Una parte della mia vita

di Christine_Heart
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Capitolo 26: E' una promessa
 
 
Era piccolo, innocente, fragile e aveva ancora pochi mesi. Il Dottore aveva passato un'ora nel cercare di far addormentare il piccolo. Ora aveva chiuso gli occhi, dormiva beato, con la mano stretta sul dorso del padre. Il Dottore sorrise mentre con lentezza continuava a cullarlo. Sorreggeva con attenzione le sue gambine e lo teneva stretto in vita, il suo pancino saliva e scendeva in un respiro sereno e regolare e la sua piccola schiena contro il suo petto era così rilassata.
Il Dottore accarezzò le piccole dita che malgrado addormentate non lasciavano il suo dorso.
«Va tutto bene, dormi.» gli sussurrò continuando ad accarezzare quella pelle morbida.
 
Un pianto lontano. Un lamento appena. Tanto bastò a destare il Dottore. Aprì gli occhi come se si fosse svegliato da un sonno profondo e si guardò attorno. In mano ancora il regalo che gli aveva fatto il figlio. Scosse il capo frastornato e provò ad alzarsi. Tossì un paio di volte, cercando di regolare il respiro che era mancato allungo durante il pianto, si girò su di un fianco, e provò a tirarsi su. Gli faceva male la testa, e gli occhi bruciavano. Barcollò leggermente appena si ritrovò in piedi, e si guardò intorno, come alla ricerca di ciò che aveva provocato quel dolore, fissò il letto di suo figlio. E sentì di nuovo el lacrime brucciare i bordi degli occhi già gonfi.
 
« Non stare da solo papà… trova qualcuno… anche se la sua perdita ti distruggerà il cuore… non rimanere solo… non lo meriti...fallo per me.»
 
Le ultime parole che gli aveva detto, il suo ultimo desiderio prima di andarsene, prima di lasciarlo solo di nuovo. L'ultima richiesta che aveva giurato di mantenere.
«Non ti preoccupare Ash, prima o poi guarirò.» disse fissando il quadrifoglio.
«Fidati di me, sono il Dottore.» sorrise con tenerezza.
Poi baciò i petali del piccolo fiore, e senza perderlo di vista, l'appoggiò con cura sul letto del figlio.
Era un addio, uno vero, quello che durava per sempre, per tutta una vita, e il Dottore lo sapeva.
Un'ultima carezza a quel portafortuna che non avrebbe più avuto con sé.
Poi un sospiro pesante e infine lasciò la stanza, chiudendosi la porta alla spalle.
 
Tutto sarebbe rimasto così com'era.
 
***
 
Era notte fonda, e la piccola candela brillava sulle pareti della stanza.
Il Dottore non c'era riuscito doveva dirgli addio, almeno un'altra ultima volta, così senza farsi notare era arrivato fin sotto la finestra dove sapeva esserci la camera dei piccoli. Rimase a fissare quella piccola luce, quella piccola fiamma distante come se da un momento all'altro potesse accadere un miracolo. Fisso quella piccola finestra con cuore pesante, cosciente del fatto che adesso gli mancava qualcosa. Teneva a bada le sue emozioni e soprattutto la voglia di chiamare suo figlio e salutarlo ancora, prima di andare via per sempre. E intanto il vento freddo che quella notte si era alzato, gli ghiacciava l'anima lasciandolo scoperto al dolore. Quel forte gelo presagiva pioggia, una triste e brutta pioggia estiva. Il Dottore sorrise, di fronte all'ingenuità dei due piccoli che avevano lasciato la finestra aperta, per resistere al caldo. Tirò fuori dalla giacca il suo cacciavite sonico e lo puntò contro le tende della finestra, e queste ubbidienti, si chiusero con lentezza, nascondendo così la finestra e riparando i due bambini. Il Dottore sorrise un'ultima volta, e sollevò una mano, l'agitò appena, come se stesse salutando un fantasma che conosceva bene. Forse era il fantasma della vita che era stata.
«Addio, Acheron.» sussurrò con rimpianto.
«Mi manchi.» mormorò ancora tristemente.
«Addio, mio principe.» disse infine, lasciando cadere la mano.
Fissò ancora la finestra chiusa con rammarico, poi abbassò il capo e si allontanò in silenzio.
Sparì dentro il Tardis, l'unico amico che gli era rimasto.
 
La singola stella che illuminava la notte, fu coperta da una fitta coltre di nubi nere.
Tutto era finito.

 
Continua...




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