Maybe
we found love right where we are
Note:
Il
tema trattato nella storia è ad oggi oggetto
di diverse discussioni a livello sociale e giuridico. Voglio
preannunciare che
si tratta della maternità surrogata e non nascondo che, uno
dei fini di questo
raccontino, è anche quello di sollevare un paio di
riflessioni.
Qui mi
sono permessa una licenza particolare: non leggerete qualcosa di
realistico,
ma, suppongo, che, con tutte le tecniche che esistono nel loro mondo,
l’ipotesi
fatta non sia così irreale.
La mia
speranza è quella di essere riuscita a trattare
l’argomento in modo delicato,
lasciandovi comunque a una lettura piacevole.
Non assicuro
sul completo IC di Sasuke, spero non stoni eccessivamente, ma mi sono
impegnata
a farlo parlare poco. È già qualcosa no?
Ringrazio
di cuore Alixia700 per avermi fatto
da beta: se non trovate strafalcioni medici o grammaticali è
grazie a lei; se
li trovate è perché io non sono stata abbastanza
accorta da correggerli.
Mi farebbe
piacere sapete cosa ne pensate. Buona lettura <3
“Più
veloce, più veloce!”
“No,
zio ci stanno superando! Corri!”
A
qualche kilometro dai campi di addestramento, si apriva
una grande distesa verde tra gli alberi al confine del villaggio. Quasi
nessuno
frequentava quel posto e lo stesso Naruto lo aveva scoperto per caso
mentre
cercava di recuperare gli shuriken lanciati in giro mentre si allenava
lì
vicino. E così, quando Rin e Seya gli avevano chiesto di
giocare all'aperto
senza che nessuno li interrompesse per scambiare qualche parola con
l'eroe,
decise di portarle lì.
“Abbiamo
vintoo!
Sì!”
“Uffa,
non è giusto. Voglio andarci io con l'originale la
prossima volta!”
Naruto
e il suo clone afferrarono simultaneamente le due
bambine da sopra le loro spalle per farle scendere prima che la copia
svanisse
in una nuvoletta che a Rin ricordava tanto lo zucchero filato.
“Non
te lo hanno mai detto che l'importante è partecipare
piccola? E poi avete perso con onore!”
Si
abbassò alla loro altezza e circondò loro la vita
con
le braccia.
“Ora
che ne dite di andare a mangiare una bella ciotola di
ramen dal miglior cuoco del mondo?”
“Sii!!”
Naruto
sorrise felice di fronte a quell'entusiasmo
così
libero e
spontaneo e se le strinse al petto quasi d'istinto prima di alzarsi,
prenderle
per mano e avviarsi verso il centro di Konoha.
Erano
passati anni dalla fine della guerra e l'equilibrio
nelle terre degli shinobi era ormai ristabilito completamente. Certo,
non
mancavano piccole rivolte, missioni più pericolose e
controversie governative
tra comunità locali e i Paesi patriarchi dell'alleanza, ma
nulla che non fosse
risolvibile con un intervento immediato votato al dialogo, a meno che
non fosse
necessario l'uso della forza.
Naruto
era orgoglioso del lavoro che stavano facendo i
cinque Kage ed era fiducioso del loro giudizio e delle loro azioni, ma
spesso
erano gli altri a dovergli ricordare di come l'accaduto fosse anche
merito suo.
Ma
la politica e la diplomazia non erano le uniche novità
che si erano piacevolmente rivelate dopo il conflitto. Una volta
superato il
passato burrascoso e le minacce di potenti nemici, Naruto aveva
cominciato a
dedicare tempo a se stesso, ricercando ricordi sulla sua famiglia e
passando
ore intere ad ascoltare i racconti di Kakashi, Tsunade e Kurama sui
suoi
genitori e sugli Uzumaki, senza dimenticare di coinvolgere anche Karin;
aveva
preso una nuova casa, l'aveva arredata con l'aiuto di Sakura e
assisteva ogni
volta che poteva il Sesto nel suo lavoro e con la sua famiglia. Non
avrebbe mai
immaginato che le cose potessero mettersi in quel modo, ma quando aveva
visto
quanto erano sereni il suo maestro e la sua ex compagna di team, non
poté che
essere
felice per entrambi.
Dopo
la partenza di Sasuke, Sakura era stata convocata da
Tsunade per affiancare il primario dell'ospedale del villaggio
affinché facesse
pratica prima di prendere definitivamente il suo posto. E non era stato
facile.
Conosceva il dolore di una ferita, la pazienza per riprendersi e
l'impegno
necessario per recuperare, per quanto possibile, la propria
quotidianità. In
fondo aveva vissuto tutto in prima persona. Ma stare a contatto con gli
ex
soldati ogni giorno, accompagnarli nell'intero percorso di guarigione,
sentire
sulla propria pelle l'apatia e la disperazione di chi non avrebbe più potuto
udire
la voce di una madre, vedere il viso
di un padre o avere un figlio, fu davvero faticoso per la giovane
kunoichi, ma
anche fondamentale. Naruto e Kakashi riuscirono a percepire quanto
Sakura
stesse crescendo, cambiando e maturando nell'anima e nella mente, e se
il primo
cominciò a sentirsi più un fratello minore che
maggiore, il secondo non riuscì
a trattenersi dal guardarla con occhi totalmente differenti. Passavano
molto
tempo insieme a chiacchierare e a confrontarsi, a volte anche a
litigare, era
quasi come se si stessero scoprendo per la prima volta e da
lì, il passo per
superare il rapporto maestro-allieva, fu breve.
Quando
Sasuke tornò a casa, l'Hatake non poté evitare,
senza ovviamente
manifestarlo, di sentirsi minacciato e spaventato; era ben consapevole
di
quanto Sakura tenesse al ragazzo e di
quali fossero
stati
i suoi sentimenti per lui; eppure, quando vide gli occhi verdi
illuminarsi al
ritorno del suo vecchio amico, capì immediatamente che
quella luce non era la
stessa che Sakura gli mostrava ogni volta che stavano insieme e ne ebbe conferma
quando notò
come Sasuke, mentre
lei lo
abbracciava, avesse rivolto
uno
sguardo interrogativo a Naruto che gli sorrise
in risposta annuendo leggermente.
Si
sposarono e dopo un
paio di anni e nacquero Rin e Seya, due gemelline che parevano il
perfetto
connubio di entrambi i loro genitori. E, nemmeno a dirlo, Naruto se ne innamorò al primo sguardo, trascorreva con
loro tutto il
suo tempo libero, dando una mano a Sakura di tanto in tanto, sia quando
era
richiesta in ospedale, sia quando era a casa da sola. Le bambine
adoravano il
biondo, erano sempre un po' tristi quando andava via, ma poi correvano
tra le
braccia del loro papà tornato a casa dal lavoro e subito il
sorriso rispuntava
sulle loro labbra.
“Buongiorno
signor Ichiraku! Come andiamo?”
“Naruto,
ciao. Oh? Hai portato degli ospiti con te oggi? Ma salve
piccole!”
“Buongiorno
signore!”, risposero le gemelle mentre si accomodavano sugli
sgabelli.
“Allora
una porzione grande e due piccole?”
“No,
anche noi vogliamo quella grande!”, disse Rin puntando i
gomiti sul
bancone.
“Sì,
anche noi!” Le diede man forte la sorella.
Naruto
stava per rispondere dicendo che non ce l'avrebbero fatta a
mangiarla tutta, ma una voce femminile lo batté
sul tempo.
“Eh
no! Non volete mica che poi il gentile signore debba buttar via
quello che avete lasciato? Perché invece non ne prendiamo
soltanto una grande e
la mangiate insieme?”
“Mamma!”
Sakura
si avvicinò alle
figlie e posò un
bacio sulla
fronte di entrambe prima di strizzare un occhio a Naruto e ordinare una
porzione anche per sé. Si spostarono a sedersi ad un tavolo
per poter
chiacchierare meglio; la donna chiese alle gemelle cosa avessero fatto
quella
mattina e se il biondo avesse combinato qualche guaio, più
per abitudine che
altro: sapeva che Naruto non era più il ragazzino
pasticcione di una volta, ma
adorava vederlo gonfiare le guance quando Sakura faceva quella domanda.
Ogni
tanto sembrava non esserci alcuna differenza d'età tra lui e
le sue figlie.
“E
tu? Com'è andata a lavoro?”
“Oh
meravigliosamente. Tempo fa abbiamo fatto una scoperta grandiosa e
oggi ci sono arrivati da Suna risultati più che positivi
sulla sua applicazione
pratica!”
“Che
genere di scoperta?”
La
figlia di Ichiraku arrivò in quel momento con i piatti;
cominciarono
a mangiare dopo essersi accertati che con le bambine fosse tutto
apposto e
quando Sakura vide il sorriso del compagno per qualcosa che aveva detto
Seya,
sgranò gli occhi per quello che le venne in mente.
“Senti
Naruto, tu e Sasuke non avete mai pensato di avere un figlio?”
Il
biondo, sorpreso, fece cadere le bacchette per terra e rimase per
brevi istanti con la bocca spalancata prima di essere riportato alla
realtà da
uno 'Zio, ma che fai?’
“Co-cosa?
Io... e Sa... un bambino...Sakura ma che dici?”
La
giovane cuoca portò un paio di bacchette pulite al ragazzo
raccomandandogli di stare più attento prima di tornare alle
sue faccende.
Riprese
a mangiare e passò qualche minuto prima che tornasse a
parlare.
Sakura attese senza mettergli fretta.
“Sei
un medico, sai benissimo che una cosa del genere non è
possibile.”
La
ragazza non aveva visto spesso Naruto così
serio, poche volte si mostrava in quel modo, ma,
esattamente come lei, anche lui era cresciuto: oltre ad essere un uomo
a tutti
gli effetti, Sakura si era accorta di come le sue decisioni e i suoi
discorsi
sembrassero più profondi e pensati. Sicuramente rimaneva il
ninja più
imprevedibile di tutti, tanto nei combattimenti quanto nella
quotidianità,
eppure c'era qualcosa di più maturo e astuto che prima
mancava.
“Sai
cos'è la maternità surrogata?”
Naruto
si accigliò di fronte a quella domanda; sapeva di cosa
l'amica
stesse parlando, ma non ci aveva mai pensato accuratamente; in fondo
lui e
Sasuke stavano bene così, non avevano mai discusso di un
eventuale ampliamento
della famiglia.
Sakura
continuò.
“La
scoperta di cui ti accennavo... ha a che fare proprio con questo.
Chi ricorre alla maternità surrogata, che siano un uomo e
una donna o due
persone dello stesso sesso, sa che il figlio che nascerà
avrà in parte il
corredo genetico della donatrice degli ovuli e in parte quello di chi
presta il
seme. Ebbene, noi di Konoha, insieme a un gruppo di esperti di Suna,
abbiamo
messo appunto una tecnica che lavora sui due semi maschili di modo che
il
nascituro possa avere le caratteristiche della coppia omosessuale che
decide di
usare questo sistema e stavamo lavorando, con qualche dubbio, anche per
i
gameti femminili.
All'inizio
sembrava assurdo, eppure, stamattina è nato un bambino che
è
a tutti gli effetti figlio biologico di due uomini e chiaramente della
donatrice.”
Naruto
non ci capiva molto di scienza e anatomia, l'unica cosa di cui
era certo era che ogni essere umano nasce da un uomo e una donna, non
può
essere diversamente. Per questo il suo viso assunse le espressioni
più
disparate di fronte a quella notizia così incredibile e
contemporaneamente
meravigliosa; sapeva che Sakura non lo avrebbe mai preso in giro su una
cosa
del genere ed era felice, davvero felice che la collaborazione tra i
vari paesi
potesse portare anche a simili scoperte.
“Sakura
è... È una cosa fantastica! Sono molto
contento.”
“Già.
Non vedo l'ora di vedere la faccia della maestra Tsunade quando
glielo riferirò. In effetti sei la prima persona, dopo
Kakashi, a cui lo
comunico.”
Il
biondo le sorrise caldamente. Lui e Sakura avevano costruito nel
tempo un legame fortissimo che si era accentuato ancora di
più con la nascita
di Rin e Seya. Era come se il team sette, dopo il ritorno di Sasuke,
fosse
diventato una famiglia a trecentosessanta gradi.
“Capisci
perché ti ho fatto quella domanda prima?”
Naruto
voltò lo sguardo verso le bambine senza dire nulla, ma
annuendo
leggermente. La ragazza interpretò quel gesto come un
permesso a continuare:
era consapevole della delicatezza dell'argomento, ma sapeva anche che
quelle
due teste calde dei suoi amici avevano bisogno di una leggera
spintarella ogni
tanto.
“Tu
e Sasuke state insieme da sette anni ormai, siete adulti e vi
amate... praticamente da sempre. Tra qualche anno Kakashi
lascerà a te la
carica di Hokage e sarai sommerso di carte e di obblighi e il tempo a
tua
disposizione sarà minimo.
Ho
visto come guardi le gemelle, i tuoi occhi quando giochi con loro...
Perché non provi a parlargliene ora che puoi?”
“Mamma!
Rin mi ha sporcata la maglietta!”
Haruno
rivolse tutta la sua attenzione alle figlie per cercare di
evitare altri disastri prima di dire a Naruto che aveva finito il turno
a
lavoro e che poteva anche andare, se voleva.
In
effetti Uzumaki voleva riflettere sulle parole di Sakura e cercare di
capire prima di tutto i suoi desideri e poi come affrontare il discorso
con il
compagno. Salutò le piccole e pagò il conto per
poi dirigersi sulla testa del
Quarto.
**
La
prima volta che Naruto percepì dentro di sé
qualcosa di strano fu
quando all'improvviso avvertì il chakra di Sasuke farsi
sempre più vicino.
Stava tornando a casa.
Quando
venne a sapere, anni prima, che sarebbe andato via per un cammino
di redenzione da solo subito dopo essere stato riabilitato, Naruto fece
di
tutto per non mostrare il dispiacere che lo aveva assalito e per
consegnargli
il coprifronte col sorriso sulle labbra e una promessa di fiducia negli
occhi.
Avrebbe voluto partire con lui, ma sapeva che aveva bisogno di stare da
solo e
di riflettere, così lo aveva lasciato andare con la
consapevolezza che, in un
modo o in un altro, avrebbero sempre sentito la reciproca presenza.
Pensava
a lui di tanto in tanto, si chiedeva cosa stesse facendo e gli
inviò anche gli auguri al suo compleanno, gesto
spontaneamente ricambiato in
seguito. Per questo, quando dopo un anno percepì Uchiha
presso i confini della
Foglia, non poté fare altro che sorridere e attendere con
una serenità ancora
maggiore rispetto a quella che credeva di provare e quando lo vide coi
suoi
occhi attraversare i cancelli sentì lo stomaco in subbuglio
e un mix di
emozioni forti e diverse che non era capace di definire. Ma di una cosa
era
certo. Era felice.
Dopo
essersi sistemato e aver provveduto a tutto quello di cui aveva
bisogno, Sasuke cercò di riambientarsi a Konoha e di
prendere in mano la sua
vita. Lui e Naruto trascorrevano quasi ogni giorno insieme,
recuperarono il
tempo perso, controllando di tanto in
tanto che tra Sakura e il loro ex maestro andasse tutto
bene.
Il
quartiere degli Uchiha era andato distrutto assieme al resto del
villaggio dopo lo scontro con Pain e a Sasuke non era rimasto nulla
della sua
famiglia se non ciò che aveva portato con sé
quando era andato via da
ragazzino. Intanto, l'Hokage gli aveva proposto di rivelare tutta la
verità
sullo sterminio e su suo fratello e gli aveva offerto il posto di
capitano Anbu
fino a nuovo ordine. Kakashi riteneva che Sasuke fosse la persona
più adatta a
ripulire e disciplinare in maniera limpida e giusta la squadra speciale
del
villaggio; gli stava dando un
potere grande, lo sapeva, ma anche la possibilità di
dimostrargli cosa fosse
disposto a fare per il futuro della Foglia e del mondo ninja.
Con
il loro aiuto, il nome di Itachi e della sua famiglia fu, seppur
minimamente, riscattato. Ma non c'erano
giustificazioni per le azioni di Madara e Obito,
quella sarebbe
stata una macchia indelebile
per
il nome del clan, di cui Sasuke avrebbe portato sempre il peso.
La
presenza del biondo fu essenziale per lui, la complicità e
l'intesa
che crescevano di giorno in
giorno e il conforto silenzioso che Naruto gli offriva ogni volta che
il
passato tornava prepotente a incupire il suo presente, scatenarono una
serie di
sensazioni contrastanti in entrambi i ragazzi.
Avevano
quasi vent'anni, erano giovani, erano
bastati una serata a casa del moro e un po' di
sakè a
fare il resto. L'attrazione fisica si affiancò quasi
naturalmente a quella
mentale e le carezze e i baci che seguirono vennero da sé,
spontaneamente, ma
liberatori, come se fosse finalmente scoppiato un palloncino troppo
gonfio.
D'altronde
Sasuke conosceva se stesso: sapeva che non avrebbe mai potuto
lasciarsi andare completamente con qualcuno se non con Uzumaki, che non
avrebbe
mai potuto costruire qualcosa di solido dandosi completamente a qualcun
altro.
Aveva visto l'amore tra la sua mamma e il suo papà e, mentre
era via, ci aveva
riflettuto a lungo fino a maturare una concezione propria di quel
sentimento
così totale e quasi surreale e, senza farlo apposta, la
prima persona che gli
era venuta in mente con cui condividere una cosa simile era stato
proprio
Naruto; il fatto che fosse un uomo era passato in secondo piano in un
istante.
Naruto,
da parte sua, era molto più confuso dell'altro. Non si era
mai
soffermato a riflettere su quello che provava per Sasuke, ma aveva
portato
avanti le sue convinzioni, lo considerava il suo migliore amico e il
fratello
che non aveva mai avuto. Eppure, ogni volta che qualche ragazza gli si
dichiarava, non riusciva mai a dire di sì e a relazionarsi
con loro in quel senso.
Una sera incontrò Hinata nel parco e chiacchierarono un po'
del più e del meno,
Sasuke era già tornato a casa e la ragazza aveva perso il
conto di quante volte
il biondo l'avesse nominato in un'ora di conversazione.
Realizzò dal modo in
cui il ragazzo si illuminava quando lei gli chiedeva del moro e
dall'affetto
con cui raccontava di quest'ultimo, che non avrebbe mai avuto alcuna
possibilità. Ma amava veramente Naruto e non poté
evitare di fargli notare,
prima di andare via, che forse, la definizione di 'migliore amico' non
era più
così corretta, forse non lo era più da troppo
tempo.
Ci
provarono, tentarono di capire insieme cosa stesse succedendo e quali
sarebbero stati i rischi se avessero continuato, ma era bastata una
volta sola
per non riuscire più a fare a meno l'uno dell'altro,
nell'anima e nel corpo.
Erano
trascorsi anni da quando si erano messi insieme, Sasuke si era
trasferito a casa del biondo e, seppur con qualche
difficoltà iniziale, al
villaggio tutti erano contenti della nuova coppia.
'Sono
stato un egoista', mormorò Naruto osservando le luci soffuse
della
Foglia.
Era
stato così assetato e intossicato da quella
felicità tanto agognata
che non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea che Sasuke potesse
aver
rinunciato a qualcosa di troppo grande. Ricordò come, da
ragazzini, continuasse a dire
di voler ridare
vita al suo clan e risollevarne il nome, ma non avrebbe mai potuto
farlo stando
con un uomo. E a Naruto non era mai venuto in mente di chiedere, di
accertarsi
che fosse davvero convinto di quella relazione, di capire se si
trattasse di un
sacrificio troppo grande; si era aggrappato così forte
all'amore che Sasuke gli
stava dando, che non gli aveva lasciato alcuna via di fuga, nessuna
scappatoia,
nessuna occasione di affrontare quel tipo di discorso.
'E
adesso? Sarà troppo tardi?'
Sapeva
che doveva parlargliene, lo avrebbe fatto e avrebbe cercato di
rimediare al suo egoismo.
**
Quando
tornò a casa trovò Sasuke seduto in veranda, il
busto rivolto
verso il giardino e il capo abbassato. Probabilmente stava lucidando la
sua
katana, lo faceva spesso e Naruto sorrise pensando a
come ormai avesse memorizzato ogni sua abitudine. Non si
annunciò, anche se sapeva che l'altro lo avesse sentito, e
si avvicinò a lui da
dietro, si inginocchiò sul pavimento e gli
circondò le spalle con le braccia,
posando il naso sulla sua nuca. Sasuke non disse nulla, si
limitò a poggiare di
fianco a sé la spada e il panno, poi si voltò di
lato spostando Naruto con sé,
si appoggiò con la schiena al fusuma, permettendo all'altro
di sedersi tra le
sue gambe e poggiare la testa sul suo petto nudo. Gli
circondò le spalle col
braccio e cominciò ad accarezzargli distrattamente i
capelli. Uchiha non era un
tipo avvezzo alle coccole o al contatto fisico prolungato, non lo era
mai stato
e Naruto lo sapeva e non lo pretendeva, ma c'erano delle volte in cui
proprio
non riusciva a fare a meno di cercarlo, e Sasuke lo lasciava fare, gli
permetteva di trovarlo e anche di abusarne, fingendo che gli desse
fastidio, ma
in realtà contento perché quel calore
così gentile e dolce sembrava una vera e
propria ventata di aria fresca.
Rimasero
così per un po', lasciandosi cullare dal vento caldo della
sera, in silenzio.
“Che
c'è dobe? Le gemelle ti hanno battuto a
nascondino?”
Sasuke
aveva molto meno tempo libero rispetto al biondo, lavorava con
gli anbu e a stretto contatto con l'Hokage, ma ogni tanto andava a far
visita
alle bambine con la scusa di dover portare a giocare il dobe; una volta
le
aveva anche fatte salire sul Susanoo per sorvolare il villaggio, erano
state
così contente e si erano divertite tantissimo. Gli piacevano
quelle due piccole
pesti, erano molto sveglie e curiose, non gli dispiaceva passare del
tempo con
loro.
“Mh,
scemo.” Soffiò il biondo sul torace dell'altro.
“Stavo
pensando...”, continuò.
Sasuke
non disse nulla e attese che proseguisse, limitandosi a
stringerlo di più.
“Una
volta dicevi di voler ridare vita al tuo clan.”
Sasuke
si accigliò a quelle parole. Era vero. Ma non capiva come
mai il
biondo stesse tirando in mezzo quel discorso così
all'improvviso.
“E
allora?”
“Quando
ti sei messo con me sapevi che non avresti avuto la
possibilità
di avere dei figli e io non ti ho neanche chiesto se-”
“Non
faccio nulla di cui non sono sicuro Naruto, dovresti esserne
consapevole”, lo interruppe il moro.
Naruto
si strinse ancora di più all'altro mormorando un 'lo so,
ma...'
sulla sua pelle e si voltò di poco, infilando il viso
nell'incavo tra il collo
e la spalla e respirando il loro bagnoschiuma e un'essenza unica,
propria di
Sasuke.
Quest'ultimo
non era mai stato così bravo ad esprimere a parole cosa
provava ed era uno dei motivi
per cui con il biondo gli venisse tutto più semplice: Naruto
capiva i silenzi e
le difficoltà dell'altro e le accettava senza alcun
problema; in fondo Sasuke
era anche quello e lui lo amava così com'era, senza sconti.
Tuttavia, in quel
momento, il moro sapeva di dover
quanto meno tentare di rassicurare l'altro e fargli capire che andava
bene
così, che era felice.
“È
vero, volevo dei figli e volevo impedire che il clan Uchiha si
estinguesse con me.”
Sentì
il corpo tra le sue braccia irrigidirsi, così riprese ad
accarezzargli i capelli per provare a rilassarlo di nuovo.
“Ma
se significa rinunciare a questo- allontanò il biondo da
sé e poi
gli prese il mento tra le dita per posare un bacio gentile, dolce, ma
abbastanza rovente da dimostrargli quanto lo desiderasse -allora no,
non
potrebbe mai accadere.”
Naruto
sbatté le palpebre un paio di volte prima di accennare un
sorriso
e salire a cavalcioni sull'altro, di
afferrargli il viso tra le mani e baciarlo di nuovo, stavolta con
più passione
e trasporto, facendo trasparire quanto quel desiderio fosse ricambiato
e
sentito. Le lingue si cercarono e si intrecciarono con la stessa
trepidazione
di un soldato che torna a casa dal fronte, le labbra si accarezzavano
con forza
armoniosa e succhiavano quelle dell'altro, stringendole con delicatezza
tra i
denti e scatenando brividi di eccitazione lungo la schiena di entrambi.
“C'è
una cosa che vorrei dirti.”, ansimò Naruto tra un
bacio e l'altro
per poi allontanarsi di poco, altrimenti non sarebbe riuscito ad
affrontare
quel discorso fino alla mattina successiva e aveva già
atteso abbastanza.
“Lo
immaginavo.” Disse l'altro continuando a tenergli la mano.
“Sakura
mi ha raccontato di una tecnica medica applicata alla
maternità
surrogata per le coppie omosessuali. Lavorano sui semi dei due uomini
prima di
impiantarli negli ovociti della donna in modo da trasmettere al figlio
il
corredo genetico di entrambi, non solo di uno.”
Sasuke
deglutì e attese, anche se aveva capito dove Naruto volesse
arrivare.
“Vorresti
ampliare la nostra famiglia?”
Il
biondo cercò di mantenere un'espressione neutra, non voleva
che
Sasuke decidesse perché influenzato dal suo desiderio di
avere un bambino. In
fondo, anche lui era cresciuto da solo, non sapeva esattamente come ci
si sentisse ad
avere due genitori
che ti stanno accanto ogni giorno, che ti supportano e ti sostengono
prevenendo
pericoli e dolori; senza punti di riferimento c'era il rischio che come
padre
avrebbe fatto schifo, ma aveva così tanto amore da dare che
era pronto a
correrlo. E poi non sarebbe stato solo.
Sasuke
sgranò gli occhi nonostante le aspettative, un conto era
pensare
una cosa, un altro sentirselo dire,
e l'effetto che quella domanda ebbe su di lui fu impagabilmente
sorprendente.
Quello che aveva detto a Naruto era vero: desiderava ripopolare il suo
clan, ma
desiderava molto di più stare con l'altro e non aveva
titubato nemmeno un
istante quando avevano deciso
di mettersi insieme. D'altro canto erano passati anni da quando erano
ragazzini, aveva scoperto
troppe verità ed aveva
ancora
troppi sensi di colpa da curare per riprendere tutto dal punto in cui
aveva
interrotto la sua vita a Konoha. I demoni di Sasuke potevano essere
fronteggiati soltanto dalla forza d'animo di Naruto e con lui stava
bene, non
sentiva il bisogno di avere altro e la stessa ambizione di avere dei
figli,
ormai, non aveva più la stessa rilevanza di un tempo.
Sorrise
dolcemente e con un po' di scherno prima di rispondere.
“Mi
stai chiedendo di diventare il padre di tuo figlio?”
“Beh...
tecnicamente non sarebbe proprio così. Insomma...
È come se ci
fossero tre genitori e... Non farla sembrare come se fossi una donna,
teme! E
poi...”
Naruto
era palesemente in imbarazzo, aveva cominciato a sparare parole a
raffica e grattarsi la nuca come ogni volta che non sapeva cosa dire.
Lo
amava così tanto, amava ogni cosa di lui, ogni pregio e ogni
difetto,
e si sentì quasi onorato di essere stato il destinatario di
quella domanda, ma
non voleva che la sua risposta positiva gli mettesse strani pensieri in
testa,
come il fatto che con lui non fosse
abbastanza felice.
Era
quasi convinto che anche Naruto fosse entusiasta dell'idea, ma
voleva esserne certo; quel dobe aveva imparato a nascondere bene le sue
emozioni quando ci si metteva di impegno.
Piegò
le ginocchia in modo da far scontrare il petto del biondo contro
il proprio e cominciò a depositare baci leggeri sul suo
collo.
“E
tu Naruto? - chiese tra un bacio e un altro - Tu vuoi diventare il
padre di mio figlio?”
Uzumaki
sgranò gli occhi e trattenne il fiato. Non credeva che
l'altro
gli avrebbe ritorto le cose contro in quel modo, anche se avrebbe
dovuto
aspettarselo. Tipico di un Uchiha.
Sorrise
e gli circondò la schiena con le braccia mormorando un
'Sarebbe
meraviglioso.' sulla sua spalla. Si guardarono negli occhi per un
istante prima
di riprendere a baciarsi ancora, stringendosi di più e
staccandosi solo quando
fu proprio necessario. Naruto passò le mani sul petto
pallido e sugli
addominali allenati scendendo sempre più in basso fino ad
infilare le dita
nell'elastico dei pantaloni per scoprire che non portava nulla sotto.
Ghignò,
anche se non si sorprese più di tanto. Poi gli
sussurrò all'orecchio tirando
leggermente la stoffa.
“Perché
non andiamo in camera e togliamo anche questi?”
Sasuke
ricambiò il ghigno.
“Perché
invece non lo facciamo qui?”
Naruto
sorrise consapevole e spinse piano il moro sul pavimento,
sovrastandolo e avvicinandosi subito per mordicchiargli un punto sotto
la
mandibola e poi bagnare con la lingua l'incavo della clavicola, mentre
Sasuke
gli abbassava la cerniera della felpa scura e, con il suo aiuto, gliela
sfilava
totalmente. Erano petto contro petto, finalmente pelle contro pelle e
immediatamente ne percepirono le conseguenze quando scosse di piacere
si
propagarono per tutto il loro corpo fino a culminare
nelle loro
eccitazioni bollenti. Si spinsero senza nemmeno pensarci, quasi come
incantati,
l'uno contro l'altro per darsi sollievo, Naruto continuava a baciare il
petto
dell'altro e a stuzzicargli i capezzoli mentre il moro si spogliava del
tutto
incitando, con i suoi ansimi, l'amante a fare lo stesso.
Quando
fecero l'amore quella sera, entrambi notarono nello stesso
momento qualcosa di diverso, l'orgasmo che li travolse fu forse il
più forte
mai avuto, come se Naruto fosse arrivato ancora più dentro e
Sasuke l'avesse
percepito ancora più in profondità. Quella sera
Naruto e Sasuke si erano
sentiti, ancora più di prima, una cosa sola.
**
Un
paio di giorni dopo si recarono a casa di Sakura per discutere della
faccenda. Sasuke voleva più informazioni sulla tecnica per
quanto irreale gli
sembrasse e poi voleva anche sapere come avrebbe dovuto fare per
cercare una
donatrice di ovuli e una di utero. I progressi della scienza erano
davvero
stupefacenti e insieme alle arti ninja mediche si potevano raggiungere
dei
risultati davvero inimmaginabili. Pensò a tutti i rischi che
la donna avrebbe
potuto correre, alla possibilità che avrebbe potuto
affezionarsi al bambino,
alla burocrazia che avrebbero dovuto subire. Non sarebbe stata per
niente una
cosa facile.
Quando
arrivarono a casa dell'amica furono accolti subito dalle due
bambine, che li abbracciarono in vita prima di
trascinarli in soggiorno
dove i loro genitori si erano appena alzati per controllare chi fosse
alla
porta.
“Kakashi
sense', come mai non è in ufficio?”, chiese il
biondo quando
vide l'Hokage in una comoda tuta casalinga.
“Beh,
volevo passare un po' di tempo con la mia famiglia. Ogni tanto posso
permettermelo persino io!”, rispose accarezzando i capelli di
Seya.
“Scusate
il disordine ragazzi, stavamo disegnando tutti insieme e ci
sono un po' di fogli e pennarelli in giro! Accomodatevi, preparo del
tè.”
“Non
preoccuparti Sakura-chan, siamo noi che ci siamo presentati qui
senza preavviso.”
“Zio
'Suke vuoi vedere il disegno che abbiamo fatto io e Seya?”,
chiese
la piccola Rin afferrando la mano del moro e avviandosi verso il
tavolino al
centro del salone ricoperto di fogli e matite colorate.
Naruto
e Kakashi chiacchierarono un po' del più e del meno mentre
le
gemelle avevano convinto Sasuke a far loro un ritratto nell'attesa del
tè.
Quando
Sakura tornò, già immaginando di cosa i due
volessero parlarle,
disse alle bambine di lasciar stare Sasuke e di andare a scegliere i
vestiti
per quella sera, quando sarebbero usciti tutti insieme per prendere un
gelato.
“Allora?
Qual buon vento vi porta qui?”, domandò Sakura
più per cortesia
che per reale curiosità.
“Io
e Naruto abbiamo deciso di ricorrere alla maternità
surrogata per
avere un figlio.”, rispose l'Uchiha.
“Già,
la tecnica di cui mi hai parlato è davvero meravigliosa e ci
piacerebbe poterne usufruire. Significherebbe avere un figlio nostro
e...”
“Sono
contenta della vostra decisione, davvero tanto.”, lo
interruppe la
donna.
Cominciarono
a parlare delle procedure da seguire e di come la tecnica
veniva applicata.
Scoprirono
che oltre a lavorare sugli spermatozoi dei due uomini, agiva
anche sulla fecondazione. Per questo era auspicabile effettuarla in
vitro,
artificialmente, e poi impiantare gli ovuli nella gestante. Sakura
spiegò tutto
in maniera semplice, ma anche puntuale e precisa, consapevole che
Sasuke non si
sarebbe fidato se non totalmente convinto della cosa ed esaminati i pro
e i
contro.
“E
le gestanti? Come funziona? Avete un elenco di chi è
disposto a farlo
o cose simili?”, domandò Naruto.
Sakura
sorrise e guardò il marito che ricambiò
dolcemente il gesto prima
di posare i palmi sul dorso della mano di entrambi.
“Sarò
io la vostra gestante.”
L'espressione
di Naruto e Sasuke era così sconvolta che Kakashi
pensò
che le pupille gli
sarebbero uscite dalle orbite.
“Tu
cosa?”, chiese il moro con un filo di voce.
L'uomo
si avvicinò alla moglie e le cinse la vita con un braccio,
dimostrando a lei e ai ragazzi che l'appoggiava e che ci sarebbe stato
per
sostenerla fino alla fine.
Sakura
sospirò prima di rispondere.
“Voi
siete la mia famiglia. Non potete neanche immaginare quanto siete
importanti per me e quanto vi ami. Quando eravamo ragazzini voi due mi
avete
sempre protetta, eravate pronti a rischiare la vita per me.
Naruto,
tu sei stato la mia ancora e la mia fonte di ispirazione per
anni, se non fosse stato per la tua determinazione non sarei mai
arrivata dove
sono adesso. E tu, Sasuke... non credo che dimenticherò mai
il tuo discorso
quando mi prese il panico prima di sposarmi, o quello che hai
pronunciato
davanti a tutti durante la cerimonia.
Questo
è il minimo che possa fare per ringraziarvi, per dimostrarvi
quanto io sia contenta di avervi conosciuto e quanto mi senta onorata
di essere
stata parte della vostra squadra.”
Naruto
si alzò di scatto e si precipitò ad abbracciare
l'amica facendola
cadere sul pavimento. Sakura non esitò a cingergli la
schiena e ad
accarezzargli la zazzera bionda quando percepì la sua spalla
inumidirsi. Cercò
di sollevarsi senza scoprire il viso del compagno e attese che anche
Sasuke,
all'inizio un po' restio, si avvicinasse per chiudere il
quadro.
Kakashi
li osservò con un sorriso caldo sulle labbra coperte dalla
maschera e poi si alzò per lasciare loro un po' di tempo da
soli, decidendo di
andare a controllare cosa stavano combinando le gemelle.
Ripensò
agli anni passati, a quanto il suo team avesse
sofferto e lavorato per superare ogni ostacolo che la vita
gli aveva messo davanti. Sakura era stata il punto tra due fuochi, un
Uchiha e
una forza portante, direttamente coinvolta e colpita dalla rabbia di
uno e
dalla disperazione dell'altro. Ognuno di loro, Kakashi incluso, aveva
la sua
dose di dolore, chi per un motivo, chi per un altro. Lei aveva caricato
sulle
spalle le ferite, dell'anima e del corpo, di tutti e tre, diceva di
essere
rimasta indietro, ma dimenticava di aver rappresentato una buona parte
delle
ragioni che avevano spinto tutta la squadra ad andare avanti: il
sorriso di
Sakura era diventato così raro che aveva accompagnato ogni
passo, ogni nuova
tecnica e ogni azione. Era quello che tutti e tre si auspicavano di
rivedere.
Erano
cresciuti separati, allevati dai tre Sannin, ma erano
indissolubilmente legati e lo avevano dimostrato quando avevano
sconfitto
Kaguya.
Gli
venne in mente il momento immediatamente successivo al combattimento
tra Naruto e Sasuke, quel ricordo era come una fotografia impressa
nella
memoria perché gli era sembrato quasi di respirare la
serenità dei suoi
ragazzi, di percepirla addosso; era stato come trovare finalmente una
sorgente
d'acqua fredda dopo aver attraversato il deserto.
Ed
era la stessa sensazione che aveva provato poco prima nel suo salone.
Si meritavano tutti e tre la tranquillità e la pace di una
vita normale.
Dopo
aver accompagnato i ragazzi alla porta, Sakura andò in
camera da
letto per prepararsi e, come ogni volta che entrava in quella stanza,
posò lo
sguardo sulle due fotografie incorniciate sul comò: una era
quella del team
scattata quando erano piccoli, l'altra era più recente,
tutti e quattro
guardavano verso l'obiettivo nella stessa posizione in cui erano nella
prima
foto, ma senza sguardi assassini tra i due ragazzi.
Si
sentì circondare la vita da dietro e si lasciò
cullare dalla stretta
del marito, poi Kakashi la condusse sul letto adagiandola sulle sue
ginocchia e
poggiando il viso sotto il suo collo, respirandone il profumo mentre
Sakura
accarezzava con delicatezza i capelli argentei.
“Sei
proprio una donna meravigliosa, lo sai?”, sussurrò
l'uomo.
“Qualsiasi
amica lo avrebbe fatto.”
“Non
esserne così sicura. Ci vuole una forza psicologica che non
tutte
hanno, oltre al coraggio di correre i rischi fisici.”
Sakura
chiuse gli occhi e poggiò il mento sul capo del marito.
“Li
ho visti distruggersi Kakashi, sia autonomamente che reciprocamente.
Ho toccato la sete di vendetta di Sasuke e la solitudine di Naruto. Li
ho visti
affondare, ma non sono riuscita a riportarli in superficie...”
Si
fermò per un istante, sospirando. Kakashi stava
già per dirle
qualcosa quando lei riprese.
“Ma
ora so perché. Non mi incolpo più di essere stata
inutile, e so che
tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto col cuore e giocandomi il
tutto per tutto.
Ma non ero la persona giusta: loro due erano destinati ad essere l'uno
la
salvezza dell'altro.
Hanno
condiviso il dolore, ma non significa che non abbiano sofferto
troppo. Per questo meritano tutta la felicità che la vita
può dare. E io voglio
aiutarli, questo è il minimo.”
L'uomo
la strinse più forte e la baciò accarezzandole le
labbra,
succhiando quello inferiore e poi avvolgendo la sua lingua con la
propria,
intrecciandole piano, esplorando la bocca dell'altro lentamente.
Sakura
era stata fondamentale per Kakashi, un uomo cresciuto dalle
avversità e non meno solo di Sasuke e Naruto. Era un
ragazzino quando aveva
perso il suo papà, quando aveva dovuto affrontare le
malelingue sul suo nome,
quando aveva perduto Obito e quando Rin si era
fatta uccidere dalla sua stessa mano. E, come se
non
bastasse, con la quarta guerra, aveva vissuto tutto una seconda
volta.
In
un modo o in un altro, aveva maturato una vera e propria paura di
lasciarsi andare e il fatto che portasse sempre una maschera ne era la
prova
concreta.
Dopo
essere stato nominato Hokage, fu come se tutto il suo passato e lo
stress per le responsabilità che la sua carica comportava,
si fossero riversati
su di lui tutto ad un tratto.
Sakura
era lì per caso, ma si accorse di tutto. Non disse nulla, si
avvicinò e se lo strinse al petto, facendosi bagnare dalle
lacrime troppo
trattenute di una giovinezza mai realmente vissuta.
Visti
dall'esterno, Sakura e Kakashi sembravano l'emblema
dell'equilibrio e della perfezione, si amavano e si sostenevano a
vicenda ed
erano diventati talmente complici che riuscivano a comprendersi con una
sola
occhiata o una parola che a chiunque sarebbe sembrata buttata
lì a caso, ma
che, per uno dei due, era invece pregna di significato.
“Mamma,
papà, andiamo a prendere questo gelato o no?”,
urlarono le
gemelle dalla porta della camera, ma quando videro i loro genitori
seduti
abbracciati non esitarono a correre verso di loro e saltargli addosso
per
iniziare una lotta fino all'ultimo sangue.
“Seya
tu blocca papà, io imprigiono mamma!”
“Perché
invece non facciamo tutti contro papà?”
Disse
Sakura guardando con scherno il marito.
“Sii!”
Kakashi
non riuscì a scendere dal letto in tempo che le sue bambine
e
sua moglie, lo avevano già immobilizzato.
Dopo
un paio di settimane, durante le quali Sakura si
sottopose a
tutti i farmaci e alle cure di ormoni necessari, procedettero alla
fecondazione
in vitro di ovociti donati anonimamente all'ospedale, lavorandoci per
applicarvi la nuova tecnica scoperta.
L'impianto
nell'utero, per fortuna, andò
liscio come l'olio grazie ai consigli e alle direttive che la
donna aveva dato alla dottoressa che l'aveva seguita.
Naruto
sapeva che la fase successiva sarebbe stata la più delicata,
l'impianto avrebbe potuto rivelarsi anche fallace, con il rischio di
dover
incominciare tutto da capo. Ma così non fu e non sapeva se
dover ringraziare la
sua buona stella o la maestria di Sakura sul campo (probabilmente
entrambe).
Intanto
i due ragazzi cercarono di risistemare casa per il nascituro. Il
biondo aveva scoperto di avere a sua completa disposizione un bel
gruzzolo di
eredità lasciatagli non solo dai genitori, ma anche da
Jiraya, a cui si
aggiungevano le ricompense e i doni per essere un eroe di guerra.
Perciò aveva
acquistato una bella casa su un piano con un ampio giardino, non
grandissima,
ma molto più spaziosa del suo vecchio appartamento e
perfetta anche per tre. Infatti
decisero di svuotare la sala da pranzo e usarla per il bambino:
spostarono la credenza in un angolo del soggiorno e posizionarono il
tavolo e
le sedie in legno in giardino, sotto a un gazebo.
In merito
agli acquisti, fu Hinata, che dopo aver sentito la novità
per caso
mentre era in ospedale, si offrì volontaria per aiutarli,
consigliando loro di
prendere una culla bianca, e qualsiasi altra cosa di colore neutro,
almeno fino
alla scoperta del sesso. Disse anche loro di prendere poche tutine o
scarpine,
dato che sicuramente, con tutta la gente che sarebbe andata a trovarli,
ne
avrebbero ricevuti abbastanza. Sasuke fece una smorfia a quelle parole,
non
avrebbe mai fatto entrare troppa gente in casa sua, che fosse scortese
o meno.
Le
settimane si susseguirono veloci e, tra una congratulazione di qua e
una mano a Sakura di là, arrivò il giorno della
prima ecografia. Entrambi i
ragazzi osservarono con curiosità e attenzione i gesti della
dottoressa,
l'applicazione del gel sulla pancia della amica e le immagini che
comparvero sullo
schermo. Avevano le mani strette in quella di Sakura quando distinsero
chiaramente il corpicino del piccolo e sentirono il battito del suo
cuore con
un'espressione di pura meraviglia sul viso: Naruto aveva le pupille
cristalline
e le labbra a formare una vera e propria 'o', mentre Sasuke, se non
fosse stato
Uchiha che era, probabilmente avrebbe iniziato a tremare. Per lui era
come se
il mondo avesse smesso di girare, lui stesso aveva smesso di respirare,
totalmente travolto da quel suono improvvisamente amplificato e
scandito
istante per istante. Naruto se ne accorse e strinse leggermente il
ginocchio
del compagno con la mano libera, cercando di comunicargli tutta la sua
comprensione.
“Possiamo
anche vedere il sesso, sapete?”, disse Sakura.
“Davvero
e qual è?”, rispose subito vivace il biondo.
La
dottoressa sorrise prima di comunicargli che si trattava di un
maschietto e che godeva di ottima salute.
Sasuke
lasciò la mano della donna per portarla su quella del
compagno e
intrecciare le dita sudate con le sue; la voce del medico era sembrata
un eco
lontano anni luce dalla bolla in cui era finito, incantato dal battito
del
cuore del bambino, di suo figlio. A stento si accorse che Naruto lo
aveva
trascinato fuori mentre l'amica si sistemava e discuteva delle ultime
cose con
la dottoressa.
“Hey,
come stai?”, gli chiese tenendogli ancora la mano.
Sasuke
non rispose, ma si tirò addosso il compagno per cingerlo in
un
abbraccio forte, un abbraccio per chiedere un appoggio, per
dimostrargli che
tutto era reale. Infilò il viso nell'incavo del collo
dell'altro e trasse un
sospiro: si sentiva leggero, contento e vivo.
Nei
mesi seguenti, sia Naruto che Sasuke, anche se quest'ultimo in
maniera più implicita e occulta, diventarono
l'ombra di Sakura;
si
preoccupavano costantemente della sua salute, erano pronti a fare
qualsiasi
cosa per darle una mano in casa, con le bambine o persino a lavoro: a
loro
sembrava l'unico modo per farle capire quanto le fossero
grati
e cosa
significasse tutto quello che stava facendo. Questo finché
la donna non si
stancò e li fece una bella lavata di testa, dicendo loro che
stava bene, che
non aveva bisogno dei babysitter e che era pur sempre un ninja medico:
le loro
eccessive premure erano un'offesa alle sue capacità. E poi
tutte quelle
pressioni non le facevano bene, quindi era meglio darsi un contegno. I
due,
almeno, ci provarono.
**
“Naruto,
hai usato la mia maglietta un'altra volta? Quando la
smetterai di prendere i miei-?”
Sasuke
si fermò di botto
sulla porta della cucina che si apriva nel corridoio,
vestito di un solo asciugamano. Davanti a lui
Naruto era
immobile seduto per terra a gambe incrociate, lo sguardo assente e
pareva quasi
che non respirasse.
Sasuke
si avvicinò e lo scosse per una spalla un poco prima che il
biondo iniziasse a balbettare.
“Sa..sa...Sasuke...dobbiamo...Sakura.”
“Cosa
c'è? Sakura cosa?”
Non
era la prima volta che trovava Naruto in quella posizione. Dopo che
l'Hatake aveva intimato loro di smetterla di preoccuparsi troppo,
Naruto aveva
trovato un altro modo per controllare che tutto fosse apposto e Sasuke
era
tanto orgoglioso di lui: si concentrava usando il chakra di Kurama in
modo da
percepire eventuali anomalie in Sakura. Si trattava di una distanza
ravvicinata
e molte volte poteva anche sentire l'energia del bambino. Probabilmente
quella
sera aveva riscontrato qualcosa che non andava.
“Moccioso
smettila di fare lo stupido e datti una mossa!!”,
urlò la
volpe nella sua testa e il biondo si riprese.
“Sasuke
vestiti, credo che ci siamo.”
E
infatti, in quel momento, sentirono bussare incessantemente alla
porta. Naruto andò ad aprire mentre il moro si diresse in
camera.
“Ragazzi
andiamo, è ora.”
Era
un clone inviato da Kakashi per avvisarli. Sasuke fu
velocissimo e Naruto, che
prevedendone la necessità aveva piazzato un Kunai per la
dislocazione nel
cortile dell'ospedale, lo
afferrò e li teletrasportò direttamente
lì fuori.
Un
altro clone li stava aspettando alle porte dell'edificio e li
condusse in sala parto appena li vide arrivare. Giunti a destinazione,
dei
medici che immediatamente li riconobbero, chiesero loro se avrebbero
voluto
assistere al parto perché spesso molti padri preferivano non
farlo.
“E
io dovrei fidarmi di tizi che fanno domande così stupide?
Lasciateci
entrare.”
Naruto
cercò di scusare l'amico mentre indossava il camice
necessario
per entrare in sala.
Subito
videro Kakashi che teneva la mano alla moglie, ormai in
travaglio; una volta avevano letto di
come gli uomini non sarebbero mai potuti essere in grado di tollerare
il
dolore di un parto per quanto fosse intenso, ma davanti a quello
scenario, con
una Sakura sudata, urlante e ansimante, cominciarono a crederci sul
serio.
Si
avvicinarono a lei, Sasuke le prese l'altra mano e Naruto le
accarezzò leggermente la fronte, spostandole
i capelli.
“Sakura
siamo qui, forza.”
Non
capirono se la donna avesse registrato la loro presenza o meno fin
quando non aprì gli occhi e li puntò dritti in
quelli del moro. A Sasuke si
gelò il sangue nelle vene: cavolo, Sakura avrebbe potuto
chiedergli qualsiasi
cosa da quel momento in avanti e lui avrebbe obbedito come un cane
fedele senza
battere ciglio. Quanto stava soffrendo per loro due? Aveva avuto due
gemelle,
una dopo l'altra, e aveva loro personalmente proposto di fare da madre
surrogata al loro bambino, nonostante fosse consapevole di dover
passare tutto
quello.
Kakashi
si era accorto del tormento di Uchiha e della preoccupazione di
Naruto e così le lasciò la mano per avvicinarsi
ai due ragazzi e cingerli le
spalle con entrambe le braccia.
“Andrà
tutto bene, è la natura. È così
doloroso perché è altrettanto
grande la gioia che proverete dopo. Sapete che Sakura è
forte, abbiate fiducia
in lei.”
Sasuke
le strinse più forte la mano e se la portò alle
labbra in un
gesto istintivo.
“Andiamo
Sakura, andiamo...”
Naruto,
dopo aver stretto la spalla del compagno, spostò lo sguardo
verso i medici davanti al letto e si trattenne dall'avvicinarsi e
vedere coi
suoi occhi la vita che veniva al mondo. Sakura poi sollevò
il braccio per
stringere la mano brunita vicino alla sua testa.
“Spinga
più forte signora Hatake, vedo la testa. Un altro po' di
pazienza.”
Dopo
qualche altra spinta, Sasuke e Naruto videro finalmente uno dei
medici afferrare il corpicino minuto del neonato, tagliargli il cordone
ombelicale e porgerlo a uno di loro. Sembrava che stessero vivendo
qualcosa di
surreale, i colori erano sfumati, i suoni ovattati: c'erano soltanto
loro due e
quel bambino che piangeva e piangeva.
Fu
Kakashi a riscuoterli da quello stato di stasi spingendo leggermente
Sasuke in avanti. Il moro prese con una delicatezza inumana il piccolo
e se lo
avvicinò al petto, voltandosi verso Naruto e stringendosi a
lui. Il biondo non
disse nulla, sapeva che se avesse aperto bocca sarebbe scoppiato a
piangere, ma
avvicinò un dito al viso brunito del bambino e lo
accarezzò piano, sfiorandolo
con la paura che potesse
rompersi e guardandolo con
gli
stessi occhi sognanti e meravigliati di un cieco che, per miracolo,
vede il
cielo per la prima volta.
Un
miracolo. Il
miracolo della vita e della scienza
“Sas'ke
- chiamò Naruto con voce spezzata -È
nostro figlio Sas'ke, nostro figlio.”
Poi
Sasuke si voltò verso Sakura che intanto si era sistemata
meglio sul
letto, mettendosi in posizione semiseduta: lei e Kakashi li stavano
osservando
con occhi pieni di amore e dolcezza.
Si
avvicinarono a lei e si sedettero sul materasso, porgendole il
piccolo, che nel frattempo si era calmato, tra le braccia. Sakura non
riuscì a
trattenere le lacrime.
“Ciao
piccolino... li vedi questi due zucconi? Saranno i tuoi
papà, mi
raccomando abbi tanta pazienza con loro perché -
sollevò le pupille lucide sui
due ragazzi che non avevano staccato gli occhi dal bambino fino a quel
momento.
Si guardarono mentre la donna riprese - perché ti ameranno
come nessuno ti
amerà mai, con tutto l'amore che hanno nell'anima.”
Naruto
le sorrise e poggiò la testa sulla spalla di Sasuke che
abbassò
gli occhi imbarazzato per le parole dell'amica.
Entrò
un'infermiera che si scusò per l'interruzione prima di
chiedere
nome e cognome del bambino.
Naruto
sollevò il capo e guardò il moro negli occhi
prima di rispondere.
“Ren...
Ren Uchiha.”
Sasuke
sbatté le palpebre prima di riscuotersi.
“Come?
Ma non ne abbiamo per niente discusso approfonditamente e non
puoi decidere anche per me...!”
Era
vero. Mentre stavano cercando quello giusto erano
stati entrambi catturati da quel nome che, in tre misere
lettere, racchiudeva la storia della sua nascita. Ren era benevolenza,
umanità,
virtù, amore. Ren era il sentimento che condividevano Naruto
e Sasuke, era la
forza d'animo di Kakashi, era il gesto compiuto da Sakura per i suoi
compagni.
Mentre
per il cognome, invece, semplicemente non avevano avuto il tempo
materiale per parlarne: erano partiti per missioni molto lunghe, prima
l'uno e
poi l'altro e inoltre l'Hokage aveva pensato bene di anticipare
eventuali
impegni futuri per permettere loro di stare di più col
bambino senza
preoccupazioni.
Naruto
puntò i suoi occhi azzurri in quelli dell'altro e poi la
baciò,
un lieve accarezzamento di labbra su cui soffiò:
“Così
ho deciso Sas'ke, non lamentarti sempre.”
E
poi si voltò verso Sakura per prendere per la prima volta
suo figlio
tra le braccia, bloccando sul nascere ogni tipo di protesta da parte
del moro.
A
Naruto pareva così fragile e indifeso, così
leggero che temeva gli
sarebbe caduto da un momento all'altro.
Sasuke
gli si avvicinò cingendogli la vita col braccio, per
entrambi era
come essere entrati in una bolla in cui esistevano soltanto loro tre,
un po'
come quando combattevano i ninja d'elite che, con un paio di pugni,
riuscivano
a comprendersi fino in fondo. Mentre guardavano Ren, cominciarono a
scorrere
nella loro mente, simultaneamente, immagini della sua vita: i primi
passi e la
prima parola, il primo giorno di accademia e le prime missioni, la loro
preoccupazione e le sue proteste, i suoi silenzi e i loro sensi di
colpa, i
suoi legami, le sue passioni, i suoi successi e le sue delusioni, la
sua
schiena che si allontana sempre di più, mentre si gira e
sorride respirando
indipendenza e borbottando un orgoglioso 'ora posso cavarmela da solo.'
**
“Papà
guarda! Eccolo!”
Ren
era entusiasta. Tutti al villaggio erano in fibrillazione per la
nomina del Settimo Hokage e, essendo il figlio del diretto interessato,
era
stato travolto totalmente dall'eccitazione e trepidazione del momento.
Ovviamente Sasuke si mostrava impassibile come sempre, ma occhi attenti
potevano notare il luccichio di orgoglio e fierezza per il suo
compagno. Ren
aveva compiuto tre anni e le sue domande e mille curiosità
sul 'nuovo lavoro
del papà' erano la più semplicistica
manifestazione di contentezza e
stupore.
Lui
e Uchiha erano appena sotto la terrazza dell'Ufficio dell'Hokage e
dalla loro posizione riuscivano a vedere perfettamente Naruto
aggiustarsi il
mantello, scaldarsi la voce e affacciarsi sulla folla insieme a
Shikamaru e ad
altri membri del consiglio, incluso Kakashi, sullo sfondo.
Una
ola di incoraggiamento e sostegno si sollevò tra la folla,
Ren rideva e
si agitava tra le braccia del padre mentre Sasuke aveva gli occhi
puntati su Naruto
che, come un magnete attratto dalla calamita, si voltò
immediatamente verso di
lui; si sorrisero consapevoli prima dell'inizio della cerimonia
ufficiale.
Qualche
ora dopo, l'Hokage incontrò nel suo ufficio la squadra
speciale
Anbu affinché quest'ultima pronunciasse il giuramento di
fedeltà al nuovo
capo.
Sasuke
Uchiha, capitano e comandante superiore, si allontanò dalle
fila
per farsi avanti. Non staccò mai lo sguardo da quello della
persona davanti a
sé, erano entrambi seri in volto. A pochi passi di distanza,
portò il pugno sul
cuore, si inginocchiò come richiesto dalla tradizione e
pronunciò la formula.
“Io,
Sasuke Uchiha, primo ufficiale della squadra speciale Anbu, giuro,
a nome mio e dei miei uomini, eterna fedeltà all'Hokage.
Giuro di rispettare,
obbedire e proteggere con la mia stessa vita la sua persona, sempre e
comunque.
Di rimanergli affianco in ogni suo ordine e decisione, accompagnandolo
nel suo
viaggio per il bene supremo della Foglia.”
A
Naruto batté il
cuore
per tutto il tempo e trattenne il
fiato fino alla fine. Sasuke aveva scandito ogni singola parola in modo
che
potesse penetrargli fin sotto
pelle e raggiungere direttamente le sue terminazioni nervose,
perché non riuscì
a evitare il leggero tremolio delle dita o di muoversi
impercettibilmente per
acquietare i brividi che avevano sottomesso la sua schiena.
Sapeva
che quelle parole erano molto più profonde di quello che sembrassero, Sasuke glielo aveva fatto
capire con gli occhi: non erano per niente dirette all'Hokage, ma a
Naruto
stesso, quella era una dichiarazione d'amore stile Uchiha.
Rispose
come da protocollo al giuramento e congedò tutti,
trattenendo il
suo amico.
Appena
tutti furono fuori, Naruto tirò il moro per la giacca e lo
baciò
con tutto il calore e la passione che riuscisse a trasmettergli; gli
infilò
rude le dita tra i capelli per approfondire il contatto, lasciando la
sua
lingua libera di lottare con l'altra, di dominarla e di sottometterla,
morse il
labbro inferiore con bramosia animalesca mentre l'altra mano scorreva
verso il
basso fino a stringergli il sedere sodo e tirarselo ancora
più addosso.
Sasuke
avanzò fino a costringere Naruto a stendersi sulla
scrivania,
ansimò nel bacio, ma non ne aveva ancora abbastanza.
Continuò a succhiargli la
lingua e a tormentarla mentre si sfregava contro l'erezione dell'altro
per
sentire di più. Poi si staccarono di poco, un filo di saliva
a unire ancora le
loro bocche e si guardarono con le pupille leggermente dilatate e
liquide di
desiderio:
'ti
amo', dicevano quegli occhi.
Il
lieve bussare alla porta li riportò alla realtà e
riuscirono appena a
sistemarsi prima che una
peste
bionda (come l'aveva soprannominata Sasuke) si fiondasse tra le braccia
del
papà ridendo.
“Hey,
allora? Ti è piaciuta la cerimonia?”
Intravidero
Sakura sulla porta prima che se la chiudesse alle spalle per
lasciare qualche minuto la famiglia da sola.
“Sì,
è stata bellissima papà e tu eri potentissimo con
il mantello... le
fiamme sembravano vere!”
Naruto
strinse ancora di più suo figlio al petto mentre parlava e
domandava cose di ogni genere. Pareva un vulcano in eruzione.
Sasuke
li guardava compiaciuto sorridendo.
Quella era la sua famiglia, erano la sua casa. Capì in quel
momento, mentre Naruto
si slacciava il mantello per metterlo sulle spalle di Ren, che non
esisteva
cosa più bella e miracolosa dell'amore stesso.
L'amore
di Naruto lo aveva salvato dell'abisso.
L'amore
di Sakura gli aveva dato un figlio.
L'amore
di Itachi gli aveva permesso di sopravvivere e provare tutto
quello.
L'amore
era stato la benda di ogni sua ferita.
L'amore
era stato il ponte per la sua felicità.
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