xvi.
[ sette anni dopo ]
Erik
è disteso su una sedia a sdraio, il sole che gli riscalda la
pelle scoperta (poca) delle braccia dai muscoli nervosi, tirati. Gli
occhiali da sole gli schermano gli occhi dorati e indossa,
naturalmente, un naso finto.
«No,
no — non così. Maman, tu pensa a
Virginie. Quel piccolo impiastro…»
Osserva la
scenetta familiare che ha dinanzi: una affaccendata Meg Giry stringe
tra le braccia un bambino paffuto dai folti capelli neri, che si
dibatte nell'acqua della piscina come una papera in uno stagno. Meg gli
insegna a nuotare, tutta presa dal timore che affoghi. Erik
è abbastanza sicuro che riesca a cavarsela anche senza il
suo aiuto, e così la lascia fare, ammirando i riflessi bruni
sulla sua chioma di corvo. Madame Giry, frattanto, evita che Virginie
ingoi uno scarafaggio, mentre Luc ascolta con pazienza le interminabili
descrizioni di Dany sul ragazzo per cui ha una cotta da mesi. Il
Daroga, frattanto, è disteso su una sdraio accanto alla sua
e si gode il sole francese. Qui l'aria è certamente meno
afosa che nel caldo Iran, ma ormai vi è abituato.
Erik si chiede
come la sua vita abbia potuto imboccare questo corso inaspettato.
Rivanga le memorie del matrimonio con Meg, di come lei sia arrivata in
ritardo («Mi ha rubato la moto, quel pezzo di merda. Ah, ma
gliel'ho fatta pagare» gli aveva rivelato dopo la funzione),
di come lui sia rimasto senza fiato nel vederla splendere in un abito
bianco avorio intessuto di perle e preziosi ricami floreali. Aveva
davvero creduto che gli venisse un infarto, allora. La cerimonia era
stata semplice — pochi intimi, il Daroga e la dottoressa
Laurent come testimoni, Dany a portare le fedi agli sposi, la messa
nuziale composta, com'è ovvio pensare, da lui stesso. Dal
loro matrimonio, sua moglie — sua moglie!
Impensabile — si è trasferita stabilmente nella
Maison Danton, con Dany al seguito.
Qualche mese
dopo, era giunta la notizia: Meg aspettava un bambino. La cosa lo aveva
lasciato talmente stravolto che aveva avuto bisogno di un bicchierone
di brandy per riaversi.
«Mi
avevi assicurato che non sarebbero avvenuti… incidenti di
questo tipo.»
«Qualcosa
è andato storto — Erik, non farmene una
colpa…»
«Non
sono arrabbiato. Non con te.» Si era preso la testa tra le
mani, in preda a un tale terrore che a malapena era in grado di
respirare. Meg gli era rimasta vicina per tutto il tempo, ad ascoltare
le sue paure. Avevano già discusso sulla
possibilità di avere figli, ma Erik non aveva nessuna
intenzione di generare una creatura destinata all'infelicità
come lo era stato lui.
«Erik
Danton» Meg si era eretta in tutta la sua modesta altezza, ma
era comunque inquietante, «come osi pensare che non
possa amare questo bambino, quando tu sei, insieme a Dany, la persona
più preziosa del mio universo?»
Ma non era del suo amore che Erik
si preoccupava.
Il ginecologo
aveva presto assicurato ad entrambi che la creatura che cresceva nel
grembo di sua moglie non era affetta da alcuna deformità
genetica, grazie a Dio. Erik aveva cessato di tremare solo allora,
rassicurato dalla stretta di mano di Meg.
«Congratulazioni!»
aveva detto loro il dottore con un sorriso caloroso. «Sono
due gemelli.»
Erik era rimasto
senza parole, la bocca aperta come un pesce in una vasca. Meg, senza
preavviso, era scoppiata a ridere.
«Bella
questa. Voi e mio marito vi siete messi d'accordo per giocarmi questo
bello scherzo, vero?» E aveva continuato a ridere in modo
quasi isterico fin quando il dottore, non poco perplesso, aveva
aggiunto: «No, Madame, è la verità.
Aspettate due gemelli.»
Solo a quel
punto Meg si era placata, e la sua reazione era stata un:
«Oh, porca puttana» che, se fosse stato
più incline al turpiloquio come la sua novella sposa, Erik
avrebbe emulato.
Niente aveva
potuto eguagliare, però, il momento in cui gli avevano
permesso di tenere in braccio i suoi figli: Virginie e Alexandre,
splendidi e pronti a scoppiare in pianti striduli alla prima occasione.
Allora aveva capito che, per quanto imprevisti, erano sempre stati
desiderati.
Sono padre. Non posso credere di
essere padre. Io! Io!
(Aveva dovuto
convincere Meg a non chiamarli Luke e Leia1,
poiché sarebbe stato ridicolo ed eccentrico in un modo per
cui sua moglie era invece ben nota.)
Alexandre
è timido e impacciato, ma intelligente — ha
cominciato a parlare molto presto; Virginie è la
più spericolata dei due, e necessita di una vigilanza
costante da parte della nonna e dei genitori, nonché della
sorellastra. Dany considera Erik come un secondo padre, e lo adora, e
pende dalle sue labbra. Assurdamente, Luc non si è
dimostrato geloso: la sua natura generosa e spontanea non ha potuto che
sorridere dinanzi a quella famiglia allargata, così bizzarra
e fuori dalla norma. (E poi, pende anche lui dalle sue
labbra, quasi la sua voce fosse ambrosia: è un suo grande
fan, d'altronde.)
Ora che
è estate, Erik si gode il sole —
benché, si sa, lui sia rimasto una creatura dell'ombra
— e la compagnia dei suoi cari.
«Ci
avresti mai immaginati qui, trent'anni fa?» gli chiede il
Daroga, ed Erik può quasi vedere il suo sguardo di giada
perforarlo da dietro lo schermo degli occhiali da sole. Scuote la
testa: il senso di meraviglia — svegliarsi ogni mattina con
la donna amata al fianco, baciare i capelli dei suoi bambini prima
della scuola — non si è placato negli anni. Certo,
il suo volto non vedrà mai la luce del sole, ma la vita non
è più sua nemica: è semplicemente una
storia da raccontare, un brano da comporre.
D'un tratto,
rammenta i versi della prima canzone su cui lui e Meg hanno ballato: in
quell'occasione, erano sul tetto dell'Opera, e lei si stringeva a lui
con fare quasi timido, all'apparenza così poco da Meg.
At last
my love has come along
My lonely days are over
and life is like a song2
Sorride tra
sé e sé, incrociando lo sguardo di Meg, ancora
impegnata ad insegnare ad Alex come usare i braccioli per nuotare in
piscina. Nei suoi occhi trova ancora tutte le costellazioni
dell'universo.
Dovrebbe
comporre un brano sullo spazio, sulle sensazioni che il solo pensiero
del vuoto gli dà; di come da buco nero sia mutato in sole
ruggente.
(Finalmente va
tutto bene. Finalmente.)
FINE
Note dell'Autrice: 1Luke
e Leia: I fratelli gemelli Skywalker, tra i protagonisti principali
della ben nota saga di Star Wars.
2Finalmente
il mio amore è
arrivato
I miei giorni di solitudine sono
finiti
e la vita è come una
canzone.
Ed ecco
l'epilogo di questa storiella da quattro soldi che spero sia stata
carina e dolce da leggere. È, ripeto, assolutamente senza
pretese – voglio dire, è una sorta di commedia
romantica, quindi non ha chissà quali temi elaborati XD, ma
ehi, non si può sempre scrivere e/o leggere cose
Angst™ e deprimenti, vero? (La verità è
che non è una fic pretenziosa, ecco tutto. O almeno non era
mia intenzione che lo fosse.) Dopo un po' diventa stancante, e a me
piacciono anche le cosine felicietbelline come questa. (Bellina, mo'.
Sta a voi giudicare!)
Grazie per aver
letto. Un bacio e (si spera) a presto!
P.S. La storia
dei gemelli è ispirata a un fatto realmente accaduto ai miei
genitori. Alla notizia da parte del ginecologo che mia madre aspettava
una coppia di gemelli (un maschio e una femmina, come Alexandre e
Virginie), lei scoppiò a ridere e pronunciò le
stesse parole che Meg dice qui in questo epilogo (eccetto il
turpiloquio XD). Al che il dottore e mio padre la guardarono stranita,
e lei capì che effettivamente non era uno scherzo.
La mia prima
reazione alla notizia – avevo sette anni all'epoca
– fu: Ma dove
li mettiamo? Perché la nostra casa non era
abbastanza grande per cinque persone, all'epoca; infatti poi ci siamo
trasferiti.
Cioè,
vi pare la normale reazione di una bambina di sette anni a cui viene
annunciato che non avrà uno, bensì due
fratellini? XD
Naturalmente i
miei genitori ed io siamo stati benedetti dalla loro nascita, e siamo
felicissimi di essere così uniti. Credo che la famiglia di
Meg ed Erik sia un po' simile: ci sono parecchi problemi, ma Amor vincit omnia.
È bello il pensiero di un Erik che, redento e ormai una
persona migliore, è riuscito a trovare un po' di amore e
pace nella sua vita. Dà un po' di speranza a tutti, non vi
pare? XD
Elisagemma: Oddio,
cara, ma sei dolcissima! Certo che continuerò a scrivere fic
sui due pazzi, qui. Per esempio, ho in mente da un po' una (credo
breve) AU di Elementary – non so se conosci il telefilm, ma
è un adattamento di Sherlock Holmes in chiave moderna (a
parer mio in certi tratti persino migliore dello Sherlock della
BBC). Al fianco di Holmes troviamo una fantastica versione femminile di
John Watson, interpretata da Lucy Liu. E no, lei e Sherlock non hanno
una storia d'amore – non è che ora si grida
all'amore solo perché sarebbe etero – ma il loro
rapporto, seppur platonico, è magnifico: c'è una
fiducia e un'ammirazione reciproca tra loro che si trova raramente
rappresentata in TV tra un uomo e una donna, soprattutto se sono solo
“amici”. (No, non ti preoccupare, Meg ed Erik non
saranno “solo amici” in nessuna stupida fic
che scriverò, anche se di certo l'amicizia è
fondamentale per un rapporto di coppia. Un partner romantico deve
essere anche un amico, un confidente, altrimenti dov'è la
fiducia?)
E quindi
sì, ho in mente altre cosine. Adesso sono impegnata nel
fandom di Star Wars (non so se lo hai notato dai riferimenti in questa
fic, ma sono un po' ossessionata), e ho in mente un importante progetto
originale, ma una capatina nel Phandom la faccio sempre. Amo troppo
questi due matti per lasciarli.
Grazie per i
complimenti, e per aver recensito e letto la storia! Un bacio e alla
prossima! <3
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