Standing alone [on the side of the angels]

di TheHeartIsALonelyHunter
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Nome(Efp e Forum): TheHeartIsALonelyHunter
Nome del contest: Acronym Battle
Titolo: Standing alone [on the side of the angels]
Genere: Introspettivo, Angst, Drammatico
Fandom: Doctor Who
Coppia o evento(indicare quale): DoctorxMaster
Drabble/Flashfic/One-shot: One-Shot
Raiting: Giallo
Note(facoltativo): (da leggere a fine storia)


Doveri e angosce, quella era e sarebbe eternamente stata la sua fatale condizione di condannato: sterminatore di popoli, sanatore di mali, uccisore di innocenti, salvatore degli oppressi. Era un destino d'orrendo isolamento, quel triste, odioso tedio di lupo solitario, quella soffocante insanabilità che lo afferrava alla bocca dello stomaco, lo strattonava, lo gettava a terra, lo guardava con occhi schivi e malvagi e gli sputava addosso, malevola, maligna. Alzati, codardo.
Osservava, sì, osservava dall'alto della sua magnificenza, elargiva a piene mani pene e ricompense, attribuiva ai malvagi la giusta colpa e ai retti la più consona beatitudine, angelo solitario in corsa contro il tempo (o forse contro se stesso). Non puoi scappare in eterno, Dottore.
Controllava, sì, controllava dalla sua rocca isolata lo scorrere continuo del mondo ai suoi piedi, l'inevitabile liquefarsi di civiltà, il necessario abbandono di anime bisognose (l'uomo che fa stare meglio le persone), il triste disfarsi, tra le proprie mani, di relazioni, di famiglie, di vite. In fondo, Dottore, io e te siamo uguali.
Tremava, sì, tremava dal più profondo recesso di quei suoi due cuori fin troppo umani nel realizzare quegli orrendi crimini, nel ricordare quei volti contratti dal dolore, nel tentare vanamente, pugni stretti e capo chino, di ricordarsi che la vera debolezza era appunto ricordare. Come ti sei sentito, dunque?
Orde di reminiscenze e di rimpianti, appostati alle porte della sua mente, milioni di volti impressi eternamente nella sua retina, visi, voci, pianti, vite, amori, fili spezzati d'esistenza, rilasciati tra le sue mani di burattinaio inerme e inconsapevole. Due potenti civiltà che bruciano... Dimmi, come ti sei sentito?
Risse di opinioni e idee tardive, pronte a scatenarsi al minimo scalfirsi di quella barriera impenetrabile che s'era innalzata automaticamente a proteggere il suo impero di menzogne e di falsità, a proteggere quella sanità mentale tanto preziosa, a difendere quell'ipocrita sicurezza: lui era il Dottore. Lui era dalla parte degli angeli. Devi essere stato come un dio...
Ma solo in quell'istante, solo vedendo le fiamme lambire quel corpo tanto affezionato, solo ricordando quel guizzo di tronfia vittoria impresso nei suoi occhi malati, sentì la triste e cupa verità già più volte presentita rovesciarglisi addosso, onda di maremoto sul suo scoglio scarsamente difeso. E passare il resto della mia vita, imprigionato, con te?
Assassino e menzognero: ecco cos'era, ecco cosa sarebbe sempre stato. Non puoi scappare in eterno, Theta.
Strati e strati di bugie ben innestate, anni e anni a ricordare il bene e a dimenticare il male, secoli interi per segnare quella netta linea di demarcazione e per convincersi che, no, non era un folle assassino, e no, non era un mero uccisore (non era lui). In fondo, Theta, io e te siamo uguali.
Triste verità, quella che l'aveva colpito in quell'altrettanto triste giorno, triste certezza che s'era oramai incarnata eternamente in quell'istante fatale, in quel fallo irrimediabile, in quel corpo che aveva stretto disperatamente urlando al cielo un perdono, un'assoluzione, un oblio che non sarebbero mai arrivati. Aveva creduto di poter ottenerli in lui, s'era illuso di poter rimediare a mille errori raddrizzando un solo torto, poter ritrovare in quell'antico nemico (in quel vecchio amico) un'innocenza ormai perduta. Io ti perdono. 
E invece quell'unica certezza, quell'unica compagnia, quell'unica speranza di redenzione si era sgretolata tra le sue mani, era caduta miseramente tra le sue braccia e s'era rifiutata di ricomporsi, lasciandogli quell'ultimo affronto, lanciandogli quell'ultima sfida: vivere portando in eterno con sé la certezza della propria fallibilità. Che ne dici di questo? Ho vinto io.
Ritirato e abbattuto, eroe vinto e tristemente deluso, avrebbe ripreso da dove aveva abbandonato, avrebbe ricominciato tutto da quel punto, solo (stavolta solo), e avrebbe finto una dimenticanza che non sarebbe mai arrivata, una dimenticanza che avrebbe eternamente atteso. Un'unica sicurezza, un unico baluardo a guidarlo in quella triste condizione: sì, era proprio come lui. Sarai anche dalla parte degli angeli, ma non pensare per un solo istante di essere uno di loro.

Note conclusive di un'autrice ormai impazzita: 
Ci sono molte cose che vorrei (e dovrei) spiegare riguardo alla mia interpretazione del loro rapporto e anche sulla modalità di lettura che va data a questa storia, ma meglio incominciare dalle cose più semplici. prima di tutto, ci sono un paio di riferimenti alla serie originale, in particolar modo l'appellativo "angelo solitario" era stato dato a Ten da Reinette nell'episodio 2x04. "Theta" era il soprannome che era stato dato al Dottore da giovane (faccio riferimento alla saga classica con Baker, il quarto Dottore), e ho deciso di inserirlo in alcune frasi per sottolineare il livello di intimità tra i due personaggi (ci tornerò più tardi). Le frasi in corsivo alla fine di ogni paragrafo sono ipotetiche frasi dette dal Maestro al Dottore. La terzultima è invece del Dottore, ed è ripresa dalla serie originale. Alcune frasi sono effettivamente riprese dalla serie, e mi riferisco in particolar modo a quelle dalla quarta alla settima e la penultima. Una citazione del Maestro è inserita anche all'interno del terzo paragrafo. Le altre sono state inventate da me. L'ultima fa riferimento a una battuta della serie "Sherlock", ripresa dall'episodio 2x03. Un paio sono ripetute, ma mentre la prima volta lo chiama "Dottore", la seconda si riferisce a lui come "Theta", a sottolineare, appunto, da una parte il suo disprezzo per il suo ruolo "istituzionale" di salvatore del mondo e, al contempo, una sorta di pena che prova invece per la persona in sè per sè (ma questa è solo un'interpretazione personale, ognuno può leggere questa variazione come desidera). Altra nota: le citazioni del Maestro riprese dalla serie le ho tradotte direttamente dall'inglese, non ho ripreso il doppiaggio italiano.
Riguardo al loro rapporto, credo che la storia sia piuttosto chiara su quale sia il tipo di legame che cerco di descrivere, e mi rendo conto che il tutto si riferisce soprattutto al Dottore, ma in qualche modo ho voluto creare un parallelismo tra i due. Sia chiaro, tuttavia, che non ho mai creduto che lui volesse salvarlo solo per lavarsi la coscienza, ma che in lui vedesse anche un "compagno", un amico, e che ci tenesse realmente alla sua redenzione (in un paio di punti del testo credo che sia più palpabile questo suo "affetto", anche se per la maggior parte sembra che si preoccupi solo di se stesso). In pratica volevo scrivere tutt'altra cosa e invece ho analizzato un aspetto della loro relazione che non sapevo neppure esistesse. 
Questi due mi piacciono sempre di più.




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