Il
Santa Ana soffiava con particolare
prepotenza attraverso le basse alture della zona portando con sè
la polvere dei canyon e un'ondata di caldo pericolosa per il
chaparral costituita
prevalentamente da piante resinose ad alto rischio di combustione.
Per la sua intensità di calore viene soprannominato Devil's
Breath, Diablo e
Sundowner,
quest'ultimo è un termine utilizzato per indicare un vagabondo
che al calar del Sole giunge in una fattoria per scroccare cibo e un
letto, riferito al vento in quanto è all'imbrunire che è
particolarmente rovente, quando il terreno ha immagazzinato il calore
del Sole pomeridiano.
Era la fine
di marzo e l'aria all'interno della stazione di polizia dello
sceriffo di Beacon Hills era particolarmente calda e ricca d'umidità.
Gli agenti avevano sbottonato tutti i primi due bottoni della propria
camicia e cercavano refrigerio sventolandosi con dei fascicoli, chi
silenziosamente chi maledicendo tra i denti il condizionatore guasto
che non potevano permettersi di riparare perché non avevano
abbastanza fondi. Tra l'altro non vi erano finestre da aprire, e la
porta non poteva certamente rimanere spalancata e non avrebbe nemmeno
migliorato le cose.
C'era un
ragazzo, seduto nell'ufficio di Noah Stilinski, completamente assorto
nei suoi pensieri che nemmeno sembrava accorgersi del calore,
lasciando piccole perle di sudore scivolare indistrubate lungo la
fronte e poi sempre più verso il basso, fino a scomparire
sotto il colletto della maglietta che indossava. Guardava dritto
davanti a sè, la piccola libreria dove c'erano numerose foto.
Le guardò
sentendo un profondo dolore allo stomaco, era talmente nervoso da non
riuscire nemmeno a deglutire. Si sentiva osservato, tutti quei occhi
erano puntati su di lui e sembravano giudicarlo. Perfino i suoi
stessi occhi.
Gli puntavano
il dito contro, in qualche modo, accussandolo di essere una persona
orribile, la peggiore che potesse esserci e lui si sentiva così,
era tutta colpa sua. Le bugie, i segreti, le parole dette di troppo,
una serie di cose che avevano portato ad una tragica fine,
condannandolo a vivere con più rimorsi si potessero aspettare
da un ragazzo di sedici anni.
Il Mondo gli
pesava addosso, un macigno enorme che voleva schiacciarlo a terra e
spezzarlo in tanti piccoli pezzi. Quel peso se lo era messo da solo,
con le sue stupide decisioni, con il suo stupido amore da ragazzini e
il desiderio di sentirsi accettato da tutti.
Aveva tutto
quello che gli serviva per essere felice, una famiglia, degli amici,
un fidanzato fantastico, eppure in qualche mmodo non gli era bastato.
Aveva voluto di più, essere di più.
Beacon Hills
non era certo la cittadina addatta ad una coppia gay, costringendo
loro a nascondersi, con appuntamenti segreti nella Riserva, mani
strette sotto al tavolo e baci scambiati al volo in luoghi appartati.
Tutto questo gli faceva schifo, voleva poter gridare a tutti quanto
lo amasse, quanto fosse felice di averlo conquistato e di sperare di
passare il resto della sua vita con lui.
E lui non
c'era più, lo aveva perso per i suoi desideri. Era rimasto
solo, recluso in un angolo buio con lo sguardo di tutti addosso, un
bersaglio sulla schiena per tutti quei stupidi bulli che a scuola si
divertivano a sbatterlo contro gli armadietti bisbigliandoli le frasi
più sporche che avesse mai sentito.
Aveva perso
tutto in una sola giornata e ora aveva il cuore a pezzi e anche
qualche osso fuori posto.
Era lì
dentro da quasi più di mezz'ora e nessuno era ancora entrato,
gli agenti sembravano quasi evitare di passare davanti alla porta,
timorosi di una possibile reazione dello sceriffo se qualcuno avesse
infastidito il giovane, già abbastanza turbato di suo.
Si sentiva
uno schifo, i polsi dolevano più del normale e non riusciva a
pensare ad altro se non al dolore. Aveva bisogno di tagliarsi, almeno
un'altra volta.
Il Sole era
ancora alto in cielo e sembrava non voler tramontare, rendendo
un'agonia la permanenza dell'adolescente nel piccolo ufficio. Voleva
tornare a casa e sdraiarsi nel letto, guardare il soffitto e pensare
a tutti i suoi errori.
Tornò
a guardare le foto e fissò intensamente i suoi stessi occhi
chiedendosi chi fosse diventato, non si riconosceva più.
Finalmente
sentì qualcuno entrare nella stanza, ma non si mosse,
ascoltando in silenzio la porta chiudersi alle spalle del nuovo
arrivato. Evitò il contatto visivo fino a che non gli fu
impossibile, vedeva tutto leggermente sfocato, le lacrime che
minacciavano ancora di scivolare lungo le gote.
«
Derek. » Scott chiamò il suo nome posando il casco sul
divanetto, sembrava preoccupato, ma Derek sapeva che non lo era. Lo
odiava, lo odiavano tutti.
« Devi
parlare con qualcuno. » aggiunse vedendo che il ragazzo non
sembrava intenzionato a rispondergli. Gli faceva terribilmente male
vederlo in quello stato, era come ricevere ogni giorno un pugno
dritto sullo stomaco.
Derek sbuffò
una risata e si alzò dopo ore dal divanetto « No, non ne
ho bisogno. » rispose perché lui non ne voleva sentir
parlare di psicologi, psichiatri o chiunque dovesse prendere appunti
mentre lui parlava. Voleva essere lasciato in pace, da solo, senza
nessuno a fargli pressione.
« Sei
stato appena portato dentro per aver provato a comprare della droga.
» Scott quando aveva ricevuto la chiamata dello sceriffo ne era
rimasto basito, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da
parte di Derek. Quando era arrivato alla stazione aveva visto Noah
parlare fuori con Talia e la donna sembrava sull'orlo delle lacrime,
ma aveva la postura di una regina.
«
Allora? » sputò con rabbia, infastidito che fosse Scott
a fargli la predica. Non voleva vedere nessuno, per lo più
Scott McCall.
«
Allora non va bene! Stiles non avrebbe vo – »
«
Stiles è morto, Scott! » urlò il ragazzo con
talmente tanta forza che perfino gli agenti riuscirono a sentirlo «
Il mio fidanzato è morto. Perdonami se voglio provare a
dimenticare, almeno per un po'. » era stanco, tutto gli
ricordava Stiles e stare lì a guardare per ore le loro foto
che lo sceriffo teneva in ufficio, come il più fiero dei
padri, lo avevano semplicemente fatto stare peggio.
Dimenticare,
scordare, obliare, ecco cosa voleva in quel momento. Un mondo senza
Stiles era troppo difficile da affrontare, preferiva morire che
vivere un altro giorno senza di lui.
Scott sospirò
passandosi una mano tra i capelli, in un certo verso capiva come si
sentisse Derek, aveva perso il suo migliore amico, ma l'Hale si
sentiva la causa.
Stiles
Stilinski era morto dopo essere stato picchiato a sangue da un gruppo
di omofobi che lo avevano accerchiato nel parcheggio di un
supermercato dove il giovane aveva compiuto la sua ultima spesa,
nella tarda sera. Avevano fatto coming out da poco, lui e Derek, ma
le cose non erano andate per niente bene e quello fu semplicemente
l'atto che fece traboccare il vaso.
La comunità
aveva parlato per settimane di quello che era accaduto, iniziando a
sensibilizzarsi sull'argomento, ad iniziare ad accettare quello che
era diverso, ma Stiles ormai non c'era più. Ucciso
dalla mentalità bigotta dei cittadini.
« Le
droghe non ti aiuteranno. Potrai dimenticarti per un paio di ore di
tutto quello che è successo, ma poi, quando ti riprenderai,
Stiles sarà sempre morto. » sussurrò Scott,
ricordandosi quanto si era sentito male dopo aver bevuto tre
bottiglie di super alcolici per dimenticare, il mattino seguente
quando si era svegliato era semplicemente scoppiato a piangere perché
Stiles non era lì con lui, a ridere per i dolori post–sbornia.
Aveva chiamato il suo numero di cellulare solamente per sentire la
sua voce registrata per la segreteria, ma con la speranza che avrebbe
risposto con la sua voce squillante ed allegra.
Derek abbassò
il capo, le mani a coprire gli occhi che stavano lasciando andare le
lacrime che erano state trattenute a lungo.
Stiles non
c'era. Era morto.
Così
come un pezzo di lui.
Angolo
me:
Ciao
guys!
Ecco
un altra OS nata nel cuore della notte, dopo aver visto un post su
Instagram.
A
voi la parola, miei dolci lettori, spero che vi sia piaciuta!
A
presto,
Sel
PS:
Per quelli che seguono Save
you from bruises, so di aver saltato tre lunedì ed aver
pubblicato due OS, ma mi ha messo veramente in crisi il capitolo.
L'avrò scritto e cancellato minimo venti volte, per fari
capire.
Per
aggiornamenti e consigli su cosa volete leggere vi invito ad
iscriversi al gruppo qui
|