L'antidoto
Cap. 1 – Partenza
< Papà sei sicuro? > chiesi,
per l’ennesima volta, mentre con la valigia in mano scendevo le scale, pesava
un sacco chissà cosa ci aveva messo dentro Alice, possibile che in questa
famiglia io non riesca mai a fare qualcosa da sola se si tratta di vestiti, le
mie sorelle sono ossessionate dai vestiti, io no e quindi mi trattano come una
bambola, mi vesto, mi pettinano, mi comprano vestiti e mi fanno le valige
quando parto. Quando Carlisle, mio padre o meglio mio creatore, aveva comunicato
che saremmo andati a Volterra a prendere Lui, Alice si era fiondata a comprare
cose inutili ed aveva preparato la mia valigia impedendomi di vedere cosa c’era
dentro. Chissà cosa aveva visto quella nanerottola veggente. Ogni tentativo di
persuasione era stato inutile, in più alla fine ci si era messo anche Jasper,
marito della cara Alice, che con il suo potere mi aveva calmato. Si avevamo
tutti e tre dei poteri, tre vampiri dotati, come diceva papà, tre mostri
anomali come dicevo io. Il mio era un potere pressoché inutile nella vita di
tutti i giorni, ero uno scudo psichico, ma era utile quando si aveva a che fare
con altri vampiri, a già siamo vampiri dimenticavo di dirvelo, vampiri come LUI
che a sentire mio padre sapeva leggere la mente.
< Si Bella sono sicuro, ha
bisogno di noi e noi l’aiuteremo > rispose serafico mio padre. Quel noi in
quel momento stava ad indicare me. Io sbuffai sonoramente ed Esme, colei che
per noi era una mamma e per Carlisle una moglie, mi abbraccio forte < Ce la farai
piccola, noi contiamo su di te. >
Si certo ce l’avrei fatta, come
no, non sapevo neanche se ero in grado di fare quello che mio padre mi
chiedeva, in più ancora non capivo che senso aveva andarlo ad aiutare l’aveva
scelta lui quella vita, che ne pagasse le conseguenze, aveva abbandonato papà
ferendolo, lui non lo avrebbe mai ammesso, ma io lo sapevo.
Fu il mio fratellone Emmet a dare
voce alle mie perplessità < Ma scusa
Carlisle, ma non l’ha scelta lui quella vita, cosa ti fa credere che accetterà
la tua proposta, e che Aro terrà fede alla sua promessa? > e bravo
l’orsottopotto. < Lui sta male Emmet, molto male, ha bisogno di noi, ha
bisogno di una famiglia e di un po’ di tranquillità, ma prima tua sorella deve
dargli un po’ di pace, perché possa riprendersi > Eh si tutte le fortune a
me! Il piano di papà era semplice: io e lui andavamo a Volterra, io schermavo
la mente di Lui per dargli un po’
di pace, papà gli spiegava che poteva venire a stare con noi, dove io potevo
tenere schermati gli altri di casa, consentendogli per la prima volta in vita
sua di non essere costretto a sentire i pensieri altrui, a quel punto la palla
passava a Lui, poteva accettare e
per la gioia di mamma avremmo avuto un nuovo fratello o rifiutare per la mia
gioia, già due fratelli erano abbastanza, e il profondo sconforto di mio padre
che sarebbe stato di nuovo rifiutato da quello che in pratica era il suo
primogenito.
< Piccola mi compri qualcosa
in Italia???> Rose, dolce egocentrica Rose, a lei non fregava proprio nulla
di questa storia, lei voleva solo una borsa di Gucci o qualcosa di simile.
Anche Alice voleva che le comprassi qualcosa in Italia, ma era troppo presa
dalle sue visioni, mi guardava con un sorrisetto che non prometteva nulla di
buono. < Cosa? Alice, dimmi cosa vedi
ti prego> sorrisone e occhiolino
confermarono i miei sospetti < Eh no cara non ti anticipo nulla,
vedrai!!!>. Ok adesso ero terrorizzata, le cose che normalmente per lei
erano elettrizzanti per me erano veri e propri incubi, come quando qualche
ragazzo della scuola mi invitava ad uscire o tentava di baciarmi, ed io
scappavo terrorizzata. Mamma diceva che forse ero stata trasformata troppo
giovane, ed era per quello che non avevo mai trovato la mia metà, si in quasi
100 anni ero sempre stata sola, mentre nella mia famiglia l’amore scorreva come
acqua in un ruscello. Papà aveva trovato Esme poco dopo avermi trasformato, era
più morta che viva, l’avevano portata direttamente in obitorio, mi aveva
raccontato che appena l’aveva vista aveva sentito di amarla. Era successo la
stessa cosa a Rosalie con Emmet, mentre Alice aveva visto Jasper appena finita
la trasformazione. Si li invidiamo parecchio, io mi sentivo sola, era una
costante anche nella mia vita umana, ero sempre stata sola, mio padre era morto
in guerra, mia madre si era ammalata di spagnola e mi aveva mandata da lontani
parenti, spersa nella campagna, ci erano volute settimane prima che sapessi che
mia madre era morta, era venuto Carlisle a dirmelo, era il suo medico, ma non
sapeva dove trovarmi, ovvio ero immersa nel nulla. Poi un uragano aveva colpito
la casa dove abitavo, ricordavo solo le urla della donna ed un dolore atroce,
poi il volto di Carlisle che mi sorride e io che gli chiedo < Papà sono
morta?> < No piccola adesso ti rimetto in sesto> poi solo dolore,
tanto dolore. Questi sono gli unici ricordi umani che ho. Chissà perché l’ho
riconosciuto subito come un padre, mio padre, infondo non l’avevo mai visto.
Sono talmente persa nei miei ricordi che non mi accordo neanche che siamo già
in macchina.
Il volo verso l’Italia è lungo e
noioso, ascolto il mio i-pod mentre papà legge uno dei suoi tomi di medicina,
ad un certo punto non ce la faccio più e gli chiedo di LUI, la so già la storia
del mio presunto fratello, ma devo capire perché stiamo facendo tutto questo,
LUI ci ha rifiutato, ha rifiutato la vita che gli offriva papà, ha scelto di
essere un mostro, di diventare una guardia dei Volturi, una delle loro punte di diamante. < Tesoro
mio, non imporrei mai a nessuno di voi il mio stile di vita, siete sempre stati
liberi di andarvene, lo sai. Edward è l’unico che lo ha fatto, non potrei mai
biasimarlo per questo, ho rispettato la sua scelta allora, ma credo che ora sia
pronto per un ripensamento> sono sbigottita, papà ha pronunciato il suo
nome, dall’ultima volta che l’ha fatto non so quanti anni sono passati, è stato
il primo natale che Alice e Jasper hanno passato con noi. Mamma stava
preparando il solito pacco regalo che ogni anno gli mandano, più o meno da
sempre, ed Alice è arrivata con un maglione ed un paio di pantaloni neri, al
nostro sguardo allibito ha risposto
< Non lo so, ho visto solo questo>
così papà gli ha raccontato del suo primogenito, di come l’avesse salvato
trasformandolo in uno di noi, su insistenza della madre di Edward. Di come
Elazar, che allora era ancora un Volturo, li avesse raggiunti poco dopo la
trasformazione, chiedendo ad Edward di unirsi alla guardia dei Volturi, e lui aveva accettato, lasciando mio
padre nello sconforto più totale. Quasi un anno dopo aveva trovato me.
Ripensare a queste cose mi faceva
imbestialire, si perché nonostante i regali, e nonostante mio padre si fosse
recato a trovarlo molte volte nella corso della nostra esistenza, LUI ci aveva
sempre rifiutato, non voleva conoscerci, non voleva tornare con noi, non
ringraziava neanche per i regali.
< Papà e se dicesse di nuovo
di no? Ne soffriresti ancora, io non voglio, LUI non merita il tuo affetto, te
lo ha dimostrato più volte> Mio padre corrugò la fronte, gli faceva male
pensare a questa possibilità, ma io dovevo preparalo a quella evenienza, Jazz
mi aveva detto che la speranza in lui era fortissima e altrettanto lo sarebbe
stata la delusione, così mi aveva chiesto di tentare di prepararlo a quella
evenienza, che per me era più che certa, non credevo che avrebbe rinunciato
così facilmente alla vita che si era scelto, per quanto stesse male, lo
consideravo solo un egoista ed un egocentrico, non un fratello come avrebbe
voluto mio padre.
< Isabella ti prego, ha un
nome cerca di usarlo e cerca di dargli almeno una possibilità, è tuo fratello e
sono certo che andrete d’accordo> il tono era di rimprovero, lo sapevo che
non sopportava la mia, più che giustificata, diffidenza.
< Farò del mio meglio papà, ma
di fratelli io ne ho due e mi bastano, lui al massimo potrei considerarlo un
cugino, lontano, di quelli che non si vedono mai e nessuno sopporta> dissi
con un sorrisino falso. Scuotendo la testa sorrise anche lui, ero testarda e
lui lo sapeva meglio di chiunque altro, ma ero anche capace di ammettere i miei
sbagli ed era su questo che contava.
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