1 –
Francis Mill
“Beh, ho conosciuto Teddy Lupin
quando ero poco più che una ragazzina. Avevo vent'anni appena
compiuti, lui quasi trenta. Era bello da morire, allora, con i suoi
capelli blu , il fisico muscoloso e l'aria da ribelle maledetto.
Eravamo tutte un po'innamorate di lui, anche quelle che negavano
categoricamente.”
La signora dai capelli bianchi si fermò
e sorrise di fronte all'espressione di sorpresa della ragazza seduta
di fronte a lei. Si prese un istante per osservarla, attività della
quale non si stancava mai. Era cresciuta, e pareva non voler smettere
di farlo. I capelli rossi erano corti e scarmigliati, perfettamente
abbinati con le lentiggini che le ricoprivano il volto. Tuttavia, la
cosa più buffa erano quelle lunghissime gambe da fenicottero, che
sembravano essersi allungate indipendentemente dal resto del corpo,
senza badare all'armonia generale. Una giovane cicogna dal ciuffo
rosso, ecco cosa sembrava sua nipote.
“Che cosa c'è, pensi che una volta
non ci si innamorasse? Si faceva, si faceva eccome. Solo che in
guerra era tutto più difficile e a volte ci si convinceva di non
aver bisogno dell'amore. Ma sto andando fuori tema. Qual è la
prossima domanda?”
Riscuotendosi dalla meraviglia, la
giovane scorse velocemente con gli occhi il foglio che teneva tra le
mani.
“Ehm... Come la persona famosa che
hai conosciuto ha influito sulla tua vita e sulle tue scelte, se lo
ha fatto.”
“Per spiegarti questo, temo di
doverti raccontare una storia forse un po'più lunga di quel che
avevi in mente. Se preferisci puoi lasciarmi il registratore e...”
“No, mi piace ascoltarti. Mi
piacciono le storie sulla guerra. E poi oggi papà lavora fino a
tardi, ho tutto il tempo del mondo!”
L'anziana annuì, assumendo
un'espressione concentrata, come per raccogliere anche il più minuto
dettaglio di ogni singolo ricordo.
“D'accordo allora. Fai partire.”
Un leggero clac
giunse a dimostrazione che il registratore aveva iniziato a
funzionare.
“Dunque,
mi pare che fossimo intorno al decimo anno della guerra tra maghi e
no-mag. Ero solo una bambina quando era iniziata e non mi riusciva di
ricordare una realtà diversa da quella. Nessuno di noi più giovani
aveva mai visto un mago, o se lo aveva fatto, semplicemente non lo
sapeva. Gli esponenti della comunità magica di Washington, infatti,
come nel resto del mondo, dovevano vivere in incognito, spesso sotto
falso nome, per sfuggire ai censimenti e alle sistematiche torture.
Allora non sapevo in cosa questi maltrattamenti consistessero, e ad
essere sincera nemmeno mi interessava. Avevo vent'anni e tutto quello
che volevo fare era divertirmi. Avevo avuto la fortuna di essere nata
no-mag e tanto mi bastava. Mi piaceva scrivere e inventavo racconti
che poi ero troppo timida per leggere ad altri, fatta eccezione per
Alicia, la mia migliore amica. Anche Alicia scriveva, ma in modo
diverso. Voleva fare la giornalista. Sognava posti lontani, luoghi
pericolosi. Voleva entrare nel cuore delle cose, Alicia. Era
fermamente convinta che il Partito avesse ragione e che i maghi
fossero una pericolosa piaga da eliminare. Ripeteva sempre che era
colpa loro se, anni addietro, Lord Voldemort in Gran Bretagna aveva
ucciso così tanti no-mag. Senza maghi sarebbe stato tutto diverso,
tutto migliore. Io, ingenuamente, le credevo senza pormi troppe
domande. Non provavo nessun risentimento contro il Partito, perché
non ne avevo motivo. Dal mio punto di vista, il suo unico scopo era
tenerci al sicuro.
“Un
giorno, poco dopo l'inizio dell'estate, Alicia arrivò a casa mia
tutta eccitata, gli occhi verdi brillanti di determinazione.”
Cinquant'anni prima
“Ne ho trovato uno, Liv!”
Alicia Clarke entrò dalla porta di casa Rogers senza curarsi di non
sbatterla.
Olivia sedeva al tavolo, intenta a consultare un grosso libro con
molte parole e nessuna illustrazione.
“Cosa hai trovato?” Domandò distrattamente.
Alicia si avvicinò a passo di marcia e chiuse il volume con un colpo
deciso. L'altra le scoccò uno sguardo infastidito.
“Hai la mia attenzione.”
“Ho trovato un covo di ribelli. Stanno giù al Francis Mill, o così
dicono le voci.”
“Le voci?”
Alicia annuì, facendo sussultare la bionda coda di cavallo.
“Ho una fonte. Ovviamente è anonima, non posso dirti di chi si
tratta. Ti basti sapere che ha frequentato quel luogo. Non servono
chiavi o parole d'ordine per entrare, perché a prima vista sembra
una balera, ma se sai con chi parlare ti ritrovi in un attimo nel
cuore della Resistenza.”
“E tu sai con chi parlare?”
Alicia si strinse nelle spalle, scuotendo appena il capo.
“Non me lo ha detto, perché sarebbe stato troppo rischioso. Ma
sono una reporter, no? Ho fiuto per queste cose. Quindi mettiti un
bel vestito... stasera si va a ballare!”
Il Francis Mill era una vecchia discoteca appena fuori dal centro
cittadino. Se davvero era la sede di un nucleo della Resistenza, i
suoi occupanti erano stati davvero bravi a spargere la voce che fosse
un luogo da evitare, frequentato da spacciatori e tossici della
peggior specie.
Olivia non vi si era mai avvicinata nemmeno quando, da bambini, i
suoi amici facevano a gara a recarsi nei luoghi più pericolosi del
quartiere. Aveva preferito entrare nella casa stregata di Princeton
Road poiché, nella sua testa di bimba di dieci anni, nessun fantasma
poteva essere più pericoloso di un drogato armato di coltello.
Tuttavia, avvicinandosi al locale stretta nel vestito a fiori che
Alicia le aveva prestato, non le sembrava di stare per entrare nella
bocca dell'inferno, anzi...
Fuori dalla discoteca c'erano quattro panchine di legno laccato di
rosso e, a separarle, grossi vasi pieni di fiori di campo
coloratissimi. Su una delle panche sedeva, con un libro in mano, una
ragazza che sembrava avere circa la loro età o poco di più.
Indossava un vestito verde bottiglia che aveva visto giorni migliori.
Sulla gonna ampia erano visibili diversi rattoppi e il corpetto
rimaneva morbido intorno al corpo magro e longilineo. Tuttavia, era
perfettamente stirato e pulito. I capelli, di un biondo quasi rosso,
le ricadevano sulle spalle in morbide onde e le punte arrivavano ad
accarezzare le pagine del piccolo tascabile dalla copertina nera. Ai
piedi, un paio di polacchine rosse di pelle scamosciata facevano a
pugni con il colore dell'abito, eppure non riuscivano a dare un'idea
di generale trascuratezza. Sembrava piuttosto che la giovane avesse
scelto di indossare il vestito e le scarpe più belle che possedeva,
soprassedendo sul fatto che non si abbinavano tra loro.
Sulla panca più vicina alla porta, invece, stava sdraiato un uomo
sulla trentina in camicia e jeans, con un'enorme mole di nerissimi
capelli ricci. Il capo appoggiato su una giacca piegata, fumava
guardando il cielo.
“Non mi sembrano particolarmente pericolosi.” Commentò Liv
sottovoce.
Alicia scosse la testa.
“Finché non parliamo con qualcuno non possiamo sapere.”
Detto ciò, si avvicinò alla ragazza con un cipiglio deciso. Le si
parò davanti in tutta la sua altezza, splendida nel suo vestito
corallo, e tossicchiò per richiamare l'attenzione.
La giovane alzò lo sguardo dal libro, rivelando un paio di occhi
azzurri pieni di arguto divertimento.
Richiuse il tomo e si alzò, sorridendo.
Era minuscola, probabilmente non raggiungeva il metro e mezzo e,
vicino all'alta Alicia e al suo fisico da modella, pareva poco più
che una bambina.
“Ciao.” Salutò, con una voce straordinariamente musicale. Liv si
ritrovò a desiderare di toccarla per assicurarsi che non si
trattasse di una bambola di porcellana. “Posso fare qualcosa per
te?”
Alicia rispose con un sorriso deciso, forse un po'sbruffone.
“Mi hanno detto che qui c'è buona musica e alcool anche migliore.”
La ragazza ridacchiò.
“Circa la buona musica ti hanno detto bene, ma sull'alcool devo
dissentire. Però devo ammettere che i superalcolici sono talmente
forti che dopo un paio di bicchieri non riesci più a renderti conto
della qualità di merda.”
Entrambe le ragazze risero, mentre Liv le guardava, stranita,
tenendosi in disparte.
Sebbene il posto le paresse molto più rassicurante di quanto si era
aspettata, non le piaceva il motivo per cui si trovavano lì.
Intenta a cercare una scusa per andarsene, non si rese conto che
qualcuno si stava avvicinando dietro di lei, finché non sentì un
paio di mani posarsi sulle sue spalle.
Si voltò, sussultando, per trovarsi davanti uno degli uomini più
belli che le fosse mai capitato di vedere.
Intorno ad un sorriso aperto e cordiale, si delineava un viso un po'
emaciato ma armonioso, ricoperto da appena un filo di barba. I
capelli, lunghi, erano raccolti in una coda ed erano di un
eccezionale blu notte identico a quello dipinto negli occhi,
brillanti di curiosità. All'orecchio destro riluceva un orecchino
di quello che sembrava acciaio brunito, una minuscola testa di lupo
la cui bocca si chiudeva intorno alla carne del lobo. Non era alto,
lo avrebbe definito nella media, e il corpo era asciutto ma non
filiforme. Arrossì, pensando che si sarebbe sentita estremamente al
sicuro tra quelle braccia forti. Gli abiti erano piuttosto
trasandati, ma era visibile un tentativo di abbinamento. Sottobraccio
teneva un tamburo africano.
“Nuove arrivate?” Domandò, con una voce roca e profonda che la
fece rabbrividire. C'era qualcosa di ferino in lui, qualcosa di
selvaggio che, tuttavia, non riusciva a toglierle quella sensazione
di estrema sicurezza.
La ragazza si allontanò da Alicia, sgusciandole accanto velocissima
e saltò al collo dell'uomo, stampandogli un umido bacio sulla
guancia.
Quando si ritrasse, gli occhi erano lucidi.
Non disse niente, si limitò a sferrargli un pugno sulla spalla.
“Allora, si accolgono così le nuove ospiti, scriciolo?”
“Calmo, Barone.... Magnolia stava giusto per invitarle a entrare.”
La voce strascicata proveniva dall'uomo con i capelli ricci, che
aveva buttato il mozzicone e si stava alzando, stiracchiandosi.
“Cos'è quello?” Domandò, indicando con la testa il tamburo.
L'uomo che aveva chiamato Barone glielo lanciò e quello lo prese al
volo.
“È per la tua signora, direttamente dall'Africa nera. O dal
mercato a Boston, a voi scoprire la verità.”
Capelli Ricci si avvicinò e strinse l'altro in un abbraccio
fraterno.
“Ci sei mancato, idiota.”
Il sorriso del Barone si allargò ulteriormente e una mano decisa
afferrò il polso di Liv.
“Allora, novelline, venite a godervi il ritorno del Barone?”
Continua....
Angolo
dell'autrice: Capita che le idee ti aggrediscano e, dopo anni che
non scrivevi nulla, ti ritrovi con in testa una storia completa che
non vedi l'ora di mettere su carta. Spero davvero di riuscire a
renderla così come è nella mia testa. Ogni commento sarà un
consiglio di cui farò tesoro!
A presto,
Sconosciuta
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