Sober (prima parte)
Aaah the night is
calling
And it whispers to me
softly “come and play”
I am falling
And if I let myself
go I’m the only one to blame.
I’m safe up high
nothing can touch me
But why I feel this party’s over?...
I have heard myself cry never again
Broken down in agony just trying to find a friend…
(“Sober” Pink)
La
cena al palazzo dei Mikaelson non era conclusa e, dopo aver ribadito a Tristan
chi era a comandare da quelle parti, Elijah era ritornato a tavola come se
niente fosse per parlare con i fratelli e approntare con loro un piano contro i
sempre più numerosi nemici. Fu stabilito che Klaus si sarebbe allontanato da
New Orleans con Hayley e Hope, mentre i suoi fratelli
si sarebbero occupati di scoprire l’identità di coloro che li minacciavano e
del modo per eliminarli.
Quella
notte, però, Hayley non riusciva a prendere sonno: le provocazioni di Tristan
l’avevano innervosita e le sentiva bruciare tutte dentro di sé, alimentando il
desiderio di vendicarsi di lui. Sapeva di non poterlo uccidere, non dopo che
Elijah aveva tanto insistito sulla sua presunta
utilità per i Mikaelson, ma avrebbe trovato comunque un modo per fargliela
pagare. Non appena ebbe un’idea chiara sul modo di compiere la sua vendetta,
riuscì finalmente ad addormentarsi serena e soddisfatta.
Il
giorno successivo il palazzo era in pieno fermento: Kol aveva portato con sé la
sua ragazza, la strega Davina Claire, e sosteneva che anche lei potesse
rendersi utile per contrastare la Profezia. Inoltre, il fratello maggiore Finn
era ritornato in vita e si era presentato a casa Mikaelson mostrandosi ostile
al resto della famiglia e a Kol in particolare: non accettava di essere un
vampiro e voleva un incantesimo per reincarnarsi nel corpo di uno sciamano.
Hayley
approfittò della confusione creatasi per avvicinarsi a Freya e chiederle di
operare un incantesimo su Tristan.
La
strega Mikaelson non sembrava d’accordo, non era affatto interessata a cosa
sarebbe potuto succedere a Tristan ma temeva che una cosa del genere avrebbe
scatenato la collera di Elijah e quello non era proprio il momento più adatto
per creare una nuova frattura in famiglia. Hayley, tuttavia, insisté fino a
convincerla.
“Non
sarà nulla di veramente pericoloso per Tristan, nemmeno io voglio inimicarmi
Elijah” le disse. “Se non fosse per questo, lo avrei ucciso da un pezzo,
esattamente da quando ha rimesso piede qui dentro. No, da te vorrei una cosa
diversa…”
Poco
più tardi, mentre Hayley distraeva Klaus e Elijah con la scusa dei preparativi
per la partenza, Freya si recò, non vista, nella stanza del fratello dove
Tristan era confinato. La porta era chiusa a chiave, ma lei non ebbe alcuna
difficoltà ad aprirla e ad avere ragione di un Tristan colto alla sprovvista e
ancora poco lucido dopo l’esperienza della sera precedente. La strega pronunciò
delle parole magiche che fecero cadere il giovane Conte in un sonno profondo e
poi, richiudendo la porta a chiave per assicurarsi di non essere disturbata, si
dedicò con calma e concentrazione all’incantesimo che le aveva richiesto
Hayley.
Tristan
sarebbe sprofondato in un torpore ipnotico, durante il quale la sua mente lo
avrebbe portato all’interno di una profonda caverna, nelle viscere della terra;
la caverna avrebbe cominciato a riempirsi lentamente di acqua, procurando al
condannato le stesse paure e la stessa angoscia provate nel container. L’acqua
sarebbe salita poco alla volta, arrivando dapprima a inzuppare i polpacci di
Tristan, poi le ginocchia, la cintola e sempre più su, lenta e inesorabile,
fino a sommergerlo totalmente. Esisteva una via d’uscita da quella caverna
creata da Freya, ma Tristan avrebbe dovuto scoprirla da solo e soltanto in quel
caso si sarebbe potuto salvare, risvegliandosi dal sonno. Se, al contrario, si
fosse lasciato prendere dal panico e non avesse trovato la strada per la
salvezza, sarebbe rimasto eternamente in quell’incubo ad annegare, riprendersi
e annegare ancora, esattamente com’era avvenuto nel container.
Operato
l’incantesimo, Freya lanciò un’ultima occhiata alla sua vittima e uscì dalla
stanza, badando a lasciare tutto com’era quando vi era penetrata. Elijah non
avrebbe notato niente, se anche avesse trovato il tempo di fare una visita a
Tristan in una giornata tanto densa di avvenimenti e, se pure vi fosse andato,
cosa avrebbe visto? Semplicemente il Conte De Martel immerso in un sonno
profondo, per quanto insolito. Freya non era del tutto insensibile e, pur non
provando alcuna simpatia per Tristan, si rendeva conto di non aver compiuto una
buona azione, ma scacciò i sensi di colpa pensando che, al momento, la priorità
era recuperare il proiettile di quercia bianca che Vincent le aveva detto di
aver recuperato; in seguito si sarebbe occupata di appianare i contrasti tra
Finn e i fratelli e, quando tutto fosse finito bene, avrebbe anche potuto
liberare Tristan dall’incantesimo, se non fosse riuscito a salvarsi da solo nel
tempo che aveva a disposizione.
Prima
di uscire per andare a incontrare Vincent, Freya andò ad abbracciare Hayley per
salutarla, poiché stava per partire, e ne approfittò per sussurrarle
all’orecchio che l’incantesimo era riuscito e che Tristan stava soffrendo nella
sua prigione mentale. Hayley le sorrise e le due amiche si congedarono. Freya
si recò all’incontro con Vincent continuando a pensare che aveva fatto bene ad
accontentare Hayley, lei era una della famiglia, era la madre della sua
nipotina, mentre Tristan non era nessuno per loro.
Quando avrò
riportato a casa il proiettile di quercia bianca terrò sotto controllo il Conte
De Martel e, se proprio mi accorgerò che non ce la fa a liberarsi da solo, lo
aiuterò io a uscire da quella gabbia mentale. Non gli farà male soffrire per
qualche ora dopo tutto quello che ha fatto alla nostra famiglia, a Rebekah…
Quello
che Freya non sapeva, però, era che non sarebbe tornata tanto in fretta dalla
sua missione. Vincent, infatti, era stato condizionato dagli Antenati che si
erano alleati con Lucien per distruggere i Mikaelson: avrebbe dovuto rapirla e
consegnare a lui il proiettile; Lucien aveva inoltre liberato Aurora dal luogo
in cui Klaus l’aveva murata viva per averla al suo fianco nella vendetta contro
gli Originali.
Insomma,
la bella strega stava per affrontare delle prove molto impegnative e
l’incantesimo operato su Tristan le sarebbe passato di mente molto presto.
Purtroppo
per il giovane Conte, nemmeno Elijah ebbe tempo e modo di accorgersi di ciò che
gli stava accadendo. Hayley era partita con Klaus e la bimba e di certo non gli
aveva riferito niente delle condizioni di Tristan; Davina era venuta a sapere
del rapimento di Freya da parte di Vincent e Lucien ed era riuscita a
localizzarli nei boschi di Mystic Falls, dove i
Mikaelson erano stati trasformati in vampiri dalla loro madre. Elijah aveva
approntato un piano di battaglia per andare a salvare Freya e, possibilmente,
recuperare anche il proiettile… senza nemmeno pensare di recarsi in camera a
far visita a Tristan. In fondo, pensava, la sera prima si era comportato in
modo davvero indisponente e non gli avrebbe fatto male restarsene prigioniero
nella sua camera senza vedere nessuno anche per un intero giorno.
“Kol
e Davina resteranno qui per sorvegliare Tristan. E’ chiuso a chiave in camera
mia, ma non mi fido certo a lasciarlo solo nel palazzo” disse l’Originale. “Io
partirò per Mystic Falls insieme a Finn e andremo a
liberare Freya e a eliminare quello psicopatico di Lucien una volta per tutte.
Per strada, chiamerò Niklaus e gli riferirò quanto è accaduto, affinché possa
raggiungerci, magari dopo aver messo al sicuro Hayley e Hope. Tutto chiaro,
quindi?”
Chiaro
o no, tutti avevano imparato che, quando Elijah ordinava qualcosa, gli altri
dovevano scattare senza discussioni e così andarono le cose. Intanto, Tristan
si trovava imprigionato in una caverna sotterranea senza nemmeno sapere come ci
fosse arrivato, con l’acqua gelida che saliva sempre di più ad opprimerlo,
l’angoscia che lo invadeva e il dolore atroce che provava al pensiero che fosse
stato proprio Elijah, non contento della lezione
impartitagli la sera prima, ad averlo rinchiuso in qualche modo in quella
terribile prigione per liberarsi definitivamente di lui.
La
caverna in cui il giovane Conte si trovava era scavata nella roccia e non vi
erano tunnel o cunicoli laterali dai quali fosse possibile tentare la fuga, era
chiusa da ogni parte come un enorme buco scavato nel terreno e così l’acqua non
defluiva, ma saliva sempre di più. Ora la sua morsa gelida si avvicinava al
petto del ragazzo e iniziava a mozzargli il respiro.
Il
luogo non era del tutto oscuro, vi era un’apertura in alto, come l’imboccatura
di un pozzo, da cui filtrava la luce del giorno. Tristan poteva quindi vedere
ciò che lo circondava, ma questo non migliorava la sua condizione: attorno a
lui c’erano soltanto pareti rocciose, umide e scivolose e acqua, acqua sempre
più impetuosa.
Mi hanno rinchiuso
di nuovo, condannato allo stesso supplizio… ma perché? E’ possibile che Elijah
si sia infuriato così tanto con me per le battute ironiche che mi sono sfuggite
alla cena di ieri sera? Ma è assurdo, questa volta non ho fatto del male a
nessuno né ho minacciato di farne, non potrei nemmeno se lo volessi. Perché,
perché mi ha rinchiuso qui?
Non
era l’orrenda prospettiva di un eterno annegamento, non era il terrore né la
preoccupazione per la sorte di Aurora ciò che lacerava il cuore di Tristan: era
piuttosto la certezza assoluta che fosse stato proprio Elijah a rinchiuderlo di
nuovo e per sempre in una tale prigione, a marcire per l’eternità. Questo era
lo strazio più insopportabile, ciò che portava il Conte De Martel a una
disperazione tale da spingerlo quasi a arrendersi, a smettere di lottare, a
lasciarsi andare in quell’acqua gelida…
Ancora
una volta fu il pensiero dell’amatissima sorella Aurora a spingerlo a reagire.
No, non poteva cedere, non poteva. Se lui avesse accettato la sua fine, lei
sarebbe rimasta sola e nessuno più l’avrebbe protetta. Forse non c'era via
d’uscita da quella caverna ma, se mai ne fosse esistita una, lui aveva
l’obbligo di trovarla per salvare se stesso e Aurora.
Tristan
si guardò di nuovo intorno per cercare di capire se ci fosse qualche passaggio
segreto, mentre l’acqua gli arrivava ormai al petto e il freddo era tale da
consentirgli di muoversi solo a fatica e dolorosamente, come se mille aghi
ghiacciati gli si infilassero in tutto il corpo.
Non
c’era niente, niente di niente.
“Forse
l’unica via di uscita è l’apertura lassù, in alto” si disse il giovane. “Se
riesco a tenermi a galla anche quando l’acqua diventerà molto alta, sarà la sua
spinta a portarmi fino al buco e magari riuscirò ad arrampicarmi fuori.”
Ma
era davvero credibile che Elijah e i suoi fratelli avessero lasciato
un’apertura incustodita? Con ogni probabilità, se mai Tristan fosse riuscito ad
arrampicarvisi, ci sarebbe stato qualcuno fuori, di guardia, per colpirlo e
spingerlo di nuovo nella caverna allagata. Oppure… certo, la crudeltà dei
Mikaelson poteva giungere fino a quel punto… oppure l’apertura che adesso
sembrava illuminare di speranza la terribile prigione sarebbe stata chiusa e sigillata
non appena il Conte De Martel vi si fosse avvicinato. E, ad ogni modo, non era
nemmeno così facile raggiungere quel buco: l’acqua, salendo, si faceva sempre
più agitata, tanto che per Tristan diventava molto faticoso restare saldo in
piedi; inoltre era così fredda che il giovane stava perdendo sensibilità alle
mani e ai piedi. Muovere braccia e gambe stava iniziando ad essere una tortura.
Forse hanno
cambiato le modalità della mia agonia, pensò Tristan, con un sorriso amaro e
disincantato, forse stavolta non vogliono
condannarmi ad annegare in eterno, bensì a congelarmi fino a perdere
conoscenza, per poi risvegliarmi e rivivere tutto il dolore del congelamento
ancora e ancora…
Fine prima parte