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Insomnia, Capitale regia
del regno Lucis, due anni prima.
Palazzo reale.
-
Selis, devi capire che è per il tuo bene!
È troppo
pericoloso uscire dai confini della barriera senza scorta –
-
Sarebbe solo per qualche ora papà, la prateria
è appena fuori Insomnia –
-
Non
importa quanto vicina sia! Senti, tra un paio di giorni potrei prendere
un pomeriggio per accompagnarti se…-
-
Non posso rimandare, devo andarci oggi! E poi anche se dici
così, tu sei sempre occupato... –
-
Il mio compito è quello di proteggere il Re e la
sua
famiglia, te compresa, per cui..-
-
Papà, tu non capisci, io devo andarci!
–
-
Selenis, la questione per me è chiusa. -
-
Allora avresti dovuto proteggere anche la mamma! Ti odio!
–
La porta
dello studio
delle Camelie venne aperta di schianto e da essa ne uscì
correndo una figura minuta.
-
Selenis! – tuonò una voce
dall’interno.
Revis si
portò una
mano tra i capelli, frustrato da quella situazione. Tornò
verso
la sua scrivania dove, dopo essersi versato due dita di liquore
scuro, si sedette. Lo sguardo gli cadde sul porta ritratto posto tra
due file disordinate di scartoffie. Una giovane donna dai
capelli bianchi come la neve e dal viso a cuore, lo guardava mentre
abbracciava una bambina che non doveva avere più di sei
anni.
-
Magnolia, cosa devo fare? – mormorò
sconsolato
l’uomo guardandola negli occhi accesi dalla gioia di quel
momento.
Nel
frattempo Selenis,
dopo aver fatto di corsa almeno tre piani del palazzo, sostava ansante
all'interno di una nicchia che ospitava una statua di marmo. In
quel momento provava sentimenti contrastanti: si vergognava per
l’accusa rivolta al padre; era stata cattiva a dirgli quella
frase, eppure… eppure per ora la rabbia prevaleva.
Per quale motivo non capiva quanto per lei fosse importante
quell’uscita? Proprio lui e proprio alla vigilia
di… La
ragazzina ricacciò indietro le lacrime,
abbandonandosi contro la parete di pietra levigata.
A chi poteva chiedere aiuto? Ignis? No... doveva badare a Noctis e
sicuramente l’avrebbe dissuasa come suo padre.
C'erano volte in cui pensava di avere solo l'età in comune
con
quel ragazzino: non aveva mai visto persona più seria di lui!
Mentre rimuginava su un piano che le consentisse la fuga, alcune voci
la raggiunsero nel suo nascondiglio.
-
Avete caricato tutto ciò che era necessario da
mandare al campo? –
Selenis tese
le orecchie, riconoscendo la voce del vice comandante Drautos, diretto
secondo di suo padre.
-
Sì, vice comandante – rispose chi lo
accompagnava
– il camion è pronto a partire dal gate cinque non
appena
il conducente avrà finito il checkout – aggiunse.
-
Ottimo, avvisate la frontiera ovest allora –
replicò Drautos allontanandosi.
Quel rapido
scambio di
battute, bastò a Selenis per prendere una
decisione, per quanto avventata potesse essere.
Tirandosi
sulla testa il
cappuccio della felpa a forma di Moguri, sgusciò fuori dal
suo
nascondiglio e, facendo ben attenzione di non essere vista da nessuno,
si diresse verso il gate menzionato poco prima.
Come preannunciato dal cadetto, un camion di rifornimento aspettava con
i motori accessi in uno dei tanti garage che conducevano dentro e fuori
il palazzo reale. I convogli venivano
mandati periodicamente ai campi base dell’esercito di
Insomnia
impegnato a tener fronte agli assalti di Nifelheim, e fortuna aveva
voluto che proprio quel mezzo dovesse dirigersi esattamente dove lei
doveva andare.
Selenis
osservò la
situazione al riparo di una delle tante vetture parcheggiate nel
sotterraneo. Un paio di soldati sostavano vicino al muso del camion,
mentre un terzo era fermo davanti al cassone posteriore. Se
la ragazzina voleva avere una chance di nascondersi al suo interno,
doveva obbligatoriamente distrarla. Per sua fortuna, con i suoi undici
anni, Selenis era molto sveglia, fin troppo a detta di Revis.
Ostentando
quindi tutta la tranquillità di cui era capace, la giovane
si
avvicinò alla guardia che presidiava il cassone.
-
Principessa Selenis, non dovrebbe stare qui! –
esclamò l’uomo sulla quarantina non appena la
vide.
-
Mi
spiace disturbarvi, ma c’è una cosa che mi
preoccupa… - esordì lei con aria innocente
– passando nel corridoio
che conduceva ai garage ho visto qualcuno accedervi che non era del
personale del castello, così l’ho seguito fin qui
e..-
-
Ha visto dove può essersi diretto? – le
diede corda il soldato.
-
No,
purtroppo l’ho perso di vista, qui non è molto ben
illuminato. Potrei anche essermi sbagliata, ma ho preferito avvisarvi
– disse la ragazzina, voltandosi a cercare qualcuno che
sapeva
benissimo non esistere.
-
Avete
fatto bene, ma ora vi prego di tornare agli alloggi. Al resto ci
penserò io con i miei colleghi – le rispose
l’uomo
dirigendosi verso l’altro capo del camion.
-
Vi ringrazio – rispose Selenis facendo finta di
andarsene.
Non appena
fu sicura che
la guardia non l’avrebbe vista, mise un piede
sull’appoggio
del cassone e, leggera come una piuma, saltò al suo interno.
Dopo
qualche istante di completa oscurità, la ragazzina mise a
fuoco
le diverse casse che formavano il carico del camion e vi si nascose.
-
Ha detto di aver visto qualcuno scendere qui? –
-
Sì, ma non ne era certa –
-
Potrebbe aver visto Zack. È passato prima in abiti
civili per recuperare il telefono che aveva lasciato sul furgone,
adesso che sta con quella ragazza della periferia ha sempre la testa
tra le nuvole –
-
Tipico! Avanti allora, è ora di andare!
–
Lo scambio
di battute fu
accompagnato da un sonoro colpo sulla fiancata del camion che, dopo un
leggero borbottio del motore, partì.
Selenis nel
guardare
il palazzo allontanarsi ebbe solo un attimo di ripensamento, che
però venne subito accantonato.
Mentre la
vettura s’inoltrava nel traffico della capitale di Lucis, la
ragazzina pensò al da farsi. Fino a lì
era
stato semplice, ma prima o poi sarebbe dovuta scendere.. e
possibilmente fuori dai confini della città. Di lanciarsi
dal
mezzo in corsa proprio non se ne parlava, quindi non le rimaneva che
farlo non appena il furgone si fosse fermato.
Probabilmente
la sua
unica occasione sarebbe stata alla frontiera,visto che il camion
avrebbe dovuto
obbligatoriamente rallentare per oltrepassarla. Con un mezzo sorriso di
compiacimento, Selenis strinse ciò che aveva in tasca: le
sarebbe tornato molto utile.
La vettura
militare ci
impiegò complessivamente tre quarti d’ora ad
arrivare al
confine di Insomnia, tempo che la ragazzina impiegò
sonnecchiando. Da qualche tempo non dormiva molto bene, complici gli
strani sogni che ogni tanto arrivavano a tormentarla. Una serie
d’immagini confuse, che sparivano al suo risveglio e non le
lasciavano altro che un vago senso di ansia.
Quando il
camion
cominciò a rallentare, Selenis si accostò al
bordo del
cassone sbirciando oltre la tela cerata che chiudeva il vano. Un
gruppo di guardie di confine osservava svogliatamente il convoglio
passare, mentre i loro colleghi controllavano i documenti di chi
cercava di entrare.
Erano molte
le persone
che raggiungevano Insomnia in cerca di riparo dalla guerra sempre
più incombente, ma in pochi riuscivano ad ottenere il
permesso
di risiedere in città.
Quando la
vettura
lentamente si rimise in moto, la ragazzina aspettò che si
allontanasse dalla postazione delle guardie; dopo di che, prese
ciò che aveva in tasca e lo lanciò fuori dal
cassone,
verso il lato della strada.
L’oggetto, dopo aver descritto un arco in aria, ricadde in
mezzo agli arbusti ed esplose. La deflagrazione fu
contenuta, ma abbastanza potente da far fermare il convoglio. Quando
Selis udì le portiere della cabina del conducente aprirsi,
si
calò di nuovo il cappuccio sulla testa e facendo attenzione
a
non essere vista, scese in strada.
Buttò
uno sguardo
oltre l’angolo del mezzo, vedendo i soldati di scorta
avvicinarsi
circospetti al luogo dell’esplosione. Non appena fu sicura
che nessuno si accorgesse di lei, abbandonò il riparo.
-
Ehi tu! –
Quelle due
parole la congelarono sul posto.
-
Dannazione.. – mormorò tra i denti.
Una guardia,
un cadetto a
dirla tutta vista la divisa, aveva lasciato la sua postazione alla
frontiera per venire a vedere cosa fosse successo e ovviamente
l’aveva beccata in flagrante.
-
Che ci fai lì? - proseguì quello
avvicinandosi.
Selenis non
si fermò certo a rispondere, mettendosi invece a correre
nella direzione opposta.
-
Ehi, ferma! – le gridò dietro il cadetto
rincorrendola.
La ragazzina
non aveva un
fisico possente, anzi, era sempre stata piuttosto magrolina per la sua
età, ma in fatto di velocità non la batteva
nessuno. Senza
voltarsi indietro, puntò alla piccola stazione di servizio
che
costeggiava la carreggiata, andò dritta al recinto dei
Chocobo e
saltò sopra uno di essi, ignorando le proteste del
proprietario.
Puntellandosi
sulle
staffe, diede un colpo al fianco dell’animale, che con un
verso
stridulo si lanciò a tutta velocità.
Un’altra cosa
in cui eccelleva, era montare sui Chocobo. Gli stallieri di palazzo
dicevano sempre che aveva una dote innata con quei pennuti.
Sentendosi
finalmente sicura, Selenis si azzardò a buttare un occhio
alle spalle.
-
Dai,
mi stai prendendo in giro? – mormorò infastidita
osservando il suo inseguitore montare in sella ad un altro Chocobo e
partire di gran carriera al suo inseguimento.
Forse la sua
idea di
scappare iniziava a non essere più tanto brillante... ma
confidava
ancora di riuscire in qualche modo a seminarlo.
In effetti quel cadetto
non sembrava molto a suo agio a cavalcare, e lo si vedeva da come stava
perdendo sempre più terreno nei suoi confronti.
Selenis
tornò a
guardare davanti, spronando ancora di più il Chocobo che
aumentò ulteriormente l’andatura.
“Ormai
non ha più speranze” pensò la ragazzina
trionfante, voltandosi di nuovo indietro.
-
Ma che diamine?! - esclamò confusa.
Aveva
sì, distanziato la cavalcatura avversaria, peccato che sopra
di essa non ci fosse più nessuno.
-
Ferma! –
Le parole
furono
accompagnate da un lampo di luce, che costrinse Selenis a porre la sua
attenzione su dove stesse andando. Si stupì non poco di
vedere
davanti a sé, a qualche metro di distanza, il suo
inseguitore.
Sembrava semplicemente apparso dal nulla.
Presa dal
panico di
travolgerlo, la principessa diede uno strattone alle redini. Il Chocobo
emise un grido, virando verso destra con uno scatto; Selenis, presa in
contropiede, non riuscì a seguirne il movimento e
perse la
presa scivolando dalla sella.
Con un
sonoro splash,
cadde dentro al piccolo torrente che aveva raggiunto. Stordita si
rimise poi a sedere, scrollando la testa un po’ per
riprendersi,
un po’ per eliminare l’acqua in eccesso.
-
Ti sei fatta male? –
Il cadetto
si
avvicinò di corsa, trovando quella scena piuttosto buffa. La
fuggitiva che stava inseguendo, aveva addosso una felpa con il
cappuccio
a forma di Moguri e sembrava essere piuttosto giovane.
-
Tutto bene? – le chiese nuovamente, allungando una
mano per aiutarla.
La ragazzina
però la scostò malamente, rimettendosi in piedi
da sola grondante dalla testa ai piedi.
-
Maledizione! C’ero quasi! –
esclamò arrabbiata
togliendosi il cappuccio con un gesto di stizza.
Sotto di
esso apparve
quella che aveva immaginato essere una ragazzina di non più
di
12 anni, con un caschetto di capelli bianchi e un paio di occhi verdi a
dominare il viso abbronzato.
-
Forza! Riportami da mio padre e facciamola finita!
–
berciò all’indirizzo del ragazzo che la
guardò
piuttosto perplesso.
-
Ehi! Frena Chocobo
girl – disse lui mostrando i palmi –
non ti seguo – aggiunse.
Selenis lo
guardò stupita. Quello lì non aveva la minima
idea di chi lei fosse...
-
Piuttosto – continuò il cadetto
– mi dici cosa
ci facevi dentro quel furgone e perché sei scappata a gambe
levate? – le domandò togliendosi l’elmo
leggero.
Sotto di
esso, c'era un
ragazzo dai capelli castani rasati ai lati, con gli occhi scuri e un
leggero accenno di barba. Il suo sguardo era limpido e serio, e non
dimostrava più di diciassette anni.
-
Dovevo lasciare la città… - rispose
laconica Selenis.
-
E per andare dove, se posso chiedere? – disse il
giovane.
-
Io… - mormorò la ragazzina schivando i
suoi occhi.
-
Senti, credo di aver capito – asserì il
cadetto
– hai litigato con tuo padre e sei scappata –
affermò sicuro.
Selenis lo
guardò.
Diciamo che più o meno, a grandi linee, per somme massime,
si
poteva dire che fosse andata così.
-
Fidati, è meglio se torni – le
consigliò il ragazzo
aprendosi in un sorriso – tuo padre ti vuole sicuramente bene
e
sei fortunata ad averne uno – aggiunse sistemandosi meglio
l’elmo sul fianco.
-
Tu non ce l’hai? – domandò
Selenis.
-
No, mi sono rimaste solo mia madre e mia sorella –
rispose lui.
-
Mi dispiace – sussurrò la ragazzina.
-
È passato molto tempo, non preoccuparti
– la
rassicurò il cadetto – dai, ti riaccompagno in
città –
-
No! Aspetta ti prego! – lo bloccò lei
– ho davvero
bisogno di raggiungere un posto… - confessò
finalmente.
Il ragazzo
si fermò a guardarla, inclinando leggermente la testa.
-
Non
è lontano, è giusto un po’
più a nord di
qui. Ci vorranno al massimo dieci minuti a Chocobo. – lo
pregò.
Il cadetto
rimase a
squadrarla. Non sembrava una richiesta dettata solo da un desiderio
infantile, ma da come lei lo guardava, sembrava essere qualcosa di
serio.
-
E
sia, ti ci accompagno – desistette lui – ma dopo
sono
obbligato a riportati indietro – aggiunse.
-
Grazie, davvero – gli disse la ragazzina e il
cadetto si
stupì di vederle inumidirsi gli occhi. Ci teneva davvero
così tanto?
-
Io mi chiamo Selis – aggiunse lei, porgendogli una
mano dalla manica gocciolante.
-
È un piacere Chocobo girl, io sono Nyx, Nyx Ulrich
– si presentò afferrandogliela.
Nel preciso
istante in
cui la loro pelle venne a contatto, il viso sorridente del ragazzo
sfumò davanti agli occhi di Selenis. La ragazzina si
ritrovò improvvisamente in mezzo a macerie fumanti; davanti
a
lei, una figura inginocchiata fissava il cielo che albeggiava.
"Regna bene, giovane re" la sentì mormorare al vento.
Subito dopo,
il volto di Nyx tornò a fissarla, questa volta leggermente
preoccupato.
-
Stai
bene? – domandò un po’ incerto, e
Selenis si accorse che la
stava tenendo saldamente per un braccio.
-
Sì…- balbettò lei un
po’ spaesata
– sarà meglio andare – aggiunse,
lasciando
l’appoggio offertole e recuperando le redini del Chocobo.
Con una
certa reticenza,
la principessa lasciò il comando dell’animale a
Nyx, che
non volle saperne di fare da passeggero.
-
Sei originaria di Insomnia? –
La domanda
arrivò
alle orecchie della ragazzina leggermente attutita dall’ampia
schiena del ragazzo. Selenis si teneva ben stretta a lui, non tanto per
la forte velocità, quanto più per la scarsa
dimestichezza
che il giovane sembrava avere con la cavalcatura.
-
Sì, e tu? – gli chiese di rimando lei.
-
No, vengo da fuori, da Galad – replicò
il ragazzo.
-
Perché mai sei venuto ad arruolarti qui? Non
c’era un comando nella tua città? –
-
Sì, ma sono qui per altre ragioni –
-
E sarebbero? –
Nyx
voltò appena la testa per guardare con la coda
dell’occhio la sua passeggera.
-
Sicura di avere solo undici anni? –
domandò il giovane con un ghigno.
-
Sicuro di saper cavalcare un Chocobo? –
ribattè
lei, voltandogli la testa a forza perché tornasse a fissare
la strada e facendolo scoppiare in una sonora risata.
-
Touchè – replicò lui
– se riesco ad entrare nei
Kingsglave potrei finalmente chiedere il trasferimento per la mia
famiglia – spiegò tornando serio.
-
Butta così male fuori dai confini? –
chiese Selenis preoccupata.
-
La
situazione di sicuro non sta migliorando – replicò
Nyx
stringendo involontariamente le redini di cuoio.
-
Capisco… - mormorò la ragazzina
– aspetta,
hai detto nei Kingsglave? – esclamò d’un
tratto.
-
Sì, perché? –
-
No, niente! – si affrettò a dire Selenis
Ottimo…
doveva essere beccata proprio da un cadetto dei Kingsglave! Il karma
aveva uno strano senso dell’umorismo.
-
Te
l’hanno insegnato all’addestramento a sparire?
–
domandò la principessa per cambiare discorso.
-
Sparire? – Nyx era confuso.
-
Ma sì, prima sul Chocobo. Sei scomparso e poi sei
riapparso davanti a me – spiegò lei.
-
Ahhh
quello! – rise il ragazzo afferrando cosa volesse dire
– si
chiama proiezione, è un tipo di magia che ci viene concessa
dal
Re – spiegò sopra l’ululato del vento
– basta
che io lanci uno dei Kukri che ho con me e posso teletrasportarmi
assieme a lui, ovunque arrivi –
-
Voglio farlo anch’io! –
esclamò Selenis entusiasta.
Ora che ci
pensava, ne
aveva sentito parlare, di quel potere che solo chi faceva parte della
famiglia reale poteva usare. Chissà se anche lei un giorno
ci
sarebbe riuscita.
-
Magari quando sei più grande –
replicò Nyx.
-
Antipatico.. – sbuffò Selenis
– fermo, ci siamo! –
Il cadetto
fermò il Chocobo, restando a fissare perplesso una comune
prateria punteggiata di giallo.
-
Ma… non c’è niente qui
– osservò mentre la ragazzina scendeva.
-
C’è quello di cui ho bisogno –
rispose lei correndo verso una delle chiazze colorate.
Il ragazzo
la
guardò chinarsi su di essa e trafficarci per un attimo,
prima di
tornare da lui con un grande mazzo di fiori.
-
Vuoi
dirmi che hai fatto tutto questo casino per venire a raccogliere dei
fiori? – domandò incredulo.
-
Si
trovano solo in questo punto e per me non sono dei semplici fiori
– ribattè lei lasciandosi aiutare per risalire sul
pennuto – erano i preferiti di mia madre –
aggiunse.
-
Ho capito – rispose semplicemente Nyx prima di
spronare di nuovo il Chocobo.
Selenis
appoggiò
la fronte sulla schiena del ragazzo, reggendo i fiori e proteggendoli
dal vento. Forse il fatto di aver incontrato Nyx non era stato un male,
anzi, era davvero felice di averlo conosciuto. Sembrava un ragazzo per
bene, forse un pò ingenuo visto come si era lasciato
raggirare,
ma nonostante non sapesse spiegarsi il perche, Selenis era
più
che sicura che sarebbe riuscito ad entrare nei Kingsglave.
Quando
raggiunsero
nuovamente il confine, dopo il breve tragitto di ritorno, ad attenderli
c'era una "leggera" confusione.
-
Che sta succedendo? – si interrogò il
ragazzo guardando il concitato via vai di soldati.
-
Nyx! –
Il giovane
si voltò verso un altro cadetto che gli si stava facendo
incontro di gran carriera.
-
Dove
diavolo sei stato!? – gli gridò contro quello
– Oh cazzo!
– aggiunse un secondo dopo vedendo chi c'era seduto dietro
l'amico.
-
Libertus, modera il linguaggio – lo
rimproverò Nyx scendendo dal Chocobo.
-
Mi
spieghi come diamine hai fatto a trovarla?! –
esclamò l'altro
guardando Selenis smontare – sono ore che la stiamo cercando
e tu
arrivi così, bel bello, portandotela dietro! –
aggiunse
scuotendo la testa.
-
Mi spieghi di cosa stai parlando? – chiese Nyx
senza capire.
-
Della
figlia del comandante Revis! - rispose Libertus, alzando gli occhi al
cielo sotto la visiera dell'elmo.
-
Cosa!? – esclamò il cadetto, voltandosi
a
fissare Selenis che lo guardò con un sorriso di scuse.
Il ragazzo
stava per riaprire bocca, quando una voce alle loro spalle si
levò sopra l’agitazione dei soldati.
-
Selenis! –
L’interpellata
buttò un’occhiata oltre la figura di Nyx, vedendo
suo padre
farsi loro incontro a passo sostenuto.
-
Oggi mi uccide… - mormorò la ragazzina.
Non appena
il comandante
si fu avvicinato, sia Nyx che Libertus scattarono
sull’attenti.
Revis li guardò a malapena, concentrato com’era a
fulminare la figlia con lo sguardo.
-
Sei totalmente impazzita!? – l'aggredì
piantandolesi davanti.
Selenis non
rispose, né retrocedette, limitandosi a nascondere dietro la
schiena il suo bottino.
-
Ti
vieto di fare una singola cosa e tu cosa fai? T’imbarchi
clandestinamente su di un camion per passare la frontiera e in aggiunta
rubi un Chocobo!! – proseguì l’uomo
furente.
La ragazzina
continuò a restare zitta. Si sentiva in colpa e si sentiva
in
colpa anche per Nyx, che la guardava con le sopracciglia contratte.
-
Ho
già mille preoccupazioni su come tenere al sicuro questa
città, ma speravo che mia figlia mi evitasse tutto questo!
– continuò Revis abbassando appena il tono.
-
Signore, se posso…-
L’uomo
si voltò a fissare Nyx, realizzando solo in quel momento
l’esistenza dei due cadetti.
-
Ulrich, sei stato tu a trovare mia figlia? – gli
domandò.
Revis
conosceva bene quel
soldato, era un ragazzo volenteroso e ligio al dovere, anche se ogni
tanto si rivelava una testa calda.
-
Non
sapevo che lo fosse, ma sì, sono stato io –
rispose il
giovane – però sono convinto che ci sia una
ragione se sua
figlia ha fatto quello che ha fatto – disse – anche
se
è stata un’azione totalmente sconsiderata
– si
affrettò ad aggiungere vedendo lo sguardo tagliente con cui
il
comandante lo aveva guardato.
-
E sarebbe? – chiese Revis, voltandosi verso la
figlia che proseguiva nel suo mutismo.
Selenis
guardò Nyx alzare le sopracciglia come a dirle:
“Su! Non farmi fare la figura del fesso!”
Quindi con
una certa
riluttanza, la ragazzina portò avanti le mani che
stringevano un
mazzo di piccoli fiori gialli a grappolo aggrappati ad uno stelo
sottile. Non
appena lo sguardo di
Revis vi si posò sopra, capì tutto. Con
stanchezza si
portò una mano al viso, pinzandosi la radice del naso tra il
pollice e l’indice.
-
È domani vero? – chiese.
-
Sì – si limitò a rispondere
Selenis abbassando lo sguardo.
Erano ormai
cinque anni che Magnolia se n’era andata, e proprio domani
ricorreva la data della sua scomparsa.
Revis
sospirò, chinandosi a guardare la figlia negli occhi umidi e
mettendole le mani sulle spalle.
-
Selis, io capisco il tuo gesto, dico davvero – le
disse con
tono pacato – ma hai fatto preoccupare tutti: me, tuo zio e
perfino Noctis. Era disperato perché non ti trovavamo
– le
spiegò – la mamma manca anche a me e sono certo
che sarebbe
impazzita dall’ansia come noi. Per cui, ti prego di non
uscire
mai più da Insomnia, a meno che tu non venga accompagnata
– la redarguì.
Selis
annuì, stringendo un po’ di più il
mazzo che teneva tra le mani.
-
Sai?
Penso di conoscere una magia che li manterrà belli per un
bel
po’ di tempo. Se vuoi te la insegno – le propose
l'uomo
con un sorriso.
-
Mi
piacerebbe papà – replicò la ragazzina
asciugandosi
gli occhi con il dorso della mano.
-
Bene
– assentì lui alzandosi – ti ringrazio
per averla
riportata a casa sana e salva – disse poi rivolto a Nyx.
-
Dovere signore – rispose il ragazzo.
-
Forza, torniamo a palazzo – disse Revis
incamminandosi.
La ragazzina
lo seguì, fermandosi solo un breve istante a salutare il
cadetto.
-
Mi
dispiace di averti coinvolto – esordì –
non volevo
farlo, ti ringrazio davvero – aggiunse.
-
È stato un pomeriggio movimentato, ma piacevole
–
rispose Nyx divertito – mi raccomando di non farlo
più
– la ammonì.
-
Certo
– asserì Selenis – pensi che potremo
rivederci?
Vorrei che m’insegnassi a proiettarmi prima o poi –
disse.
-
Sarò in giro per un po’, quindi
l’occasione
magari la troveremo – affermò Nyx con una
strizzatina
d’occhio.
Selenis si
mise a ridere e dopo aver salutato i due cadetti, corse dietro al
padre.
Quella non
fu certamente l’ultima volta che le strade di Nyx Ulrich e di
Selenis Lucis Caelum s’incrociarono.
Campeggio dell'autrice:
Salve a tutti e ben tornati ^^
Questo flashback, citato da Regis nel prologo, voleva dare una prima
spolverata del carattere di Selenis, perchè seppur con
qualche
cambiamento che verrà portato dalla sua crescita nel corso
della
storia, alcune cose resteranno le stesse (testardaggine inclusa). Il
rapporto con suo padre è difficile, ma non allo stesso modo
di
Noctis e sarà possibile vederlo più avanti. Non
so se la
scelta di introdurre per primo Nyx vi sia piaciuta, ma per me lui
è stato l'anticipo di quella che sarebbe stata tutta la saga
e
ci sono particolarmente legata. Come personaggio mi è
piaciuto
fin da subito e niente, volevo inserirlo xD
Faccio solo una precisazione, ogni tanto mi prenderò qualche
licenza poetica, come quella di aver alzato l'età di Ignis,
ma
mi serve per portare avanti la trama quindi perdonatemi.
Magari qualcuno di voi ha notato il piccolo cameo, tratto da un altro
episodio della saga, che ho inserito... Non escludo di farne altri in
futuro ;)
Non mi resta che rinnovarvi il prossimo appuntamento per
venerdì prossimo!
Grazie di cuore a tutti
i lettori.
Un abbraccio,
Marta
|