Credits
della canzone: Come little children dei
Blackmore's Night
(cover)
SALEM
VILLAGE, 1694
Come
little children
I’ll take thee away
Into a land of
enchantment
Come
little children
The time’s come to play
Here in my garden
of shadows
La
foresta non era mai apparsa così fitta agli occhi di
Rebecca, tanto
che dovette strizzare gli occhi per sfruttare al massimo la poca luce
che penetrava tra le chiome degli alberi. Le cime delle querce, dei
faggi, delle betulle e degli aceri si estendevano intorno a lei fin
quasi a toccare il cielo. Rebecca conosceva quegli alberi come
fossero suoi fratelli, perché era lì che era
sempre vissuta, nel
piccolo villaggio di Salem. I suoi genitori erano giunti lì
dall'Inghilterra molto prima della sua nascita, e Rebecca era
abituata fin da piccola a vagabondare per i boschi che circondavano
la loro casa, una piccola costruzione ai margini del villaggio.
Conosceva a memoria ogni sentiero, ogni pista, dal più
segreto,
nascosto dalla vegetazione fitta, alla grande Old Ipswich Road, che
collegava il villaggio di Salem alla grande città chiamata
anch'essa
Salem, fino ad arrivare a Boston.
Rebecca
si voltò e annusò l'aria settembrina,
l'umidità che saliva dal
terreno ricoperto di foglie e il profumo degli aghi di pino. Presto
avrebbe ricominciato a piovere, con quei grandi goccioloni caldi che
inzuppavano il terreno e lasciavano un buon profumo di terra.
Toccò
la corteccia ruvida del faggio alla sua sinistra e si accorse di
essersi sporcata le mani di resina appiccicosa, che pulì con
una
smorfia nel grembiule bianco. Con un sospiro ricominciò a
raccogliere la legna piccola che sua madre l'aveva mandata a cercare,
aggiustandosi la fascina che già portava sulla schiena. Il
sentiero
che si collegava alla strada principale era dritto davanti a lei e
Rebecca stava per imboccarlo.
Follow,
sweet children
I’ll show thee the way
Through all the pain
and the sorrows
Weep not poor children
For life is this
way
Murdering beauty and passions
"Rebecca!
Aspettami!" la chiamò suo fratello Elias, che correva verso
di
lei, i corti capelli biondi umidi di sudore. Elias aveva dieci anni,
due meno di lei, ed era il più piccolo della famiglia. O
almeno lo
sarebbe stato senza considerare Sarah, la bambina scomparsa due anni
prima. Elias allora era stato troppo piccolo per capire, ma Rebecca
ne avrebbe portato per sempre il peso. Perché era alla sua
sorveglianza che la piccola Sarah era stata affidata, mentre giocava
nel prato dietro casa, e Rebecca aveva tradito la fiducia dei suoi
genitori. Il suo amore per il bosco e per le sue creature ne era
stata la causa. Aveva lasciato sola Sarah per non più di
pochi
minuti, il tempo che aveva impiegato a seguire una
cincia-dal-cappello-nero che svolazzava tra i rami degli alberi.
Quando era tornata indietro, sua sorella era scomparsa. L'avevano
cercata per giorni, addentrandosi nella foresta, battendo ogni pista:
tutto il villaggio era accorso per dare una mano. Ma Sarah non era
mai più tornata. Dopo di lei altri bambini erano
misteriosamente
scomparsi e il reverendo Jonah Darren dal suo pulpito aveva
cominciato a mettere in guardia la congregazione contro le streghe,
le serve del diavolo che camminavano tra loro travestite da agnelli.
Creature demoniache che si servivano della magia nera, e commettevano
ogni tipo di nefandezza, non ultimo rapire gli innocenti ai loro
genitori per ucciderli, mangiarli e chissà cos'altro.
"Siamo
fuggiti dai protestanti inglesi solo per arrivare qui e fronteggiare
un nemico peggiore?" aveva borbottato tra i denti il padre di
Rebecca, quella sera a cena. Ma sua moglie lo aveva zittito con
un'occhiataccia, che significava "non davanti ai bambini".
Hush
now, dear children
It must be this way
Too weary of life and
deceptions
Rest now, my children
For soon we’ll away
Into
the calm and the quiet
Quando
il processo alle streghe di Salem, in città, aveva avuto
inizio
tutti seppero che il reverendo aveva avuto ragione. C'era davvero
qualcosa di oscuro e malvagio che camminava in mezzo a loro. E poteva
trattarsi di chiunque: la gentile vicina che coltivava il suo orto a
insalata, la ragazza che offriva i suoi servigi come sarta girando di
casa in casa, la vecchina che sedeva ogni giorno sotto il suo
portico, sulla via principale del villaggio, e salutava tutti con un
sorriso sdentato.
"Allora
è vero?" aveva chiesto Elias a Rebecca, stretti nel
pagliericcio che dividevano in soffitta. "Sarah è stata
presa
dalle streghe?"
Rebecca
aveva deglutito nervosamente. "Credo proprio di sì."
Come
little children
I’ll take thee away
Into a land of
enchantment
Come little children
The time’s come to play
Here
in my garden of shadows
"Cosa
ci fai qui, Elias?" domandò Rebecca, seccata.
"Mamma
mi ha mandato", rispose lui osservandosi la punta delle unghie.
"Vuole che ti aiuti a raccogliere la legna. Non le va che stai
fuori quando fa buio."
"Non
capisco di cosa si preoccupa", disse Rebecca affidando al
fratello parte della sua fascina di legno. "Sono passati più
di
due anni. Le streghe sono state impiccate, no? Non c'è
più niente
da temere."
Elias
si scostò la frangetta bionda e la guardo con i suoi
espressivi
occhi azzurri.
"E
se avessero preso le donne sbagliate?" sussurrò. "Se le
vere streghe fossero ancora in giro?"
"Ma
la vuoi smettere di dire tante sciocchezze!" lo rimproverò la sorella aspramente. "Su,
continuiamo a lavorare e cerchiamo di sbrigarci."
Raccolsero
legna per un'altra mezz'ora, in silenzio, seguendo il sentiero che si
snodava davanti a loro. Solo il canto degli uccelli e il fruscio del
vento facevano loro compagnia.
Rebecca
era ancora seccata perché la madre le aveva mandato il
fratello a
farle da balia, così non si accorse che qualcosa era
cambiato.
Fu
Elias a farglielo notare per primo.
"Rebecca..."
bisbigliò tirandola per la manica.
"Cosa
vuoi?"
"Non
senti qualcosa di strano?"
Rebecca
si fermò per un momento, il collo proteso e le orecchie
aperte. Il
canto degli uccelli era cessato, così come pure il mormorio
del
vento. La foresta era immersa nel più totale silenzio. Il
sole era
stato coperto da un banco di nubi che impedivano ai suoi raggi
confortanti di illuminare il bosco tetro.
Come
diavolo è possibile?, si
domandò Rebecca guardando il fratello, sbalordito quanto
lei.
D'improvviso
il gracchiare di un corvo lacerò l'aria e i due bambini
alzarono
contemporaneamente il capo verso i rami sopra di loro. Elias fece un
passo verso Rebecca e le prese la mano, spaventato. I rami spogli
degli alberi circostanti erano invasi da corvi appollaiati, che se ne
stavano lì a fissarli con i loro piccoli occhi neri.
Rebecca
sentì un brivido correrle lungo la schiena.
"E'
meglio se torniamo indietro", disse sottovoce al fratello. Il
bambino annuì, troppo spaventato per parlare.
Ma
quando fecero per voltarsi verso la direzione da cui erano venuti, si
accorsero di non essere soli.
Una
bambina, poco più piccola di loro, era apparsa in mezzo al
sentiero.
Era completamente vestita di nero e i sottili capelli biondi le
ricadevano sulle spalle. Sulla fronte portava disegnato uno strano
simbolo, una stella racchiusa in un cerchio. La bambina stese un
braccio e uno dei corvi volò gracchiando ad appollaiarsi
sulla sua
spalla.
Rebecca
ed Elias rimasero impietriti, pensando freneticamente ad un modo per
scappare, ma la piccola strega fu più veloce. Come se gli
leggesse
nel pensiero alzò una mano e la fascina che Rebecca ancora
portava
sulle spalle le fu strappata via e scaraventata lontano.
Poi
chiamò i due bambini a sé, e loro scoprirono che
le gambe non gli
appartenevano più e che eseguivano solo gli ordini della
strega. Lei
li chiamò a sé, e passo dopo passo Rebecca ed
Elias si avvicinarono
sempre più fino a trovarsi davanti a lei. Elias sudava
freddo e
stringeva convulsamente la mano della sorella.
Giunti
al suo cospetto furono costretti ad inchinarsi, con la fronte
incollata a terra.
La
bambina parlò, ma la sua voce non era una voce infantile.
Era
profonda, remota e cavernosa e faceva accaponare la pelle.
"Non
vi farò del male", disse la strega. "Ma da adesso in poi
voi apparterrete alla nostra congrega e abbraccerete il nostro oscuro
signore, il nostro maestro."
Qualcosa
in quella voce sembrò incredibilmente familiare a Rebecca,
forse
solo un riverbero in sottofondo di quella che era stata, una volta, la
vera voce della bambina. Radunando tutto il suo coraggio, Rebecca
alzò la testa ed osservò la strega dritta in viso.
Il
cuore le si fermò nel petto.
"Sarah...?"
mormorò a bocca aperta.
Nota
dell'autrice: Ciao
a tutti, questa storia nasce da una canzone che è un'eco
della mia
infanzia, ovvero la canzone cantata dalla strega Sarah (senza
relazioni con la Sarah della storia n.d.a.) nel film della Disney
Hocus
Pocus per
attirare i bambini e succhiare la loro energia vitale. Tra l'altro
era un film che adoravo, ma mi ero completamente dimenticata di
questa canzone fin quando non ne ho sentita una cover fatta dai
Blackmore's Night che mi ha letteralmente dato i brividi. Mi ha
ricordato da morire le atmosfere cupe della Salem del '600 e ho
pensato di scriverci una piccola storia sopra.
E
niente, è la prima volta che mi cimento con questo genere e
spero di
aver fatto bene. Se vi va di lasciarmi un parere nei sarei davvero
lieta.
Eilan
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