Qualcosa
non andava.
Lo aveva capito subito. Dal momento in cui aveva visto Hiro
paralizzarsi davanti a quell'uomo vestito di nero, con i capelli
brizzolati, gli occhi azzurri come il ghiaccio più freddo e
il
volto contornato da rughe profonde come solchi. Un'espressione cupa
proferiva dal suo stato d'animo. Chiunque egli fosse,
non somigliava affatto alla persona che stavano cercando. Ora che il
suo viso era scoperto, Baymax cercò di identificarlo,
ma Hiro gli risparmiò quella fatica.
<< Professor Callaghan...? >> Il suo tono
era sconcertato e confuso.
A quanto pare, non era una buona
cosa che ci fosse quella persona sotto la maschera, perchè
anche
i suoi amici ebbero la stessa reazione.
<< Ma... L'esplosione... Lei è morto...
>>
Ogni parola fuoriusciva dalle labbra di Hiro con enorme
difficoltà, come se una pesante catena avesse imprigionato
la
sua voce.
<< No, avevo i tuoi microbots. >> Rispose
il professore, la voce greve e completamente priva di emozione alcuna.
<< Ma... Tadashi... Lo ha lasciato morire?
>>
Nel suo database, Baymax aveva registrato anche il momento in cui il
ragazzino gli aveva parlato dell'incendio in cui Tadashi era morto. Che
stessero parlando dello stesso incidente?
<< Dammi quella maschera, Hiro. >>
<< Lui era rientrato per salvare lei! >>
<< Tanto
peggio per lui. >>
Era stato un attimo, questione di un secondo diviso a metà,
ma l'aveva notato.
Nel momento in cui il professor Callaghan aveva pronunciato quella
frase, Hiro aveva tremato. Ma non per paura, nè tanto meno
per
esitazione. Era sotto stress, lo percepiva. Era notevolmente sotto
stress. Era vicino ad una soglia che non doveva essere valicata per
nulla al
mondo. Troppo vicino ad uno stato mentale che non andava alterato. Per nulla al mondo.
Doveva proteggerlo. Doveva afferrarlo e riportarlo indietro.
Volò da lui, piazzandosi appena dietro il suo corpo
irrigidito.
Avrebbe dovuto dire qualcosa, assicurarsi che stesse bene. Avrebbe
dovuto abbracciarlo e dire che presto tutto sarebbe passato.
Ma Hiro non gliene diede il tempo.
Tremò di nuovo, questa volta fu più percettibile.
E pronunciò un solo ordine.
<< Baymax... Distruggi.
>>
Qualcosa non andava.
I ruoli si erano invertiti velocemente. Ora era il professor Callaghan
ad essere sconcertato e confuso, e Hiro ad essere arrabbiato.
Furioso.
<< Il mio programma mi impedisce di procurare lesioni
fisiche. >> Disse esitante.
Non poteva sapere come Hiro avrebbe reagito alle sue parole in quello
stato, ed era meglio non alterarlo ulteriormente. In fondo, aveva detto
la verità. Lui era un operatore sanitario,
era stato creato per curare la gente, non ferirla. Per quanto l'uomo
davanti a lui potesse essere cattivo, Baymax non avrebbe mai potuto
fargli del male. Non era programmato per quello.
<< Adesso non più. >>
Hiro picchiò violentemente sul portello d'accesso sul suo
petto,
liberando i due chip al suo interno, e rimosse quello verde, gettandolo
via.
Il suo chip. La sua essenza.
Quello era il suo cuore, l'oggetto che lo rendeva se stesso.
E Hiro lo stava buttando via come un inutile pezzo di plastica. Era
arrabbiato, lo sapeva. Doveva cercare di farlo ragionare, doveva
prendersi cura di lui come gli era stato ordinato. E doveva farlo
subito, prima che la cosa andasse oltre il suo controllo. Ma come
poteva farlo? Un abbraccio sarebbe stato poco efficace e
una qualsiasi medicina non sarebbe servita a nulla.
Doveva parlargli. Forse Hiro aveva dimenticato qual'era il suo vero
scopo. Baymax doveva ricordaglielo.
<< Hiro, non è questo che... >>
Sistema riavviato.
Registrazione dati in corso. Rimozione dati scientifici.
Procedura di distruzione attivata.
Hiro spinse di nuovo il portello d'accesso verso l'interno. Dentro,
soltanto il chip rosso.
Il sistema di Baymax si disattivò per un istante,
racchiudendolo
in una bolla di incoscienza.
Ogni circuito dentro di lui lasciò
che il suo compito di guarire
e portare conforto scivolasse via, rimpiazzandolo con un nuovo
obiettivo.
Un obiettivo che non era suo. Un obiettivo per
cui non era
stato creato. Ma in quel momento era tutto quello che poteva fare, non
aveva scelta.
Era soltanto un robot.
I suoi occhi neri e curiosi si tinsero di un rosso sanguigno e
violento, e il suo sistema attendeva un solo ordine che non
tardò a ripetersi.
<< Fallo, Baymax. Uccidilo!
>>
Era soltanto un robot.
E come tale doveva eseguire gli ordini. Non poteva ribellarsi.
Non potè farlo quando puntò il pugno-razzo contro
il
professor Callaghan e fece fuoco su di lui, il quale lo
evitò
gettandosi a terra e fuggì terrorizzato.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
Non reagì quando le persone intorno a lui cercarono
disperatamente di fermarlo.
No! Fermo, Baymax!
Tutto
quello che fece fu gettarli via come manichini, impotenti davanti alla
sua furia.
Doveva seguire Callaghan e distruggerlo. Era il suo compito.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
I suoi occhi rossi brillarono come fuochi demoniaci nella polvere,
individuando il professor Callaghan che ancora tentava di fuggire
spaventato.
Distrusse i pannelli di sostegno, facendosi strada in mezzo
all'oscurità.
Callaghan era caduto. Strisciava come un verme in cerca di
pietà. Pietà che per Baymax non esisteva, non
più.
Puntò il pugno-razzo, pronto a fare fuoco.
Era soltanto un robot. Doveva eseguire gli ordini.
C'erano voci intorno a lui. Eco lontane che non penetravano attraverso
la sua armatura.
Qualcosa lo distrasse dallo sparare il pugno-razzo contro l'obiettivo.
Si sentì trascinare via in un disperato tentativo di
fermarlo.
Ma lui era un robot. E doveva eseguire gli ordini.
Si
schiacciò violentemente contro la parete, abbattendo
chiunque si fosse posato sulle sue spalle per trascinarlo via.
Non
riconsceva più niente, più nessuno.
Tutto quello che sapeva era che doveva distruggere il
professor Callaghan.
Che state facendo?
Così lo farete fuggire.
Perchè glielo aveva ordinato Hiro. Lui stava male, Baymax si
era ripromesso che lo avrebbe aiutato a guarire.
E se quella era l'unica soluzione, allora l'avrebbe fatto.
Per Hiro.
Il professor Callaghan stava scappando. Non poteva lasciare che
fuggisse.
Fermo, Baymax!
Scansò
via ogni intruso, ogni forma vivente che osasse fermarlo.
Violentemente, senza pietà, senza gentilezza alcuna.
Solo forza e devastazione.
Registrò l'obiettivo, in alto su un pannello verso
l'esterno, dal tetto.
Sarebbe bastato poco, ormai era suo.
Prese la mira e alzò il pugno.
Doveva farlo. Era il suo compito. Se lo avesse fatto, Hiro sarebbe
stato meglio.
Non avrebbe più sofferto. Doveva farlo.
Per Hiro.
Sistema riavviato.
Recupero dati scientifici in corso.
Modalità medica attivata.
Baymax
riaprì gli occhi, neri
e
curiosi. Studiò l'espressione spaventata di Honey Lemon, che
aveva inserito nuovamente il suo chip nel portello d'accesso. Il suo
scanner rilevò un'alta concentrazione di adrenalina e
ossitocina
nel suo corpo. Le sue iridi smeraldine erano completamente dilatate e
il suo respiro affannoso. Le mani delicate tremavano terribilmente. Si
guardò intorno, realizzando ciò che aveva fatto
non
appena si accorse che tutti stavano cercando di riprendersi da qualcosa
di terribile. Lo osservavano come fosse un mostro, un animale randagio
a cui avevano
paura di avvicinarsi. E la cosa creò dentro di lui uno
strano
sentimento. Aveva davvero fatto una cosa così brutta?
Hiro gli aveva davvero ordinato di fare una cosa così brutta?
<< Il mio protocollo è stato violato.
>> Disse, aiutando Fred a rialzarsi.
Il ragazzo ritirò debolmente il braccio dalle mani di
Baymax, ancora sotto shock.
<< Mi spiace di aver causato eventuali disagi.
>>
Era davvero dispiaciuto. Era imbarazzante per lui, terribile. Lui era
un operatore sanitario, non una macchina da guerra. Perchè
aveva
lasciato che succedesse?
<< Perchè lo avete fatto?! Lo avevo in pugno!
>>
Hiro sfondò la sua vista, parandosi brutalmente tra lui e i
compagni. Era ancora arrabbiato. Lo percepiva dalle urla, la voce
tremante e furiosa, gli occhi castani di solito così dolci,
ora
bramavano soltanto vendetta e trasparivano delusione nei confronti dei
quattro ragazzi.
Baymax non riusciva a capire. Perchè Hiro ce l'aveva tanto
con
loro? Aveva forse sbagliato a contattarli, quel giorno? Aveva sbagliato
a seguire le sue procedure mediche, cercando di aiutare il ragazzino?
Lo aveva fatto a fin di bene, lui voleva aiutarlo. Voleva che stesse
bene di nuovo. Ma forse aveva soltanto peggiorato le cose.
<< Quello che hai fatto non era nei piani.
>> Disse Wasabi, cercando di calmarlo.
<< Il nostro piano era acciuffarlo, tutto qui.
>> Continuò Gogo.
Non c'era rabbia nella loro voce. Solo preoccupazione e voglia di far
ragionare il piccolo amico, velati da una strana e incredibile dolcezza
nonostante quello che era successo poco prima. Loro capivano
più
di quanto Hiro immaginasse quello che stava provando in quei momenti,
per questo sapevano bene che gridargli contro non sarebbe servito a
nulla.
Ma Hiro non voleva sentire ragioni. Era troppo, troppo arrabbiato.
Troppo frustrato.
Troppo deluso.
<< Ho sbagliato a farmi aiutare da voi. >>
Sputò quelle parole piene di acido e furia contro di loro.
In
qualche modo, sperava di ferirli. Sperava di fargli del male. Poi
ordinò laconicamente a Baymax di registrare la posizione del
professor Callaghan, ma il robot lo deluse nuovamente. Lo scanner era
fuori uso a causa degli impatti violenti durante lo scontro. Hiro
sospirò frustrato. Si arrampicò sulla sua
schiena,
posizionandosi sui sensori magnetici e ordinò di alzare le
ali.
I quattro compagni capirono subito ciò che il ragazzino
aveva in
mente, e gli si mozzò il respiro.
<< Hiro, non faceva parte dei piani... >>
Fred tentò
di parlare, ma la sua voce andò perduta in un istante.
<< Vola! >>
I propulsori si accesero sotto i piedi di Baymax, che in silenzio, non
potè fare nulla per evitare che Hiro lasciasse su
quell'isola i
quattro ragazzi e volasse via. Via da quello che il piccolo considerava
come
un tradimento, come l'ennesima delusione data dalle persone. Avrebbe
dovuto impedirglielo, in qualche modo. Avrebbe dovuto farlo ragionare.
Ma lui era solo un robot. E come tale, doveva eseguire gli ordini.
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