Buongiorno
fanciulle!
Un San Valentino ritardatario, ma spero gradito lo stesso.
Baci
Serena
Quando si sveglia
quel venerdì mattina, l'ultimo di un ottobre particolarmente
mite, Beth è certa di avere soltanto due problemi nella
vita:
Dorothy Parker e Daryl Dixon.
La
prima, è la presidentessa delle Double W, l'associazione
studentesca in cui Darla, la sua migliore amica, vuole entrare a tutti
i costi trascinandoci pure lei; il secondo è strettamente
collegato, perchè fa parte della sua lista delle dieci cose
da
fare per aggiudicarsi l'ammissione alla suddetta associazione.
Il
problema è che Daryl Dixon si trova in cima alla lista,
proprio perchè si tratta della "missione" più
difficile
da realizzare, e Beth è convinta che non sia stata messa
lì a caso, ma con l'assoluto intento di farla fallire.
Ha
avuto sin dall'inizio l'impressione che Dorothy l'abbia presa in
antipatia, per che motivo non se lo sa davvero spiegare, ma visto che
la lista di Darla era decisamente molto più facile della
sua, ne
è appunto abbastanza certa.
In
ogni caso, dato che la sua amica ci tiene davvero a diventare una
Double W insieme a lei, mentre fa colazione, analizza di nuovo il
problema "Daryl Dixon", cercando la soluzione che le
permetterà
di spuntare anche quell'ultima missione sulla lista: ottenere la sua
tuta da meccanico.
Mr.
Dixon, infatti, gestisce l'omonima Dixon's Repair, un'officina
meccanica situata proprio in prossimità della Georgia
University
di Atlanta, ed è diventato una specie di leggenda tra le
studentesse universitarie, grazie al suo fascino da bello e impossibile.
Già,
perchè la leggenda narra appunto che abbia una
spiccata intollerenza verso le studentesse, che pare respinga senza
eccezione alcuna. Ed è da un soggetto simile, che lei
dovrebbe
farsi consegnare niente meno che la sua tuta da lavoro, quella che ha
intravisto facendo un sopralluogo proprio l'altro giorno, sulla cui
schiena spicca la scritta "Dixon's Repair" a personalizzarla,
impedendole di trovare un'alternativa nel comprarne una uguale, alla
modica cifra di venticinque dollari e novanta, come l'avrebbe anche
trovata su Amazon.
Non
c'è niente da fare, non le rimane altro che il piano
originario studiato insieme a Darla: recarsi nella sua officina con una
scusa plausibile e una volta lì, navigare a vista, sino ad
arrivare a meta, ottenere quella benedetta tuta da lavoro dal legittimo
proprietario.
E
la scusa plausibile, purtroppo per lei, è già in
partenza qualcosa che potrebbe indisporre parecchio Mr. Dixon: una
gomma bucata. Ma non di una macchina, dato che lei non se la
può
certo permettere, ma quella della sua bicletta, quella che ha portato
con sè da casa, e che rappresenta il suo unico mezzo di
trasporto lì ad Atlanta.
Dopo
le lezioni, infatti, bucherà volontoriamente la ruota
posteriore e poi si recherà alla Dixon's Repair chiedendo
l'enorme gentilezza di darle una mano, perchè il ciclista
più vicino, quello che come si è già
informata
oggi sarà chiuso per inventario, non sarà
disponibile.
Decisamente
l'aspetta una pessima giornata, ma d'altronde per Darla,
farebbe questo e altro. Non potrà mai dimenticare, infatti,
che
è stato grazie anche al suo sostegno se è
sopravvissuta
alla morte di sua madre, avvenuta qualche anno prima, e che l'aveva
devastata nel verso senso della parola.
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Daryl
sta giusto meditando di fare una pausa per bersi una birra,
quando sente qualcuno entrare in officina. Siccome è
nascosto
dietro al cofano della macchina su cui sta lavorando, non ha modo di
vedere subito chi sia.
-
Ehm... c'è... c'è qualcuno?
Merda,
non solo deve rimandare la pausa, ma dovrà anche sorbirsi
l'ennesima ragazzina venuta a provarci con lui! Non lo sa nemmeno lui
come sia successo, ma pare che sia diventato lo sport preferito di
tutte le studentesse di quella fottuta università, tentare
di
portarselo a letto!
-
Ah... ecco... buongiorno.
Quando
è sbucato da dietro la macchina, ha visto una biondina
dall'aria alquanto imbarazzata, piantargli addosso due incredibili
occhi azzurri.
L'ha
salutato con un "buongiorno", e gli viene quasi da ridere,
perchè di solito sono già lì che si
producono in
pose o frasi da donne vissute.
-
Che c'è?
Decide,
perciò, di giocare subito la carta della scortesia, ha
l'impressione che sia il modo giusto per liquidarla in fretta.
-
Oh, ecco... ehm... avrei un problema che forse lei può
risolvere.
Davvero,
non sa se gli viene più da ridere o da incazzarsi,
perchè ha pensato che forse una come lei, potrebbe davvero
arrivare a chiederglielo in una maniera così educata, di
scoparsela. Ma non crede che sia quello che ha da dirgli, almeno non
ancora. E non sa se è per il piacere di tenerla ancora sulla
corda, ma decide di stare ad ascoltarla.
-
Sentiamo.
Gli
sembra quasi di vederla tirare un sospiro di sollievo, e forse un
pò si pente della decisione appena presa, perchè
magari
adesso tira fuori il coraggio e gli chiede davvero di scoparsela.
-
Ecco...
Ha
capito che "ecco" deve essere una delle sue parole preferite, non ha
iniziato frase senza pronunciarla.
-
Avrei bucato.
Ah,
quindi ha davvero un problema, a quanto pare.
-
Dov'è?
Non
è uno di molte parole, chi lo conosce davvero, e sono in
pochi, sa che il suo linguaggio consiste principalmente in occhiate e
versi, solo in alcuni casi, frasi appena un pò
più lunghe.
-
Intende la macchina?
Non
la faceva stupida, quegli occhi oltre ad essere di un azzurro
incredibile, sembrano anche molto... intelligenti. Nel senso che gli ha
dato l'impressione di essere una in gamba, forse anche un pò
secchiona, di quelle che all'università ci vanno davvero per
studiare e non per spassarsela da una festa all'altra.
-
Sì.
La
vede arrossire di botto. Cristo Santo, quanto tempo era che non ne
vedeva una arrossire in quella maniera?
-
Ecco...
Ancora!
-
Non si tratta di una macchina...
La
vede occhieggiare fuori, dove si accorge solo ora che c'è
una
bicicletta appoggiata al cavalletto, con la ruota posteriore
completamente a terra.
-
Quella gomma?
Dice
l'ovvio, ma è stato preso dannatamente in contropiede!
-
Già... il ciclista poco più avanti è
chiuso per
inventario e allora... ecco... mi chiedevo se per caso lei non potesse
darmi una mano.
Gli da ancora del lei, pronuncia un altro "ecco" e...
lui sta pensando di darle veramente una mano, perchè è
vero,
il ciclista più avanti è chiuso per inventario.
-
Okay, portala dentro.
L'espressione
sollevata che le compare in viso, gli sembra persino
esagerata, però per la tipa che è, probabilmente
è
una che si agita anche per una gomma bucata.
Quando
si volta per andare a prendere la bici, non può fare a
meno di guardarle il culo, che non è niente male davvero.
Solo
che la regola che si è imposto dice "niente distrazioni sul
lavoro" e se attaccasse a scoparsi le universitarie, è
sicuro
che chiuderebbe bottega entro un mese, vista la grande scelta che
avrebbe a disposizione.
-
Eccola.
E'
una variante, ma sempre della sua parola preferita. Gli mostra la
bici come se gli dovesse affidare un oggetto prezioso, quindi intuisce
che probabilmente ci è davvero affezionata.
-
Okay.
E
lui, contrariamente a quanto ha pensato prima, di essere scortese, si
pulisce le mani sporche di unto nella tuta che indossa, prima di
sostituire sul manubrio quelle piccole mani con le sue
decisamente
più rozze.
Si
sposta verso il banco di lavoro, dove ha i ferri necessari a far
saltare via il copertone e la camera d'aria. Si è accorto
che
lei l'ha seguito, forse per non perdere d'occhio la sua amata
bicicletta.
-
Ovviamente, le pagherò il disturbo.
Di
punto in bianco, se ne esce con quella frase, che non fa altro che
sottolineare quel suo aspetto da brava ragazza. E solo il fatto che ha
pensato una roba del genere, gli vale il dirsi da solo che deve essere
impazzito.
-
Uhm...
Quello
lei non può saperlo, ma quel suo verso equivale ad un
"vedremo". Dipenderà da come andranno le cose nei successivi
dieci minuti, cioè se lei si limiterà a farsi
riparare la
gomma ed andarsene come è arrivata, o se vorrà
qualcosa
di più.
In
quel caso, gliela farà pagare salata, eccome, la
riparazione.
Così sarà certo che non si
ripresenterà mai
più.
-
Oh, cavoli, ma quello è il motore di una Camaro!
Prego?
Come cazzo è possibile che lei abbia riconosciuto per
davvero che quello è il motore di una Chevrolet Camaro del
'68?
-
Mio fratello Shawn, ne ha restaurata una nel garage di casa nostra e
io... bè, io gli davo una mano!
Quella
risposta, che le è valsa un'altra buona dose di rossore
sulle guance, è arrivata sicuramente come conseguenza della
sua
occhiata sorpresa.
-
Hai messo le mani su un motore come quello?
La
cosa merita una delle sue frasi più lunghe,
perchè
l'idea che lei si sia sporcata davvero le mani con olio e grasso
motore, gli smuove qualcosa dentro.
-
Ah, ah.
Si
avvicina al motore in questione, con una sicurezza del tutto nuova.
-
Testata, cilindri, cuscinetti, pistoni...
-
Okay, okay, è vero.
Gli
ha appena fornito la prova reale che lo conosce, indicandogli
precisamente le parti appena menzionate.
-
Ce l'ha ancora tuo fratello?
Lo
guarda e sorride, a quanto pare senza più nessun imbarazzo.
-
Certo! Ed è ancora la macchina più veloce di
tutta la contea!
Okay,
adesso deve stare calmo, perchè l'entusiasmo che le ha
acceso gli occhi.... bè, gli ha smosso di un altro
pò
quella roba che gli si è formata nella pancia, e che non sa
bene
cosa sia.
-
La stai riparando per un cliente?
Dal
lei formale di prima, è passata al tu, senza nemmeno
accorgersene.
-
No. E' mia.
-
Wow! E ce l'hai qui?
La
vede guardarsi intorno, anche se l'officina è piccola,
quindi ci stanno dentro soltanto tre macchine alla volta.
-
E' sul retro.
-
Oh, la posso vedere?
Lui
capisce due cose: le piacciono le Camaro del '68 e deve volere
molto bene a suo fratello, perchè quando lo ha menzionato
gli
occhi le si sono letteralmente illuminati.
Si
domanda come sarebbe avere due occhi così, che si illuminano
per lui. E subito dopo averlo pensato, si da del coglione da solo,
perchè non deve nemmeno azzardarsi a fare un'ipotesi del
genere
con lei.
E'
soltanto una ragazzina, davvero. Probabilmente una matricola. Anzi,
mentre stanno andanto sul retro, perchè ce la sta portando
davvero, glielo domanda.
-
Sei una studentessa?
Di
colpo lei torna ad arrossire e distoglie lo sguardo, abbassandolo sui
suoi piedi, infilati in un paio di sneakers vissute.
-
Ecco... sì. E' il mio primo anno qui alla Georgia University.
Una
matricola, appunto.
-
Oh, cavoli, che meraviglia!
Ha
rialzato lo sguardo e si è trovata davanti la sua Camaro,
appena verniciata di un nero opaco dietro cui ci ha lavorato un bel
pò.
Si
avvicina e con una mano, sfiora delicatamente il cofano, e porca
puttana, lui ha un'erezione improvvisa. Non ci può proprio
fare
niente, nel vederla lì, sinceramente affascinata dalla sua
macchina, si sente come se una parte di lui fosse accarezzata da quelle
dita.
-
Da quanto tempo è che ci lavori sopra?
Non
gliel'ha chiesto così, tanto per, vuole proprio una risposta
precisa.
-
Sei mesi.
-
Bè, si vede che sei del mestiere, con Shawn ci abbiamo messo
quasi due anni.
Se
la immagina, in un garage con suo fratello, vestita magari
così, jeans e maglietta, però sporchi di grasso,
proprio
come la tuta che indossa lui ora.
-
L'importante è che ci siete riusciti.
Alza
lo sguardo, che aveva riportato sulla macchina e lo fissa interrogativa.
-
A farla diventare la più veloce della contea.
Il
sorriso che le distende le labbra sembra quasi abbagliarlo, o almeno
è quello l'effetto che gli fa quella ragazzina in quel
momento.
-
Oh, sì! Anzi, guarda che ti faccio vedere com'è.
Si
mette a ravanare nello zainetto che aveva appeso sulla spalla, e ne
tira fuori un cellulare, su cui cerca la foto che, avvicinandosi, gli
mostra fieramente.
-
E' proprio bella, avete fatto un buon lavoro.
E'
sincero, ha un occhio abbastanza allenato da poterlo dire anche se la
sta vedendo soltanto in foto.
-
Grazie.
E'
soddisfatta del suo complimento, e lui è soddisfatto che lei
lo sia, e questa cosa gli dice che con lei è appena successo
qualcosa che non finirà dopo che le avrà riparato
la
gomma.
§§§§§§§§§§§§§§
Beth
è talmente impaziente, da arrivare a mangiucchiarsi le
unghie, una cosa che fa soltanto quando è davvero agitata.
-
Allora, Beth, è rimasto l'ultimo punto della lista.
Verificato
anche quello, sarai ufficialmente una Double W come la tua amica Darla.
Darla,
che è seduta insieme alle altre matricole appena ammesse,
nella grande sala della confraternita, le strizza l'occhiolino,
perchè lei sa già.
-
Quindi, hai portato a termine anche l'ultima missione?
La
tuta di Mr. Dixon, l'inavvicinabile gestore della Dixon's Repair, il
bello e impossibile di cui narra la leggenda.
Beth
si prende tutto il tempo necessario per creare la giusta attesa,
poi riapre il sacco che le hanno dato insieme alla lista, dove riporre
tutti gli oggetti da ricercare.
Ci
guarda dentro e sorride.
-
Eccola.
Sotto
lo sguardo allibito di Dorothy, ma anche di molte altre, tira
fuori una tuta sporca di grasso, che sulla schiena ha la scritta
Dixon's Repair.
-
Fammela vedere bene.
La
ragazza davanti a lei quasi gliela strappa di mano, per iniziare ad
analizzarla.
-
Sembrerebbe vera.
Quasi
le viene da ridere, perchè ancora la sorpresa più
grande dovrà arrivare. E avverrà intorno alle
diciotto e
trenta, minuto più, minuto meno.
Perchè
è l'orario in cui Mr. Dixon in persona
verrà a prenderla, per portarla a mangiare i migliori
hamburger
di tutta Atlanta, come li ha definiti quando le ha chiesto se voleva
uscire con lui.
Quindi,
indipendentemente da quanto ora Dorothy possa credere o meno
alla veridicità di quella tuta, è questione di
ore prima
che la sua ammissione alla Double W diventi ufficiale.
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