Sangue
[SoMa]
Era paralizzata dalla testa ai
piedi. La paura non la faceva
ragionare in maniera razionale.
Stringeva la falce tra le dita
con forza, i denti
digrignavano, ma non osava utilizzare l’arma per difendersi
dai micidiali colpi
di Crona; poteva solamente continuare a schivare.
Non poteva azzardarsi a parare
le stoccate del nemico, per
salvare se stessa rischiava di ferire la sua arma, rischiava di ferire Soul. Aveva provato a intercettare gli
affondi della spada demoniaca, però quando i due metalli si
erano incrociate il
suo partner aveva trattenuto un gemito e gocce di sangue rosso vivo
erano sprizzate
in aria.
Sentiva l’albino
gridarle di parare gli attacchi, ma nella
sua testa la voce era ovattata e lontana e anche le parole con cui
rispondeva
lei sembravano un eco distante.
La sua schiena urtò
il duro legno del portone della
basilica, Maka si voltò e provò a spingerlo ma
quello non si muoveva di un
millimetro e il panico iniziò a salirle in gola. Crona si
avvicinava sempre di
più menando fendenti minacciosi. Soul continuava a intimarle
di difendersi, ma
lei non ci riusciva.
Crona adesso era proprio di
fronte a lei e si preparava a
trafiggerla con un colpo mortale. La ragazza sentì il sangue
che si ghiacciava
nelle vene, il cuore che smetteva di battere sapendo già
cosa sarebbe successo dopo. La lama
nera luccicava proprio
sopra la testa del nemico e iniziava la sua corsa verso il petto della
giovane.
Una saetta albina si mosse e si
frappose sulla traiettoria
dell’arma con un grido facendo da scudo al corpo della
maestra d’armi.
E poi il sangue rosso di Soul
schizzò sul suo volto, sul
pavimento, sulla spada demoniaca, ovunque…
– Soul!!
Maka si tirò su di
scatto, sudata e ansimante. Era notte
fonda e lei era nella sua stanza a Death City, la basilica e
quell’orribile
avvenimento erano stati solo un orribile sogno. Si guardò
intorno riconoscendo
i rassicuranti mobili che arredavano la camera.
Aveva il fiato corto, dovette
fare un paio di profondi
respiri per calmarsi e per riportare il suo cuore ad un battito
regolare.
– Ehi,
Maka… - un mormorio provenne da qualcuno accanto a
lei.
La bionda si voltò e
si ritrovò faccia a faccia con Soul. Il
ragazzo si era svegliato, si era messo seduto e adesso la guardava con
aria
molto preoccupata: – Era solo un incubo. Io sono qui,
tranquilla.
La maestra d’armi,
nell’udire quelle parole, distese le
labbra in un sorriso rilassato. La basilica di Firenze e i suoi cupi
avvenimenti erano lontani; nessuna goccia di sangue scarlatto a
ricordarglieli.
Di rosso c’erano solamente gli ardenti occhi del suo
compagno, che la
osservavano pieni di amore e apprensione.
L’albino
passò un braccio intorno alle spalle della partner
e insieme si ridistesero sul materasso. Soul abbracciava Maka e la
ragazza
aveva la testa poggiata sul suo petto, sentiva il sangue del giovane
che
scorreva e faceva battere il suo cuore.
E proprio al ritmo di quel
battito la bionda si addormentò.
Soul era
lì con lei. E
non sarebbe mai andato via.
Hola
gente
Questa
è la prima storia che scrivo su Soul Eater e spero
vi piaccia.
È
ambientata in un periodo imprecisato dopo la sconfitta del kishin e
come si è capito (spero) Soul e Maka stanno insieme.
Ringrazio
chi vorrà lasciarmi una recensione (credeghe ndTutti) e
anche chi leggerà e basta.
Alla
prossima gente
Adios
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