Meglio la morte
Socchiudo gli occhi a causa della luce che la porta aperta fa filtrare nella stanza. Naturalmente una torcia è un lusso per una mera
Sanguesporco, vero?
Mi copro il volto con un braccio, per poi abbassarlo quando sento dei passi avvicinarsi.
Un'ombra copre il mio corpo rannicchiato contro la parete, impedendo, fortunatamente, alla luce di raggiungermi.
Alzo lo sguardo per vedere chi è quest'uomo e un'ondata di immenso disprezzo mi invade quando lo riconosco.
Severus Piton si staglia di fronte a me, con il volto impassibile come al solito. Quasi ringhio quando incontro il suo sguardo;
sto per insultarlo, quando lui mi afferra saldamente per un braccio e mi fa alzare, facendomi quasi inciampare sui miei stessi piedi.
Senza nemmeno aprire bocca mi trascina per scale e corridoi. Faccio quasi fatica a stargli dietro per quanto sono ampie le sue falcate.
Ad un tratto tiro uno strattone con il braccio, facendolo arrestare bruscamente. Si volta a guardarmi e sembra stia lottando per
mantenere la calma.
“Dove siamo?” sibilo, con un'espressione esigente dipinta sul viso.
Lui ignora completamente la mia domanda e riprende a camminare. Ci fermiamo solo qualche minuto dopo,
di fronte ad un portone a doppio battente, elegantemente intagliato. Mi aspetto che apra la porta, ma invece si gira a guardarmi.
“Dove diavolo sono?” gli chiedo ferocemente, senza tuttavia alzare la voce. Quella porta non mi piace per niente,
posso immaginarmi chi diavolo ci sia dietro senza molto sforzo.
“Non importa dove sei, Granger! Ciò che importa è chi si trova qui. Se ci tieni alla tua vita comportati in maniera rispettosa
e sottomessa, chiaro? Per quanto può essere difficile per una So-Tutto-Io come te, devi parlare il meno possibile, se non per niente.”
mi avverte con voce seria.
Non posso fare a meno di chiedermi perché lo stia facendo. Mi sta aiutando, no?
No, certo che no. Semplicemente non vuole incorrere nelle ire del suo padrone.
Mi limito ad annuire, non molto convinta.
Lui deve aver notato la mia espressione un po' scettica, infatti mi lancia uno sguardo di avvertimento. Poi si gira e apre la porta.
Non esita nemmeno per una frazione di secondo: mi trascina letteralmente dentro la stanza, facendomi quasi cadere sul marmo scuro che
compone tutto il pavimento. Quando si ferma mi guardo rapidamente intorno: sono in quella che sembra una sala ricevimenti o
qualcosa di simile; il pavimento è, come ho già detto, in marmo, le pareti sono bianche, ma non di quel bianco puro e lucido;
la stanza è completamente vuota, a parte qualche comodino e alcuni quadri appesi alle pareti, ma credo che ci fossero dei tavoli
e delle sedie dove ora sono in piedi circa venti persone fra uomini e donne. Sono disposti in due file, una a destra e una a
sinistra, che sembrano aprire il passaggio a quello che noto essere un trono leggermente rialzato. E' in legno scuro, sembra nero,
e ha delle incisioni di serpenti più o meno dappertutto, con la fine di ognuno dei braccioli composta di un rettile con le fauci
spalancate.
Deglutisco quando incontro lo sguardo cremisi del suo occupante.
La voce di Piton mi riporta alla realtà.
“Mio Signore.” pronuncia con voce atona, inchinandosi di fronte a Voldemort.
L'uomo non gli presta molta attenzione, i suoi occhi sono puntati su di me e ciò mi mette non poco a disagio. Sembra accorgersene
perché le sue labbra, quasi inesistenti, si arricciano in un leggero ghigno. Ho paura, diamine se ho paura, ma in questo momento
la rabbia, l'odio e il disprezzo la superano di gran lunga. Alzo leggermente il mento, rifiutandomi di rannicchiarmi ai pied
di questo mostro, sia di aspetto che d'animo. Quasi rilascio un sospiro di sollievo quando il suo sguardo si sposta su Piton.
Quasi.
“Severus. Vieni, Severus, unisciti ai tuoi compagni. Stiamo mettendo a disagio la nostra ospite, no?” sibila. Qualcuno ridacchia
fra le file, ma smettono quasi subito. Il professore si avvicina al suo Signore, gli bacia l'orlo della veste e si mette sulla
fila di destra, di fronte a Bellatrix Lestrange sulla linea opposta e accanto a quello che credo essere Antonin Dolohov.
Rimango in piedi al centro della stanza, circondata da Maghi Oscuri e con il loro Signore di fronte: la mia situazione non è
esattamente delle migliori. Cerco di dirmi che poteva andarmi peggio, ma ne dubito seriamente. L'unica cosa peggiore che
potesse capitarmi era che oltre a me catturassero anche Harry, Ron o uno dei Weasley. Nulla può essere peggio di questo, ne
sono sicura. Voldemort si volta nuovamente a guardarmi, e sono tentata dal distogliere lo sguardo dal suo. Inizialmente non
lo faccio, ma quando sento qualcosa premere le barriere della mia mente, punto gli occhi sulla parete dietro di lui.
Legilimanzia.
La Legilimanzia può essere utilizzata anche con il solo contatto degli occhi; l'avevo dimenticato. Se Harry e Ron fossero qui,
non ci potrebbero credere. Ma il fatto è che...per quanto io voglia costringermi a non provarne, io ho paura. E tanta.
Ho sentito storie a dir poco agghiaccianti su quello che i suoi Mangiamorte fanno ai loro prigionieri, nessuno ha vissuto
abbastanza per raccontare quello che può fare lui. Reprimo un brivido di puro terrore.
La sua voce, fredda e molto, troppo simile a un sibilo, mi risveglia dalle mie ottimistiche previsioni di tutte le torture che
può usare per farmi rivelare delle informazioni.
“Signorina Granger. Dopo tanto tempo, finalmente ci incontriamo.” mi dice. Sento il suo sguardo gravarmi addosso, mentre
la sua voce quasi dolce mi penetra nelle orecchie arrivandomi fin dentro le ossa. Ha un sottotono beffardo e le sue parole
sono intrise di minacce silenziose.
Raduno tutto il mio coraggio per far si che il mio sguardo sembri determinato e che la mia voce non tremi. Si rivela un'impresa
molto più complicata di quello che sembrava, a dire il vero.
“Il piacere è tutto tuo. Non credo di potermi definire entusiasta.” riesco a far uscire fuori dalle mie labbra. La mia voce suona
forte e sicura, con un accenno di insolenza. Alcuni nella sala sembrano sconvolti, altri addirittura preoccupati. Sento uno
schiamazzo indignato e mi volto a guardare una sconvolta Bellatrix Lestrange, che guarda da me al suo Signore con gli occhi
larghi come piattini.
Si volta nuovamente verso di me, ma stavolta non si gira di nuovo verso Voldemort. Il viso gli diventa rosso, credo di rabbia,
e alza la bacchetta, puntandomela contro.
“Cru-” si blocca quando Voldemort alza una mano, pallida e molto simile ad un ragno, ora che ci penso. Lo guardo per un attimo
e non riesco a capire se sia più arrabbiato o divertito della mia insolenza. Bellatrix sembra incredula, ma dopo qualche
balbettio esitante e incomprensibile china il capo e si rimette al suo posto.
“Audace. Grifondoro, vero?” chiede retoricamente. Punto per un attimo lo sguardo nel suo, sfidandolo in maniera molto silenziosa e
velata. Subito dopo torno a fissare quella meravigliosa mattonella che guardo da circa due o tre minuti. Lo sento ridacchiare e mi
si accappona la pelle.
“Suppongo di si. Sai, ho sentito molto parlare di te, Sanguesporco. “La mente del Trio D'Oro”. Non molto tempo fa ho capito cosa
ho sbagliato tutte le volte che tentati di uccidere il tuo amico, il famoso Harry Potter. Se davvero volevo riuscire ad
ucciderlo, avrei dovuto eliminare prima te: tu lo hai salvato e hai ostacolato i miei piani più di una volta. E ancora oggi
lo fai, riuscendo a non farti catturare dai miei servi, che sono sulle tue tracce da...quanto? Tre, quattro anni? Fino ad
oggi. Ho sentito dire che sei una ragazza intelligente, “la strega più brillante della sua età” dicono. Sei consapevole che
tutti questi non sono punti a tuo favore in questo momento, vero?” mi domanda e io sto quasi per rispondergli che si, ne sono
perfettamente consapevole, quando dubito dell'intelligenza di tale affermazione ovvia. Assottiglio gli occhi e inizio a respirare
pesantemente, tant'è vero che sono convinta che le mie narici si allargano ad ogni mio respiro.
“Solitamente non sono così generoso, tuttavia mi sento particolarmente misericordioso. Puoi scegliere: darmi le informazioni che voglio
e avere una morte rapida ed indolore, oppure posso ottenere ciò che desidero utilizzando dei metodi molto...dolorosi per te, e molto
divertenti per me e i miei Mangiamorte.” mi dice con voce melliflua.
Stavolta non esito nemmeno mezzo secondo.
“Non ti dirò nulla. Meglio la morte.”
Lui sospira leggermente, come se si aspettasse questa risposta. Molto probabilmente è così.
“Benissimo. Hai fatto la tua scelta, allora. Bellatrix, puoi divertirti un po' con lei.” dice guardando la donna. Il terrore mi invade
e un leggero tremore scuote il mio corpo. Ricordo ancora quel giorno a Malfoy Manor, ho una cicatrice che non se ne andrà mai sull'avambraccio che non me lo permette.
Dopo aver ringraziato Voldemort, Bellatrix inizia ad avvicinarmisi con la bacchetta in mano e un sorriso folle in volto.
“Crucio.” sussurra. Con quell'unica parola riesce a farmi cadere sul pavimento freddo, ma questa è l'ultima mia preoccupazione. Sento
le ossa bruciare e sembrano sbriciolarsi, la mia testa pulsa, i miei arti si contraggono in angoli innaturali, il mio intestino
sembra essere contratto, spremuto, bruciato, disintegrato. La mia pelle viene trafitta da migliaia di coltelli incandescenti;
non un solo millimetro del mio corpo viene lasciato in pace. Urlo e arcuo la schiena verso il soffitto, mentre il mio corpo si
contorce incontrollabilmente. Tremo e le lacrime pungono gli occhi, mi percorrono le guance e … Dio… fa male anche piangere e
urlare e respirare e...vivere.
Voglio morire. L'unica cosa che riesco a pensare mentre urlo è che voglio che tutto questo finisca. Non importa come, non importa
per mano di chi. Voglio morire. Ma in un angolino del mio cervello so che non morirò. Non sarà così semplice. Mi tortureranno
fino a quando non cederò, e continueranno anche dopo. E ancora e ancora. Fino a quando non sarò ridotta ad un pasticcio tremante
di carne e sangue e la mia mente sarà persa per sempre. Finirò come i genitori di Neville: non mi ricorderò più chi sono, i miei
sogni, il mio passato, la mia famiglia, i miei amici. Avrò subito talmente tanto dolore che diventerò pazza e la mia mente non
sarà nemmeno più in grado di registrare la sofferenza. E poi forse, ma solo forse… mi uccideranno.
Sarò il loro giocattolo, il loro spettacolo per la serata.
Hermione Jean Granger, Nata Babbana, fuggitiva, membro dell'Ordine della Fenice, migliore amica di Harry Potter e strega più
brillante della sua età, passerà gli ultimi istanti della sua vita su un pavimento duro e freddo, circondata da
Mangiamorte sghignazzanti, ad urlare fino a diventare folle. Fino a diventare un guscio vuoto. Fino a diventare nulla.
La tortura va avanti per quelle che sembrano ore, ad intervalli regolari. Mi tortura per un po', e quando vede che sono sul bordo
della follia si ferma, permettendomi di riacquistare un po' della mia sanità mentale. Non so quante volte mi hanno chiesto di cedere,
di dire loro ciò che volevano.
E solo Merlino sa quanto avrei voluto che tutto finisse, ma non potevo. Perchè ogni qual volta quella tortura si fermava, la prima
cosa a cui pensavo erano i miei due migliori amici:Harry e Ron. E la risposta era sempre la stessa: no. Inizialmente la urlavo, poi
è diventata un sussurro roco e disperato, fino ad adesso. Sono quello che sapevo sarei diventata: un ammasso di carne ed ossa
ricoperto di sangue. Ma sono ancora cosciente di me stessa, so ancora chi sono. Ed è per questo che, anche essendo senza voce,
la mia risposta è sempre la stessa. Non è urlata, nemmeno sussurrata. È solo un cenno della testa. È piccolo e lento, ma è tutto
quello che riesco a fare. Le forze mi stanno abbandonando, e la tortura ricomincia.
Cinque minuti. Cinque fottuti minuti di puro dolore. E poi la tortura si ferma di nuovo.
E Voldemort, per l'ennesima volta, mi chiede di rivelargli dove si trova L'ordine della Fenice.
E io faccio una cosa che non mi sarei mai aspettata: urlo. Prendo fiato, con il petto che brucia ad ogni minimo movimento,
e con ogni oncia di forza rimasta caccio fuori dalla mia gola un'unica parola. Urlata.
“MAI!”
Rimbomba fra le pareti della stanza e tutti rimangono in silenzio. Ed è a quel punto che la sento: la mia magia.
Selvaggia, libera, grezza. Energia magica allo stato puro.
La sento scatenarsi e manifestarsi fuori dal mio corpo. La sento scorrere nelle mie vene e l'unica cosa che sento sono urla sorprese
e un forte tonfo sordo.
Dopo svariati tentativi alzo di pochissimo la testa dal pavimento e apro gli occhi.
L'unica cosa che vedo prima di svenire è il corpo di Bellatrix Lestrange scivolare per terra dalla parete, inconscio.
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