Giochi di potere

di Damnatio_memoriae
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Nell’antica forgia il fuoco freme
di ferro le strade, i cuori, la fede
che di Ennon fecero l’unico seme,
il rione a cui solo la brace è fedele.
 
Innalza per Nika il tuo blasone
il borgo che ha donato il suo favore
alla vita che nel legno trova pace
e sui cui rami splende un nuovo sole.
 
Fila la lana e con essa i tuoi sogni.
Spada e fuso si incrociano pronti
nello stemma di Tanaro con i ricordi
di come il mestiere li vide discordi.
 
Fu Kalendor del vetro il portatore
e sua la colpa che grida a gran voce
la cupidigia che lo fece precettore
e per vent’anni gli impedì di ritornare.
 
Viso bianco spicca in campo viola
di Morèa la gentilezza che consola,
la contrada per gli artisti la dimora
della ceramica, oggi come allora.
 
Nella cittadella è il Gran Palazzo
del maestro che agli scontri è avvezzo
e decide guerra o pace col suo arazzo
ma ancora non si sa chi paga il prezzo.

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