La stanza era immersa nel
silenzio. Nonostante Zir stesse sistemando alcune ampolle sugli
scaffali dell’armadio, nonostante il fuoco ardesse alto nel camino,
nonostante ci fossero tre persone in quella stanza, la stanza era
immersa nel silenzio.
Sideas sorseggiava del vino da un
calice di cristallo e fissava il fuoco, statico, con gli occhi di chi
guarda altrove. Gli occhi di Sideas guardavano lontano. I capelli
bianchi ricadevano ordinatamente sulla fronte, creando ombre sul suo
viso che ne coprivano gli occhi. Tuttavia era chiaro che le sue iridi
erano concentrate su quello che sarebbe capitato di lì a poco.
Nyven, invece, era accovacciato
vicino al fuoco, per riscaldarsi dal freddo pungente che non riusciva
più ad allontanare.
Zir, in disparte, ordinava liquidi
per non disperderne il valore.
“Ti ha detto di andare via” La
voce profonda del cavaliere si insinuò nel silenzio della stanza. Nyven
ebbe un brivido. Annuì, girandosi verso Sideas.
“Lo sapevi?” chiese.
Il cavaliere annuì e il ragazzo
sperò che questi continuasse senza che lui dovesse chiedere perché.
Ma Sideas non lo fece.
“Perché?” chiese dunque il
ragazzo. Perché Irìyas voleva mandarlo via? Perché gliel’aveva detto in
modo così frettoloso e freddo? Perché non poteva rimanere, aiutarlo ad
andare ad Est? E perché lui, d’improvviso, non andava più bene?
Un solo perché ne nascondeva
troppi. Nyven se ne rese subito conto, ma Sideas scosse la testa: aveva
capito perfettamente.
Il silenzio si impadronì di nuovo
di tutta la stanza, ma Zir non sistemò più nessuna boccetta sugli
scaffali dell’armadio: si fermò a fissare il cavaliere, aspettandosi
qualcosa.
Gli occhi di Sideas vagarono sulle
fiamme del fuoco per un po’ prima di parlare. Di nuovo, non guardavano
ciò che era loro davanti, guardavano altrove. Questa volta indietro.
“Irìyas è un mago” esordì come se
dicesse un’ovvietà “E’ un mago come nessun altro nel Regno, o in tutte
le terre dell’Ovest. E questo non solo perché il suo potere è maggiore
di quello di qualuqnue altro, non solo perché le sue arti magiche e il
suo dominio su di loro è perfetto, ma anche perché vive secondo un
codice a cui ormai nessuno crede più…” sorrise, distogliendo lo sguardo
dal fuoco e posandolo su Nyven “Non capisci, vero?”
Il ragazzo scosse la testa: non
capiva fino in fondo.
“Non ti sembra futile, quasi
capriccioso, il suo accanirsi contro Hago perché gli ha rubato un
sogno? Perché stringere così tanto la morsa, dare fondo a così tanta
energia per impedire al suo vecchio compagno di andare dove lui vuole
andare? In fondo, Irìyas non ha mai davvero sognato di essere primo,
bensì solo di andare ad Est. Il suo motivo è la conoscenza, vedere cosa
c’è oltre i Territori. Non ha molto senso il suo accanirsi contro Hago,
se non si conosce a fondo Irìyas…”
Nyven lo guardò, con gli occhi
rossi e ardenti, ma non disse una parola.
“Ci ho messo diverso tempo a
capire il mondo in cui vive Irìyas. Quando arrivai all’Accademia,
onestamente, non capivo assolutamente i motivi che erano dietro a una
qualunque azione del mago.” Sorrise “Ed è per questo, credo, che
stringemmo amicizia: volevo capire. Alem lo trattava come una gemma
rara, tutti lo temevano, ma nessuno lo capiva davvero. Per me poi, che
sono l’esatto opposto, che vivo per calcare la terra e impugnare una
spada, il modo in cui Irìyas guardava il mondo sembrava un’assurdità”
rise di nuovo, ricordando il passato. “Ho più volte pensato che fosse
pazzo… Poi invece, ho iniziato a capirlo, ho iniziato a vedere coi suoi
occhi il mondo e mi sono accorto che, ai suoi occhi, questa terra è
completamente diversa da quella che appare a me.”
“E come gli appare?”
“Gli appare astratta. L’idea e gli
ideali sono ciò che caratterizza un uomo, non le azioni o la forza.”
Sideas si sporse verso Nyven cercando di mettere in parole quello che
gli riusciva difficile da spiegare “Per questo è un grande mago.
Nessuna magia deriva da qualcosa di concreto. Un incantesimo non trae
forza dalla terra, ma trae forza dal solo pensiero”
“E’ vero…” Nyven iniziava a capire.
“La forza della natura che poi
viene incanalata da Irìyas, segue l’ordine della sua magia che deriva
esclusivamente dal suo pensiero. Così pensieri, idee e ideali
acquisiscono un significato completamente nuovo per un mago, perché
tutto si poggia su di loro. Per un mango creare un incantesimo equivale
a dare magia ad un suo pensiero”
“E Hago ha rubato un pensiero di
Irìyas…”
“Esatto. Irìyas l’ha vissuta come
una violazione intima e un furto di ciò che gli apparteneva…”
“Un furto ben più importante di
qualunque oggetto… Ma…” Nyven fece una pausa, cercando di mettere
ordine ai pensieri “Ma l’ andare ad Est è un obiettivo, non un
incantesimo. E’ davvero così importante per Irìyas, il fatto che Hago,
ora, lo condivida con lui?”
“Hago non lo condivide. Hago se né
appropriato. Come credi che faccia Irìyas ad impedire ad Hago di andare
ad Est?”
“Con un incantesimo…” Nyven era
titubante.
Sideas scosse la testa e allora,
sul viso di Nyven comparve assoluta confusione.
“Non capisco…”
Sideas scoppiò a ridere, vedendo
l’espressione corrucciata del ragazzo.
“Non fare quella faccia” gli disse
il cavaliere “Riconosco che sia molto complesso da capire… “ guardò il
fuoco di fronte a lui e riprese a parlare “E’ un’idea di irìyas, quella
di andare ad Est. E’ il sogno del mago e il suo unico obiettivo . Non è
mai appartenuta ad Hago. Ed è proprio per questo che Irìyas, ora,
riesce ad impedire ad Hago di andare ad Est: impedisce al suo sogno di
allontanarsi da lui”
Zir, che era rimasto in disparte
fino a quel momento, intervenne, avvicinandosi e sistemandosi gli
occhiali sul naso.
“Ragazzo” disse con quel tono che
gli era proprio, in parte accondiscendente e in parte paterno: “Non
pensare di capire le vie della magia in un'unica serata. Non ci
riuscirai. Non ci sono riuscito io, né c’è riuscito Sideas. Nessuno che
non sia un mago riesce a capire che cosa c’è dietro ogni incantesimo e
dietro ogni magia. Però ciò che ha detto il cavaliere è vero: Irìyas
vive secondo un codice dimenticato. Penso che pochi altri individui,
Umani, Eclage e non, rispettino la storia e accolgano un’idea come la
cosa più importante di una persona…” arricciò il naso “Hago ha
calpestato ciò che di più sacro c’era per Irìyas, senza remore. Per
fare questo ha messo in catene un drago, l’essere più antico e nobile
di questa terra. Irìyas non poteva tollerarlo. Nessun drago può essere
messo in catene, ogni drago dev’essere rispettato”
“Perché sono essere millenari,
sopravvissuti ai Venti e conoscitori della Lingua Antica. Perché sono
saggi e forti. Perché sono draghi. “ aggiunse Sideas con semplicità
“Semplicemente.”
Nyven scosse la testa “Hai
ragione. Capisco poco. Capisco poco di come sia possibile che Irìyas
fermi Hago, ma ora capisco di più perché Irìyas abbia preso così a
cuore il tradimento di Hago: per lui il tradimento è più profondo che
per chiunque altro”
“E questo Hago lo sapeva bene…”
“ Però…” Nyven arrossì “Però
quello che non capisco…” esitò di nuovo “ è perché vuole allontanare
me…”
Sideas scoppiò a ridere. In quel
silenzio generale e nello stupore che quella domanda aveva generato sui
visi di Sideas e Zir, la sua risata risuono calda e profonda. Lo stesso
coniglio non trattenne un risolino.
“Scusami se mi permetto di
sorridere. Non fraintendermi, non è perché ritengo la tua domanda
sciocca. Al contrario. Sono io che ho divagato troppo, non rispondendo
con precisione a quello che mi avevi già chiesto.”
Nyven lo guardò con occhi enormi,
le iridi ormai completamente rosse.
“Irìyas non vuole coinvolgerti in
quella che sa essere la sua battaglia. Non vorrebbe neanche me qui, se
non sapesse che anch’io sono legato ad Hago. Vuole proteggerti perché
teme che tu possa rimanere coinvolto in qualcosa che non ti riguarda.”
Nyven protestò “Ma quel che
riguarda irìyas riguarda anche me!”
“Non si può condividere tutto. So
bene che la tua volontà di restare è
forte, ma Irìyas sente di averti coinvolto in qualcosa in cui tu non
c’entri.”
“Ormai è troppo tardi…” disse in
un fiato Nyven.
Sideas lo guardò intensamente.
Guardò i suoi capelli vermigli, gli occhi color del fuoco e quel
tatuaggio che ormai non era più nascosto dalla volontà di Irìyas e che
perciò risaltava sulla pelle scura del ragazzo.
“Forse ormai è davvero troppo
tardi” disse infine “rimani un mistero, Nyven. Rimani un mistero, ma
ormai sono convinto che appartieni a questa storia più di quanto c’è
dato sapere. E non perché ormai sei inevitabilmente legato ad Irìyas.
Non solo comunque…”
Nyven riprese a guardare il fuoco
e non disse nulla per un po’.
Il silenzio, di nuovo, s’impadronì
di tutta la stanza.
“Io sono da sempre legato a questa
storia” disse d’improvviso alzandosi in piedi e mettendo una mano
dentro il fuoco. Non si bruciò, ammaestrò le fiamme perché gli
lambissero semplicemente la pelle, senza nemmeno scaldargli la
superficie “Nessuno sa quel che sono, nemmeno io. Eppure” protese
ulteriormente la mano verso il fuoco e prese sul suo palmo una fiamma,
che continuò a bruciare. Si guardò la mano prima, poi la rivolse verso
il cavaliere che guardava in silenzio. “Eppure io sono legato al fuoco
più di chiunque altro. Io devo rimanere con Irìyas perché il fuoco dei
draghi lo ucciderà, io devo proteggerlo”
“Non cadere nell’errore di pensare
di proteggere Irìyas solo perché domini la fiamma”
Nyven corrugò le sopracciglia.
“E non cadere nell’errore che
Irìyas o io possiamo credere che per questo tuo dominio sul fuoco tu
sia dalla nostra parte. Il tuo animo è aggressivo e forte, Nyven. Il
fondo cremisi che si percepisce non ha nulla di protettivo”
“Lo so.” Questa risposta stupì
Sideas che non si aspettava un’ammissione così semplice da parte del
ragazzo, il quale notò il suo stupore. “Non credere che, perché ancora
non ho capito tutto quello che mi riguarda, non ho capito niente. Io ho
ucciso i miei carcerieri ad Adiisia. Li ho arsi, perché mi hanno
catturato. Non so come l’ho fatto, ma so che l’ho fatto. Sogno il
fuoco. Sogno sempre il fuoco che tenta di essere improgionato
all’interno di mura che non possono contenerlo. Sento la rabbia salire,
sento un istinto primordiale che mi porterebbe ad andarmene via di
qui.” Sospirò ”Il sesto senso di Irìyas ha ragione, quando gli
consiglia di allontanarmi. Ma io voglio rimanere, perché Irìyas
solamente non ha cercato di mettermi in catene”
Sideas sgranò gli occhi e strinse
i pugni ai braccioli della poltrona, sgomento. Zir non si era accorto
di nulla, ma il cambiamento nel tono e nell’atteggiamento del ragazzo
non potevano sfuggire ai suoi sensi.
La stessa persona che gli aveva
chiesto perché, all’inizio del loro dialogo, ora
emanava una cosapevolezza e una forza che Sideas aveva raramente
percepito.
Non c’era più spazio per i perché,
nell’animo di Nyven, la sua era una precisa volontà di rimanere a
Tangorn e col mago. La sua era forza, nel fuoco sulla sua pelle e nelle
sue parole.
Ma Nyven, di questo, non era per
niente consapevole.
“E’ a questo tuo animo mutevole
che Irìyas è rimasto impigliato” bisbigliò Sideas più a se stesso che a
qualcuno nella stanza. Si alzò dalla poltrona, per avvicinarsi al Nyven.
“E allora rimani” disse “Rimani perché tu lo vuoi, non perché Irìyas te
lo chiede. Perché Irìyas non te lo chiederà mai. Nonostante – ne sono
certo – lui non voglia assolutamente che tu te ne vada dal suo fianco.”
A quelle parole, Nyven sorrise, di
quei sorrisi semplici che era solito fare quando si sentiva in
imbarazzo.
L’aura aggressiva si era di nuovo
nascosta. Nascosta, sì, perché Sideas sapeva che sarebbe tornata. Lei,
così come quella consapevolezza di potere che Nyven ormai aveva.
“Dobbiamo andare al lago”
“Al lago?” Nyven non capì.
“La rete è conclusa e l’ancella ha
tessuto con le sue dita quel che
fermerà Gyonnareth. Il Solstizio è fra tre notti”
Sideas lasciò la stanza,
consapevole che Nyven lo seguiva. Non doveva andarsene il ragazzo.
Irìyas era stato semplicemente se stesso e l’aveva mandato via col suo
modo di fare secco e sbrigativo, come sempre quando si trattava di
questioni che faticava a gestire. Ma Nyven non poteva andarsene, perché
ormai scriveva la propria storia con le sue mani.