Maledizione a me! Perché
non ho seguito l’esempio della mia amica Amanda,
perché? E pensare che il professor Gironi aveva consigliato
a tutti di andare all'università. Lei è stata
l’unica ad ascoltarlo. Beh veramente l’idea le
ballava già per la testa. Dopo aver preso il suo bel diploma
si è iscritta all'università: facoltà
di Storia. Non c'entrava nulla con l'indirizzo di studio del nostro
liceo, ma era quello che le piaceva per davvero.
Quando ci hanno mandato a chiamare io ero nervosa, speravo in un
miracolo e che non sarei dovuta andare in guerra. Lei era
lì, poco più avanti di me, elegantissima nella
sua camicetta bianca e la gonna grigia con righe nere che le arrivava
alle ginocchia ossute. Non era mai stata bella, ma quel giorno lo
sembrava con la sua aria quasi autoritaria. Portava con sé
una borsetta di colore rosso. Il suo colore preferito, ora che ci
penso.
La vidi entrare con disinvoltura dentro all'ufficio di reclutamento
riservato alle donne. Infatti dovete sapere che ce n’erano
due: un ufficio per le donne, appunto, e uno per gli uomini.
Uscì da lì mezz'ora dopo. Tanti auguri per la
laurea signorina Masetti! Nel danno la beffa, se volete il mio parere.
Avendo dato, almeno fino a quel momento, gli esami puntuali e pure con
un buon rendimento, si era salvata. Proprio lei che a scuola era sempre
stata meno brava di me, ma questo vuol dire ben poco a quanto pare.
Aveva seguito la sua passione e adesso questa l’aveva salvata
dalla guerra.
Io invece sono andata a lavorare, maledizione a me! Non avevo
più voglia di studiare e perdere tempo con i libri,
così mi ero subito lanciata nel mondo del lavoro. Anche
Amanda lavorava in un bar la sera, oltre a studiare. Al contrario di
me, si massacrava e aveva la giornata piena e stancante: quattro o
cinque ore di sonno, quando le andava bene, e poi la sveglia alle sei
per essere alle otto puntuale all'università.
Naturalmente doveva continuare ad avere un buon rendimento, come fatto
fino a quel momento, altrimenti anche a lei sarebbe toccato partire per
la guerra. Tuttavia, se continuava con la media del venticinque, dubito
che le sarebbe toccato raggiungermi.
Sino alla fine della guerra mi sarebbe toccato rimanere in
quell'inferno, a meno che non fossi rimasta ferita o morta. Ci hanno
spediti in Africa per combattere il terrorismo che stava prendendo
sempre più piede. Ho visto cose terribili: gente mutilata,
ammalata, oltre che affamata dalla guerra. L’acqua potabile
spesso scarseggia nei villaggi.
I giornali scrivono che la guerra è terribile e ingiusta, ma
non conoscono veramente i suoi orrori. Cosa ne sanno loro dello scoppio
continuo delle bombe? Della gente mutilata a causa di esse? Scene che
ho visto di continuo.
Le armi chimiche vengono usate, ma fortunatamente non si tratta di
nucleari. A quanto pare l’Isis non possiede abbastanza
conoscenze scientifiche, grazie al cielo, per potersene servire. Se
fossimo nel 2030, invece che nel 2018, le cose probabilmente sarebbero
diverse.
Al computer, quando riesco a prendere la linea, sento Amanda. La vedo
lì nello schermo sorridente, ma molto preoccupata per me e i
miei compagni. C’è tutta la nostra classe, eccetto
lei e i due diversamente abili della classe. Come me non hanno voluto
saperne di ascoltare il professore e di iscriversi
all'università. In realtà qualcuno ci ha provato,
ma ha mollato dopo poco tempo, non tanto perché non ce la
facevano, ma perché non avevano voglia di proseguire e non
possedevano nemmeno abbastanza passione.
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Sono tornata a casa un anno prima della fine perché ho perso
una mano a causa di una mina antiuomo. Sono una dei pochi dei diciotto
miei ex-compagni di scuola partiti a essere tornata a casa. Nel
frattempo la mia amica si è laureata e ora sta prendendo la
specializzazione in egittologia, sempre sperando che ci sia ancora
qualcosa da studiare.
Ogni notte ho gli incubi, non avete idea di quante volte mi svegli
tutta sudata. Ho paura che andando avanti così mi
dichiareranno mentalmente instabile. Alcuni di noi non reggono e si
suicidano. Un ragazzo, Roberto, che avevo conosciuto in Marocco, lo ha
fatto. Si è sparato alla tempia nel salotto di casa sua. Lui
non ce l’ha fatta a reggere. Sono stata al suo funerale ed
è stato molto toccante. Sua madre dice che la guerra lo ha
ucciso, seppure indirettamente, e io non posso che darle ragione. Non
è morto sul campo di battaglia come molti altri, eppure
sempre per via di quella maledetta che non guarda in faccia nessuno ha
messo fine alla sua vita a soli venticinque anni.
Ho perso una delle mie migliori amiche, Sabrina, oltre a lui e ai miei
compagni di scuola. Io e la Masetti ci siamo fatte forza a vicenda al
funerale e ora lei sta con suo fratello. Lui non è saltato
in aria come Sabrina ed è tornato a casa sano e salvo, al
contrario di me e sua sorella. Quando siamo tutti e tre insieme non
discutiamo mai di quello che è accaduto in Africa, di quello
che io e il ragazzo abbiamo passato. Invece le poche volte che ci siamo
solo io e Lacci - questo è il suo cognome - ne parliamo. Non
vogliamo dimenticare. Amanda non si intromette mai in questi discorsi,
evidentemente capisce che non ne sa abbastanza della guerra.
Non sono stupida, non mi serve una laurea come Masetti per capire che
dietro a quella guerra orribile c’era anche un interesse
economico: la vendita delle armi, comprese quelle chimiche. Ci ha
guadagnato anche la Chiesa: non avete idea delle donazioni che hanno
ricevuto per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra. Scommetto che
il novanta per cento di quei soldi in realtà sono andati
nelle loro tasche. Lo sospetto in quanto io ero laggiù e
nonostante arrivassero tantissimi soldi, vedevo solo miseria e nessun
miglioramento nelle condizioni di vita di quelle persone. Senza contare
che di preti e suore che avevano il coraggio di aiutare quella gente ce
n'erano ben pochi. Di certo non aiutava la cosiddetta crisi di
vocazione e la pericolosità di quei luoghi. In ogni caso in
quel periodo erano proprio i religiosi, casualmente, a stare meglio di
tutti.
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La guerra finì dopo cinque anni dal suo inizio, e pensare
che tutti dicevano che sarebbe stata veloce. Si illudevano di poter
davvero sconfiggere quel fanatismo. Tuttavia ancora adesso, dopo tanti
anni, mi chiedo: erano davvero loro il problema, o piuttosto la loro
povertà e ignoranza che li spingeva a farsi manipolare
facilmente? La convinzione che la loro era la religione migliore,
l’unica che meritava davvero di esistere.
In passato i Cattolici hanno perseguitato la gente che non credeva nel
loro stesso dio. Dico "loro" perché ormai ho perso la fede,
probabilmente a causa di tutto quel male che ho visto. Ci sono state le
Crociate mirate a perseguitare e convertire con la forza gente che non
ne voleva sapere. Certo ci sono state delle conversioni, ma quanto
possono essere veritiere se fatte sotto minaccia? Non so come facciano
Amanda e Pietro a credere ancora in dio, come altri del resto.
Sono andata al loro matrimonio, ma solamente al pranzo
perché proprio non volevo saperne di entrare in chiesa. Ci
voleva un po’ di gioia in quel momento e quelle nozze ce le
hanno date.
« Valeria divertiti, coraggio! » mi ripetevano
tutti. Eppure non ci riuscivo, anche se dalla fine della guerra ormai
erano passati sei anni e tutto andava finalmente bene; sembrava che si
stesse mettendo apposto ogni cosa.
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Tutti vanno avanti, però io proprio non ci riesco. Non posso
dimenticare quello che è accaduto laggiù, mentre
ero in Africa sul campo di battaglia. Continuerò ad avere
gli incubi per il resto della mia vita, probabilmente. Ogni tanto mi
pare ancora di sentire gli spari e lo scoppio delle bombe. Il mio
incubo ricorrente è la morte di Sabrina, è come
se il suo fantasma mi perseguitasse di continuo e temo lo
farà per sempre.
Mi è stato chiesto di fare da madrina alla piccola Sabrina
junior, chiamata cosi ovviamente in onore della zia, però ho
rifiutato. Da tempo rinnego la Chiesa e come avrei potuto istruire
religiosamente quella piccola creatura? Loro hanno capito e hanno
cercato altrove. Con il tempo quella bambina è riuscita a
ridarmi la gioia perduta e la speranza. Assomiglia molto alla zia e al
padre. Invece suo fratello è identico alla madre.
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Io non mi sono mai sposata, forse non ho trovato la persona giusta e in
fondo non l'ho mai cercata per davvero. Amanda è diventata
un’attrice e in questo periodo sta girando una serie tv che
parla di archeologia, perciò molto adatta a lei e alla sua
passione. Suo marito adesso fa l’avvocato, siccome ha deciso
di tornare a studiare dopo la guerra. E io? Beh anche io sono tornata
sui libri di scuola e mi sono laureata.
Il mio sogno è rendere la vita migliore ai Musulmani. Dopo
la guerra non avete idea dei pregiudizi subiti e di quello che hanno
dovuto passare. Tutti danno la colpa della guerra a loro,
poiché sono stati i fanatici della loro religione a
causarla. Ma ne siamo davvero sicuri? Ritengo che la colpa
più che dell'Isis alla fine sia stata degli stati e,
può darsi, anche della religione cristiana. La gente dei
Paesi ricchi ha sempre voluto essere superiore, specialmente quando si
parlava di cristiani.
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Non sono mai riuscita a raggiungere il mio obbiettivo, nonostante il
mio impegno e la fatica con cui ho cercato di realizzarlo. I miei amici
mi hanno appoggiato moltissimo, soprattutto Pietro che conoscendo la
legge molto meglio di me è stato un aiuto di vitale
importanza. Sua moglie ci ha sempre incoraggiati e credeva molto nel
nostro progetto, infatti ha cercato di sfruttare il suo essere
un’attrice famosa meglio che poteva per sensibilizzare le
persone.
Le nostre fatiche non sono servite, tuttavia il mio lavoro è
stato continuato da Sabrina e suo fratello. Loro ce l’hanno
fatta.
Adesso ho novant'anni passati, vecchia e decrepita ho visto realizzare
il mio sogno da due ragazzi. Pietro è morto da tempo e non
ha potuto vedere i risultati dei nostri sforzi e io posso andarmene in
pace perché ce l’ho fatta a rendere il mondo un
posto un po’ più bello. Non l'ho fatto per me, ma
per gli altri, soprattutto per le generazioni future che meritano di
vedere un mondo migliore di quello che ho visto io.
N.A
Magari andava
approfondito di più, ma è stato già
molto difficile scrivere fino a qua. Non so quanto sia veritiero questo
racconto. La cosa che gli universitari possono evitare la chiamata alle
armi non me la sono inventata, seppure ho paura che valga solo per la
leva e non in caso di vera e proprio guerra, però non mi
pare tanto irrealistico. Avevo sentito dire che per motivi scolastici
era possibile salvarsi, tuttavia non ero assolutamente certa di questo
e ho dovuto fare una ricerca. Solo sulla pagina di wikipedia
riguardante il servizio di leva ho trovato le informazioni che mi
servivano. Questa storia nasce dopo che ho sognato di scriverla. Nel
mio sogno le cose non andavano esattamente così ed era
più romantica, tuttavia una guerra dove noi combattevamo
contro un altro stato, la Russia, in quel caso mi sembrava
più difficile da realizzare e giustificare. Siccome ho
scritto in prima persona, ho scelto volutamente di citare il nome della
protagonista dopo molto tempo, a metà della storia. In ogni
caso spero vi sia piaciuta e contrariamente a quello che potrete
pensare non ho nulla contro gli stati, forse un po’, la
religione, anzi sono molto credente e non do la colpa a dio come la
protagonista, né contro i Musulmani. A parte che penso che
questo si era già capito dal finale. In ogni caso spero vi
sia piaciuta e che sono riuscita a commuovervi un po’ e a
rispecchiare bene i sentimenti di un soldato costretto ad andare in
guerra. Questa è stata la parte di certo più
difficile. Se avessi usato le bombe Nucleari sarebbe finita subito e
saremmo morti tutti, solo per questo non l’ho fatto.
Ricordatevi di non fare di tutta l’erba un fascio,
è questo il messaggio che vuole passare il racconto. Spero
vada bene il genere introspettivo.
La scrissi mesi fa è ora mi sono
stufata di vederla lì sullo schermo del mio pc che non serve
a nulla.
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