Un tuffo nel passato
Un tuffo nel passato
Correva allegramente
per le strade
della via del "paradiso", sentiva proclamare questo nomignolo nella sua
casetta, dalla voce della madre: scriveva ogni giorno, come se voleva
raggiungere un ipotetico obbiettivo.
Aprì la porta di legno all'entrata, la quale
cigolò.
I passi raggiunsero la stanza di ella, la quale muoveva la penna sulle
pagine ingialliate.
Pensava sempre del perché non usciva mai come il padre.
Il bambino si avvicinò con curiosità, Liesel
accarezzò la testolina castana, strofinò i
capelli
morbidi, notando il sorriso paffuto del bimbo, gli occhi verde smeraldo
brillavano di speranza.
Alzò la testa, mettendosi in punta di piedi.
La donna rise, prese il libro, porgendolo in basso, permettendo la
visuale al piccolo.
Lesse le prime righe, ma, ingenuo, non capì un determinante
significato.
Levitò in aria il braccio, indicando con l'indice quelle
parole che non aveva captato.
-Cos'è?- Le parole uscirono da sole, intatte, facendo
ricevere al mittente un sorriso di felicità.
-E' un libro sciocchino.- Ribattè, abbozzando ad un sorriso,
incrociando gli occhi di colui che era suo figlio: in lui, aveva
racchiuso tutta la sua felicità.
Il bambino, con piccoli passi, si avvicinò al davanzale
della finestra, incrociando la foto in bianco e nero di un uomo.
Quell'uomo era suo padre, deceduto dopo la tragica morte in un
incidente, la figura paterna però, venne sostituita dallo
"zio"
Max: non era uno zio biologico, ma lo prendeva per tale.
Le manine morbide si avvicinarono alla foto.
Si avvicinò alla madre, calpestando di tanto in tanto il
pavimento.
La donna distolse lo sguardo dalla sua scrittura, uno dei suoi numerosi
libri, appoggiando con delicatezza la penna sulla scrivania e
avvicinandosi al bambino: gli occhi verde speranza beccarono la madre.
Il piccolo chiuse gli occhi, pensando ad una sgridata: aveva paura nel
sentire la mamma rimproverarlo, perché non poteva mai farlo
uscire, cosa che a lui piaceva.
Dal canto suo, le labbra di Liesel andarono in alto, sorridendo.
Il piccolo riaprì gli occhi, notando il ritardamento della
madre, si accorse soltanto dopo del sorriso di quest'ultima.
Le passò con delicatezza la foto, mentre la castana la prese
con due dita, guardando intensamente l'uomo che amava.
Si ricordava di un'altra persona che, in passato, le aveva rubato il
cuore come un predatore, mentre lei, come una sciocca, era scampata
all'amo, abbandonandolo.
Si domandava cosa sarebbe successo se lo avrebbe convinto a portarlo
nell'allenamento speciale dell'esercito, si sarebbe salvato assieme al
padre di lui, colui che l'ha tenuta in vita e presa cura di lei come se
fosse una delle sue due figlie, quelle povere ragazze, l'esplosione
nella sua mente era ancora lì, intatta.
Sembrava cancellarsi, ma il destino infido, sembrava disegnare
nuovamente quell'immagine, per poi cancellare e disegnare nuovamente,
come per sbeffeggiarla, per dirle che la vita non è facile,
che
chiunque nella vita "prima o poi morirà".
Suo fratello, i suoi genitori, Rudy e magari anche sua madre naturale,
forse, era stata anche una delle prime vittime.
Per istinto, guardò il bambino, suo figlio.
Stava salendo sulla sedia, nel tentativo di sedersi, sembrava
così innocente.
Lo aiutò: lo prese in braccio, per poi farlo sedere sulle
sua gambe.
Davanti a sè vi era una scatola.
Con ingenuità, il bambino se ne accorse, prendendola tra le
mani. Gli occhi si illuminarono, come se avesse un vero e proprio
tesoro tra le mani.
Aprì, con altrettanta ingenuità, la scatola,
notando in
prima fila la foto di un altro bambino, era così piccola che
sembrava rimpicciolita.
Consorte le braccia, riempiendo le guance, Liesel pensò che
al
posto di dargli un'aria più terribile lo rendeva ancora
più carino.
-Chi è?- Domandò, voltandosi e dando,
letteralmente, l'immagine del bambino davanti agli occhi della madre.
Liesel sorrise, affranta.
Non aveva avuto poi un'infanzia così facile.
Prese la mano, e gli strofinò ancora una volta i capelli
castani.
-Tuo zio.- Si avvicinò all'orecchio, sussurrando quella
dolce parola.
Il bambino, invece, rimase incredulo: come faceva un bambino
così piccolo ad essere suo zio? Non aveva mai visto piccoli
zii,
magari lo era anche lui, privo di consocenza.
Guardò più volte l'immagine, per poi voltarsi
nuovamente verso la madre.
-Davvero? E dov'è?- Domandò innocente, posando la
foto sulla scrivania.
La ladra di libri sentiva il dovere di raccontare tutto, e che in
passato, quando Frank sarà più grande, gli
racconterà tutto per bene.
Sorrise, ma era un sorriso spento.
Indicò in alto con l'indice, mentre il bambino non capii.
-Sul tetto?- Alzò un sopracciglio, facendo ridere la madre:
se i
morti si trovavano in un tetto, allora era facile andarli a fargli una
visita.
-In cielo. E' un piccolo angelo.- Gli toccò il nasino,
facendolo ridere.
Frank prese un'altra immagine, notando, ora, due persone adulte.
-E loro?- Voltò la foto in sua direzione, indicando
innocentemente i visi di due anziani signori.
Liesel sorrise, ricordava ancora la famiglia Hubermann, e, in qualche
modo, si sentiva una Hubermann anche lei.
Una Hubermann speciale.
Ricordava del padre adottivo, Hans, non c'era giorno senza quella
fisarmonica, chiamata "fastidiosa" dalla madre adottiva, Rosa, ma
quell'oggetto fu molto importante per entrambe dopo la partenza
dell'uomo di casa.
Ricordava di quando Rosa non la tollerava, e il sentimento che provava
era reciproco, ma il giorno a scuola, quando venne "richiamata", fu
stata la donna più buona della sua vita.
Perché si era fatta rivelare solo poco dopo?
Per non scatenare la sua natura da strega, forse, ma in
realtà era tutt'altro che strega.
Il piccolo continuava a fissarla, in attesa di una risposta.
-Sono i tuoi nonni.- Rispose, quasi con voce staccata: in quel momento
le immagini dei loro corpi rivennero come un flash.
Scosse la testa, cacciando i pensieri.
-Che belli.- Il bambino illuminò gli occhi: tutte quelle
persone
che stava vedendo sembravano così importanti, o almeno
credeva,
ma sembrava che ognuno abbia fatto un percorso importante nelle loro
vite, e quei nonni che non aveva mai conosciuto davano l'aria di
protagonisti.
Liesel invece, pensava, consapevole che non li avrebbe mai rivisti.
Sgranò gli occhi d'impatto, notando la foto di quel ragazzo
dai capelli color limone per terra.
Lo prese con delicatezza, per poi dargli un bacino: Frank vide il gesto
fatto dalla madre alla foto, notando un bambino biondo dalla carnagione
chiarissima.
Vide accanto a lei un'altra bambina, più o meno della stessa
altezza del ragazzo.
Si domandò chi fossero.
Liesel sorrise.
-Lui è Rudy Steiner.- Indicò con l'indice il
ragazzo.
Quel viso angelico, ricordava la pelle chiara e gli occhi azzurri e i
capelli biondi, era il solito prototipo di ragazzo tedesco, ma lui era
speciale, diverso dagli altri.
L'unico che poteva considerarsi qualcuno chiamato oltre "amico".
Lo amava, ma ne era pentita nell'aver fatto attendere così
tanto
quel ragazzo dai capelli color limone, il pesciolino che
salvò
il tanto bramato libro dal fiume, dalle grinfie di Franz.
Anche la scena davanti alla scuola le venne in mente, sorrise beffarda.
-E questa, sono io.- Indicò adesso la bambina con un libro
tra le mani.
Ovunque e dovunque, i libri erano con lei, le parole l'accompagnavano
con sè.
Frank avvicinò la testa alla foto, avvicinando gli occhioni
dolci.
Pensò che erano davvero carini.
-Lui... doveva essere mio padre, giusto?- Domandò il piccolo
con innocenza.
Liesel pensò di negare tutto, ma non poteva rinfacciare una
bugia a suo figlio.
Annuì col capo, mentre Frank sorrise: al contrario della
foto del fratello, non sembrava molto geloso di Rudy, anzi.
Il piccolo ci pensò su.
Lui era castano dagli occhi verdi e la pelle leggermente abbronzata,
riportata dal padre, se era figlio di quel bambino, anche lui sarebbe
stato il classico bimbo tedesco?
Sorrise ingenuo: non voleva pensarci.
Liesel posò il tutto, per poi avvicinarsi ad un armadio e
posare il pacco lì.
Si voltò con un sorriso verso il bambino, il quale stava
uscendo
di nascosto come una vera e propria spia: i rumori si sentivano e Frank
non era un bambino molto silenzioso, anzi, faceva abbastanza rumore.
La donna sorrise.
-Che ne dici di mangiare qualcosa?- Domandò, mentre il
bambino
annuì: Liesel prese il cappotto di entrambi e
uscì, mano
per la mano con suo figlio, la neve le sporcava le scarpe pesanti,
mentre i fiocchi davano aria di festa.
Quei fiocchi, quel paese, l'inverno, le ricordava il suo passato.
Un momento importante della sua vita.
Liesel non era una di quelle persone che dava il passato alle spalle,
anzi, lo conservava con sè, perché il suo, di
passato,
era prezioso, coperto da persone preziose e importanti, uniche.
E, anche lei sapeva di essere diversa da altri...
Una parola le rimbombò tra la mente, accennato da molte
persone in passato...
"Furfante"
Angolo Autore
Ciao a tutti ^^ Sono Sasi02 ed è la prima volta che scrivo
qui.
Conosco "Storia di una ladra di libri" da un anno, adoro il film e
prossimamente avrò anche il libro, così da
leggerlo tutto.
Ho cambiato il nome del titolo, inizialmente doveva essere "Il racconto
della mamma", ma, per un cambio di trama, l'ho cambiato ^^
Ho dimostrato una Liesel donna, ancora giovane assieme al suo bambino
Frank (premetto che non so come si chiamino i figli originali,
né tanto meno quanti ne abbia avuti di preciso).
E nulla.
Spero che questa sorta di racconto introspettivo vi abbia catturati ^^
A presto
Sasi02
|