Marinette cominciava sul serio ad avere mal di testa. Non solo era da
un'ora e mezza che Alya non la smetteva di lamentarsi, ma ora ci si
mettevano pure i vicini e il loro fantastico trapano nuovo, oltre che i
clienti che facevano un gran casino nella boulangerie.
“Oggi non è proprio giornata”
pensò la poverina. La sentenza si perse nell'incontrollabile
confusione che albergava nel suo cervello.
«Capito, Marinette?» Per un attimo, il caos nella
sua mente si dissolse, lasciando solo il vuoto più totale,
eccetto per una domanda: cos'aveva detto Alya per tutto quel tempo?
«Alya… Scusami, mi sono distratta. Puoi ripetere,
per favore?»
L'amica la guardò malissimo, per poi sospirare rassegnata e
acconsentire alla sua richiesta. «Ti avevo gentilmente
pregata di occuparti della mia gattina mentre sarò via. Si
tratterà solo di un weekend!»
Oh, ecco. Ricordava di aver sentito qualcosa a proposito di una
pensione per animali e la mancanza di Wi-fi in un certo posto che,
accidenti alla sua incredibile capacità di distrarsi, non
riusciva a richiamare alla memoria. Beh, poco male.
Ci mise un po' troppo tempo a recepire ciò che la bruna le
aveva chiesto, tanto che questa le sventolò una mano davanti
al viso per capire se fosse ancora sulla Terra.
«Eh? Oh, ehm… Certo, certo. Toglimi solo una
curiosità… Da quando hai un gatto, tu?»
«Ma allora non eri distratta solo oggi! L'ho presa la
settimana scorsa e te l'avevo anche detto!» Alya cominciava a
stancarsi del costante essere con la testa fra le nuvole della sua
migliore amica.
Ma come faceva a resistere quando si piazzava in faccia quell'adorabile
broncio mortificato?
«Dai, non fa niente. Ricomincio da capo: ricordi la gattina
che ho preso sabato scorso?» La mora annuì.
«Beh, domani devo partire con i miei per andare a trovare la
nonna, ma non possiamo portare Minou con noi. Ho già chiesto
a Nino, ma dice che sua madre è allergica ai
gatti…»
«Va bene, ho capito. La tua piccola Minou rimarrà
con me.»
Alya l'abbracciò di slancio, facendola quasi sbilanciare.
Riuscirono comunque a ritrovare l'equilibrio, scoppiando in un'allegra
risata.
Marinette era contenta di star facendo un favore alla sua migliore
amica, davvero.
Certo, quando aveva accettato di badare alla “piccola e
adorabile” Minou, non aveva proprio pensato che quegli
aggettivi fossero riferiti più al fiocchetto che portava,
che a lei. La micetta era infatti la disgrazia peggiore che potesse
capitare in casa Dupain-Cheng. A causa sua il divano aveva acquisito
uno stile tutto nuovo, così come le tende e il copriletto di
camera sua. Senza contare i peli bianchi nella credenza.
Come ci fossero finiti, Marinette non lo sapeva ed evitava di
chiederselo.
I suoi genitori le tenevano il broncio da quella mattina, quando la
piccola era arrivata in casa tramite un'Alya quasi in lacrime per
doversene separare. Dopo che la padrona se n'era andata, era stato
fantastico per i primi venti secondi.
Poi, la bestiola aveva rivelato la sua vera natura di uragano.
Finché era in vista, poteva gestirla. Il problema, in quel
preciso momento, riguardava un piccolo dettaglio: la gattina bianca non
si trovava da nessuna parte all'interno dell'abitazione. Marinette
temeva il peggio e i suoi non volevano aiutarla a cercarla.
“Sbrigatela da sola” avevano detto. “La
responsabilità è tua.”
Così, la giovane si era trovata a setacciare i dintorni
della casa per scovare una felina pestifera.
Era arrivata fino al parco, che aveva deciso di controllare angolo per
angolo, metro per metro. Era molto probabile che si trovasse
lì, dopotutto. Tuttavia, dopo aver controllato ogni punto
raggiungibile, dovette ricredersi.
Meow!
Sobbalzò, sentendo quel miagolio. Che fosse…
Senza pensarci, si mise a correre verso la direzione da cui veniva il
suono, sorprendentemente vicino.
Meow!
“A destra!” E girò l'angolo, per
ritrovarsi in un vicolo non molto illuminato. Quel posto le metteva i
brividi.
Si strinse le braccia attorno al corpo, visto che la temperatura
sembrava essersi improvvisamente abbassata.
Teneva lo sguardo basso, forse per paura, forse perché
sperava di trovare il piccolo animale ai suoi piedi.
Questo, finché non sentì un suono provenire da
davanti a sé.
Precisamente, si trattava di fusa. Perplessa, Marinette alzò
il capo.
Certo, non si sarebbe mai aspettata quello che si trovò
effettivamente davanti: c'era sì Minou, ma non era sola. Era
infatti in braccio a un… Gatto? Un ragazzo? Un ragazzo
travestito da gatto?
Marinette si sentiva piuttosto confusa.
«Ma che diavolo… Minou!» Due teste, una
bionda e una bianca, si alzarono simultaneamente.
«Ti riferisci a me o a lei?» scherzò il
ragazzo-gatto dai capelli dorati, facendola ridacchiare.
Tornò immediatamente seria.
«Dico sul serio, devo riprendermi la gattina.»
Marinette notò che il ragazzo-senza-nome era davvero molto
carino. Indossava una sorta di tuta molto, molto attillata; una
maschera gli copriva metà del viso e gli spuntavano delle
orecchie da gatto sulla sommità del capo.
Strano, ma attraente.
«E perché dovrei ridartela? Mi si è
affezionata, non vorrai privarla della gioia di restare con un randagio
sexy come me!»
Marinette era esterrefatta. “Che modi…!”
«Ridammi Minou. Ora.»
Lui sospirò, diede un altro po' di carezze alla micia e si
alzò per riportarla alla mora. Da quella vicinanza, si
vedevano chiaramente il verde intenso e totale dei suoi occhi e le
pupille feline. Decisamente, non erano occhi umani.
«Ecco a te. Cerca di non perderla più…
Non tutti i gatti sono belli e gentili come me.» Le fece
l'occhiolino e saltò sulla tettoia di una porta, poi sulla
ringhiera di un balcone e arrivò infine su un tetto.
Si voltò verso una Marinette a bocca aperta.
«Posso sapere il tuo nome, Principessa?»
La ragazza si riscosse giusto il tempo di capire quello che aveva detto
e, soprattutto, come l'aveva chiamata.
E in quel momento si rese conto anche di un'altra cosa…
«M-Marinette. E-E il tuo?»
Lui fece un inchino e, rialzandosi, le disse solo: «Puoi
chiamarmi Chat Noir, Principessa.»
… Non era normale avere il battito così
accelerato, vero?
Alya trovava estremamente strano l'attaccamento che la sua migliore
amica aveva sviluppato verso Minou. Insomma, era adorabile e tutto, ma
addirittura piagnucolare perché non voleva
separarsene…
Quando, un po' di tempo dopo, gliene chiese il motivo, Marinette
rispose semplicemente: «Credo di voler prendere un gatto
anch'io. Nero, però.»
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