I'll
be there for you
These
five words I swear to you
When
you breathe I want to be the air for you
I'll
be there for you
I'd
live and I'd die for you
Steal
the sun from the sky for you
Words
can't say what a love can do
I'll
be there for you*
“Le
probabilità che il Consiglio decida
all’unanimità di inviare
delle truppe su Scarif sono pari a zero.” La voce vagamente
artificiale di Kappa risuonò nell'hangar stranamente troppo
silenzioso.
Per
una volta non me la sentii di contraddirlo, quella testa di latta
aveva ragione. Ma non occorreva avere un calcolatore al posto del
cervello per dedurlo: anche se Jyn fosse riuscita a convincerli della
possibilità di distruggere l’arma, non avrebbero
rischiato il
meglio delle truppe per recuperare i piani in una missione
pressoché
suicida. Sapevo come sarebbe finita: qualunque cosa avesse detto non
li avrebbe persuasi a mettere in gioco quel poco che avevamo dalla
nostra parte per difenderci dall’Impero.
Ammirai
comunque il suo coraggio e la determinazione a voler portare a
destinazione il messaggio di suo padre, ad ogni costo. Ma avevo il
dubbio che per lei fosse ancora una questione personale, e non era
esattamente un bene nel bel mezzo di una guerra, lo avevo imparato
fin troppo presto.
Incrociai
le braccia al petto, mi appoggiai con le spalle ad una pila di casse
e presi a fissare pavimento, senza però vederlo realmente.
“Strano
che tu non abbia niente da dire al riguardo, Cassian.” Kappa
insistette, mi voltai verso di lui un istante e gli riservai un mezzo
sorriso amaro. Era solo questione di tempo e avremmo visto comparire
Jyn con un’espressione delusa e scoraggiata in viso. Ed io
non me
la sarei persa per niente al mondo.
Quella
piccola criminale aveva ancora molto da imparare
sull’Alleanza.
Aveva passato metà della vita fuggendo da tutto e da tutti,
come se
quello che le accadeva intorno non la riguardasse. Ad un tratto
invece la ribellione era diventata reale per lei, aveva sbattuto
contro la dura realtà e compreso che le cose non si cambiano
continuando a scappare, o restando a guardare.
Nonostante
il nostro primo incontro fosse stato piuttosto movimentato ed avessi
faticato parecchio a fidarmi dei suoi modi un po’ rudi e
ambigui,
era riuscita a stupirmi, fin dal nostro primo sbarco su Jedha. Anche
se mi risuonavano ancora nelle orecchie le infinite raccomandazioni
di K2 sulle altissime probabilità che mi avrebbe sparato. O
che se
la sarebbe filata alla prima occasione. Difficilmente mi lasciavo
coinvolgere durante una missione da chi mi stava accanto, meno ancora
dalle questioni personali, ma la sua situazione, il suo passato, il
suo subdolo legame con l'Impero, mi avevano inevitabilmente turbato.
Ed alla fine ne ero stato risucchiato come in un vortice dal quale
non si può sfuggire.
“Cassian,
posso farti una domanda personale?” La capacità di
Kappa di
interrompere i miei pensieri nei momenti meno opportuni rasentava la
perfezione.
Alzai
il capo seccato e mi voltai di nuovo trovandomi di fronte la sua
testa metallica lievemente inclinata e i suoi due piccoli occhi
luminosi che mi scrutavano. Mi ritrovai genuinamente curioso e, dal
mio silenzio, lui capì che aveva via libera.
“Da
quando hai preso l’abitudine di disobbedire agli
ordini?”
Mi
scossi leggermente. Capii subito a cosa si stesse riferendo e mi misi
sulla difensiva. Avevo l’ordine di uccidere Galen Erso non
appena
lo avessi trovato. Lo tenevo sotto tiro, mi sarebbe bastato premere
il grilletto per fargli un buco in testa, eppure… qualcosa
mi aveva fermato.
“Da
quando li ritengo sbagliati” lo liquidai sbrigativo e
monocorde,
augurandomi che non facesse altre questioni. Non avevo ancora ben
chiaro dove volesse andare a parare con quella insinuazione, ma la
piega che stava prendendo la conversazione non mi piaceva per niente.
“Uccidere
l’ideatore dell’arma era la soluzione
più logica, non c’era
niente di sbagliato. C’è qualcos’altro
che ti ha fermato. Ti
conosco bene, Cassian.”
Corrugai
la fronte e distolsi lo sguardo da lui, ma ebbi come
l’impressione
che se avesse potuto passarmi allo scanner il cervello non avrebbe
esitato.
“Mi
stai prendendo per un idiota?” Lo ripresi infastidito, ma con
poca
convinzione e lui ovviamente non accusò il colpo.
“Lo
hai detto tu, non io.” Era inutile tentare di ribattere, in
K2 era
praticamente innata la capacità di fregarmi. Abbassai la
testa e
tornai a fissare il pavimento. Sospirai lasciando morire la
conversazione (e la sua fastidiosa curiosità) nel silenzio,
ma
inaspettatamente quell’ammasso di ferraglia cigolante mi
aveva
posto davanti all’interrogativo che più mi
tormentava da quando
eravamo tornati da Eadu.
Cosa
mi aveva spinto davvero a disobbedire?
La
risposta la cercai da solo, o almeno provai a convincermi che fosse
quella giusta. Non lo avevo ucciso perché Jyn non vedeva il
padre da
anni e desideravo che si ritrovassero? Sarebbe stato patetico. Non
ero mai stato troppo incline ai sentimentalismi.
Avevo
esitato perché Galen era la prova vivente che anche
nell’Impero
c’era chi odiava la guerra e voleva cambiare le cose? Forse
questa
era la meno penosa e la presi per buona, ma non riuscii comunque a
placare il senso di inquietudine che quei ragionamenti mi stavano
provocando.
Cosa
mi stava succedendo? Non avevo l’abitudine di rimuginare e
soprattutto di giustificare le mie scelte, le seguivo a seconda della
situazione che mi si parava di fronte, senza pormi troppi problemi.
Esitare il più delle volte poteva rivelarsi fatale. Ed io
ero andato
vicino alla morte troppe volte per non fare tesoro di certi
insegnamenti.
“Vuoi
sapere cosa penso al riguardo?” L’insistenza di
Kappa aggravò il
mio già crescente nervosismo.
“Da
quando hai preso l’abitudine di pensare?” Lo
ripagai con la
stessa moneta, ma lui si guardò bene dal demordere.
“PENSO”
scandì bene le sillabe per ribattere al mio sarcasmo,
“che è da
quando hai conosciuto Jyn che ti stai comportando in modo strano.
Ergo lei c’entra
qualcosa.”
Scossi
la testa e ridacchiai lisciandomi la barba sottile. Sarebbe stato
bello poter ragionare come un droide, in maniera semplice e lineare,
ma la mente umana purtroppo è un tantino più
complessa.
In
quel momento però qualcosa mi scosse e tornai serio.
Inaspettatamente fui pervaso da una strana consapevolezza: nella sua
breve esistenza Jyn aveva conosciuto solo solitudine e abbandono, non
aveva avuto una famiglia, nessuno di cui fidarsi, ed io…
semplicemente non avevo voluto essere la sua ennesima delusione. Era
assurdo che uno come me si facesse degli scrupoli di fronte alla
figlia di un imperiale, eppure lei era riuscita a farmi vacillare.
Non
avevo sparato a suo padre perché avrei perso la sua
fiducia… per
sempre. Improvvisamente mi ero ritrovato impreparato ad affrontare
l’odio che mi avrebbe riservato.
A
quella insensata constatazione sorrisi tra me. Non ero il tipo da
temere qualcosa, avevo sempre votato la mia vita alla ribellione e lo
avevo fatto senza rimpianti, compiendo le azioni più infime
quando
si era dimostrato necessario, senza mai guardarmi indietro…
Ma in
quel momento mi ero sentito vulnerabile.
Lei
aveva il dannato potere di farmi sentire vulnerabile.
Avrei
potuto lasciarla su Eadu, ai fini della missione non avevo
più
bisogno di lei. Avrei potuto giustificare la sua perdita in mille
modi, come avevo fatto tante volte. Ma scoprirla su quella
piattaforma presa di mira dal fuoco della squadriglia ribelle mi
aveva lacerato fino al punto di rischiare la pelle per andarla a
recuperare.
Che
diavolo mi stava succedendo? Possibile che Jyn avesse il potere di
sconvolgermi e farmi ricredere sulle mie più radicate
convinzioni?
Come potevo pretendere che i circuiti sfasati di Kappa potessero
comprendere quello che persino io stentavo ad accettare?
In
quel momento mi diedi dell’idiota. Sapevo che il consiglio
l’avrebbe lasciata sola e che il suo messaggio di speranza
sarebbe
rimasto inascoltato ma sapevo anche che non si sarebbe arresa, che
avrebbe tentato di portare a termine la sua
missione anche da sola a costo di farsi ammazzare. Chirrut, Baze e
Bodhi le sarebbero andati dietro, perché ormai non avevano
più
niente da perdere.
Ed
io? Che stavo facendo, fermo ed immobile, lì in
quell’hangar
trafficato ad annaspare tra i miei stessi pensieri, ad aspettare la
sua sconfitta? La nostra
sconfitta. Non potevo restare a guardare. Non me lo sarei mai
perdonato, avrei vanificato tutti gli anni dedicati alla ribellione,
tutti gli anni passati a sperare.
“Per
te ci sarò sempre…” quel pensiero mi
sfuggì a voce alta mentre
fissavo qualcosa di indefinito oltre le paratie aperte dell'hangar e,
stranamente, mi sentii come se mi fossi tolto un peso dal cuore,
finalmente in pace con me stesso.
“Ti
ringrazio. Ma sono io che sono stato programmato per starti sempre
appresso. Ma apprezzo il tuo interessamento.” Kappa mi
riportò
brutalmente alla realtà spezzando le ali dei miei voli
pindarici.
“Non
mi stavo riferendo a te ma a Jyn” lo ripresi con enfasi,
aspettandomi la solita carrellata di recriminazioni.
Kappa
invece non reagì, ma il suo (misericordioso) silenzio era
più
esaustivo di mille parole. Se persino uno sgangherato droide
protocollare si era accorto che qualcosa dentro di me stava
cambiando, la faccenda era più seria del previsto.
“Devi
essere proprio sconvolto per esserti ammutolito. Non hai nessun
pronostico nefasto da elargirmi per allietarmi la giornata?”
Lo
punzecchiai, ma a quel punto avevo davvero un bisogno disperato di
esternare i miei pensieri.
“Vuoi
proprio che ti dica che perseverare in questo tuo strano
atteggiamento ci causerà un sacco di guai?”
Scossi
la testa divertito. D’accordo, me l’ero andata a
cercare, non
potevo certo biasimare la sua inevitabile sincerità. Mi
scostai
dalla cassa e mi voltai verso di lui fissandolo a pugni stretti.
“Apri bene i microfoni: quello che ho detto poco fa deve
valere
anche per te. Consideralo un ordine!”
D’impulso
lui alzò la testa e le sue giunture cigolarono
sinistramente. “Come
desideri, ma per assolvere al meglio al mio compito mi
servirà un
blaster.”
Ero
sicuro che ci avrebbe provato, gli riservai un’occhiataccia
eloquente puntando le mani ai fianchi e lui si ingobbì
deluso.
“D’accordo, lasciamo perdere il blaster. Ma credo
che dovresti
dirglielo.”
Lo
fissai interdetto alzando un sopracciglio.
“Che
per lei ci sarai sempre…” Precisò, e
giurai di aver captato un
pizzico di sadica soddisfazione nel tono della sua voce.
Sorrisi
sottilmente. “Non ricordi? Non riuscirei a convincerla a
chiacchiere…”
“Lo
ricordo perfettamente.”
Passarono
pochi istanti in cui mi studiò in silenzio. “Stai
per disobbedire
ad un altro ordine, vero Cassian?”
Sorrisi
compiaciuto. Gli mollai una pacca amichevole sul petto metallico e mi
allontanai, il Consiglio poteva finire da un momento
all’altro e
dovevo far presto.
“Ho
un gran brutto presentimento.” Lo sentii protestare da
lontano.
*
* *
Ammirare
l’espressione delusa di Jyn tramutarsi in puro stupore fu
come
veder sorgere il sole, il buio cedere il posto alla luce. Ero sicuro
che, dopo il nostro ultimo scontro verbale, non si sarebbe mai
aspettata che mi presentassi da lei con un nutrito gruppo di
volontari pronti a seguirla su Scarif. L’averla sorpresa
inaspettatamente mi riempì il cuore di una sensazione nuova,
appagante, risvegliando sentimenti che avevo smesso di provare da
molto tempo. O che forse non avevo mai provato.
“Jyn,
per te ci sarò sempre... Me lo ha ordinato
Cassian.” Kappa irruppe
disintegrando la beatitudine di quell’istante. Ma non gli fu
mai
grato abbastanza per aver avuto quel coraggio che io ancora non
riuscivo a dimostrare.
Mi
avvicinai a lei e il mio sguardo si infranse sul suo bel viso, sui
suoi occhi trasparenti, sulle sue labbra carnose arricciate in un
accenno di sorriso.
“Non
sono abituata a quelli che restano quando si mette male.”
Sorrisi
anch’io, non ero abituato a certi apprezzamenti. Non avevo
idea di
quello che le stesse passando per la mente, e quali fossero i suoi
reali sentimenti verso di me, ma ero immensamente felice di essere
riuscito a convincerla che non l’avrei mai abbandonata.
“Benvenuta
a casa” le sussurrai, cercando di non tradire il tornado di
emozioni che mi vorticava dentro ed i pensieri che stavano
già
volando oltre quella inevitabile missione:
Quando
tutto sarà finito, Jyn… sarò costretto
a fare i conti con quello
che davvero provo nei tuoi confronti… Ed allora,
forse…
*
* *
Angolo
dell’autrice:
Ok,
rieccomi.. la lingua batte dove Rogue One duole XD Questa si
può
considerare come il prequel di Silent Heroes
< . < Sì perché nel mio
personale universo, Jyn e Cassian non sono morti e mai
moriranno…
Cioè, non prima di aver fatto tante belle cosucce e di aver
chiarito
la situazione tra loro. Ci sto rimuginando sopra e vedremo cosa ne
verrà fuori, per ora so solo che sarà abbastanza
complicata ^ ^’.
Intanto però mi piaceva l’idea di captare nel film
il momento in
cui Cassian si rende conto che Jyn rappresenta ben più di
una
delinquente qualunque smuovendogli poi l’impulso di salvare
capra e
cavoli… disobbedendo ad un altro ordine… Ormai
è
irrecuperabile!!!! *facepalm di K2* (d'obbligo) XD
E
poi provare a far interagire Cassian e Kappa mi attirava da pazzi,
quei due insieme sono una potenza… e niente, ce li vedevo
troppo a
punzecchiarsi tra loro per questioni di donne. Dovrò trovare
il modo
di far resuscitare il droide in qualche modo *mumble mumble*
Grazie
a chiunque passerà di qua, anche solo per
curiosità ;)
Besos
a todos e… che la forza sia con voi!
*La
canzone citata all’inizio è I’ll be
there
for you,
di Bon Jovi ;)