tuo.
Improvviso, ti
piomba alla memoria lo sguardo di André, quel verde troppo profondo che
nasconde tutto quello che non ti dice, e che non può dire.
E tu a volte fai
finta di non vedere cosa passa nello sguardo del tuo amico, un bagliore che
palpita di un desiderio indecifrabile. Per convenienza. Per quieto vivere.
Semplicemente è
più facile.
Allora per un
attimo, hai paura; Fersen e Maria Antonietta non nascondono nulla, se perfino
tu leggi cosa c’è nei loro occhi che s’incrociano e subito fuggono timorosi.
Vorresti che la
regina non fosse così cristallina, così ingenua, così facile all’inganno. Col
suo atteggiamento limpido e schietto, troppe volte la sovrana di Francia si
espone al pericolo del pettegolezzo; il problema sono i suoi nemici. Ne ha così
tanti.
Si nascondono
dietro i ventagli ornati delle dame, dietro le porte di Versailles, nelle
anticamere e nei corridoi della reggia, scivolano sui marmi policromi dei
pavimenti senza farsi notare, con le riverenze, i loro sorrisi falsi di
circostanza.
Adesso la regina è
felice; cammina come se non fosse ancorata al suolo, leggera come una nuvola
fatta di luce.
Si nota, lo vedono
tutti.
Lo vedi anche tu.
È una felicità contagiosa
come una febbre violenta, e altrettanto pericolosa. Indebolisce la volontà, il
cuore e la mente.
Andrè se n’è
accorto: al tuo amico non sfugge mai nulla di quello che ti riguarda, e questo
a volte t’irrita.
Non ti piace
sentirti esposta.
Non sei come Maria
Antonietta; non sei cristallina, né trasparente come vetro, il più delle volte
sei ombrosa e indecifrabile, eppure André riesce ad andare oltre il tuo
sguardo, maschera di cielo che nasconde i temporali che porti dentro.
Qualche anno fa ti
chiedevi come facesse ad affrontare quei temporali senza temerli.
Oggi sai che la
risposta è solo una, quella che non vorresti.
Chi ama riesce a
leggerti dentro. Fino in fondo, dove gli altri non arrivano. Dove neppure tu
arrivi.
*****
Avevi ragione, sta
succedendo qualcosa nel cuore della tua Oscar.
Tua… Magari fosse
così.
L’unica cosa che
puoi vantare è l’amicizia; qualcuno direbbe che è perfino troppo, per un servo.
Anche la tua educazione è un privilegio che altrove non avresti avuto.
Non importa.
Te lo fai bastare,
te lo imponi, quasi.
In fondo, sei più
fortunato di tanti altri.
Non rinunceresti
alla tua fortuna per nulla al mondo; starle accanto può voler dire
soffrire, ma stare lontano da lei sarebbe solo peggio.
È normale
scegliere il male minore.
Sta accadendo e non puoi farci niente.
Quante volte ti sei
chiesto, quando... Ti stavi solo preparando e ti sei rassegnato a ciò
che era solo questione di tempo, una legge di natura di cui il generale non si
è preoccupato.
Non potevi temere
quello che sapevi, alla fine, sarebbe successo, ma vorresti non essere così
bravo a leggere il suo cuore.
Potevi pregare
Dio, e non lo hai fatto, perché sarebbe rimasta una preghiera inascoltata, come
tutte quelle che nascono dall’egoismo.
Hai pregato invece,
per poterlo sopportare come stai facendo.
Sei diventato paziente.
Non per virtù, ma
per necessità.
Per bisogno,
l’essere umano si adatta quasi a tutto. Se al bisogno si unisce l’amore, ogni
rinuncia è tollerabile.
Il sacrificio si
trasforma in estasi.
Quelli come te,
con spregio ti chiamano cane fedele, ma non ne hai l’indole, nonostante
l’apparenza.
In fondo, non hai
scelta.
È l’amore che
sceglie.
Sai di essere un
egoista; non avresti mai voluto vederla innamorata di qualcuno che non sei tu.
Lei invece è così
inconsapevole. Così ignara di cosa sia l’amore, della forza che possiede, del
tumulto interiore che scatena e che nulla placa, se non l’oggetto del suo
interesse.
Quello svedese le
sta rubando il cuore, e tu puoi solo restare in silenzio, a guardare mentre lo
fa.
Se solo volesse,
il nobile svedese potrebbe portartela via, e tu saresti impotente, senza alcun
diritto di lottare per lei. Il tuo sentimento è una catena che ti sei legato al
collo, forse non del tutto da solo.
Non sei altro che un
servo. Ricordalo, André.
In modo che tu non
abbia niente da reclamare, sogni da pretendere.
Nessuno può
rubarti quello che non hai.
Dunque, stai
tranquillo: Fersen non la guarderà mai come una donna. In questo caso, Dio deve
averti ascoltato.
Lei soffrirà, e tu
la guarderai soffrire senza fare nulla.
Non avrai
consolazione da offrire, né lei, altera e orgogliosa com’è, te ne chiederà. Eppure, tu ci proverai, con
poche parole e magari, qualche piccolo gesto gentile, come ravvivare il fuoco
nel camino, o porgerle una tazza fumante di cioccolata.
E in quel momento,
sai che le brilleranno gli occhi, unica ricompensa al tuo amore nascosto.
Siamo solo
all’inizio del vostro calvario.
*****
Fersen è tornato in
Francia solo per prendere moglie; deve farlo pur non essendo innamorato. Alla
rivelazione, ti sei scandalizzata come una stupida ingenua che non sa nulla
della vita; nel vostro mondo, i matrimoni combinati sono una consuetudine
assolutamente normale.
Non si sposa
qualcuno perché gli si vuole bene.
Tra i membri delle
classi privilegiate non succede. Forse non accade neppure tra coloro che non
sono delle classi privilegiate.
Lo sapeva bene la
disgraziata Charlotte, la vergine venduta alle lussurie di un duca in cambio di
vantaggi e maggiori influenze per i Polignac. Allora hai pensato per l’ennesima
volta, a quanto la tua educazione ti abbia favorito; non prenderai mai ordini
da un marito, sorte di molte donne della tua epoca che non prendono i voti consacrandosi
a Dio.
Gli uomini sono
tuoi pari. Comandi come loro, e comandi loro.
Il tuo migliore
amico è un uomo, e questo è un privilegio eccezionale. Ti confronti con André
alla pari, né t’importa se per la società non lo siete; nessuna delle tue
sorelle può fare altrettanto con il consorte.
Questa libertà
pagata con lacrime e sangue di bambina è una cosa che ti piace.
Questo è il mondo
che ti ha dato tuo padre. Un mondo grande e ricco di possibilità, che tu sola
hai avuto.
E ti sei adattata
alla perfezione.
Perfino meglio di
un uomo.
Eppure…
Ti senti più
triste del solito, senza apparente motivo.
Forse, per la
Regina, che per la Ragion di Stato, è moglie di un Re che non giace con lei.
Forse per Fersen,
che ama una regina che non sarà mai sua.
In realtà, temi
sia per te stessa.
Il peso che hai
sul cuore è reale, ma da dove viene non sai dirlo.
André, ne sei
certa, lui lo sa.
La tua pena fa
parte di tutto quello che non dice; è un segreto fra voi, che nasconde
all’ombra calda di quei sorrisi che regala solo a te.
Vi unisce un
silenzio complice e tacito.
Certe cose è
meglio non dirle.
Ti chiedi come fa
André, a sorridere in quel modo, da non riuscire ad associare la tristezza ai
suoi occhi.
Molte volte ti chiedi
se è più facile non vederla, o forse lui la nasconde davvero bene.
Lo sai che è più
di semplice affetto fraterno.
Lo sai che è più
di semplice amicizia.
Lo sai, e devi
fingere, continuare a raccontarti che non sia altro. Ma André è come te, un
essere umano che si strugge in silenzio, celando l’amore che gli brucia il
cuore.
Un giorno, speri
che ne potrete parlare con la leggerezza di ciò che fu. Magari riderne. La vita
trascinerà con sé ogni rimpianto, prima che arrivi quel momento.
*****
Oggi sulla strada
verso casa era taciturna, il suo sorriso, già così raro, aveva lasciato il
posto ad una vaga malinconia.
Non c’era più
traccia della gioia dei giorni appena trascorsi.
L’hai vista
parlare con Fersen nel parco di Versailles. Parlano un po’ troppo ultimamente,
e non lo hai notato solo tu.
Ti accorgi subito
quando è turbata. Fersen farebbe meglio a sfogarsi con qualche sua amante
parigina. Sai che ne ha diverse; una sera per caso, mentre uscivi da
un’osteria, ti sei preso la briga di seguirlo fin dentro l’androne di un
palazzo; era la dimora di una nota contessa, moglie di un alto diplomatico. Sei
sempre stato attento a tutto, e sai più cose di quante tu ne riferisca a Oscar,
e questa è una di quelle notizie che non le dici.
E all’improvviso
ti chiedi che effetto le farebbe saperlo.
“Qualcosa ti
preoccupa, Oscar?”
“Nulla André, sono
solo stanca…”
No, non è solo
stanchezza, lo capisci dall’inflessione della voce.
Perché sei triste,
amore mio?
Vorresti chiederle, ma non osi.
La verità è che
non hai bisogno di chiedere nulla.
Tu sai.
Non sei uno che si
prende in giro. Non te lo puoi permettere.
Tu lo sai che il
destino porta sempre dove non vorremmo, in direzioni che non abbiamo scelto.
Tu lo sai che devi
nascondere l’amore.
Hai imparato a farlo proprio perché la ami; solo l’amore
può dare tanta forza, e anche un sentimento non corrisposto, taciuto e segreto
può riempire una vita, e lì, trovare il suo senso.
Tu sai quanto è
difficile.
Tu sai quanto può
far male.
Oscar non vede.
Non sa. Forse è meglio così, pensi.
La vostra amicizia
basta a consolarvi di quel che non avete, ma la vera illusione è credere che
possa bastare, a te come a lei.
****
Fersen ha dovuto
dirle la verità.
“Perché Fersen?
Perché l’avete detto a Sua Maestà la regina? Era necessario dirle che vi
sposate?”
Hai gridato con
rabbia.
Nei giardini della
reggia, tra le siepi spoglie delle rose, davanti ai cortigiani curiosi, l’hai
vista non riuscire a trattenere il pianto, mentre disperata fuggiva per
nascondere le lacrime che le rigavano le guance pallide.
L’hai pregata con
lo sguardo di controllarsi, hai cercato di trattenerla perché lei non dovrebbe
mai dimenticare di essere prima di ogni altra cosa, la Regina di Francia. Una
regina trasparente.
Una regina non
dovrebbe mai mostrare i suoi veri sentimenti, esattamente come un soldato.
Non potevi fare
altro per lei.
Sei stata
addestrata per proteggerla, ma non hai nessun potere di impedire quello che sta
accadendo, non solo a loro, ma anche a te.
Neanche dopo,
quando Fersen ti ha detto che avrebbe voluto dirle “Maestà io vi amo!” non hai
potuto evitare di sentire una dolorosa fitta al cuore, come una stilettata
improvvisa e fulminante, che serra la gola e il respiro.
È un dolore nuovo
e sconosciuto. E un po’ ti spaventa.
Non dovresti
soffrire così.
No.
Non è pena d’amore
ciò che senti.
Ma tu non ne sai
molto di turbamenti femminili.
I dubbi inchiodano
la mente, affollano i pensieri come stormi di uccelli neri, che turbinano nel
cielo cupo della sera, mentre tu e André tornate a casa.
L’amico cavalca al
tuo fianco.
Ti osserva
apprensivo come al solito. Lui ha già capito tutto, perfetto custode di quello
che non ammetti neppure con te stessa.
Vorresti
ingannarlo, ma con lui non ci riesci mai. Anzi, anche questa volta è lui a
disingannarti.
“L’altra sera a
Parigi ho visto il conte di Fersen uscire dalla casa di Madame De La Tour; a
corte si parla molto di una loro amicizia intima…”
“Perché mi
racconti queste cose? Lo sai che non m’interessano…” dici, sperando di
scoraggiarlo.
Certi discorsi
t’irritano; lui lo sa benissimo, e a volte ti pare proprio che lo faccia
apposta.
“Il Colonnello della
Guardia personale della regina, deve essere informato di tutto, se vuole
servirla al meglio; se a corte si parla di Fersen in relazione ad altre donne,
si allontanerà l’attenzione dalla storia con la regina…”
“Come sei zelante,
André…” ma il tono ti esce più ironico di quanto vorresti, mentre fingi che la
cosa non ti riguardi, né conviene pensare che nelle parole del tuo amico si
nasconda una punta di gelosia ben dissimulata.
Lo hai capito da
tempo; André è più bravo di te, a fingere.
Qualche ora più
tardi, sola nella tua stanza, porti un calice di vino alle labbra con
tristezza: nel riquadro oscuro della finestra, guardi la luna, signora
silenziosa complice degli amanti che si nasconde tra le nubi. Pensi che forse
anche Fersen e Maria Antonietta la stanno guardando, nascosti in qualche
piccolo padiglione dei giardini di Versailles, a rubare alla notte poche e
brevi ore di felicità.
Continua…
Buon anno a tutte
voi ragazze.
Torno con una
piccola storia che nasce da impressioni avute leggendo il manga fin dalla prima
volta, impressioni che si sono riconfermate recentemente ad una nuova recente rilettura
dell’opera, che oggi viene ripubblicata con l’aggiunta di storie inedite;
Oscar, in qualche modo, era consapevole dei sentimenti di André? Per me sì (nel
manga).
Qualcuno penserà
che questa sia un’eresia, perché l’anime non suggerisce nulla del genere (a
parte forse la puntata 20 che potrebbe prestarsi a qualche lettura ambigua) ma
il manga mi ha dato sempre una sensazione diversa. Da questa ipotesi, nasce
questa breve storia che ho diviso in due capitoli per comodità.
Al prossimo
capitolo, e se vorrete lasciarmi le vostre impressioni ne sarò felice. Grazie di
cuore.
Ninfea