Capitolo 34: …
al suo posto
Sabato 2 Aprile
Phoebe
Selwyn
stava scendendo le scale quasi di corsa, maledicendosi mentalmente per
la sua
eterna indole ad essere in ritardo… Faye l’avrebbe
uccisa, probabilmente, si
erano date appuntamento per studiare alle 16 e ormai erano passati
già venti
minuti.
Era
appena scesa
nell’Ingresso per correre in Biblioteca attraverso le scale
di servizio, una
volta utilizzate esclusivamente dalla servitù ma che con il
tempo gli studenti
avevano scoperto essere piuttosto utili per muoversi più
velocemente dentro
l’edificio, quando sentì una voce chiamarla.
Voltandosi
Phoebe
sapeva che era una voce familiare… ma non riuscì
ad identificarne la fonte finché
non se la trovò davanti agli occhi, e immediatamente il
consueto sorriso di
cortesia fece capolino sul suo volto:
“Salve,
Signor
Shafiq… Come mai qui? Riunione?”
“No,
a dire la
verità sono venuto per vedere Isabelle… sai
dov’è, per caso?”
“Credo
che sia in
camera sua. L’accompagnerei io, ma temo di essere in
ritardo… arrivederci!”
Phoebe
gli rivolse
un cenno prima di girare sui tacchi e andarsene, anche se in
realtà moriva
dalla voglia di sapere perché Morgan Shafiq fosse a scuola
per vedere Isabelle…
forse aveva a che fare con le lettere su Jude?
Di
sicuro avrebbe
chiesto spiegazioni all’amica al più presto, anche
se non aveva ancora capito
cosa fosse successo di preciso tra lei e Jude: non si erano
praticamente
parlati per qualche giorno ma poi all’improvviso era tutto
tornato come prima…
e lei si rifiutava di parlarne, sostenendo che era una
“questione delicata”.
In
realtà ormai
tutto l’anno scolastico era diventato una
“questione delicata”…
*
Sbuffò,
trattenendosi dal lanciare la penna fuori dalla finestra. Non riusciva
a
concentrarsi poi molto, in quel periodo fare i compiti era diventata
una specie
di tragedia…
Solitamente
studiava in Biblioteca e non nella sua camera, ma nei giorni precedenti
Jude
aveva iniziato a trovare particolarmente divertente sedersi accanto o
davanti a
lei o fissarla per tutto il tempo, mettendola a disagio e impedendole
di
concentrarsi… alla fine il giorno prima lei si era alzata
definendolo un
emerito idiota e lui era andato avanti a ridere per mezz’ora.
Ma
con o senza
Jude, non riusciva comunque a pensare Pozioni, Trasfigurazione, Storia
della
Magia o chissà quale altra materia… i suoi
pensieri tornavano sempre su quel
dannato libro e a cosa sarebbe successo se on l’avesse
trovato in fretta.
Non
voleva che
morisse qualcun altro, ma ormai aveva abbastanza
“esperienza” da sapere che
presto suo zio si sarebbe stancato di aspettare.
Ma
dove cercare?
Era sicura che il libro fosse in un posto dove aveva già
cercato, solo infilato
in qualche angolo remoto e impensabile.
Stupido
Callaghan
Senza
contare che
non sapeva nemmeno che cosa ci fosse scritto dentro… e ormai
era piuttosto
curiosa: perché era così importante per mettere
le mani sulla Orion?
Aveva
appena
ricominciato ad arrovellarsi quando qualcuno bussò alla
porta e voltandosi si
ritrovò a sorridere d’istinto, guardando
l’alta figura di Morgan stagliata
sulla soglia.
“Ciao
Belle… sono
venuto appena ho potuto. Volevi vedermi?”
“Ciao
zio… si,
grazie per il tuo tempo, so che sei molto impegnato.”
Isabelle
sorrise
mentre Morgan si chiudeva la porta alle spalle e le si avvicinava,
sedendosi
sulla sua poltrona con i capelli scuri come sempre perfettamente
pettinati e il
completo blu con neanche l’accenno di una piega.
Una
volta Isabelle
gli aveva chiesto eprchè spesso si vestisse come i
Babbani… e lui aveva
sorriso, limitandosi a rispondere che spesso aveva a che fare con loro,
nel suo
lavoro.
Che
cosa facesse
di preciso, non lo aveva mai capito… suo zio gestiva una
specie di enorme rete,
un traffico di informazioni e di persone che lavoravano per lui. Quello
di cui
era certa era che scopriva e otteneva sempre quello che voleva grazie
ad un
mucchio di contatti.
“Non
preoccuparti,
mi fa piacere vederti. Di cosa vuoi parlarmi?”
“Preferivo
parlarti
di persone invece che scriverti… ti vorrei ringraziare per
avermi ascoltata e
per non aver mai fatto troppe domande. Grazie per quello che hai fatto,
davvero, ma non serve più che tu faccia ricerche su quello
che ti chiesto.”
“I
Verräter, vuoi
dire? Hai letto l’ultima lettera che ti mandato?”
“No…
Grazie zio,
ma non credo serva più.”
Isabelle
sorrise,
perfettamente consapevole di non averlo convinto poi molto…
Morgan continuava a
guardarla con espressione quasi scettica.
“All’inizio
ho
pensato che me l’avessi chiesto eprchè avessi
qualche problema con quel
ragazzo, il tuo compagno. Capisco perché tu mi stia dicendo
questo adesso, è
naturale che tu abbia cambiato idea visto che le cose tra voi sono
cambiate.”
“Zio!
Come lo
sai?”
“Io
so sempre tuto
tesoro, l’hai scordato?”
Morgan
sfoggiò un
piccolo sorriso prima di tornare nuovamente serio, schiarendosi la voce
prima
di parlare nuovamente:
“In
ogni caso… Non
mi voglio intromettere tesoro, ma forse c’è una
cosa che dovresti sapere.”
“Credo
di saperlo
già.”
“Davvero?
Qualcosa
che riguarda molto da vicino la sua famiglia… i suoi
genitori? Sua madre.
Sappiamo che è morta di parto, no?”
“Sì.” Isabelle
annuì, certa che Morgan stesse
parlando a proposito della madre di Jude per dirle che non era stata la
moglie
di Alphard Verräter.
“Beh…
questo è
stato ciò che è formalmente trapelato e credo tu
già sappia che la madre di
Jude non era sposata con suo padre. Ma potrebbe non essere andata
esattamente
così, Isabelle. E non credo che lui lo sappia.”
“Intendi
che non è
morta di parto?”
Isabelle
strinse
la presa sui braccioli della sedia mentre guardava Morgan annuire con
un
lievissimo cenno del capo, continuando a guardarla attentamente:
“Potrebbe
come non
potrebbe. Il matrimonio tra Alphard e Yhavanna Verräter
è avvolto in una nube…
ed è finito decisamente all’improvviso. Ho
scoperto che era sterile, non poteva
avere figli… non ci vuole granché a capire che
Jude è nato fuori dal
matrimonio, dunque.”
“Come
sai che era
sterile?”
“Ho
messo le mani
sull’accordo prematrimoniale… su una copia, in
realtà. Non fare domande.”
Morgan
fece un
gesto sbrigativo con la mano, invitandola a non indagare e Isabelle
annuì,
osservandolo con impazienza:
“Dove
vuoi
arrivare con questo, zio?”
“Isabelle,
Yhavanna è stata seppellita esattamente pochi giorni dopo la
nascita di Jude.
Ma lei era sterile, non può essere figlio suo…
era molto cagionevole di salute
e non sto insinuando che non sia morta per cause naturali, dubito che
l’abbiano
uccisa. Quello che mi fa restare perplesso è altro, ossia
dove sia finita la
madre di Jude.”
“A
lui hanno detto
che è morta di parto. Credi che l’abbiano
costretta ad andarsene per non
“macchiare” la famiglia?”
“E’
il genere di
cose che molte famiglie Purosangue farebbero, sì.”
Isabelle
si
appoggiò completamente allo schienale della sedia,
riflettendo: suo zio non lo
sapeva, ma Jude le aveva detto che sua madre era morta di parto e fatta
seppellire sotto le sembianze di Yhavanna. Quindi ERA effettivamente
morta,
anche se tutto il mondo aveva visto la moglie di Alphard
Verräter dentro quella
bara e non una qualunque Magonò.
Ma
suo zio aveva
ragione… molte famiglie Purosangue avrebbero fatto una cosa
del genere.
E
da quello che
Jude le aveva raccontato, Isabelle non trovava difficile immaginare che
sua
nonna avesse fatto una cosa del genere… no, non suo padre. A
detta di Jude, lui
l’amava.
Pensò
a Jude,
convinto da sempre di aver portato via l’amore a suo
padre… Magari non era
andata così?
“A
cosa stai
pensando?”
“A
Jude. Non penso
abbia mai considerato questa possibilità.”
“Beh,
sta a te
decidere se dirglielo o meno. Fai quello che ti senti,
tesoro.”
Isabelle
annuì,
sbuffando leggermente prima di puntare nuovamente gli occhi
sull’uomo:
“C’è
un’altra cosa
di cui volevo parlarti, zio. Il tuo tatuaggio, quello sul polso. Ce
l’ha anche
mio padre… ha a che fare con l’Orion
Society?”
Morgan
esitò prima
di sollevare leggermente la manica della giacca blu e poi della
camicia,
mostrandole il polso prima di annuire leggermente:
“Diciamo
di sì… è
una specie di segno di appartenenza. I Mangiamorte hanno il Marchio
Nero e noi
abbiamo questo. Credo che sia una tradizione iniziata direttamente da
Callaghan.”
“Lo
penso anche
io… Zio, la Orion comprende ex studenti della Cimmeria, no?
Persone importanti
nella società.”
“Sì.
E poiché la
Cimmeria accetta studenti da ogni parte del mondo abbiamo influenza un
po’
dappertutto… io sono inglese, certo, ma tuo padre
è un esempio lampante.”
Isabelle
annuì ed
esitò prima di parlare di nuovo, continuando ad osservare
Morgan per non farsi
sfuggire nessuna reazione corporea, anche la più piccola:
“E…
cosa sai dirmi
del libro? Tu ne sai qualcosa?”
“Quello
di
Callaghan, dici? Io non ci ho mai messo le mani sopra, e nemmeno gli
occhi se è
per questo. Le uniche persone che potrebbero saperne di più
sono Hamilton,
probabilmente, e il Presidente della Orion. No, non ti dirò
il nome tesoro.”
“Hamilton
è nella
Orion, giusto?”
“Non
esattamente,
ma è come se ne facesse parte. Perché ti
interessa?”
“Mera
curiosità…
ho visto praticamente lo stesso tatuaggio che avete tu e mio padre nel
ritratto
di Orion e ho pensato che fosse per forza collegato alla
Society.”
Isabelle
probabilmente avrebbe voluto chiedergli anche se sapesse cosa ci fosse
dentro
il libro… ma non voleva nemmeno insospettirlo più
del dovuto, se lo conosceva
lo era già.
Si
costrinse a
sorridere con atteggiamento rilassato e tranquillo, mentre Morgan la
osservò
ancora per qualche istante prima di alzarsi, sistemandosi di nuovo la
manica
della giacca sul polso:
“Scusa
Isabelle,
ma temo di dover tornare a Londra adesso. Ricordati che puoi chiamarmi
per
qualunque cosa…”
“Lo
so,
grazie.” Isabelle
si alzò e gli sorrise
prima di abbracciarlo, lasciando che le desse un bacio sulla fronte
prima di
parlare:
“E’
da un po’ che
non vedo tua madre… come sta? Tuo padre sostiene che
è ancora in Inghilterra
con la sua famiglia…”
“Per
lei è un
periodo un po’… difficile. Ma dovrebbe tornare
presto.”
Isabelle
sorrise,
pregando che non proseguisse con domande su sua madre… con
quelle mentire le
risultava molto difficile, sentiva quasi che l’enorme
castello di carte che
aveva iniziato a costruire l’estate precedente potesse
crollare da un momento
all’altro.
“Se
la senti,
salutamela. Ci vediamo presto, Isabelle.”
“Ciao.”
Lo
guardò uscire
dalla camera e non appena Morgan sparì dal suo campo visivo
si ritrovò a
sbuffare, sedendosi di nuovo sulla sedia e chiedendosi come avrebbe
dovuto
muoversi a quel punto. Doveva parlare con Jude di quello che aveva
sentito da
Morgan?
Sì,
probabilmente
avrebbe dovuto farlo… se suo zio aveva ragione, Jude doveva
saperlo.
Sbuffò,
appoggiando il capo sulle braccia e chiudendo gli occhi, chiedendosi
perché ora
dovesse arrovellarsi anche su quel fronte… avrebbe finito
l’anno scolastico con
una lunga serie di emicranie, probabilmente.
Sì,
doveva
parlarne a Jude, ma non sapeva come affrontare un argomento
così delicato.
Dopo
qualche
minuto sollevò leggermente la testa, allungando
istintivamente una mano per
prendere la sua piuma e iniziare a scrivere frettolosamente sul rotolo
di
pergamena che, almeno in teoria, era destinato ai compiti.
*
“Si
può sapere
perché lo stiamo facendo? Se ci trovano finiamo dritti dal
Preside!”
“Piantala
di fare
lo studente modello… mi hai chiesto tu di coinvolgerti, no?
Beh, allora non
rompere!”
Adrianus
sbuffò
mentre, insieme a Jude, rimetteva a posto il grande ritratto di
Callaghan sul
muro, pregando che non arrivasse nessuno.
“Mi
spieghi perché
mi hai chiesto di aiutarti a tirare giù il quadro? Pesa una
tonnellata…”
“Volevo
vedere se
dietro c’era qualcosa… Ma niente di
niente.”
Jude
sbuffò,
lanciando un’occhiata torva al ritratto mentre Adrianus lo
osservava attentamente:
“Ha
a che fare con
quello che tu e Isabelle dovete fare?”
“In
realtà lo deve
fare solo Isabelle, io mi sono auto-impicciato come sempre…
Dobbiamo trovare il
dannato libro sperduto, ma non so più dove
guardare!”
“Ironico,
sembra
quasi la storia del Diadema di Priscilla Corvonero, vero?”
“Sì,
in un certo
senso… solo che non penso che questo renda più
intelligenti. Dentro ci deve
essere qualcosa di utile, ma non ho idea di che cosa si
tratti.”
“Se
non lo sai tu,
non vedo come potrei scoprirlo io… Però ricordati
quello che ti ho detto, Jude.
Quando lo troverete, fammi un fischio.”
*
“Sai
dov’è Steb?”
“No,
è scomparso
insieme a Jude… Chissà cosa staranno
combinando.”
Mathieu
continuò a
leggere distrattamente, mentre Camila aveva smesso di disegnare
– in fin dei
conti aveva promesso all’amico che entro la fine
dell’anno gli avrebbe fatto un
ritratto – per rimuginare.
“E’
passato un
mese… secondo te sta bene?”
“Beh,
indubbiamente sta meglio. E’ anche riuscito ad evocare il suo
Patronus, francamente
non ne ero del tutto sicuro.”
“Nemmeno
io, ma
sono felice per lui. Secondo te Jude potrebbe saperne di
più? Magari è per
questo che sono insieme adesso…”
“Non
saprei Cami…
spero solo che Steb non si metta nei guai. Capisco che sia arrabbiato e
che quello
che è successo a Frankie non sia giusto… Ma anche
Etienne era curioso, e non è
finita bene.”
Mathieu
emise un
debole sbuffo, cercando di non pensare a quella storia… in
effetti era strano,
a volte pensava al suo amico e gli sembrava fossero passati secoli da
quando
era ancora vivo.
Era
come se ormai
vivesse in tutt’altro mondo.
“Lo
so… mi
dispiace.” Camila
allungò una mano per
sfiorare il braccio dell’amico ed esitò prima di
sorridergli, cercando di
fargli tornare il buonumore:
“Però
guarda, ho quasi
finito di ritrarti! Sei proprio carino.”
“Io
sono carino
Cami, se non lo fossi nel disegno allora ci sarebbe qualcosa che non
va!”
*
“Allora,
ripassiamo. Quando è stato fondato il Ministero della Magia
inglese?”
“Emh…
molto molto
tempo fa?”
“Grazie
tante
Capitan Ovvio, a questo ci ero arrivata pure io!”
Faye
sbuffò e
riprese possesso del suo libro di Storia, strappandolo dalle grinfie
del cugino
per trovare la risposta alla domanda di Phoebe, che come da manuale
roteò gli
occhi e si chiese perché si fosse ritrovata a studiare
insieme ai due cugini,
che quando erano insieme finivano sempre col discutere.
“Oggi
sei
veramente insopportabile Faye… Cos’è,
hai le tue cose?”
“Il
solito
commento da maschio imbecille che pensa che ogni volta in cui una donna
è di
cattivo umore debba avere le sue cose… Idiota!”
“Io
chiedevo solo,
non ti scaldare!”
“Ragazzi,
qualcuno
di voi risponde alla mia domanda, per favore?”
Voglio suicidarmi, datemi una finestra
aperta…
“Ah
sì, certo
Phoebs... Se non ricordo male è il 1689!”
“Grazie
tante, hai
letto dal libro!”
“Ma
non è vero!”
I
due ripresero a
discutere e Phoebe si mise una mano tra i capelli, chiedendosi se per
caso non
potesse svignarsela senza che Faye e Bas se ne accorgessero.
“Sei
solo
invidiosa perché l’altra volta ho preso O e tu
A!”
“Io
invidiosa di
TE? Giammai!”
“La prossima volta mi metto a studiare
con
Verrater piuttosto che con voi due…”
Phoebe
roteò gli
occhi e immediatamente calò nuovamente il silenzio, mentre
entrambi i cugini si
voltavano verso di lei:
“A
proposito… Sai
se ora sono insieme?”
“Non
ne ho idea,
ma non credo, nei giorni scorsi hanno studiato insieme e Isabelle alla
fine
voleva ucciderlo perché la distraeva…”
“Phoebe…
puoi
dirmi che cosa stanno combinando? So che lo sai.”
“Per la barba di Merlino Bas, ma non hai
ancora capito che stanno insieme?”
“Non
mi riferivo a
quello, ma già da prima ho la sensazione che stiano
complottando qualcosa…
Phoebe, per favore.”
Sebastien
intimò
con lo sguardo a Faye di stare zitta e di lasciarlo parlare prima di
voltarsi
nuovamente verso Phoebe, guardandola in attesa e quasi con una nota
implorante
negli occhi chiari… una nota piuttosto rara da cogliere
nello sguardo di
Sebastian Ryle.
Phoebe
sbuffò,
sapendo che Bas aveva ragione ma allo stesso tempo non potendo fare
molto…
ovviamnete però ormai anche Faye la stava osservando con
espressione confusa,
chiedendosi se il cugino avesse ragione o meno.
“Io…
Mi dispiace,
Bas. Non credo di potertene parlare…”
“Phoebe,
conosci
Isabelle, non direbbe una parola. Ma non si tratta solo di lei, anche a
noi
mancano le persone che sono morte quest’anno.”
“Lo
so, lo
capisco. Ma Isabelle ci ha messo mesi a dirlo a me, pensa che meno
persone lo sappiano
e meglio sia… E’ piuttosto coinvolta con tutto
quello che è successo, questo
sì, ma non penso di potervi dire altro senza farvi finire
nei guai.”
Sebastian
sbuffò
leggermente, appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le
braccia
al petto senza smettere di osservare la ragazza, scrutandola
attentamente
mentre Phoebe non batteva ciglio, restando impassibile mentre reggeva
il suo
sguardo senza problemi:
“Ne
ha parlato con
Verräter, ovviamente. E lei è coinvolta, non per
niente qualche settimana fa è
quasi morta anche Belle… Che cosa vogliono Phoebe?
Perché ci stanno
dimezzando?”
“Qualcuno
vuole
qualcosa da Isabelle… e siccome non l’ha ancora
avuto, continua a mietere
vittime da Halloween, quando Jackson è morto.”
“Quindi
lei sa chi
c’è dietro?”
“Sì,
ma pensa che
lavori per qualcun altro.”
Sebastian
contrò
leggermente la mascella, continuando a tenere gli occhi fissi su Phoebe
e
trattenendosi dall’alzarsi, correre a cercare Isabelle e
costringerla a dirgli
che cosa stesse succedendo. Erano passati mesi dalla morte di Jackson,
e anche
da quella di Alastair… e nel frattempo erano morte altre tre
persone.
Per
quel che ne
sapeva, la prossima sarebbe potuta benissimo essere sua cugina, o la
stessa
Isabelle.
Fece
per dire
qualcosa, chiedere di nuovo a Phoebe di dirgli la
verità… ma venne interrotto
da un rumore di passi affrettati e da una voce familiare.
I
tre si voltarono
simultaneamente e incrociarono così la figura di Jude, che
si stava avvicinando
quasi di corsa e ignorando deliberatamente i sonori rimproveri di
Eloise.
“Verräter,
ciao…
da quando tu accorri per parlare con qualcuno? In genere aspetti che
siano gli
altri a venire da te…”
“Phoebe,
non è il
momento. Avete visto Isabelle?”
Immediatamente
tutti e tre drizzarono le orecchie, attratti sia dalle parole del
ragazzo che
dal suo insolito tono ansioso, distante da quello rilassato, pacato e
quasi
canzonatorio che usava di solito.
“No…
Perché? Che
cosa è successo?”
“Qualche
minuto fa
è venuta da me ed era… un po’ strana.
Mi ha detto qualcosa e poi è sparita,
sono andato a cercarla in camera sua ma ho trovato questa, indirizzata
a me.”
“Evidentemente
sapeva che saresti andato in camera sua… che cosa
dice?”
Phoebe
scattò in
piedi quasi come una molla mentre i suoi occhi guizzavano sul foglio
ripiegato
che Jude teneva in mano. Il ragazzo però scosse il capo,
continuando a parlare
con tono piuttosto sbrigativo:
“Non
ha
importanza, riguarda me. Però da quello che mi ha detto a
voce e da quello che
ho letto credo che stia succedendo qualcosa… Ormai la
conosco bene, c’è
qualcosa che non va.”
“Ovvero?”
Faye
inarcò un
sopracciglio, continuando a spostare lo sguardo da Jude a Phoebe senza
ottenere
risposta, mentre i due continuavano a fissarsi reciprocamente, prima
che Phoebe
parlasse con un filo di voce:
“Sa
dov’è…”
Un quarto d’ora prima
Isabelle si fermò sulla
soglia della stanza e un lieve sorriso le increspò
istintivamente il volto
quando posò gli occhi sul suo obbiettivo, sollevata di
averlo trovato in
fretta.
Senza indugiare mosse qualche
passo avanti, avvicinandoglisi mentre improvvisamente non ricordava
neanche una
parola di quello che avrebbe voluto e dovuto dirgli… poco
male, sarebbe andata
d’istino.
Lui probabilmente si sentì
osservato perché alzò lo sguardo e, una volta
incrociato il suo, sorrise
leggermente a sua volta come se fosse felice di vederla.
“Ciao… Sentivi la mia
mancanza?”
“Diciamo di sì… e
poi c’è una
cosa che vorrei dirti.”
“Ovvero?”
Jude inarcò leggermente un
sopracciglio, guardandola come se fosse in attesa mentre Isabelle
sorrise
lievemente, sporgendosi per dirgli qualcosa a bassa voce prima di
lasciargli un
bacio su una guancia.
“Che cosa diamine mi hai
detto?”
“Non sei tu quello che parla
un milione di lingue? Scoprilo.”
Isabelle gli aveva sorriso
prima di scivolare dalle sua ginocchia, guardandolo annuire:
“Lo farò, stanne certa. Dove
vai?”
“A finire di
studiare…”
“Ok. Ci vediamo a cena?”
Isabelle esitò, continuando a
guardarlo prima di annuire con un cenno del capo, sorridendo lievemente:
“Certo.”
Lei girò sui tacchi e Jude la
guardò allontanarsi provando una strana
sensazione… era come se qualcosa non
tornasse. Dopo qualche istante, quando Isabelle era appena uscita dalla
stanza,
si alzò a sua volta per seguirla, chiamandola mentre usciva
a sua volta dalla
stanza:
“Isabelle?”
Si fermò nel bel mezzo del
corridoio, guardandosi intorno e constatando con irritazione che non
c’era
traccia della ragazza… era come sparita nel nulla,
aumentando così la
spiacevole sensazione che qualcosa non andasse.
“Idiota!
Dovevi
capirlo subito che c’era qualcosa che non andava!”
“Lo
so, ma la
conosci, è brava a mentire! Ma poi sono andato in camera
sua, c’era qualcosa
che non mi tornava… e non l’ho trovata. Solo
questo.”
Jude
sospirò,
continuando a camminare a passo spedito lungo il corridoio insieme a
Phoebe,
che sbuffò e lanciò un’occhiata al
foglio che il compagno teneva quasi convulsamente
in mano.
“Che
c’è scritto?”
“Affari
miei. Coraggio
Selwyn, tu vai al Padiglione, vedi se è
lì… Io vado di sotto dove ci alleniamo,
Faye controlla la Sala Comune e la Sala da Pranzo e Ryle i passaggi
segreti.”
“Ok,
va bene…
facciamo in modo di trovarla.”
Phoebe
sbuffò,
annuendo prima di affrettarsi a scendere le scale per cercare di uscire
dall’edificio il più velocemente possibile, mentre
Jude continuava a pensare a
quello che lei gli aveva detto, al suo sorriso strano e a quello che
gli aveva
lasciato scritto.
Se
pensava davvero
di finire così, si sbagliava di grosso… non dopo
quello che gli aveva detto.
Jude
sentì, per un
attimo, il suo cuore quasi sprofondare mentre ripensava a quando aveva
trovato
quel biglietto indirizzato a lui, leggendolo di cosa. Isabelle gli
aveva
scritto a proposito della sua famiglia, di come secondo lei fosse
possibile che
sua madre non fosse morta naturalmente ma che, forse, ci aveva pensato
qualcuno
a farla sparire per sempre… qualcuno a cui sarebbe stata di
mero intralcio.
Chi?
Sua nonna,
ovviamente. In teoria sua nonna non aveva mai saputo della morte
improvvisa di
Yhavanna e dello scambio messo in scena da suo padre, ma non era
difficile
immaginare che lo avesse scoperto in ogni caso, liberandosi poi
dell’”intoppo”,
come l’avrebbe chiamato.
In
quel momento
però Jude non si stava concentrando su quello… ma
sull’ultima riga del
biglietto, dove Isabelle gli aveva trascritto la traduzione in inglese
di ciò
che gli aveva detto poco prima in fiammingo.
“Jude!
Che
accidenti sta succedendo?”
“Non
ora!”
“Non
ora un
cavolo, vedo Phoebe, Faye, te e Sebastian correre come
disperati… che cosa
succede? Riguarda Isabelle?”
Adrianus
si piazzò
davanti al compagno, che sbuffò e cercò di
superarlo per continuare a scendere
le scale… ma sapeva anche che l’ex Corvonero in
quel momento pretendeva
risposte.
“Dobbiamo
trovarla, quindi se vuoi puoi darmi una mano… ricordi quello
che ti ho detto, a
proposito di qualcosa che va trovato? Dal modo in cui è
sparita credo che
sappia dove sia e lo voglia prendere da sola.
“Da
sola? Perché?
Non ha senso dopo averti chiesto aiuto!”
“Si
che ha senso
Steb… è dannatamente da lei, vuole tenerci tutti
lontani da quel schifoso
libro! Vieni con me, dobbiamo trovarla prima che lo faccia qualcun
altro. Le
domande me le fai mentre corri, per favore!”
*
La
porta si chiuse
pesantemente alle sue spalle, ma per un volta non ci fece caso.
Restò
immobile per
qualche istante prima di fare qualche passo avanti, gli occhi fissi
davanti a
sé.
Smise di scrivere
all’improvviso, mentre una specie di enorme consapevolezza si
faceva largo
nella sua testa già affollata da idee. Si
accigliò leggermente e sollevò il
capo, puntando gli occhi sulla finestra che le stava davanti. Aveva
guardato fuori
da quella finestra milioni di volte in tutto quel tempo…
possibile che avesse
avuto la risposta davanti a sé in ogni momento e non se ne
fosse mai accorta?
Come con lo stemma… così semplice.
Il
silenzio che
l’avvolgeva era quassi surreale e inquietante,
l’unico rumore era l’eco dei
suoi passi sulla pietra gelida e antica.
Non
ci era
arrivata subito, in effetti… non la prima volta in cui era
stata lì dentro,
nemmeno la seconda. La terza, la quarta, la quinta… ci aveva
messo troppo
tempo, forse.
Erano
morte cinque
persone… ma era arrivato il momento di finirla.
Deglutì
leggermente, sollevando gli occhi per posarli sulla scritta che quasi
lampeggiava, incisa secoli prima sulla pietra.
Exitus acta probat
Era
lì, in alto,
proprio dietro l’altare e la croce. Una
Cappella costruita prima che l’Inghilterra cambiasse
religione e che era
rimasta intatta nel corso degli anni, fino a quel momento.
E
molto
probabilmente era rimasto intoccato anche quello che Orion Callaghan ci
aveva
lasciato dentro una volta smesso di insegnare alla scuola da lui stesso
fondata… una volta lasciato il suo pesto di presidente in
una delle prime
società segrete del Paese che, incredibilmente, era ancora
in auge.
Isabelle abbassò lo sguardo
sul biglietto che stava scrivendo, indirizzato a Jude…
pensando a come fare,
cosa fare, come muoversi. Doveva dirglielo, parlarne con lui? Una parte
di lei
le diceva di farlo, la testa le suggeriva di evitare.
Quell’orrenda sensazione, il
sentirsi perennemente sotto osservazione, controllata sempre a vista,
tornò a
farle visita fastidiosamente, portandola a chiedersi se non la stesse
guardando
anche in quel preciso istante.
Respira
Si costrinse a restare ferma,
seduta su quella sedia… mentre cercava di mettere in ordine
il fiume di
pensieri e di idee. Aveva visto qualcosa, tutte le volte in cui era
stata
dentro la Cappella… ma non si era mai fermata a rifletterci
prima di quel
momento, nemmeno quando ci era stata poco tempo prima. Aveva una gran voglia di
scappare o di
nascondersi da qualche parte, ma non poteva… dava la cacia a
quel libro da
mesi, possibile che potesse averlo finalmente trovato?
Ripensò a quell’enorme,
importante dettaglio… era quella la strada giusta? Non aveva
scelta se non
provare.
Riprese lentamente a
scrivere, sforzandosi di finire quel biglietto e aggiungendoci
qualcosa, alla
fine. Si, doveva trovare Jude… ma non per dirgli quello che
le era appena
venuto in mente.
Finì
col
percorrere tutta la navata, fermandosi davanti all’altare.
Non lo degnò,
tuttavia, di uno sguardo… alzò invece gli occhi
per posarli sul soffitto a
cupola del presbiterio.
E
lì c’erano, come
sempre, le finestre circolari… tre fessure che facevano
filtrare maggiore luce
all’interno dell’edificio, poste in mezzo agli
affreschi.
Tre…
come nel
rosone.
Ad
Orion Callaghan
piaceva trovarsi sotto la luce, sotto i riflettori… e
infatti alle feste che
avevano luogo lì, a casa sua, era sempre lui ad aprire le
danze, proprio sotto
il rosone.
Isabelle
seguì la
traiettoria immaginaria tracciata dalle tre finestre… E si rese conto con
nessuna sorpresa che
sotto ciascuna finestra circolare si trovavano l’ambone,
l’altare e il fonte
battesimale.
Un
caso?
Probabilmente no.
Ambone,
altare,
fonte battesimale… quale delle tre?
Escluse
l’ambone,
trovando molto difficile che il libro potesse trovarsi al suo interno o
seppellito sotto… No, si mosse quasi istintivamente verso
quello posto a
destra, il fonte battesimale di marmo intagliato e sigillato con un
coperchio
di pietra che probabilmente non veniva spostato da decenni, forse anche
da
secoli.
In
fin dei conti
Orion Callaghan era nato lì… la Cimmeria era
stata casa sua.
C’era
quindi
ragione di non credere che lui fosse stato proprio battezzato
lì dentro?
Isabelle
allungò
una mano, appoggiandola sul coperchio di pietra. Possibile?
Beh,
c’era un solo
modo per scoprirlo.
Senza
indugiare
oltre tirò fuori la bacchetta, facendo un paio di passi
indietro prima di
puntarla verso il fonte:
“Diffindo.”
*
“Non
l’abbiamo
trovata, ho controllato nei Dormitori, nelle aule… E Faye ha
setacciato la
Biblioteca.”
Jude
si trattenne
dall’imprecare alle parole di Sebastian, mentre pregava che
Phoebe l’avesse trovata,
al Padiglione… lui e Adrianus non avevano avuto fortuna, nei
sotterranei.
Sentendo
dei passi
tutti e quattro si voltarono con il cuore quasi in gola… ma
provarono un moto
di delusione nel vedere Phoebe raggiungerli da sola.
“Niente.
E ho provato
a controllare anche nei pressi del bosco.”
Phoebe
scosse il
capo, sospirando mentre si fermava davanti al gruppetto. Jude non disse
niente,
restando in perfetto silenzio prima di parlare, annuendo leggermente:
“Allora
dev’essere
alla Cappella… Voi restate qui e in caso copriteci, io vado
a cercarla.”
“Scordatelo,
vengo
anche io.”
“E
anche io.”
Jude
si trattenne
dal passarsi una mano tra i capelli mentre tutti e quattro i compagni
iniziavano simultaneamente a lamentarsi e a protestare… no,
non aveva tempo di
discutere con nessuno.
“Ok,
facciamo così
allora… Ryle, tu vieni con me. Cassel e Selwyn, voi restate
qui, se metà
dell’ultimo anno sparisce cominceranno a dare di
matto… Adrianus, immagino che
se anche ti dicessi di non venire mi seguiresti comunque, quindi fa
come vuoi.
Ma quando vi avranno ammazzato non dite che non ve l’avevo
detto!”
*
Deglutì
a fatica
mentre, tremando leggermente, sfiorava la copertina di pelle del libro
con le
dita. Le pagine non erano rovinate e nemmeno ingiallite…
probabilmente era
protetto con un incantesimo.
Non
riusciva quasi
a crederci, celo aveva tra le mani… ed era stato davanti ai
suoi occhi, anzi
davanti a quelli di tutti gli studenti della Cimmeria, per anni.
Aveva
scoperchiato
il fonte battesimale, ma non lo aveva trovato nella cavità
circolare… aveva
dovuto praticamente fare il marmo a pezzi per tirarlo fuori,
perfettamente
incastrato dentro la pietra.
Lo
aprì con
estrema delicatezza, mentre le mani continuavano a tremarle
leggermente… e si
ritrovò, con immenso stupore, a guardare pagine scritte con
la stessa
calligrafia… dalla prima all’ultima.
Com’era possibile, dato che il libro
esisteva da secoli?
Aveva
appena
iniziato a chiedersi cosa fare, come comportarsi – dopotutto
ancora non sapeva
perché suo zio lo volesse, a lei sembrava che ci fossero
più che altro nomi e
basta – quando una voce fin troppo nota la fece quasi
sussultare:
“Finalmente
hai
deciso di darti una mossa, vedo…”
Isabelle si
voltò
di scatto, chiudendo il libro e serrando istintivamente la presa mentre
posava
gli occhi verdi sull’uomo che le dava il tormento da mesi,
trovandolo quasi
sorridente e soddoisfatto, appoggiato al muro infondo alla navata.
“Perché
ti serve?
E perché c’è sempre la stessa
calligrafia?”
“E’
magico,
Isabelle… probabilmente quella è la grafia di
Orion. Lo incantò affinchè
continuasse a scriversi da solo, completando quello che lui aveva
iniziato. Ci
sono più che altro nomi, suppongo… se vai alle
ultime pagine scrtte dovresti
trovarne qualcuno di molto familiare.”
Lo gaurdò
inziare
a camminare verso di lei con estrema calma prima di abbassare lo
sguardo sul
libro, aprendolo e andando alle ultime pagine scritte… in
effetti nella
penultima compariva anche lei… insieme a Phoebe, Faye,
Sebastian, Jude... con
un tuffo al cuore vide anche i nomi di Alastair, Alexandrine, Jackson e
Frankie… ma erano molto sbiaditi, come se fossero stati
conacellti, mentre
quelli di Mathieu, Camila e Adrianus sembravao molto più
recenti degli altri.
“Quindi
è un…
registro.”
“Sì,
anche, ci sono annotati i nomi dei membri della Orion, ma
anche della Night School. Tuo padre te l’ha sempre detto
Isabelle, questa
scuola è molto più di quel che sembra…
e anche le persone che la frequentano.”
“Sì,
lo so, la Orion tiene le redini del Paese e oltre. E’ per
questo che lo vuoi? Vuoi metterci le mani e avere il controllo sulle
persone
più influenti della Gran Bretagna?”
“Per quanto
io provi da sempre insofferenza verso quelle persone
la Orion stessa… no Isabelle. O almeno, non serve a
me.”
Sfoggiò un
debole sorrisetto, come se volesse prenderla in
giro e si stesse divertendo moltissimo… ma Isabelle non
aveva nessuna voglia di
ridere in quel momento.
“E allora
per chi lo devi
prendere?”
“Prova a
pensarci, Isabelle… non è difficile.
Lì dentro ci
sono i nomi, quello che tieni in mano è l’unico
documento scritto dove sono
elencati i membri ufficiali della Orion… ho provato a
rintracciarli da me, ma è
praticamente impossibile. Sono persone importanti, ma sanno come stare
nell’ombra. E’ una cosa che tutte le persone di
potere devono saper fare.”
Isabelle rimase
immobile, non riuscendo a muoversi e
continuando a tenere gli occhi chiari fissi su suo zio…
l’uomo che quando era
piccola la teneva sulle spalle e le portava dei regali.
Quando era cambiato?
Quando era diventato così? Oppure lo era
sempre stato?
“Perché
lo hai fatto prendere a me?”
“Solo una
persona che compare nella lista può tirarlo fuori
dal suo stupido nascondiglio… in passati ci hanno provato e
non è finita
granchè bene.”
“Ma tu SEI
nella lista. Tu sei stato nella Night School!”
“Sì,
ma vent’anni fa… dev’essere qualcuno che
sia un membro
attuale. E avendo la mia cara nipotina che studia qui, potevo forse non
approfittarne?”
Suo zio le rivolse un
sorrisetto mentre continuava ad
avvicinarlesi e Isabelle strinse di riflesso la presa sul libro,
sapendo di non
doverglielo dare. Aveva la netta sensazione che le cose non sarebbero
andate
bene se l’avesse fato… non per lei, per tutti.
Ancora non sapeva di
preciso per chi lavorasse… ma le sue
parole le tornarono in mente: pensaci,
non è difficile.
Sembrava che tutte le
risposte fossero davanti ai suoi occhi,
pronte per essere afferrate.
E
all’improvviso le sembrò come di capire, per la
seconda
volta nella stessa giornata qualcosa dentro di lei si mosse: quando
erano
cominciati i suoi guai, dopotutto? In Estate.
Una vocina nella sua
testa le suggerì che cosa fosse successo
in quello stesso periodo… o meglio, che voci erano iniziate
a circolare già nei
mesi addietro.
Deglutì a
fatica, muovendo un passo indietro e scuotendo
leggermente il capo, guardandolo con orrore crescente:
“No…
non può essere.”
*
“Phoebe!”
Improvvisamente Phoebe
Selwyn smise di camminare e si voltò,
ritrovandosi a guardare Camila che si affrettava verso di lei, seguita
da
Mathieu.
“Ciao.”
“Ciao…
sapete per caso dov’è Adrianus? Non lo vediamo da
un
po’ ormai!”
Faye e Phoebe si
scambiarono un’occhiata nervosa mentre Camila
le guardava con aria preoccupata, ignorando Mathieu che cercava invano
di
tranquillizzarla.
“Veramente…
sì, o almeno credo. Siediti Camila, e anche tu
Mathieu. Credo di avere qualcosa da raccontarvi.”
*
“Da quanto
tempo?”
“Non sono
qui per fare conversazione Isabelle… coraggio, dammi
il libro.”
“Voglio
sapere da quanto stai con quelle persone.”
Isabelle mosse un
passo indietro senza staccare gli occhi
dallo zio e continuando a stringere il libro tra le mani, guardandolo
sospirare
prima di parlare con tono sbrigativo e quasi annoiato:
“Da quando
sei nata tu… mi ero diplomato da poco. Coraggio
Isabelle, dammelo.”
Guardò suo
zio avvicinarlesi senza riuscire a muoversi… non
poteva dargli il libro, l’avrebbe messo direttamente nelle
mani della persona
che tutti temevano di più da più di
vent’anni.
“Che cosa
vuoi fare, rifiutarti proprio adesso? Lo hai cercato
per parecchio tempo, che senso ha fare i capricci adesso?”
“Non pensavo
lavorassi con lui! Come hai fatto a fare finta di
niente per tutto questo tempo?”
“Evidentemente
sono un bravo attore, al contrario tuo. Andiamo
Isabelle… vuoi che muoia qualcun altro per caso? Tua madre,
magari?”
Isabelle ebbe un tuffo
al cuore, ripensando improvvisamente a
sua madre… e deglutì prima di parlare di nuovo,
scuotendo leggermente il capo:
“Non la
uccideresti.”
“Forse no,
come non so se riuscirei ad uccidere te… Ma per
fortuna ho qualche amico a cui chiedere un favore, se
necessario.”
Del resto, aveva
già pensato più di una volta che non
lavorasse da solo… e ora non era difficile immaginare di che
genere di “amico”
parlasse.
Isabelle rimase ancora
immobile, ostinandosi a non dargli il
libro… e lui sospirò, scuotendo leggermente il
capo.
“Come
preferisci… Travers? Vieni pure, è il tuo
turno.”
*
“Fermo! Ma
dove pensi di andare?”
“Dove vuoi
che vada? Lì dentro a prendere qualcuno a calci in
culo!”
Jude sbuffò
e fece per alzarsi, ma Adrianus lo afferrò per la
camicia e lo costrinse a stare giù, sibilando che non era il
momento di giocare
al cavaliere dall’armatura scintillante.
“Finitela di
litigare come una coppietta, voi due! … E questo
chi diamine è?”
Sebastian si
accigliò, sgranando gli occhi con orrore nel
vedere una terza figura entrare in scena… attraverso la
finestra sotto alla
quale si erano accucciati vide un uomo avvicinarsi a quello che, stando
a ciò
che aveva detto Jude, era lo zio di Isabelle.
“Di chi
parli?”
“Se lo
sapessi non l’avrei chiesto, genio!”
Jude, che si stava
quasi pentendo di essersi portato dietro
loro invece di Phoebe e Faye, si sporse a sua volta per
sbirciare… e non riuscì
proprio a riconoscere quella faccia nuova, anche se forse da un certo
punto di
vista era familiare.
“L’ho
già visto da qualche parte… Può
essere?”
“Sui
giornali, forse. Aspettate… non è uno di quelli
che è
evaso da Azkaban?”
Alle parole di
Adrianus Jude sentì quasi una lampadina
accenderglisi nella testa e si ritrovò ad annuire,
ricordando dove avesse visto
quella faccia… quindi lo zio di Isabelle era invischiato con
i Mangiamorte?
Se da una parte era
sollevato, avendo finalmente la conferma
che non ci fosse sua nonna dietro quella storia, dall’altra
la sua
preoccupazione aumentò… che cosa poteva esserci
in quel libro di così
importante?
Sebastian
cercò Isabelle con lo sguardo, senza riuscire a
vederla completamente da quell’angolazione… ma di
certo non se la stava
passando bene, tenendo quel dannato libro stretto tra le braccia.
Come al rallentatore
vide Travers sollevare il braccio,
puntando così la bacchetta contro di lei… e a
quel punto si mosse, alzandosi
quasi di scatto:
“Dentro,
andiamo!”
“Aspetta,
non possiamo andare dentro senza neanche un’ide-“
Adrianus aveva appena
iniziato a parlare quando s’interruppe
bruscamente a causa dell’urlo che squarciò
l’aria, e a quel punto anche Jude
scattò in piedi, quasi correndo verso la porta della
Cappella.
“ASPETTATE!
Oh, ma andiamo… Ok, fatevi ammazzare pure!”
Adrianus
sbuffò ma non li seguì, girando invece sui tacchi
per
raggiungere l’entrata sul retro... aveva la sensazione che
almeno uno di loro
dovesse mantenere il sangue freddo.
*
Deglutì a
fatica, la vista annebbiata mentre muoveva la mano
tremante per prendere la sua bacchetta dalla tasca della giacca, mentre
tastava
il pavimento freddo accanto a lei per cercare il libro mentre respirava
a
fatica.
Aveva gli occhi lucidi
e si stava odiando per mostrarsi in
quel modo, ancora una volta tanto debole, davanti a lui.
Infondo,
perché insistere? Si certo una volta messe le mani
sul libro non l’avrebbero lasciata andare a raccontare tutto
ai quattro venti…
del resto aveva sempre saputo quale sarebbe stato l’epilogo
di quella storia,
lo sapeva fin dal Ballo.
“Te
l’ho detto Isabelle… non essere così
testarda.”
La voce di suo zio arrivò come ovattata
alle sue orecchie mentre non riusciva a muoversi, sentendo gli arti
scossi dai
tremori.
Vide un paio di gambe
avvicinarlesi, probabilmente per
prendere il libro ormai abbandonato sulla pietra accanto a
lei… ma poi sentì un
rumore, come la porta che si apriva.
E poi udì
un’imprecazione provenire dal Mangiamorte che le
stava davanti.
“Ancora tu?
Non avete imparato niente dalle morti dei vostri
amici, allora.”
Isabelle
deglutì, cercando si sollevare leggermente la testa
per vedere chi fosse entrato in scena, cosa stesse
succedendo… ebbe un tuffo al
cuore nel vedere Jude e Sebastian, non sapendo se gioire o dirgli di
andarsene.
Un lampo di luce rossa
la sfiorò mentre teneva gli occhi fissi
su Jude, guardandolo lanciare uno Schiantesimo contro Travers.
“Jude…
vai via.”
Disgraziatamente la
sua voce risuonò fin troppo flebile e si
ritrovò ad assistere con orrore ad una specie di doppio
duello… era molto
peggio di quando si allenavano, sapeva che sia Jude che Sebastian
sarebbero
potuti morire.
“Isabelle…
vieni con me.”
Sussultò ma
si rilassò nel vedere Adrianus inginocchiarsi
accanto a lei, prendendola per mano per aiutarla a rialzarsi mentre lei
scuoteva leggermente il capo, gli occhi lucidi per il dolore:
“Non posso
alzarmi… vattene Steb, prendi il libro.”
L’ex
Corvonero scosse il capo, guardandola come a chiederle
cosa potesse fare per lei.
“Fa’
in modo che non muoiano.”
Adrianus per un attimo
esitò, combattuto tra il restare
accanto a lei o andare ad aiutare i due compagni di scuola…
ma lo sguardo di
Isabelle era chiaro e alla fine cedette, rimettendosi in piedi per
prendere a
sua volta la bacchetta e andare ad aiutare Jude e Sebastian.
Aveva la vista
annebbiata e una gran voglia di crollare e di
mettersi a dormire, sentendo le ossa doloranti e la gola secca dopo
quei minuti
di vera e propria tortura.
Ma si disse di tenere
gli occhi aperti, anzi… mosse la testa
per guardare il libro, momentaneamente abbandonato accanto a lei mentre
gli
incantesimi le volavano sopra la testa.
A fatica mosse il
braccio, allungando una mano per prendere il
libro… e non seppe neanche bene come ma riuscì ad
aprirlo, sollevandosi
leggermente per vedere ciò che c’era scritto
dentro.
Iniziò a
sfogliare le pagine, non sapendo che cosa la stesse
spingendo di preciso a farlo…
Non sapeva
perché, ma sentiva che era giusto. Doveva farlo.
Arrivata alla pagina
giusta esitò, gli occhi fissi su quel
nome... e per qualche motivo sapeva cosa fare.
All’improvviso
si chiese se ne era in grado… ma poi si ricordò
di Alastair, di Frankie, Jackson, Alexandrine ed Etienne… i
nomi dei primi
quattro ancora scritti sulle pagine ma tristemente sbiaditi, come se
ormai non
fossero più importanti.
Le costole le
duolevano paurosamente ma si costrinse e non
lasciarsi di nuovo cadere sul pavimento, prendendo la bacchetta a
fatica e
avvicinandola alla pagina, puntandola su un nome preciso.
Deglutì,
appoggiando la punta della bacchetta sulla pergamena
e tracciando una specie di linea immaginaria sopra ad un nome,
l’unico che
conosceva nell’elenco di quella pagina.
Stephan Lightwood
La mano le tremava
leggermente e la bacchetta rischiò di
scivolarle dalle dita, ma sentì comunque l’urlo
strozzato di suo zio mentre
davanti ai suoi occhi il nome iniziava a sbiadirsi, lentamente.
“Che
diamine… ISABELLE! Che cosa hai fatto?”
Si voltò
verso di lui, guardandolo dritto negli occhi scuri
mentre Sebastian, Jude e Adrianus si voltavano simultaneamente verso di
lui,
guardandolo con tanto d’occhi mentre iniziava lentamente a
sparire, perdendo
forma.
“Questo
è per Jackson, Etienne, Alexandrine, Francisca…
per
Alastair e per me, per
l’anno che mi
hai fatto passare.”
Aveva gli occhi
lucidi, non seppe mai spiegarsi il motivo… lo
guardò avvicinarlesi ma scivolare, le gambe ormai incapaci
di leggerlo in
piedi.
Ormai era sul
pavimento accanto a lei, e si guardarono
un’ultima volta, occhi verdi contro occhi neri, prima che
Isabelle parlasse di
nuovo, con un filo di voce.
“Dimmi
dov’è.”
La guardò
di rimando mentre il suo nome sul libro si sbiadiva
sempre di più e il suo corpo insieme a lui… ma
dopo un attimo di esitazione
parlò a sua volta, forse intuendo che ormai non aveva
più senso opporre
resistenza.
“Nella casa
dove vivevamo da
bambini.”
Isabelle
annuì con un impercettibile cenno, mimando la parola
“grazie” con le labbra prima di guardare suo zio
sparire per sempre… insieme a
tutti i problemi che le aveva causato nell’arco
dell’ultimo anno e ad un mare
di ricordi, positivi e negativi.
Sentì
distrattamente una voce, molto probabilmente Travers,
imprecare mentre lei si lasciava di nuovo scivolare sul pavimento,
puntando gli
occhi sul soffitto mentre la consapevolezza di aver appena ucciso suo
zio si
faceva largo dentro di lei.
“Isabelle…”
Jude le si
avvicinò quasi di corsa, inginocchiandosi accanto a
lei mentre Adrianus invece, in compagnia di Sebastian, si precipitava
fuori
dalla Cappella per inseguire l’uomo che era uscito non appena
il suo “collega”
si era dissolto nel nulla.
“Che ci fai
qui Jude?”
“Ti salvo
dai guai… di nuovo. Che faresti senza di me?”
Jude
abbozzò un sorriso, usando come al solito l’ironia
per
mascherare la preoccupazione e allungando una mano per sfiorarle i
capelli
prima di parlare di nuovo, questa volta con un tono più
apprensivo:
“Stai
bene?”
“Una favola.”
Isabelle sorrise
appena, gli occhi ancora un po’ lucidi per il
dolore provato e che, probabilmente, in seguito non sarebbe stata mai
in grado
di descrivere.
Jude, sorprendendo sia
se stesso che la ragazza, si dimenticò
del libro e la sollevò delicatamente dal pavimento,
guardandola con sollievo:
“Pensavi di
dartela a gambe dopo quello che mi hai detto,
Isabelle?”
“Hai trovato
la traduzione, quindi?”
“Sì,
ho trovato il tuo biglietto.”
Jude le sorrise e
probabilmente avrebbe detto anche
qualcos’altro, ma le voci di Sebastian e Adrianus lo
interruppero sul nascere:
“Merda,
è scomparso! Ma almeno non ha il libro… dovremmo
portarlo ad Hamilton, no?”
“Come al
solito hai ragione Stebbins… voi andate da Hamilton e
a cercare le ragazze, dite loro che stiamo bene… io porto
Isabelle in
Infermeria.”
“Verräter
che fa da trasportino per una ragazza… come cambiano
le cose!”
“Ryle, taci
o ti disintegro.”
*
“Si
riprenderà presto, per fortuna la Maledizione Cruciatus le
è stata lanciata contro solo per pochi minuti.”
Un sorriso di sollievo
comparve sul volto di Phoebe al sentire
quelle parole, annuendo e guardando l’amica dormire
placidamente con affetto.
Era sollevata di
vederla, sollevata che stesse bene… in realtà
quando Jude l’aveva portata in Infermeria aveva avuto una
specie di crollo ed
era scoppiata in un pianto liberatorio, per il sollievo che fosse
finalmente
finita ma anche per la consapevolezza di aver ucciso suo zio.
Prima di addormentarsi
però Isabelle aveva chiesto a Phoebe di
scrivere una lettera per lei e di indirizzarla a Morgan
Shafiq… per dirgli dove
avrebbe potuto trovare sua madre, finalmente.
“Dorme?”
Phoebe si
voltò e annuì, trovandosi davanti
Jude… il ragazzo,
così come Adrianus, Sebastian e la stessa Phoebe, aveva
subito un lungo colloquio
con Hamilton dopo aver lasciato la ragazza in Infermeria, in modo da
spiegare
una volta per tutte cosa fosse successo nell’arco di tutto
l’anno scolastico.
“Sì,
è crollata poco fa… Hamilton che dice? Isabelle
è nei guai?”
“Domattina
vorrà parlarle, spero che non se la prendano con
lei.”
Jude
abbassò lo sguardo sulla ragazza, ricordando quando era
quasi morta a causa dell’arsenico… gli sembrava
fosse passato molto più tempo
di quanto non fosse trascorso in realtà, sembrava tutto un
altro mondo.
Phoebe gli
lanciò un’occhiata e, intuendo che volesse stare
da
solo con lei, si alzò prima di parlare a bassa voce:
“Vado a
vedere come stanno Faye, Bas e Adrianus… e anche
Camila, quando le abbiamo raccontato tutto era praticamente sconvolta.
Resti tu
qui con lei?”
“Certo.”
Jude annuì
e prese il suo posto, sedendosi accanto a letto
nell’Infermeria ormai praticamente buia mentre Phoebe usciva
dalla sala
semivuota, raggiungendo i compagni nel pianerottolo… di
sicuro aveva molte cose
da raccontare, a chi più e a chi meno.
“Sono felice
che sia finita così… anche se penso che Adrianus
e Ryle ce l’abbiano un po’ con te, immagino
volessero far fuori tuo zio
personalmente.”
Sfoggiò un
debole sorriso, parlando a bassa voce per non
svegliarla e guardandola dormire con sollievo. Ripensò, per
un attimo, a quello
che gli aveva scritto nel biglietto… ma decise che si
sarebbe concentrato sulla
prima parte il giorno dopo. Quella sera voleva concentrarsi su quello
che era
successo e su nient’altro.
“Beh…
sei stata molto coraggiosa Isabelle, era pur sempre tuo
zio. Mi dispiace per quello che hai passato quest’anno, ma
spero che tua madre
stia bene e che tu la possa rivedere presto.”
Era molto
più facile dirle quelle cose mentre dormiva rispetto
a quando era sveglia… quando aveva quei penetranti occhi
verdi davanti faticava
ad esprimersi, a volte.
Si avvicinò
leggermente al letto con la sedia, sporgendosi per
dirle qualcosa con un filo di voce:
“E
comunque… ti amo
anche io, Isabelle.”
.......................................................................................................
Angolo
Autrice:
Buonasera!
Ed eccomi con un maxi capitolo, penso che sia il più lungo
della storia dopo quello del Ballo...
Spero vivamente che vi sia piaciuto per ovvi motivi essendo molto
importante, ma anche perchè ci ho messo tutto il giorno a
scriverlo e mi dispiacerebbe aver sfornato una schifezza proprio alla
fine.
Ci
sentiamo presto con il penultimo capitolo!
Signorina
Granger
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