Capitolo
17 : Fuga
così la donna mïa stava eretta
e attenta, rivolta inver' la plaga
sotto la quale il sol mostra men fretta:
sì che, veggendola io sospesa e vaga,
fecimi qual è quei che disïando
altro vorria, e sperando s'appaga.
Dante Alighieri, La Divina Commedi a, Paradiso, Canto XXIII
“Scimmietta!” esultò Vlad,
giocondo come se fosse al cinema “Era ora che ti venisse un’idea intelligente!”
“Che stai facendo?” mormorò
Ellena sospettosa.
Il vortice sopra le loro teste
sembrò perdere potenza mentre l’attenzione di tutti si concentrava sul
Sanguemisto e sulla sua pistola puntata.
“Mi venga un herpes se lo so.”
bofonchiò Eva impugnando l’arma più saldamente.
“A me sembra che tu stia cercando
di salvarmi.” fece presente Vlad con garbo.
Eva si permise un brevissimo sguardo
iroso prima di tornare a concentrarsi su Ellena.
“Io non ti sto salvando”
rettificò inferocita “Sto solo prendendo tempo. Tra poco Sisar sarà qui e si
prenderà lui la briga di salvare o no quel tuo maledetto culo. Ora chiudete
tutti il becco oppure cantate un Salmo, se vi va.”
“Che cazzo stai facendo?” ripeté
Ellena con voce acutissima: era letteralmente tramortita dalla sorpresa.
La sua voce ebbe il potere di
rompere l’incantesimo di immobilità: il vortice sul soffitto sembrò collassare
su se stesso e sparì con un risucchio di protesta; Giacinta immediatamente si
mise a gridare scandalizzata; Demoni e Angeli frusciarono reverenti, dalle
finestre, guardando Eva come se avesse tirato fuori un unicorno magico da una
navicella spaziale; Lorella scattò in piedi gridando “Alleluia!” come se avesse
appena avuto un’apparizione mistica e Gino si limitò a grugnire, tirando fuori
dalla sua giacca delle meraviglie un corto fucile a pompa che imbracciò con
consumata noncuranza. Alla vista del fucile, Giacinta strillò ancora più forte.
“Gino, maledizione metti giù quel
ferro!” berciò Eva esasperata “Non voglio scatenare un casino o un
ammutinamento… voglio solo aspettare Sisar!”
“Peccatrice!” strillò Giacinta,
gli occhi fuori dalle orbite per il comportamento platealmente eretico di Eva
“Interrompere un Processo ultraterreno! Puntare un’arma mortale contro i
rappresentanti dei collegi… inaudito!”
“Dice che finirai nei guai.”
spiegò Vlad incrociando serenamente le braccia dietro la nuca.
“Grazie tante. Per la traduzione,
intendo.”
“Malfattrice!”
“Avevo proprio bisogno di un po’
di guai, la mia vita era così piatta.”
“Delinquente!”
“Tu piuttosto non sprecarti a
dire grazie.”
“L’imputato è senza scudo
protettivo! Fuggirà al Giudizio!”
“Non sono un ingrato. E’ che ho
intenzione di esprimere la mia gratitudine in un modo che apprezzerai ben più
delle parole…”
“Tu, Sanguemisto, finirai all’Inferno!”
“Smettetela!”
La voce di Ellena era tornata
cacofonica e trasudante cattiveria: il Demone tremava come un uccellino
spaventato, ma la sua faccia, la sua faccia… era talmente terribile da guardare
che Eva dovette concentrare l’attenzione sul suo petto, dove presumibilmente
batteva un cuore.
“Tu, schifosa puttana
Sanguemisto… non hai nessun diritto di interrompere un Processo… non hai
nessuna autorità, nessun potere!”
“Ti ho già spiegato che voglio
solo aspettare Sisar” scandì Eva “E tu non mi aiuti a comportarmi
giudiziosamente se mi chiami schifosa puttana.”
“Io faccio quello che mi pare,
schifosa puttana! E tu sappi che sei già morta, morta fra atroci sofferenze…”
“Non ti sembra di esagerare un
pochino?”
Ellena fece un passo verso di
lei, mostrando una selva di denti appuntiti come aghi e bruni come stalattiti
secolari.
“Ti farò vedere io cosa vuol dire
esagerare” ringhiò con la sua terribile doppia voce “Quando ti metterò le mani
addosso ti strapperò ogni centimetro di pelle con i denti!”
“Stai buona” intimò Eva con calma
“Altrimenti ti sparo.”
“Santi numi!” pigolò Giacinta,
completamente esterrefatta “Una Sanguemisto che minaccia la figlia di
Lucifero…!”
“La suora mi sta sul cazzo”
informò Gino mantenendo ben salda la presa sul fucile “E tu forse è meglio che
regoli la lingua: questa figlia di Lucifero mi sembra un tantino incazzosa.”
“Gino!” rimproverò debolmente
Lorella, che era ancora in piedi e sembrava stranamente pimpante “Eva, non so
se questa era o no la cosa giusta da fare, ma mi sa che se non arriva davvero
Sisar qui la situazione ci scapperà di mano… loro sono Demoni e Angeli, che
possiamo fare noi prima che ci riducano in polvere con una fulminata?”
“Tecnicamente potete ucciderci”
rispose Vlad accademico “Siamo sul vostro Piano e usiamo corpi mortali che
possono effettivamente morire. Qualsiasi Ultraterreno ci penserà bene prima di
beccarsi una pallottola umana in fronte.”
“Ti uccido!” urlò Ellena con un
altro passo ed Eva dovette far appello a tutto il proprio sangue freddo per non
indietreggiare.
“Te l’ho già detto, Ellena, stai
ferma! Non costringermi a spararti!”
“Non dovevi farla arrabbiare”
confidò Vlad a Eva ammiccando “Ellena non tiene bene il minimo quando si
incazza. Mi sa che quella ti strappa davvero la pelle coi denti. ”
“Dirmelo prima no, eh?”
“Se mi avessi detto che avevi
intenzione di salvarmi…”
“Io non ho nessunissima
intenzione di salvarti, capito? Io voglio solo aspettare Sisar!”
“Mi hai sentito, troia? Sai dove
te la ficcherò quella tua ridicola pistola? Sai cosa…”
BANG!
* * *
Ellena aveva fatto l’ennesimo
passo verso Eva e la ragazza aveva sparato. Di riflesso, senza pensarci,
colpendo esattamente dove aveva mirato, a un soffio dalla guancia verdastra del
Demone tanto da lasciare sullo zigomo una leggera abrasione.
“Ti avevo detto di star ferma.”
mormorò Eva con voce irreale.
Il silenzio che seguì era così
pesante che sembrava piombo fuso: Giacinta sembrava collassata nelle sue stesse
grida ed era rimasta con la bocca spalancata e gli occhi levati al cielo;
Demoni e Angeli stavano immobili sul posto, Cornelia in prima fila, con le
bocche aperte e cadenti, come un coro di sonnambuli. Vlad fece un leggero fischio
ammirato prima di rivolgerle uno di quegli sguardi mozzafiato che lei riusciva
a sentirsi addosso come se fossero fatti di ghiaccio e fuoco. Ellena invece…
era letteralmente congelata.
“Cazzo.” ringhiò Eva, consapevole
che il Demone, una volta sbrinatosi dal gelo della sorpresa, l’avrebbe uccisa.
Se ne rese conto anche Gino: con
uno sbuffo esasperato, si frappose rapidamente tra Eva e il tavolo dietro cui
Ellena stava impalata.
“Che nessuno si muova o sparo!”
intimò caricando il fucile, e dal tono della sua voce era chiaro che diceva sul
serio.
Il resto, accadde con una tale
velocità e un tale sincronismo che sembrava avessero ripetuto quella scena
milioni di volte: Gino fece un cenno imperioso col capo verso Vlad, che si alzò
fluidamente in piedi a ricevere l’arma che l’umano gli stava tirando al volo;
Lorella marciò dietro Gino, mormorando un sentito ”coraggio” a Eva
passandole accanto.
“Felice di rivedermi,
scimmietta?” chiocciò invece Vlad, raggiungendo flemmatico il gruppetto e
attirandosi un grugnito di riprovazione da parte di Gino. Poi, tutti insieme,
indietreggiarono verso la porta, compatti e letali. Era passata una manciata di
secondi dallo sparo quando Ellena sbatté finalmente le palpebre: Eva fece in
tempo ad accorgersi di un impercettibile movimento del suo viso prima di
recepire un’increspatura nell’aria, una specie di risucchio che era come il
ritiro della marea prima di un’onda anomala. “Puttana” alitò qualcosa
dentro a Eva che sussultò sorpresa.
“Filiamo.” suggerì Vlad
finalmente serio.
Lorella, in coda al gruppo,
spalancò la porta; uscì seguita da Vlad e Gino. Eva tentennò sulla soglia,
pistola puntata e occhio vigile. Fu quindi l’unica che vide realmente quello
che successe.
Ellena si era sbloccata. Ed era
furiosa. Diabolicamente furiosa. La sua figuretta esile tremò forte, squassata
dal respiro che stava inalando a pieni polmoni, come se avesse voluto
risucchiare tutta l’aria in circolazione; i Demoni, intuendo quanto stava per
succedere, sparirono zigzagando e squittendo come topolini terrorizzati; gli
Angeli fecero altrettanto, fuggendo storditi in tutte le direzioni e pregando
lamentosamente come in un delirio; Cornelia e Giacinta invece scelsero la
strada della codardia e si gettarono a terra quasi contemporaneamente, la prima
facendo volare via il cappellino di gerbere tanto declamato. Fu il caos in un
attimo, proprio mentre la temperatura dell’aria si incendiava precipitosamente
e la voce di Ellena, potente come una cannonata, faceva tremare i muri ed
esplodere i vetri delle finestre.
“PUTTANAAAAAA!!!!”
Era stato come un terremoto; Eva,
caduta in ginocchio, sentì il risucchio d’aria trascinarla dentro l’Eremo,
divenuto di colpo scricchiolante e malfermo come una casa di cartone mentre
quel qualcosa senza voce continuava a gridare dentro la sua testa, così forte
da fargliela scoppiare: “Puttana, puttana, puttana…”
“Eva!” ruggì Vlad: Lorella e Gino
avevano raggiunto la jeep ancora parcheggiata sul prato davanti all’ingresso e
Gino stava affannosamente tentando di mettere in moto. Eva fece per rialzarsi
in piedi, ma cadde di nuovo in terra: il risucchio d’aria non stava attirando
solo foglie secche e polvere, ma le stava prosciugando anche le forze. Aveva di
nuovo quella sensazione di ovattata pesantezza, come se il suo cervello fosse di
colpo finito sott’acqua.
“PUT-TA-NAAAAA!!!” gridò di nuovo
Ellena e le sue voci le rotolarono addosso come filo spinato, provenienti
direttamente dal centro dell’Inferno.
L’eco vibrò dentro Eva,
mandandole in frantumi la ragione; si accasciò, cercando di respirare senza
riuscirci, sentendo solo una pesante coltre di grigiore fiaccarle le membra.
“Eva, muoviti!” intimò Vlad con
un tono idi inequivocabile comando, ma Eva non aveva più voglia di muoversi. Aveva
gli occhi aperti ma lo sguardo era vitreo, aperto sull’orrore senza fine che
era la vita; tutto il corpo le doleva, anche l’anima era un grumo di dolore,
una ferita purulenta che spurgava angoscia, un buco nero di orrore, una
voragine di nulla…
“Eva! Cazzo, vieni via di lì!”
“PUTTANAAAA!!! TI UCCIDERO’!!”
Ellena era rimasta dentro,
momentaneamente bloccata dal tetto che era crollato nel refettorio. I suoi
ruggiti di rabbia si espansero come violenti cerchi nell’acqua, tramortendo
Demoni e Angeli che starnazzavano tutto introno. Un nuovo terremoto si aggiunse
a quella voce terrificante, distruttiva: Eva posò la guancia sul terreno
sussultante, chiudendo gli occhi per non vedere, l’anima piena di nausea,
disgusto e ribrezzo. Si accorse confusamente che Ellena stava arrivando a
prenderla, preceduta da quel tornado di dolore e panico insopportabile.
L’avrebbe presa, intuì disperatamente: l’avrebbe presa e le avrebbe staccato la
pelle a morsi, godendo di ogni suo grido, togliendole tutto un centimetro per
volta, lasciandole addosso solo il male e la voglia di morire.
“Anche l’oblio, ricordati…
anche l’oblio a volte è una necessità…”
Piangendo senza rendersene conto,
gemendo una litania senza voce, le sue mani si mossero autonomamente: con la
sinistra tremante accostò la canna della fedele Five-seveN alla tempia e
posizionò l’indice destro sul grilletto.
“Anche l’oblio, a volte, è una
soluzione…”
“Eva!”
Qualcuno le strappò dalle mani la
pistola ed Eva protestò debolmente.
“Andiamo, disgraziata!” ruggì una
voce impaziente: il proprietario le afferrò duramente le braccia e la trascinò
in piedi nonostante le sue proteste.
Quando le passò le braccia
intorno alla vita, Eva si accorse che quel qualcuno era Vlad.
“Lasciami…” mormorò pianissimo,
le lacrime che sgorgavano lente dalle palpebre contratte “Devo… devo…”
“Devi chiudere il becco e
filare!” le abbaiò addosso Vlad: con una bella scollata le fece ballonzolare la
testa avanti e indietro, senza ottenere nessun’altra reazione.
“Morire…” sfiatò Eva socchiudendo
appena gli occhi “Io… voglio…”
“Non se ne parla nemmeno” sentenziò
Vlad piantandole gli occhi addosso con una determinazione che le bucò le iridi
“Se c’è qualcuno che ti farà fuori quello sono io, ma non adesso. E non prima
di…”
Le fece scorrere bruscamente le
mani sulle braccia e sui fianchi, riattivandole la circolazione ghiacciata. Il
suo tocco svegliò Eva più di mille schiaffi; persino lì in mezzo a quel caos
apocalittico, persino con la ragione sul punto di disintegrarsi, sentiva Vlad
più di qualsiasi altra cosa… sentiva sempre Vlad più di sé stessa.
Debolmente sollevò le braccia e
si aggrappò al suo collo, sentendolo trasalire.
“Le hai tenute in freezer apposta
per l’occasione queste sante manine?” berciò il Demone prendendola in braccio
come se pesasse due etti.
“Sei il solito stronzo, Vlad”
mormorò Eva appoggiando la testa alla sua spalla “Non credere che ti sarò grata
solo perché mi stai salvando la vita…”
Vlad ridacchiò: poi, reso
instabile dal vortice di vento e dal terremoto provocato dalla voce di Ellena,
bestemmiò coloritamente e con la grazia consumata di uno stambecco, scartò i
detriti che crollavano tutto intorno a quella piccola apocalisse dirigendosi
verso la jeep che aveva fatto bruscamente manovra con gli sportelli aperti. Eva
fu quasi scaraventata dentro il veicolo proprio mentre Ellena compariva sulla
soglia: la nuova ondata di odio proveniente dal Demone la colpì con una forza
così inaudita che tentò di gridare senza riuscirci, un dolore addosso così
potente e scintillante che finalmente, misericordiosamente, perse coscienza.
“Fila!” gridò Vlad a Gino ed
Ellena dalla soglia si girò a guardarlo: la sua figura era resa vaga dal
vortice di potere che la conteneva e che sollevava foglie e polvere, ma era lo
stesso intuibile come l’esile figuretta da elfo si fosse trasformata in un
mostro di ossa e pelle, tutto bocca vorace e occhi infuriati.
“TORNATE INDIETRO!!” ululò
scatenando l’ennesimo terremoto: ormai l’Eremo era una barcollante stamberga di
coccio, tutti i frati erano usciti gridando e giravano intorno, sperduti come
pulcini senza chioccia.
Gino pigiò forte
sull’acceleratore e la jeep scattò in avanti, schivando per un pelo un frate
che correva a gambe levate; Lorella aiutò Vlad a chiudere la portiera mentre
l’automezzo si buttava giù per la stradina scoscesa, sbandando paurosamente.
Vlad si mise subito a scrutare la situazione dal lunotto posteriore; l’eremo
era avvolto nel buio e nella polvere, gli alberi erano divelti, il tetto
squarciato. La jeep schizzò via quasi volando lungo il sentierino sassoso: fu
più volte sul punto di uscire di strada, ma Gino riuscì sempre a riportarla in
carreggiata, puntando ostinatamente verso la luce come se uscisse da una
caverna senza fondo o da un’altra dimensione. All’Eremo erano rimasti Angeli
feriti, Demoni confusi, Umani attoniti che pregavano con fervore. L’aria si
riempì di preghiere e di voci che invocavano aiuto ed Ellena sentì che la luce
divina stava arrivando, indebolendola, spazzando via il suo potere. Urlò
ancora, frustrata: da chilometri di distanza si sentì il boato del suo odio,
della sua ira infinita e inutile… perché nel mezzo del caos che lei stessa
aveva creato, ormai era chiaro che aveva perso le tracce di Eva e Vlad.
* * *
“Santo Gesù” balbettò Lorella
girandosi dal sedile anteriore con gli occhi grandi e pieni di orrore “In due
secondi guarda cos’è diventato quel piccolo Paradiso…”
“Un piccolo Inferno?” propose
Gino strattonando il volante come se fossero le redini di un cavallo
imbizzarrito: entrambi gli Umani avevano sentito chiaramente la morsa del
potere demoniaco allentarsi ma sentivano ancora un retrogusto viscido e
paludoso in bocca, una sensazione di disgusto e di angoscia che sembrava non
volersene più andare via. La jeep comunque, trovata finalmente la strada
asfaltata, filava più veloce della luce radiosamente contro il sole.
“Ellena era proprio incazzata”
mormorò in tono perfido Vlad “Oh, come vorrei vedere la sua faccia adesso!”
“Io no, grazie” rabbrividì
Lorella “Eva sta bene?”
Vlad diresse la sua attenzione su
Eva al suo fianco: era tutta accartocciata in una posa innaturale, gli occhi
chiusi come quelli di una bambina addormentata. Vlad le passò un dito leggero
sulle labbra: sentì il suo respiro tiepido e fece un mezzo sorriso, stranamente
tenero.
“Si sta facendo un pisolino”
annunciò tranquillo “Sempre se non le si è spezzata la colonna vertebrale, nel
qual caso il pisolino durerà po’ più del previsto.”
“Non scherzare, Vlad.” mormorò
Lorella impallidendo.
Vlad sbuffò e fece scorrere le
dita sul mento e sul collo di Eva, poi più lentamente sul petto, sul fianco,
sulla coscia; giunte sulle natiche pizzicarono con forza, provocando un
sussulto e un belato di protesta dalla ragazza svenuta.
“Niente tetraplegia” annunciò
soddisfatto “Ma natiche sode e tonde proprio come piacciono a me.”
Gino alzò gli occhi al cielo
senza commentare mentre Eva riprendeva coscienza con la lentezza di una lumaca
ottuagenaria, alzando il capo e mettendosi a sedere.
“Eva! Stai bene?” domandò Lorella
apprensiva.
Eva si portò una mano alla
tempia, ritirandola insanguinata: era intontita e sentiva male dappertutto, ma
soprattutto aveva solo un ricordo fumoso degli ultimi secondi.
“Sto bene?” gracidò con la voce
rauca come se non parlasse da mesi “Direi di no. Come sono arrivata qui?”
“Vlad ti ha sbattuta dentro come
la palla di Ronardinho quando fa goal” la informò Gino “Ah, ti ha salvato anche
la vita. Di nuovo.”
Vlad, semisdraiato sul sedile,
sballottato a destra e a sinistra come il ghiaccio dentro uno shaker, le
sorrise malizioso: sembrava maledettamente a suo agio ed era così bello che Eva
gemette di nuovo, questa volta però non di dolore fisico.
“Cos’è che avresti fatto?” chiese
lamentosa.
“Ti ho salvato la vita” ripeté
Vlad perfidamente “E tu mi devi essere molto, molto grata. In posizione
orizzontale, naturalmente.”
“Ti ho salvato la vita anche io”
ribatté Eva con voce ancora impastata “Al massimo siamo pari.”
“E’ promettente il fatto che tu
abbia glissato sulla questione della posizione.”
“Sono ancora intontita, ma tanto
lo sai che l’unica maniera per vedermi orizzontale è dentro una bara. E comunque
il mio salvataggio vale doppio.”
“Balle. Hai detto talmente tante
volte che non volevi salvarmi ma che stavi solo aspettando Sisar che alla fine
ti ho creduto. Quindi, scimmietta mia, sei in debito.”
“Come no. Dammi un fazzoletto, mi
sanguina la testa.”
“Tranquilla, non c’è niente lì
dentro che valga la pena salvare.” borbottò Vlad, ma le diede un fazzoletto di
carta raccattato nei meandri del sedile posteriore: tamponandosi la ferita con
precauzione, Eva dovette combattere contro il piacere che le dava poter
battibeccare di nuovo con lui.
Demone Capitale della Lussuria o
no, con Vlad non si correva mai il pericolo di avere una conversazione noiosa…
sempre che si riuscisse a rimanere sulla conversazione e a non sfociare
nell’omicidio o nel sesso di massa, naturalmente.
“Dove siamo?” chiese sbirciando
senza interesse fuori dal finestrino polveroso.
“Da qualche parte in campagna”
rispose Gino con tranquillità “Non ho le coordinate precise perché il
navigatore satellitare è saltato quando la tua amichetta ti ha strillato
dietro.”
Ripensando a Ellena, Eva ebbe un
brivido inconsulto.
“Cara figliola” gorgogliò
azzardando uno sguardo verso Vlad “A dire il vero non immaginavo che si sarebbe
arrabbiata tanto.”
“Ellena è la figlia di Lucifero”
spiegò Vlad con sussiego “E tu le hai sparato. Tu, una Sanguemisto abitante di
questo Piano. Il Comitato di Sorveglianza sarà ancora annichilito!”
“Non ho sparato per ucciderla.
Volevo solo farla stare zitta.”
“Io ti credo incondizionatamente.
Ma diamine, sparare a Ellena… per farti un paragone calzante, è come se un
pidocchioso sanculotto avesse scaracchiato sulla parrucca del re Sole. Non si
fa, scimmietta, non si fa.”
“Avrei forse dovuto sparargliela
in fronte, quella pallottola?” domandò aggressiva Eva e Vlad ci pensò seriamente
su.
“Forse sì” ammise alla fine
“Certo, Lucy ti avrebbe trasformato in pastone per il suo cane a tre teste, ma
almeno non avresti sofferto. Ellena invece è molto più vendicativa.”
“Però lei ha scatenato un bel
casino all’Eremo” si difese Eva contrita “Mi chiedo ancora come abbia potuto
farlo. Non dovrebbe essere proibito esibire così il proprio potere durante un
Processo?”
“Dovrebbe. Ma Ellena è figlia di
Lucy e credimi, non c’è quasi niente che Lucy non possa fare. Questo Piano è
più suo che del Paradiso, lo sanno tutti, Comitato di Sorveglianza compreso.”
“Dopo questa sbrodolata di
ottimismo, qualcuno sa quello che ci aspetta nelle prossime ore?” si intromise
Gino.
Eva ebbe finalmente il buongusto
di sentirsi in colpa.
“E che ne so” mormorò risentita
“Vlad, tu che sei dell’ambiente, ci puoi illuminare?”
Vlad fece spallucce con un
sorriso leonardesco.
“Dunque, vediamo: ora come ora ci
saranno gli spazzini del Comitato di Sorveglianza affannati a mettere a posto
le cose a uso e consumo dei terricoli. Terremoto sulle colline bolognesi,
magnitudo quinto grado della scala Richter, qualche fraticello ferito… non sarà
facile pulire la memoria di quelli che hanno visto l’indimenticabile cappellino
di Cornelia…”
“Ellena?” domandò Eva senza
nascondere un brivido.
“Ellena starà subendo una
chemioterapia intensa da parte di mammina: ha scatenato il suo potere su questo
Piano, davanti a degli Umani, durante un Processo… nessuno oserà denunciarla,
ma potrebbe essere aperta una Condanna verso di lei, e entrambe lo sanno. Lucy
sarà furibonda. Mi sento in dovere di avvisarti, scimmietta, che hai
sicuramente le ore contate e che la tua morte sarà lenta, dolorosa e
inevitabile. Quindi, fossi in te procederei immediatamente con la fornicazione,
così almeno non morirai vergine.”
“Ti ringrazio per il pensiero”
ringhiò Eva incrociando prudentemente le braccia sul petto “Altri consigli?”
“Non saprei. Nascondersi, forse:
se Ellena ti trova non hai scampo.”
“Non è che potresti dirmi
qualcosa di meno terrificante?”
“Certamente. Posso dirti che i
tempi di cottura di Ellena sono variabili e che se trova un gingillo per
distrarsi magari le passa presto, in un millennio o due…”
Eva si sentì mancare.
“Nel frattempo cosa proponi? Un
torneo di freccette?”
La faccia di Vlad si aprì in un
tale sorriso che Eva suo malgrado arrossì come una scolaretta.
“Scimmietta! Non infierisco
perché sei ancora lesa dalla botta al neurone. Comunque la tua idea era buona e
la adotterei senz’altro.”
Eva lo fissò spaesata.
“Quale? Le freccette?”
“Chiamare Sisar, sciocchina.” la
rimproverò Vlad dolcemente.
“Giusto” approvò Lorella depressa
“Ci mancava un altro Demone per il poker.”
La jeep inchiodò bruscamente a un
bivio e Gino si girò verso Eva con una neutra espressione sul viso.
“Allora, Calamity Jane, che parte
devo andare?” chiese cortesemente.
Eva stava pensando a tutt’altro e
lo ignorò completamente.
“Scommetto che anche il
fratellino piccolo è una sagoma come la cara Ellena.” grugnì imbronciata: Raf
mancava da un pezzo e forse Sisar gli aveva fatto qualcosa…
“Sisar e Raf vanno molto
d’accordo” annunciò Vlad come se le avesse letto nel pensiero: Eva arrossì di
nuovo mentre Vlad le lanciava un allegro sguardo da sotto le lunghe ciglia
“Diciamo che Sisar ha un debole per i biondi bellocci dall’aria tonta.”
“Ora capisco perché sei il suo
preferito.”
“Invece il suo preferito è
l’Arcangelo Gabriele, gli fa una corte spietata da chissà quante ere
geologiche.”
“Tutto questo è davvero
interessante, e starei ore a parlare di biondi boccoluti, ma gradirei invero
sapere dove cacchio devo andare con questa cacchio di jeep: tra un po’ finisco
la benzina e non so ancora se devo andare a desta, a sinistra o spararmi nei
denti e risolvere il problema alla radice.”
Eva non aveva nessunissima idea:
fissò smarrita Vlad che le sorrise magnanimo.
“Gira di là, monolite, mi è
venuta un’idea.”
Indicò una sterrata che si
inoltrava placidamente nella campagna.
“Di là?” chiese Gino sospettoso
“Ma non si va da nessuna parte.”
“Lo so.” rispose Vlad pacifico.
“E perché allora dovrei andare di
là?”
Vlad inarcò appena un
sopracciglio con sublime impazienza.
“Perché te lo dico io, mio
panciuto amico terreno. Non c’è nessun posto da qui all’Antartide dove possiamo
andare senza che il naso aguzzo di Ellena ci annusi. L’unico è un luogo
consacrato dove però io, essendo Demone, non potrei mettere piede. C’è solo un
posto che fa al caso nostro e l’abbiamo appena lasciato.”
“L’Eremo?” chiese Gino aggrottato
“Vuoi tornare nell’Eremo?”
“Esattamente. Dopo una sosta
bucolica di cinque minuti per dare modo alle acque di calmarsi e alle vesciche
di svuotarsi.”
“Posso dire che mi sembra una
mossa alquanto bizzarra?” pigolò Lorella mentre Eva meditava seriamente sulla
proposta.
“Ormai non ci sarà nemmeno più
l’ombra di un Ultraterreno lassù. Solo frati intontiti, ambulanze, pompieri,
poliziotti, giornalisti, curiosi… terricoli senza importanza. Non vedo altro
posto più sicuro di quello.”
“E’ un’idea talmente bislacca che
potrebbe funzionare.” ammise Eva sottovoce.
Gino non se lo fece ripetere due
volte: fece spallucce, girò il corpaccione di nuovo verso il parabrezza e
strattonò il volante per infilare la jeep lungo la stradina sterrata. Dopo
qualche chilometro la strada finiva misteriosamente contro una collinetta bassa
invasa dalle sterpaglie. La jeep si fermò cigolando e i quattro passeggeri
scesero con precauzione, Gino per primo che si stiracchiò come se guidasse da
decenni.
“Vado a pisciare.” annunciò con
estrema semplicità e sparì dietro a un gruppetto di alberi.
Vlad, dopo essersi stiracchiato
come un gatto, si avviò di spalle lontano dal veicolo.
“Dove vai?” chiese Eva allarmata
mentre Lorella faceva cadere uno sguardo colpevole sull’armonioso fondoschiena
del Demone.
“Seguimi. Devo dirti due parole in privato, senza le caccole
umane a origliare come comari.”
Eva lanciò uno sguardo perplesso a Lorella che fece
spallucce e le indicò di seguirlo con un cenno del mento: Eva sospirò e
raggiunse Vlad che si era fermato a una ventina di metri di distanza.
“Che succede?” chiese arrivandogli di fianco.
Proprio non lo sentì arrivare: il pugno le colpì con tanta
forza lo zigomo che lo rese immediatamente insensibile mentre la testa le
schizzava all’indietro, spedendola lunga distesa sul duro terreno alle sue
spalle.
“Eva!” protestò debolmente Lorella, ma Vlad con un gesto
imperioso la tenne lontano: i suoi occhi erano di ghiaccio, implacabili e duri
come pietre.
Eva, sempre stesa a terra, si portò una mano alla guancia
lesa mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e le orecchie di ronzii
sospetti.
“Ahio?” sfiatò dubbiosa.
Con una mossa fulminea, Vlad si chinò a ghermirle il collo
con una mano afferrandole dolorosamente i capelli con l’altra: la sollevò senza
fatica come se fosse fatta di piume, portandole il viso a un millimetro dal suo
naso, direttamente sotto l’influsso devastante dei suoi occhi gialli che non
avevano più niente di fatuo ma mostravano l’acciaio rovente della rabbia
repressa.
“Quello era per la Condanna” la informò incombendo su di lei, svettante e minaccioso “Non ti avevo ancora ringraziato a dovere.”
“Mi hai fatto un male cane.” gracidò Eva: lo zigomo stava
lentamente riprendendo sensibilità e iniziava a pulsare come se vivesse di vita
propria, ma stranamente non sentì montare né rabbia né risentimento… era troppo
occupata a contenere il battito del cuore. La vicinanza di Vlad era sempre una
tortura, meditò affranta. Si sentiva già debole e languida come se lui l’avesse
baciata solo due secondi prima invece che… quando era successo? Un millennio
prima?
“Non si picchiano le signore!” protestò Lorella da lontano,
stando ben attenta a non avvicinarsi.
Vlad per tutta risposta scrollò Eva con forza ma senza
cattiveria.
“Meriterebbe ben di peggio, ma il suo mastino finirebbe per
azzannarmi e ho sempre avuto rigetto per la saliva umana.” disse poi seccamente
mentre Eva fissava con aria solenne un punto imprecisato sul suo viso.
Un pensiero assurdo le si era impigliato tra le sopracciglia
altezzose e l’affilato naso patrizio, così assurdo che tentò di scacciarlo con
un po’ di sana rabbia.
“Lasciami andare.” borbottò divincolandosi ma Vlad mantenne
la presa ben salda.
“Perché hai aperto quella Condanna?” chiese sottovoce: la
sua faccia era dura, insondabile.
“Te l’ho già detto, per quella cacchio di orda…”
Vlad la sbatacchiò ancora, ma non le faceva male: anzi, la
sua mano sul collo era piacevolmente calda e asciutta.
“Non dire balle, scimmietta.”
“Ero arrabbiata con te.”
Il sopracciglio di Vlad si alzò altezzoso e consapevole.
“L’orda non c’entra niente, vero? Eri arrabbiata perché ti
ho baciato.”
“Non è vero.” negò immediatamente Eva. Era verissimo,
naturalmente.
Vlad non infierì: le sorrise allusivo alzando appena un
angolo della bocca e di nuovo Eva intuì quel meteorite di pensiero
attraversarle la mente, rapido e abbagliante come una cometa: caro. Care
sopracciglia, caro naso, care labbra da capogiro. Caro Vlad.
Caro Vlad? Maledetto Vlad!! E’ ufficiale, tutte quelle
botte alla testa ti hanno leso il cervello!
“Hai finito di pestarmi o ne hai ancora per un po’?”
borbottò arrossendo.
Vlad, per tutta risposta, allentò la presa sui suoi capelli,
accennando quella che, con molto ottimismo, poteva sembrare una carezza.
“Dovrei passare ore a rivoltarti come un calzino.” la
minacciò con aria distratta: anche lui sembrava incagliato in qualche nebuloso
pensiero, ma la vicinanza con i suoi occhi obliqui e insondabili continuava a
provocare in Eva un curioso effetto doppler. Caro, maledetto Vlad.
“E allora fallo” mormorò quasi pregandolo “Avanti, rivoltami
come un calzino, così la facciamo finita.”
“Dopo” mormorò lui con gli occhi fissi sulla sua bocca “Dopo
ti rivolto.”
L’attirò ancora più vicina e respirò il suo respiro: il
cuore di Eva si scatenò affannosamente nel petto, impedendole di respirare.
“Non baciarlo!” strillò scandalizzato l’ultimo
brandello di razionalità in lei “Hai appena baciato Raf! Ricorda la purezza,
la gioia, la luce…”
“Baciami e sei morto.” gorgogliò con le labbra che dolevano
dal desiderio di essere sfiorate dalle sue.
Per tutta risposta Vlad la costrinse a rovesciare la testa
all’indietro tirandole i capelli e facendo scivolare l’altra mano dietro la
nuca, poi le morse il collo, lentamente, voluttuosamente: Eva gemette mentre le
labbra di Vlad le bruciavano la linea della mascella, la tempia, l’orecchio;
quando tornarono sulla guancia, leggere e roventi, Eva le stava già aspettando,
bocca socchiusa e respiro spezzato.
“Ehm… Vlad? Eva?” pigolò la voce di Lorella, lontano anni
luce “Che… ehm, che succede?”
Si bloccarono: Eva rimase immobile mentre Vlad, dopo un
attimo di freddezza, l’allontanava bruscamente da sé facendola incespicare. Eva
si sentì stranamente defraudata ma cercò di mantenere un contegno dignitoso: si
toccò ancora lo zigomo dolorante evitando di guardare Vlad negli occhi.
“Se per il momento hai deciso di non picchiare ancora una
donna ferita e disarmata possiamo tornare all’Eremo.” disse con voce piana. Sperando
che Raf sia tornato per sentirmi finalmente al sicuro, pensò poi fra sé e
sé.
Vlad annuì con noncuranza proprio mentre Gino ritornava
dalla sua passeggiata dietro gli alberi, armeggiando ancora con la patta dei
pantaloni.
“Certamente” annunciò “E’ tornato anche l’autista.”
Gino salutò con la mano alzata ed Eva gli lanciò un lungo
sguardo di fuoco: dove sei sempre quando ho bisogno di te, bodyguard dei
miei stivali?
“Ricordati solo che devo finire di pestarti” aggiunse Vlad
ficcandosi le mani in tasca “E di fare anche altre cose.”
Le strizzò l’occhio ed Eva indietreggiò di un passo.
“Chiamerai Sisar dall’Eremo?” chiese giusto per distrarlo.
“Non avevi già ordinato a Cenerentola di chiamarlo?”
“Io non ho ordinato niente a nessuno!”
“Già, come no: te lo leggo negli occhi che ti sei lavorata
il pennuto come si deve. Sappi che sono molto fiero di te.”
Eva accolse la rabbia che le montò dentro con religiosa
gratitudine: strinse i pugni e marciò via, passandogli davanti. All’ultimo ci
ripensò e lo fronteggiò col mento alzato.
“Io non sono una subdola manipolatrice come te!” gli strillò
dietro attirandosi gli sguardi perplessi di Gino e Lorella.
Vlad inclinò la testa da un lato, fissandola malizioso.
“Adesso ce l’hai di nuovo con me” sospirò fintamente
affranto “Scommetto che è perché prima non ti ho baciato. Azzeccare i tempi con
te è un’impresa praticamente impossibile, lo sai, scimmietta?”
Eva valutò per un attimo la possibilità di uccidere il
Demone e le sembrò una soluzione ottima: poi si ricordò di aver lasciato al
Five-seveN sulla jeep. Rinunciò all’idea con rimpianto e gli girò le spalle
marciando via di nuovo, seguita dall’umiliante risatina di scherno di Vlad.
NOTE DELL’AUTRICE:
Killer: Ma dai… secondo te mando u n superfigo come Vlad nel
girone dei Dimenticati? Non esiste. E dire che un pochino dovresti conoscermi
ormai!! Piuttosto ci mando tutta la progenie umana, ma Vlad bello me lo tengo
ben stretto, eh eh eh… Dici che Eva dovrà scelgiere? Uhm… non sono d’accordo,
ma chissà…Anche io non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di ogni nuovo
capitolo, quindi… non farti aspettare, dolcezza!! A presto
White Shadow: Piccola!!! Che recensione, che joia goduriosa
leggerti.. il signorino piumato ha gli ormoni, povero… no, sono io ad averceli
anche per lui. Come l’ho snaturato, poraccio. Ma è così sexy tutto tormentato e
con quel pizzico di umanità…Ellena… eh, la volevo proprio dipingere così,
completamente schifosa. Spero di esserci riuscita. E sì, la tua recensione è
come balsamo sulle mie doloranti ferite dell’anima… tutti voi siete uno stimolo
incredibile ed esaltante ad andare avanti. In culo alla balena per lo
spettacolo… voglio sapere tutto!!!!!!!!!
Londonlilyt: Amore mio, una domanda personale: perché? Tu lo
sai… un po’ mi conosci, sai tutto della mia vita sfigata… quindi hai
sicuramente la risposta: perché cazzo mi innamoro sempre dell’uomo
sbagliato?!?!? Aspetto trepidante tua risposta per valutare quante frustate
sulla schiena mi devo dare da sola.
Amie: Brava, Brava il Bacio va scritto maiuscolo, vedi che
hai studiato e ti sei applicata? Eh, col Triumviro come la mettiamo? Un bel
casino. E, come giustamente fai notare tu, non è ancora arrivato Sisar!!! Penso
che sorprenderà un po’ tutti, perché forse è più Demone lui di tutti gli altri…
Sto divagando!! Ah, non ci sarà però nessun camerlengo ad allietare i prossimi
capitoli.. sorry!
Chamelion: Ma ciao!!!! Ti devo tanti di quei ringraziamenti
che non so da dove cominciare…perché hai colto esattamente il nocciolo della
storia, quel sentimento di frustrato desiderio che avvenga l’impossibile. Il
triangolo, eccome se l’avevo considerato: ci ho ricamato intorno una storia
intera… tu sei carina e gentile, sono io che posso pubblicare solo a singhiozzo…
mi odio da sola, scusami… ma lasciati baciare, dolcezza, sono troppo piena di
gratitudine per star ferma!!
Ako delle tenebre: Wow, che nick entusiasmante!! Beh, grazie
per il commento, piccolo ma significativo. A presto!!
Nikoletta89: Povero Raf… così bistrattato, anche dalle “nuove
leve”… innanzi tutto grazie, grazie per essere qui a commentare, secondo grazie
per aver espresso il tuo sincero parere, terzo… come si fa a non parteggiare
epr quel diavolo di Vlad? Ti capisco, joia…spero gli sviluppi della storia ti
soddisfino!!
Krisma: Bocciolo mio!! Mi dispiace davvero averti sconvolta
con il bacio tra Eva e Raf, ma a onor del vero mi conoscete e sapete che alla
fine il bacio proibito ci scappa sempre… e ancora non sai cos’ha da venire!! Ok,
mi autocensuro e ti mando tanti sbaciuzzi adorati, mio piccolo fiore in boccio,
sappi che non mi stanco mai di leggerti!!
_Princess_: Tesoro, esclusi impedimenti indipendenti dalla
mia volontà cerco di pubblicare con costanza tutti i lunedì… eh, anche tu a
chiedere un Triumviro amoroso… ma dai!! Non è possibile, Raf e Vlad dovrebbero…
beh… insomma, non è possibile, almeno per questo capitolo, eh eh eh!!! Grazie
infinite per le belle parole, un vero toccasana per un umore sotto le suole
come ho adesso!! P.S.: Gino across the universe
Cicha: Oh, mia cara, non dire così… mi lusinghi e menti allo
stesso tempo!! Era dall’inizio della storia che meditavo sul Bacio tra Eva e
Raf e ho sudato sette camicie per renderlo come si deve. Il buon Michele non ci
sarà in questa storia… in una prossima, chissà! L’argomento Angeli/Demoni mi
piglia assai, l’avrete capito! E io? Casini non risolti… uffa…