Salva
il sogno
Sfarfalla la luce giallastra della malconcia lanterna e, dopo un
attimo, a mala pena riesce a scorgersi i piedi. La scuote, la batte;
sfarfalla ancora, poi si estingue. È buio pesto, dentro e
fuori; il suo respiro ansante è l’unica prova che
la convince di essere ancora viva.
Jyn, fidati della Forza.[1]
Ma come fa? Il corpo di sua madre giace esanime tra l’erba
alta e verde di Lah’mu; di suo padre chissà che ne
hanno fatto. Jyn non si può concedere neppure il lusso di
piangerli, deve sopravvivere, per non rendere vano il sacrificio della
sua famiglia.
Tiene gli occhi spalancanti, benché non la circondi altro
che ombra. Dietro quelle palpebre si cela una cruda realtà,
una giovinezza precocemente spezzata, l’incertezza del
futuro. Che futuro c’è poi là fuori, si
chiede.
Fidati della Forza.
Se lo ripete come un mantra, mentre le piccole dita stringono il
cristallo Kyber, che sembra pulsare come un cuore umano.
Lo sportello si apre di
colpo e Jyn trattiene il fiato. La luce s’insidia nelle
tenebre, rivelando finalmente un volto amico.
***
Salva il sogno.[2]
Non ci credeva prima al sogno, Jyn, almeno finché i toni
miti di papà non sono risuonati nel covo di Saw Gerrera,
finché non ha scoperto che, a volte, la speranza ripaga. Ora
la speranza è una fiamma che le avvampa nel petto, che non
può più celare. Deve agire, anche se la
Ribellione le ha voltato le spalle, a costo di farlo da sola, come
sempre.
Non è sola però, non stavolta. Gli occhi di
Cassian sono animati dallo stesso fuoco, mentre le si para di fronte e
le tende la sua mano.
«Mi fido di te» dice.
Jyn sorride – le capita più spesso da quando lo
conosce.
Salverà il sogno, impiegherà ogni sua forza nella
causa, perché è meglio nutrirsi di speranza a
piene mani, anche a rischio di perdere tutto, che farsi consumare
dall’ignavia un poco di più ogni giorno.
***
Il corpo di Cassian non
pesa contro il suo. Potrebbe sostenere una nave sulle sue spalle e non
le farebbe differenza alcuna, in questo momento.
Ce l’hanno fatta: Rogue One ha salvato il sogno e ora
può riposare in pace.
I flutti rifulgono di rosso e oro, il cielo manda bagliori di fuoco,
regalando l’effetto di uno di quei piacevoli tramonti che i
pittori si fermerebbero ad immortalare. È un tramonto pure
quello, in un certo senso.
Jyn contempla la figura asciutta di Cassian, il viso sporco e stremato.
La rassicurante presenza del Capitano Andor e la consapevolezza di aver
donato speranza all’intera galassia impediscono alla paura di
soggiogarla.
Le mani si intrecciano, i respiri si sincronizzano sulla stessa
frequenza; non occorrono parole, i loro occhi hanno già
comunicato a sufficienza.
Mentre l’orizzonte è inghiottito
dall’esplosione, si stringono in un solido abbraccio,
tremano, si sorreggono, si soffiano un saluto d’addio sulla
pelle. Stanno per essere raggiunti e va bene così: sono
insieme, per sempre.
Le tenebre si sono interamente dissipate, ormai non resta spazio che
per la luce.
[1] frase che Lyra dice a Jyn prima di correre incontro alla morte.
[2] frase che Saw
Gerrera dice a Jyn prima che lei lasci Jedha in fiamme.
Dunque, grazie per
essere arrivati fino a qui e se vorrete lasciarmi un commento.
È da un po’ che non scrivo – fanfictions
in particolare – e pubblico, quindi sono decisamente
arrugginita. Però questo film mi ha fatto male al cuore
– la storia di Jyn e Cassian soprattutto – e ho
sentito il bisogno di scriverci su qualcosa. Spero non sia proprio
malaccio.
Baci,
C.
|