Nickname
sul sito e sul forum: Ayumu / Ayumu Okazaki
Titolo:
Rinasceremo e staremo insieme – in un'altra favola
Fandom:
Haikyuu!!
Personaggi
(e pairing): Hajime Iwaizumi, Oikawa Tōru, Hajime/ Tōru
Rimpianto/rammarico:
rimpianto - Tōru rimpiange di non essere riuscito a fare le cose
come si deve
Introduzione:
È
notte. La luna, in cielo, non c'è. Tōru
vorrebbe vederla, ma lei gioca a nascondino dietro la coltre di nubi
spente. Di sé, lascia trapelare solo fugaci lumi, che si
accomodano
fra le crepe delle nuvole. Intorno regna una pace caduca, pronta a
spegnersi con l'avanzare del giorno.
●
implicit!Iwaizumi/Oikawa
(implicit!Iwaoi), soldato!Iwaizumi, soldato!Oikawa, War!AU,
character!death, 1146 parole // partecipa al contest “Memorie
impresse su specchi rotti” indetto da AriaBlack e Marina
Swift sul
forum di EFP;
Note
dell'autrice: (in fondo)
Rinasceremo
e staremo insieme – in un'altra favola
È
notte. La luna, in cielo, non c'è. Tōru vorrebbe vederla, ma
lei
gioca a nascondino dietro la coltre di nubi spente. Di sé,
lascia
trapelare solo fugaci lumi, che si accomodano fra le crepe delle
nuvole.
Intorno
regna una pace caduca, pronta a spegnersi con l'avanzare del giorno.
Oikawa non riesce o non vuole dormire, non lo comprende nemmeno lui.
Nel petto striscia come un verme, umido e vile, un presagio infausto.
Qualcosa gli suggerisce di non rimandare più, di vomitare
quei
sentimenti che gli fanno tremare piacevolmente l'animo da qualche
mese. Con questi pensieri, le sue iridi nocciola, leggermente
socchiuse, contemplano la figura addormentata al suo fianco. E, per
un attimo, il vigliacco che si trascina ancora nel suo petto lo
lasciare respirare e Tōru inspira una boccata di speranza,
lasciandosi alle spalle le immagini degli uomini morti in battaglia.
Tuttavia, un passeggero momento di gloria non basta a reprimere il
dolore della perdita e la paura di essere il prossimo. Sorride
amaramente, il giovane, quando il lombrico riprende a strisciare e,
per un attimo, si ritrova a pensare a Dio, lui che non ha mai creduto
in un essere superiore. Le domande che questiona sono, bene o male,
sempre le stesse. Perché? Perché tutto questo?
Posso tornare a
casa? Perché combattiamo? Posso continuare a vivere? Le
lacrime
zampillano agli angoli dei suoi occhi, mentre è ancora
sdraiata sul
quel giaciglio scomodo. Il braccio destro si alza da lungo il fianco
e si appoggia cautamente sulle palpebre, ora sigillate.
«Ti
prego, Dio, se non è chiedere troppo...» sussurra
come un bambino,
mentre stringe i bianchi denti con forza, tanto da farli schermire
«vorrei poter dormire per sempre accanto ad Hajime.»
Quando
la sua richiesta si spegne in un singhiozzo strozzato, Tōru si mette
a sedere, pregustando il sapore salato delle lacrime sulla bocca.
“Okay
basta” ricorda a se stesso, nella mente. Lava via lo
sofferenza dal
volto, sfregando con impazienza le gote bagnate. Le iridi castane,
proprio come i ciuffi sbarazzini, rivolgono l'attenzione ad Iwaizumi,
al suo corpo, al suo torace che s'abbassa e si alza ritmicamente, al
volto sfregiato. La cicatrice è una linea obliqua che
traccia un
percorso da appena sotto l'occhio destro fin quasi al limitare della
guancia. Con timore, Tōru accosta la mano all'epidermide di Hajime,
rendendosi conto con stupore – nonostante abbia compiuto quel
gesto
più volte nel corso del tempo – di quanto, in quel
punto, la pelle
sia liscia. Quando le dita iniziano a fremere sotto quel contatto,
Oikawa si ritrae, scottato. Galleggiano ancora sulla superficie i
sentimenti che prova per lui e sono lì solo per essere
afferrati, se
solo Tōru lo permettesse. Hajime non può raccoglierli,
perché il
ragazzo dai crini caffè-latte sperpera le emozioni di notte,
quando
l'oscurità vela l'udito dei soldati. Insieme ad Oikawa, il
cielo
ombroso è l'unico superstite delle sue dichiarazioni.
«Ti
amo, Iwa-chan» dichiara, ignorato da tutti, come sempre.
«Un giorno
lo saprai» continua, indossando una maschera sorridente, una
di
quelle che avrebbe fatto incavolare Iwaizumi se solo fosse stato
sveglio.
Con
un dito sfiora per la seconda volta l'epidermide dell'amato e bacia
insicuro la cicatrice. Non l'ha mai fatto e la sensazione che gli
invade il petto è appagante. Fa scorrere lo sguardo
– che ha
ripreso un po' di colore – sulle labbra socchiuse di Hajime.
Adagio, senza chiedere il permesso, posa la bocca su quella del moro,
lasciandosi sfuggire un sospiro subito dopo. Il secondo tocco,
invece, assume una tonalità del tutto diversa. Il loro
incontro è
sicuro e abbonda di desiderio. Le gote pigmentate d'un rosso
imbarazzo si nascondono sotto l'assenza di luci e prima di perdere il
controllo, Tōru ritorna seduto. Hajime mugugna qualcosa, ma non si
sveglia e si gira su un fianco, dando le spalle al suo migliore
amico. Uno sbuffo fuoriesce dalle narici di Oikawa, che per un attimo
ha trattenuto il respiro.
Un'altra
battaglia, un altro giorno, dove la neve non fa altro che ostacolare
quelle macchine da guerra chiamate uomini, dove in mezzo a loro forse
qualcuno disposto ad amare ancora c'è. Il cielo è
dello stesso
candore dei fiocchi che scendono pigramente dall'alto. Tōru continua
a pensare che l'alba sia troppo bella per essere sprecata
così, in
un massacro di anime innocenti. Fra le membra si accalcano amore e
tormento. I sensi di colpa rendono i movimenti di Oikawa lenti e
troppo meccanici. Aver profanato la bocca di Iwaizumi in quel modo,
lo fa sentire sporco e probabilmente lo è davvero.
Gli
spari, in sottofondo, sono una cornice inadatta per quei pensieri
contrastanti. Davanti a sé, i ricordi sono troppo vividi per
essere
messi da parte e la realtà risulta sfumata.
«Iwa-chan?»
domanda, quando sa che la voce di Hajime gli ha urlato qualcosa, un
ordine forse.
«Sta'
giù brutto idiota» la voce di Iwaizumi gli arriva
ovattata alle
orecchie, gli occhi verdi come l'erba del vecchio giardino di casa
sua non sono arrabbiati, ma traboccano di paura e successivamente di
angoscia.
La
scena pare troppo veloce. Hajime fa solo in tempo ad osservare il
proiettile perforare la carne, mentre gli arti inferiori lo
raggiungono non impedendo, tuttavia, al corpo di Tōru una brusca
caduta sulla neve ghiacciata. Il moro sbatte più volte le
palpebre,
percorrendo a ritroso l'accaduto, sicuro di aver visto male. Con la
poca lucidità che gli è rimasta, Iwaizumi lo
trascina appena dietro
un carro-armato, al riparo dai nemici, celati dalla fitta boscaglia.
«Mi
dispiace....» sputa fra i denti, insieme al sangue che gli
cola
dalle soffici labbra.
«Sta'
zitto» impreca l'altro, mentre lo smeraldo dei suoi occhi
luccica di
disperazione. Tōru è sicuro di averlo visto piangere solo
poche
volte. La mani di Hajime si muovo irrequiete sul corpo del giovane,
forse sa che ormai non c'è più niente da fare.
Vicino allo stomaco,
la morte lo chiamava a sé, riversando refoli di liquido
rosso fra le
mani di Hajime che cerca di contenere il danno. Il colore latteo del
suolo si contamina d'un fluido caldo, portando con sé le
gocce
cristalline di Hajime.
“Ho
sbagliato tutto...” pensa amaramente. “Avrei dovuto
farlo come si
deve. Avrei voluto vivere con te alla fine di tutto questo.”
«Mi
dispiace di averti baciato» non riesce a dire altro, il suo
cuore si
spegne, la luce dei suoi occhi attraversa quelli di Hajime in un
addio muto. Hajime non capisce, non sa a quale bacio si stia
riferendo, il dolore è troppo grande anche solo per credere
che lui
sia inerme tra le sue braccia.
«Non
è vero» pronuncia Iwaizumi, gli occhi spalancati.
Perché quello è
l'ennesimo incubo, giusto? «Non è
vero...» dice quasi urlando,
cogliendo dolcemente il viso di Tōru fra i suoi palmi ruvidi. In
quel momento potrebbe anche morire che non farebbe alcuna differenza.
Le lacrime lavano via il sangue ancora fresco sulla cute di Oikawa e
la voce del soldato, inginocchiato, non sfrigola più nel
vento
pungente dell'alba. China il capo, Iwaizumi, e il gusto del ferro e
delle gocce salate accompagna quell'ultimo bacio.
⸨
N
o t e s ⸩
Ieri
ho scritto la storia, l'ho corretta e l'ho inviata ad Aria per il suo
contest condiviso con Marina. E non immaginerete la corsa che ho
fatto per riuscire a finire tutto in tempo – ovviamente
Yu-chan lo
sa. Comunque, sono davvero, davvero contenta di aver scritto questa
OS. Finalmente ritorno nel mondo delle OS. Sono contenta anche
perché
ogni mese circa riesco a pubblicare qualcosa, cosa che non facevo
prima, certo.
Per
quando riguarda la storia, non c'è molto da dire, penso che
si
spieghi da sé. Tooru rimpiange di non essersi dichiarato ad
Iwaizumi. O meglio, di non essersi dichiarato quando lui era sveglio
e alla fine la morte è stata più veloce di lui.
Il titolo invece,
l'ho pensato ricordando le favole, dove una lacrima può
curare
qualsiasi cosa, e al contempo lo immagino come una frase pronunciata
nella mente di Hajime. L'unico dubbio che ho è per il
rating, ho
scelto di metterlo giallo, sopratutto per la parte finale del
racconto, tuttavia poteva starci bene anche il verde. E niente,
tornerò presto nel fandom con una storia un po'
più allegra.
Ayumu
|