I'm Alive
Disclaimer:
Selina Kyle, Bruce Wayne e tutti gli altri personaggi appartengono a
Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa
storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non
ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso.
L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright
dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione
altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso
scritto.
"I would prefer an
intelligent hell to a stupid paradise."
- Blaise Pascal
-
I'm
alive
Potrebbe dare la colpa a Gotham.
Potrebbe darla al pozzo di Lazzaro, alla sua malattia, alla sua
infanzia.
Potrebbe dire che è vittima del sistema - che è
matto.
Potrebbe.
La verità è che Edward possiede troppo orgoglio
per mentire a se stesso.
"E così adesso sei diventato un detective."
Nigma pulisce la lente degli occhiali con una puntigliosità
irritante, la ignora.
"Sei dalla parte della legge."
Insiste sull'asticella di sinistra, pianta l'unghia nel fazzoletto e
tira - graffia il metallo e se stesso.
"Sei uno dei buoni."
Sospira - alza il mento nella sua direzione.
"Proprio come te, Selina." e la Gatta lo fissa senza maschera e senza
vergogna - fruga tra le sue parole "Proprio come te."
La pioggia continua a cadere, quieta.
Crane ha un aspetto di merda.
Ma l'ha sempre avuto, d'altronde. La genetica è stata
proprio una stronza con lui.
Profilo appuntito, pupille ristrette, Crane inclina il capo verso di
lui - sorride.
"Edward."
"Jonathan."
"A cosa devo il piacere?"
"Cosa?" replica Nigma, aprendo le mani davanti a sé "Un
vecchio amico non può venire a far visita a un altro?"
Crane alza un sopracciglio, incrocia le braccia al petto pallido e
scavato - un uccellino sgraziato e spigoloso.
Un corvaccio del malaugurio, sarebbe meglio dire.
"Nessun viene ad Arkham per piacere." ribatte, e Nigma sa che non
è lo Spaventapasseri a parlargli "Neppure quelli come noi."
Edward controlla il respiro, stringe le labbra.
"Vuoi sapere com'era prima?"
Una contrazione alla mano sinistra; un tic involontario.
"Vuoi sapere com'era essere l'Enigmista? Com'era sfidare il Pipistrello
e i suoi pettirossi? Vuoi che ti racconti di quello che abbiamo
progettato insieme, di come ci siamo quasi ammazzati a vicenda; delle
vittime e delle loro grida - della loro agonia?"
Nigma rimane immobile, deglutisce.
Crane sorride (snuda i denti) tende la pelle sulle ossa.
La Morte e la sua falce - uno Spaventapasseri la cui paura ha dato nome
e forma.
"L'orario delle visite è finito, Eddie. Forse è
meglio se torni a casa."
La memoria è un silenzio assordante nella sua mente.
Ha iniziato a scrivere un libro.
Non sa se lo finirà, né quando.
In fondo, a chi interessa la biografia di uno psicopatico?
A troppi, se pensiamo al numero di lettere che ricevevi in manicomio.
È a pagina due (introduzione, ringraziamenti) non ha ancora
un titolo.
Le nubi oscurano la luna e ciò che resta dei suoi pensieri.
Nigma ha scatenato una guerra tra clan rivali della mafia (giuro, non
volevo farlo) e adesso tocca a Batman e uccellini rimediare.
Se le occhiate potessero uccidere quelle di Gordon sarebbero letali,
quelle di Falcone anche di più.
Nigma si stringe nelle spalle, non riesce a trattenere un sorriso
sghembo.
Si spara per le strade di Gotham, si muore.
L'Enigmista che è ancora in lui si arrotola tra i suoi
pensieri e ride.
Batman è morto, Batman è vivo.
Nigma ha visto Selina sgretolarsi - rialzarsi.
Fissa il soffitto della camera senza un vero interesse, ascolta l'alba
e l'arrogante ruggito di una città infuriata - delusa.
Ha provato a fare ordine in quel casino che è la sua testa,
ma deve ammettere che non ci è riuscito molto bene.
Ricorda un padre violento - l'umiliazione d'ingoiare i pugni e le
accuse.
Ricorda la prima volta che ha sfidato Batman, il volto sgualcito del
falso Bruce Wayne, la rabbia di Ivy.
Ricorda le percosse, la frustrazione, l'acido del vomito su per la gola
e del piscio tra le cosce.
Non riesce a ricordare nulla di piacevole Edward, e si chiede se sia
tutta lì la sua vita - un grumo di sconfitte e miserie.
Chiude gli occhi, espira.
Una vittima di Gotham - l'ennesima; alla fine della storia, una triste
nota a piè di pagina.
Pagina venti, la sua infanzia.
Un disastro su larga scala; la pietosa epopea di un bambino condannato.
La radice di tutti i suoi mali.
Edward trattiene uno sbadiglio, quasi gli viene un infarto quando si
trova Nightwing davanti alla scrivania.
"Porca puttana." esala, portandosi una mano al cuore "E tu cosa ci fai
in casa mia?"
Nightwing sorride, gli allunga una pendrive.
"Ho bisogno di un favore."
Nigma arriccia le labbra, alza un sopracciglio.
"E chi ti dice che lo farò dopo tutte le volte che mi hai
preso a calci nel culo?"
Nightwing amplia il sorriso, appoggia la pendrive vicino a pagina
ventuno.
"Furti in diversi musei. La firma del Pinguino ovunque. Occhio per
occhio, no?"
Nigma mastica un'imprecazione che incontra solo la notte.
Gordon lo fissa come se gli fossero spuntate due ali, quattro zampe e
sei paia d'occhi.
"Un detective."
Edward si massaggia le tempie, sospira.
"Esatto."
"Un detective privato. Che spia coppie infedeli e nel tempo libero
aiuta Nightwing."
"È successo solo una volta." sottolinea Nigma, unendo il
pollice all'indice "Una. Volta."
Gordon si porta una sigaretta stropicciata alle labbra, cerca
l'accendino nelle tasche sformate dell'impermeabile.
"È proprio vero che se si vive abbastanza a lungo si riesce
a vedere di tutto."
Nigma alza gli occhi al cielo e sbatte con poca grazia i risultati
dell'ultima indagine sulla sua scrivania.
Gotham è cambiata; Gotham è caduta.
Edward fissa un Pipistrello che ne imita un altro, un ragazzino tutto
denti e rabbia.
Studia il nuovo vigilante della zona a ovest - rosso nel
cuore, sul petto (una maschera che gronda sangue e sangue)
Regala un'occhiata distratta all'East End, ora territorio di gatti
selvatici e arlecchini folli (e piante velenose - rapaci)
Il suo simbolo brilla ancora nel cielo, un taglio che divide la notte e
i suoi crimini - i suoi peccati.
Gotham è di nuovo giovane, forte (come quando tutto era
iniziato)
Gotham rumoreggia sotto i suoi piedi, incede per le strade, lungo i
muri, tra gli spifferi delle finestre e il vuoto degli edifici
abbandonati.
Gotham gli sorride - la puttana - e parla di un mutamento che non
può essere fermato - un ciclo che non conosce fine.
Nigma respira l'aria sporca della città (fumo e cibo
thailandese) allarga le braccia.
A volte è bello essere a casa.
Pagina cento, intermezzo.
Si dice quando ci si mette a scrivere non importa la lunghezza, ma il
contenuto.
Che non bisogna fissarsi su quante parole scivolino dalla penna sulla
carta, ma sul loro scopo - sul loro perché.
Non è il numero di capitoli, ma la storia a fare il libro -
a piangere e a lottare per te.
Edward picchietta l'indice sulla scrivania, chiude gli occhi.
A vederla nero su bianco la sua vita non è altro che una
tragedia vestita da farsa.
Il nuovo Robin è una ragazzino arrogante e violento.
Ha sempre un cipiglio contraddetto sul volto e un filo di sangue tra le
dita chiuse a pugno.
Picchia per fare male, combatte per uccidere.
Non ha limite, non ha regole - se non una.
Non lasciare prigionieri.
Batman lo tiene a freno, tira il guinzaglio come un cane rabbioso alla
catena.
Robin strattona, gli rivolge uno sguardo astioso - addolorato.
Nigma si chiede perché Gotham s'innamori sempre di uomini
così spietati da lasciare dietro di loro null'altro che
devastazione e rimorsi.
"Quindi te ne vai."
Un sorriso nel buio; un taglio bianco e rosso.
"Dovevo immaginarlo; perché rimanere quando bisogna
accontentarsi della copia in saldo di Batman?"
Il Joker inclina il viso nella sua direzione, ride - un suono che
graffia, rivoltante.
Nigma gioca con la spilla a forma di punto interrogativo che nasconde
in tasca, si chiede quando tutto sia cominciato - quando e
perché.
Il Clown non gli risponderà, non lo ucciderà (non
stanotte.)
La Follia abbandonerà Gotham e Nigma resterà - un
figlio fin troppo prodigo.
Edward osserva il Joker allontanarsi, perdersi tra le strade della
città come un fantasma.
Sospira, studia il cielo.
Stiamo invecchiando, bella mia è tutto quello che pensa
Stiamo invecchiando.
Gotham tace e respira con lui.
Pagina centocinquanta, quando la malattia gli ha mangiato vivo il
cervello.
Un capitolo pieno di dubbi, rimpianti e disperazione.
La confessione inconsapevole sull'identità di Batman a
Elliot, il patto con Ra's al Ghul.
La rinascita, la perdita di memoria, come è arrivato a
spiare coppie infedeli e a vendere le proprie capacità agli
altri criminali.
L'inizio e la fine, insomma.
Il telefono comincia a suonare, Eddie lo fissa per qualche secondo
prima di rispondere.
"Pronto?"
"Ho bisogno di un favore." lo informa la voce di Harvey, ruvida
"Diecimila vanno bene?"
Nigma trattiene un sospiro, si stringe la radice del naso tra l'indice
e il pollice.
Dicevamo?
Una partita a scacchi in solitaria; un pugno di mosse prevedibili e
scontate.
A volte è ubriaco, a volte fin troppo sobrio.
Muove in avanti il cavallo, poi la regina.
Non c'è un vero senso, un perché: solo un dialogo
silenzioso con la sua stessa coscienza.
Questa volta ha dato fondo a una Gran Dovejo Reposado, una tequila che
gli ha bruciato gli occhi e la gola.
Ma va bene così.
Nigma fissa la scacchiera con un misto di rabbia e frustrazione -
disgusto.
Apre la mano, stende le dita (tremanti, incerte.)
Rovescia la scacchiera al suolo, pedoni morti e re schiacciati -
né vinti né vincitori.
La sua lunga marcia non è ancora finita.
Selina gli allunga una tazza di caffè troppo dolce e troppo
piena (ti farai venire il diabete se continui così, Eddie) e
lui pensa che è già sopravvissuto a un cancro,
per cui cosa vuoi che sia un po' di zucchero?
"C'è qualcosa che vuoi dirmi?"
Nigma emette un suono sgraziato - irritato.
"Perché mi chiedete tutti la stessa cosa?" gira il
cucchiaino nella tazza, la stringe tra le dita sottili
"Perché dovrei aver qualcosa da dire?"
Selina lo fissa da sopra il bordo del bicchiere (un cappuccino freddo)
labbra rosse che lasciano un'impronta di sangue lungo il vetro.
"Perché l'hai sempre avuta."
Nigma apre la bocca, la richiude.
Il rumore del traffico è l'unico suono che interrompe il
loro silenzio.
Pagina duecento, il finale.
Poche righe - un commiato silenzioso, forse persino modesto per un uomo
come lui.
Scrive le ultime parole di getto, un flusso di coscienza privo di
filtri - di logica.
Mette la parola fine alla sua storia, conclude un lungo e doloroso
viale dei ricordi.
È stato tante cose Nigma: troppe per poter contare tutte.
Ha combattuto il Pipistrello, l'ha quasi ucciso.
È morto ed è tornato indietro - lui, che in Dio
non crede proprio.
È caduto, si è rialzato - ha perso anche quando
vinceva.
Edward rilegge ancora una volta l'ultimo capitolo, percepisce che
qualcosa manca - che qualcosa sfugge.
Un pezzo fondamentale; il punto che darebbe un senso a tutto.
Sorride - chiude la pagina e il computer.
Si alza, mani in tasca e gli occhi a cercare Gotham - i suoi palazzi di
vetro e acciaio, le sue albe lattiginose e sporche di sangue.
La neve si raccoglie agli angoli delle strade, grumi biancastri e che
assomigliano a spose prostrate sui rispettivi altari - schiacciate da
un sole irriverente per quella mattina di novembre.
Nigma solleva il bicchiere (un bourbon invecchiato cinque anni) brinda
a se stesso - a quello che è stato, a quello che
diventerà.
"A noi." e ride, un suono spezzato - disarmonico "A te, che a fare la
stronza sei sempre stata così brava. E a me, che di morire
non ne voglio proprio sapere, come gli scarafaggi."
Butta giù il bourbon in un colpo solo, si umetta le labbra.
"E 'fanculo a tutto il resto."
Afferra il cappotto, il suo bastone; in fondo, oggi è una
bella giornata per ridere in faccia alla morte.
"Conscience is no more than the
dead speaking to us."
- Jim Carroll -
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