Non avvicinarti

di Madame_Padfoot93
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Capitolo 2: Di nuovo a casa –
Hogwarts   

 

 

 

«Malfoy! – sussurrò sorpreso Neville, in direzione della compagna – Non credevo che sarebbe tornato. Pensavo che avrebbe continuato a studiare a casa, o nella sua amata Durmstrang…»
«La McGrannitt ha chiesto personalmente che tornasse, per rifrequentare l’ultimo anno come molti di noi. – disse Anthony Goldstein, avvicinatosi a loro – Mi chiedo perché gli abbia lasciato la carica da Prefetto.» concluse, con una smorfia di disgusto.
«Non sta a noi discutere sulle decisioni della nuova Preside, Caposcuola Goldstein.» disse Hermione, con un filo di supponenza nella voce. Tuttavia, dentro di sé, una piccolissima parte urlava Ha ragione! Perché è qui? Perché la McGrannitt gli ha lasciato la carica da Prefetto?, ma mise subito a tacere quella vocina: la guerra era finita e con lei dovevano essere seppelliti tutti i pregiudizi e i rancori.
Quando tutti i Prefetti di tutte le Case arrivarono, cominciò la riunione, in cui si spiegò ai nuovi Prefetti i compiti e si sorteggiarono i vari turni per pattugliare i corridoi; i ragazzi erano tutti molto coinvolti e discutevano animatamente e in piena collaborazione i vari punti esposti dai Capiscuola, eccetto i Serpeverde, i quali invece stavano in silenzio, seduti sul lungo divano verde e mostravano il loro assenso accennando appena con il capo. Persino la loro Caposcuola, Pansy Parkinson, restava insolitamente in silenzio, parlando solo se direttamente interpellata.
Almeno adesso sta zitta. Non ha più nessuno da denunciare. pensò Hermione, con un velo di malignità, ripensando a quando la Serpeverde voleva far consegnare Harry a Voldemort, durante la Battaglia di Hogwarts.
Goldstein, intanto, stava esponendo, con una certa pomposità, le regole sui turni delle ronde notturne.
«L’idea è quella di avere ogni sera un gruppo di quattro persone, una per ogni Casa: un Prefetto per quinto e sesto anno, più due del settimo. Questi gruppi, ovviamente, non saranno mai fissi e cambieranno continuamente. Qualche obiezione? – si interruppe, guardando tutti, ma dato che nessuno parlò riprese – In questo caso si prega di dimenticare… i dissapori… e vi ricordo di non abusare dei vostri privilegi per togliere punti ingiustamente. Per eventuali domande non esitate a chiedere al Caposcuola della vostra Casa. Detto questo la riunione è sciolta. Andate ai vostri scompartimenti. Capiscuola, – disse poi, mentre gli studenti uscivano lentamente dalla carrozza – a noi è stato chiesto di perlustrare il treno prima dell’arrivo».

I quattro Capiscuola camminavano lungo i corridoi dell’Espresso, controllando di tanto in tanto qualche cabina guardando attraverso i vetri: era un compito piuttosto noioso perché, per quanto i più piccoli fossero felici ed eccitati, i più grandi, quelli che avevano visto e vissuto la recente guerra, erano piuttosto tranquilli e restavano sui loro sedili, leggendo o chiacchierando con gli amici.
Camminavano uno dietro l’altro, Anthony a capo, seguito poco distante da Hermione e subito dopo da Hannah Abbott ed infine, un po’ più distanziata, la Parkinson.
«Hermione? – la voce di Hannah la riscosse dai suoi pensieri – Quanti Grifondoro del settimo sono tornati? Beh... a parte Harry e Ron, naturalmente...».
«Beh, io sono l’unica ragazza a tornare ad Hogwarts, almeno tra quelle che saremmo dovute uscire lo scorso anno. Calì ha preso una casa a Londra e ha trovato un impiego presso il Ministero. Sta cominciando ad andare avanti dopo… beh… la morte di Padma. Lavanda invece… – la voce di Hermione si incrinò. In un attimo ritornò ai giorni in cui Ron e Lavanda Brown si frequentavano e di come lei ne fosse gelosa e il ricordo amaro le fece sentire una punta di vergogna, mescolata alla tristezza per la compagna.
«È orribile quello che le è successo…» disse la Tassorosso, ma anche a lei ben presto morì la voce.
«Si…». Al ricordo precedente si unì quello più recente: il corpo di Lavanda che cadeva dalla balconata e Grayback sopra di lei, pronto a divorarla; il proprio urlo uscirle prepotente dalla gola, accompagnato dall’ incantesimo rivolto al Lupo Mannaro; Lavanda, che si muoveva appena. Aveva saputo delle sue condizioni qualche settimana prima: si trovava ancora al San Mungo, dove era stata ricoverata per le gravissime fratture e per un profondo squarcio inflittole da Grayback; nonostante le ferite stessero gradualmente guarendo, lo shock era stato così grande da cambiarla completamente e, da quanto Calì aveva scritto in una lettera indirizzata a Ginny, ora si aggirava per i corridoi come uno spettro, senza toccare cibo e senza spiccicare una sola parola. Era diventata l’ombra della ragazza vanitosa e un po’ sciocca di un tempo.
«E dei ragazzi chi è tornato?» chiese Goldstein, cercando di alleggerire un poco il clima.

«Seamus Finnigan, oltre Neville come avete visto. Anche se lui non ne avrebbe avuto bisogno».
«E perché?» chiese Hannah con voce strozzata e stranamente rossa in viso, dopo aver sentito il nome del compagno.
Hermione spiegò che la Sprite avrebbe voluto lasciargli il posto come insegnante, dato che avrebbe preferito ritirarsi, ma Neville l’ha pregata di restare solo per quest’anno. «E anche Ginny è voluta tornare anche se avrebbe potuto non farlo. – contiuò la Grifondoro – È stata reclutata da una squadra di Quidditch molto nota, così come Harry. Lui ha rifiutato, per diventare Auror; Ginny, invece, ha accettato ma a condizione di finire prima la scuola».
«Davvero? E quale squadra?» chiese con stupore il Corvonero.
«Ehm...oh Merlino, sono una frana con i nomi delle squadre di Quidditch. Qualcosa come le Polly...Holly...»
«Stai scherzando! – squittì l’altro, tra l’entusiasta e lo sconcertato – Le Holyhead Harpies? Ma è la squadra femminile più forte di tutto il Campionato…oltre ad avere giocatrici davvero carine…»
«Contieni l’entusiasmo, Goldstein!» disse l’Abbott, facendo ridere i due amici.
Intanto Pansy li seguiva silenziosa, non emettendo un solo sospiro.
«Beh, Anthony, le squadre di Quidditch scelgono i Capitani migliori!» disse con un sorrisetto Hermione.
«Aspetta un momento. La Weasley è anche Capitano?»
L’espressione del Caposcuola dei Corvonero si fece seria e preoccupata, mentre sul volto di Hermione spuntò un ghigno divertito. «Credo che anche quest’anno sarà davvero difficile per voi, mio caro Corvonero.» disse la ragazza, pungolandolo nell’orgoglio.
«Abbiamo finito la ronda?» disse all’improvviso la Parkinson, con voce bassa e neutra.
Gli altri tre Capiscuola si voltarono a guardarla e si accorsero di essere arrivati sino alla fine del treno.

«Beh, penso che possa bastare, giusto ragazzi?» fece la Grifondoro, rivolta agli altri due, che annuirono.
Si incamminarono nella direzione opposta, ognuno alla volta della propria cabina. La prima a rientrare fu proprio la Serpeverde, che, prima di chiudere la porta dello scompartimento, borbottò un saluto appena udibile. Hermione notò che all’interno vi erano, oltre Malfoy, Zabini, Nott e la Greengrass, anche una ragazza, più piccola di loro e che aveva visto tra le fila dei Serpeverde quando frequentava la scuola.
«È la sorella minore di Daphne Greengrass, Astoria. Smistata a Serpeverde due anni dopo di noi. Come ad ognuno di noi, le è stato chiesto se ripetere l’anno o proseguire con il nuovo e lei è stata una de tanti a volerlo ripetere.» disse Goldstein, tutto d’un fiato. Al solito i Corvonero erano i più informati, non solo nelle materie scolastiche, ma anche sui vari pettegolezzi della scuola. «A quanto pare tra i Serpeverde sono tornati in tanti. Quasi tutti, in effetti... Beh, tranne quel tonto di Goyle».
Arrivato al suo scompartimento Anthony salutò allegramente le ragazze e si chiuse la porta alle spalle. Hermione si rivolse così alla compagna Tassorosso : «Hannah, ti andrebbe di venire nel nostro scompartimento...c’è anche Neville, sai…»
«Neville? – squittì lei, di rimando – Oh, no… no, sai sono con altri miei compagni…»
«Tranquilla, Hannah. Avremo occasione per stare insieme». Si salutarono e si diressero ognuna al proprio posto.

Mentre percorreva la breve distanza che la separava dalla cabina, Hermione rifletté sul suo cambiamento: un tempo non era affatto così. Oh si, premurosa, gentile, altruista senza dubbio, ma davvero poco empatica e poco incline all’affetto: poteva contare sulle punta delle dita le persone a cui aveva aperto davvero il suo cuore e solo Harry e Ron potevano dire di conoscerla pienamente. Ma la guerra, il tempo, la consapevolezza che tutto può svanire in un attimo avevano sciolto un po’ il suo animo. Anche il suo carattere, a tratti fastidioso ed irritante, dovuto alla grande insicurezza che aveva di sé, era un po’ migliorato.
Entrata nello scompartimento, riprese il suo posto accanto a Luna, che leggeva la rivista del padre, Il Cavillo, mentre Ginny e Neville di fronte a lei discutevano animatamente su chi sarebbero stati i nuovi professori, come sarebbero state le lezioni, cosa avrebbe detto il Cappello Parlante, quanti sarebbero stati Smistati a Serpeverde e quanti a Grifondoro (e qui Luna sbuffò lievemente, ma solo Hermione se ne accorse), quali nuove strategie adottare per la squadra di Quidditch… Tutti questi argomenti erano affrontati dai ragazzi nella maniera più disparata possibile e lei non riusciva a seguirli; alla fine si arrese e riportò lo sguardo sul paesaggio che correva veloce di fronte a lei.

«Hermione… Hermione! Su, sveglia!»
La voce dolce di Luna si era insinuata nel suo sogno e lentamente aprì gli occhi, trovandosi davanti la Corvonero sorridente. «Dai, su! – la incitò – Non manca molto. Dovremmo cambiarci.» e con poca grazia prese Neville per un polso, lo fece alzare e lo buttò letteralmente fuori dallo scompartimento, tirando poi le tende. Dopo essersi cambiate, richiamarono il povero ragazzo, che nel frattempo aveva indossato anche lui la divisa.
Guardando dal finestrino, i ragazzi notarono la scura sagoma del castello, punteggiata di piccole luci, farsi sempre più grande, sullo sfondo del cielo notturno.
Il treno perdeva sempre maggiore velocità, finché non si fermò.
«Siamo tornati!» sospirò Ginny, con un sorriso un po’ triste: in fondo, l’ultima volta che erano stati lì, avevano combattuto, avevano perso tanto e avevano visto la distruzione. Eppure il castello era lì, maestoso e imponente come una volta.
Forse anche di più.” pensò Hermione.
Tutti gli studenti più giovani scesero dal treno felici, urlando e ammirando Hogwarts, che silenziosa si ergeva sopra il Lago Nero, ma si ammutolirono presto alla visione della mastodontica figura di Hagrid.
«Hermione! Ginny! Siete tornate! – le salutò, agitando il grosso braccio sopra la testa – Ci vediamo dopo!»
«Ciao, Hagrid!» urlarono le ragazze, cercando di sovrastare i ragazzi di prima, che avevano ricominciato a parlare.
Insieme a Neville e Luna, le due si indirizzarono alle carrozze, trainate dai Thestral: le pacifiche ma inquietanti creature, adesso, erano ben visibili a moltissimi degli studenti, alcuni dei quali le guardavano con un misto di orrore e sbigottimento.
«Dai, saliamo su questa!» disse Ginny, avvicinandosi a una carrozza vuota e salendovi; Neville e Luna la seguirono, mentre Hermione si fermò un attimo, contemplando lo spettacolo del castello contro il cielo scuro un’ultima volta, prima di raggiungere gli altri.

Entrata nella Sala Grande, Hermione spalancò gli occhi: quella che, fino a qualche mese fa, era un cumulo di macerie e polvere, era tornata ad essere la meravigliosa sala dal magico soffitto, da cui si vedeva il cielo puntellato di stelle e le candele sospese in aria. Nulla lasciava pensare che tra quelle mura si era svolta una guerra. Nulla lasciava pensare che proprio lì, dove ora c’erano i quattro lunghi tavoli, sovrastati dagli stendardi delle Case e della stessa scuola, avevano disposto i corpi privi di vita di chi aveva combattuto e perso.
Lupin. Tonks. Fred.
Luna la distrasse da quei pensieri, salutandola per dirigersi al tavolo dei Corvonero; i tre Grifondoro, a loro volta, si sedettero al loro, ritrovando alcuni compagni. Un brusio eccitato aleggiava per l’intera sala e i fantasmi del castello si fermavano ogni tanto a salutare qualche studente; Nick-quasi-senza-testa fece un profondo inchino quando notò la presenza di Hermione e i suoi amici, tessendo le lodi delle loro gesta in battaglia e rimarcando la loro appartenenza alla Casa di Godric Grifondoro. Questo, però, portò molti degli studenti più giovani, sia del loro tavolo che degli altri, a voltarsi nella loro direzione e a indicarli, facendo aumentare il brusio. Mentre Ginny era incurante degli sguardi altrui su di lei, Neville e Hermione ne erano imbarazzati. «Ora capisco cosa prova Harry. Questi sguardi addosso… sono… invadenti.» disse il ragazzo, guardandosi attorno e portandosi la mano tra i capelli. Probabilmente quel gesto doveva risultare molto seducente agli occhi altrui, visto che moltissime ragazzine lanciarono risolini adoranti. In effetti Neville era cambiato non solo caratterialmente, diventando più spigliato e meno timido, ma anche fisicamente, mostrando al mondo di poter essere un bel ragazzo: una maggior sicurezza interiore si riversava sul suo aspetto.
«Neville, stai facendo conquiste!» disse, ridendo, Ginny; questo non fece altro che imbarazzare ancor più il ragazzo, che invece si voltò verso il tavolo dei Tassorosso.
Hermione sorrise, cercando di non farsi vedere né da Neville né da Ginny: aveva capito che il ragazzo stava cercando una Tassorosso in particolare e pensava che il sentimento poteva essere ricambiato.
Il brusio cessò improvvisamente e la Grifondoro si girò verso il tavolo dei professori, osservando la Preside Minerva McGrannit prendere posto su uno scranno, dall’alto schienale, al centro; alla sua sinistra vi era la professoressa Sprite, ma dall’altro lato il posto era vuoto: doveva essere quello riservato al nuovo Vice-Preside. Quando Hermione si girò verso Ginny, quest’ultima la precedette: «So cosa vuoi chiedermi, ma non so chi sia il nuovo Vice-Preside. Avremmo dovuto chiedere informazioni a Goldestein… Quello lì sa tutto dei fatti di tutti.» concluse la rossa, mettendo un gomito sul tavolo e poggiando la testa sulla mano aperta.
Il rumore del portone che si spalancava sulla Sala Grande fece voltare tutti quanti; una giovane strega avvolta da un lungo mantello blu notte cominciò a percorrere il lungo corridoio, seguita da una trentina di ragazzini che si guardavano intorno affascinati e un po’ terrorizzati: molti di loro puntavano il dito verso la volta, spalancando la bocca per la sorpresa, altri guardavano davanti a loro, preoccupati, forse, per come sarebbe avvenuto lo Smistamento. Hermione ricordò, con un sorriso nostalgico, quando anche lei, come loro, temeva per quello che le avrebbe detto il Cappello Parlante e di come non fosse stata propriamente entusiasta di essere finita a Grifondoro, proprio accanto a quelli che sarebbero stati il suo miglior amico e il suo fidanzato: a quel tempo avrebbe preferito sedere tra i Corvonero, ma ora sapeva che Grifondoro era, davvero, la sua Casa.
La strega in blu reggeva con una mano quello che sembrava uno straccio, un poco annerito sulla punta, che posò su un sgabello a quattro gambe: era il Cappello Parlante, miracolosamente ancora intatto, nonostante Voldemort gli avesse dato fuoco, dopo averlo calato in testa a Neville; il ragazzo, vedendolo, si toccò inconsapevolmente il capo, ancora un po’ traumatizzato dall’evento. «Non vedo l’ora di sentire quello che dirà quest’anno!» bisbigliò Ginny all’orecchio di Hermione. Anche quest’ultima, come molti altri in Sala, stava aspettando di sentire la nuova canzone del Cappello: era, ogni anno, una fonte di saggezza. Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto, finché lo strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:*

Un canto nuovo a voi che ascoltate,
orecchie a me, orsù, ora prestate.
L’odio si è cementato nei cuori degli stolti,
l’arroganza ha guidato la bacchetta di molti;
la brama di potere ha spinto al massacro
portando orrore in questo luogo sacro.
Le mura della vecchia Hogwarts han tremato,
il Mondo Magico, crudelmente, si è spaccato,
il Male ha cominciato a dilagare,
e gli uomini buoni spirare.
Strega contro strega, mago contro mago,
da Nero in cremisi si è tinto il nostro Lago;
le stelle han smesso di brillare,
nuove voci a sussurrare.
Non siate sordi, non siate ciechi,
vi possano raggiungere i loro echi:
"Che mai più questo orrore possa tornare
dagli errori del passato possiate imparare."
Eran madri, padri, fratelli e figli:
non ignorate i loro bisbigli.
Il loro messaggio nei cuori conservate,
ogni pregiudizio, adesso, lavate.
Sulla vostra testa adesso mi metterete,
e per stasera nella vostra Casa sarete.
E a voi tutti, che spero mi ascoltiate,
un’ importante lezione prego impariate,
che siate Tassorosso, di certo privi di pigrizia,
o Serpeverde, in cui è accetta la furbizia;
che siate Grifondoro, colmi di coraggio,
o Corvonero, dimora di chi è saggio.
Mai più siate nemici,
vi garantisco: sarete più felici.
Ecco, presto, è giunto il momento:
ora mi accingo allo Smistamento.

Al termine della canzone del Cappello, gli studenti ai tavoli si alzarono e applaudirono fragorosamente: solo i Serpeverde, soprattutto i più grandi, nonostante fossero in piedi, applaudirono con minor vigore. Anche la McGrannit, così come tutti gli altri professori, si unirono all’applauso, finché la preside, con un gesto della mano calmò la Sala.
La strega che aveva guidato il gruppo del primo anno mise una mano nella larga manica del mantello e ne estrasse una pergamena arrotolata; con voce chiara e squillante cominciò a chiamare i ragazzi, per poterli Smistare.
Dopo che anche l’ultimo ragazzo venne attribuito alla sua Casa, la strega in blu prese il Cappello e lo sgabello e uscì di lato; poi tornò in Sala, sedendosi al posto vuoto, accanto alla Preside, che nel frattempo si era alzata e, diretta ai suoi studenti, disse: «Benvenuti e bentornati ad Hogwarts, miei cari. Prima di cominciare a mangiare, vorrei, insieme a voi, ricordare le vittime della guerra. – la voce della McGrannit si incrinò – Molte di loro erano ragazzi, come voi; erano studenti o lo erano stati un tempo; erano maghi e streghe, alcuni dei quali ho visto crescere e a cui ho insegnato; erano uomini e donne che credevano, speravano in un mondo migliore. Un mondo in cui la purezza del sangue non conti più nulla: siamo tutti maghi e streghe, allo stesso modo; ma prima di tutto siamo uomini. Ed è, in onore dei Caduti della Guerra, che questa Sala verrà ricordata. Perché mai più possa accadere una simile tragedia. Prego, rispettiamo adesso un minuto di silenzio».
Tutti in Sala chinarono il capo; da qualche parte si sentiva qualche singhiozzo e molti studenti si abbracciarono. Ginny strinse forte la mano di Hermione, che avvolse subito le braccia intorno all’amica, tirandosela verso sé; anche Neville si avvicinò alle ragazze, mostrando senza alcuna vergogna le lacrime che bagnavano il viso. Mentre accarezzava i capelli rossi di Ginny, Hermione alzò lo sguardo oltre la spalla di quest’ultima: il tavolo dei Serpeverde, come sempre, era di fronte al loro e poteva vedere Draco Malfoy, con una smorfia che sembrava essere di puro fastidio, mano nella mano con quella ragazza che aveva visto nella cabina con lui. Astoria, forse. Gli occhi del Serpeverde si puntarono, per un solo istante, su di lei, ma presto distolse lo sguardo, portandolo sulle sue dita incrociate con quelle della ragazza affianco. Hermione ripensò alle parole del Cappello Parlante e della McGrannit: tutti avevano perso qualcuno, in fondo, persino tra i Serpeverde. A differenza di tutti gli altri, loro, non volevano, né pensavano di poter essere compatiti.Dopo quel minuto di silenzio, la McGrannit chiese a tutti di sedersi. «Bene, ragazzi. Un ultima cosa e poi siete liberi di mangiare. Come ben saprete, ho assunto la carica di Preside di Hogwarts. – si interruppe un momento, lasciando che studenti e professori finissero l’applauso rivoltole – Tuttavia… e mi dispiace per alcuni di voi… non lascerò ancora la mia cattedra di Trasfigurazione: cercherò di conciliare, per quanto mi sia possibile, sia il ruolo di Preside che quello di insegnante. Ovviamente, dovendo essere imparziale, non sarò più la Direttrice della Casa di Grifondoro. Il mio posto sarà preso da Eleanor Crockford, la vostra nuova insegnante in Difesa Contro le Arti Oscure, nonché nuova Vice-Preside di Hogwarts». La strega che aveva svolto lo Smistamento si alzò e sorrise gentilmente alla folla di alunni che applaudiva. Era molto giovane: doveva avere più o meno la stessa età che avrebbe avuto Tonks; i suoi occhi marroni riflettevano la luce delle candele e scuri ricci ribelli le incorniciavano il volto; il naso, dalla punta un po’ all’ingiù, sovrastava la bocca aperta in un grande sorriso. Con un gesto della mano la Preside invitò tutti a mangiare e dolo allora Hermione capì di avere davvero fame; un gran chiacchiericcio ed espressioni di sorpresa le giungevano alle orecchie, mentre aggiungeva altre patate al suo roast beef; Ginny, ripresasi dal ricordo del fratello Fred, le fece notare, con il tatto tipico dei Weasley, che stava prendendo le brutte abitudini di Ron: «Attenta a non abbuffarti! Mi ricordi quell’idiota di mio fratello!» disse, ma Hermione rispose facendo solo spallucce. Dopo la cena, la voce della McGrannit risuonò nuovamente nella Sala: «Bene studenti. Prima di avviarvi ai vostri dormitori, vi ricordo che è severamente vietato addentrarsi nella Foresta Proibita, in qualsiasi momento; saranno puniti duramente duelli non regolamentati e ripercussioni a danno degli altri studenti: siamo in un nuovo periodo di pace, cerchiamo di ricordarlo sempre. E ora, andate. I Capiscuola facciano strada ai ragazzi di primo anno».

Hermione si buttò a peso morto sul letto: non solo il viaggio era stato maledettamente stancante, ma il dover fare da guida a dei ragazzini scalmanati e fuori controllo, più interessati al fatto che lei fosse “Hermione Granger” e non a dove stessero i dormitori, l’aveva praticamente sfinita. La testa le rimbombava dolorosamente contro le pareti del cranio e quasi non sentì la voce di Ginny che la stava chiamando.
«Hermione, dobbiamo scrivere a Harry e Roooaaahhhn… – disse, sbadigliando – Fa..fa..fallo tu». Hermione, che nel frattempo aveva già appellato il pigiama dal baule e una sveglia Babbana, disse che lo avrebbe fatto l’indomani mattina, a colazione, ma non ottenne alcuna risposta, visto che l’amica si era già addormentata.

 

 

 

 

*: Riformulazione di quanto scrive la Rowling nel libro Harry Potter e la pietra filosofale, cap 7 "Il Cappello Parlante".

 

Note d’autrice:
Ma salve a tutti... come va? 
E quindi questo è il secondo capitolo. Non ci si addentra molto nella trama, ma ne avevo bisogno per introdurre un po’ il contesto.
Allora, qualche precisazione: i vari riferimenti alle formazioni dei Prefetti e dei Capiscuola la potete trovare sui vari siti dedicati a HP (infatti esistono 2 Prefetti per ogni anno, dal quinto al settimo, e uno dei due Prefetti del settimo anno per ogni Casa è un Caposcuola), mentre l’attribuzione dei vari titoli ai personaggi è inventata (o almeno non so se la Rowling ha disposto così).Il personaggio di Eleanor Crockford è, invece, di mia invenzione e la vedremo presto nei prossimi capitoli. Come vi sembra per ora?
Allo stesso modo la canzone del Cappello è stata pensata da me… è stata la parte più complicata, ma mi son divertita a crearla. Ovviamente non sarà mai bella come quelle della Rowling... 

Un piccolo avviso: pubblico ora perchè sicuramente non pubblicherò nelle prossime due settimane (ho gli esami)... Dopo i capitoli saranno pubblicati ogni due settimane (sabato o domenica, vedremo).

Bene… io vi lascio prima che mi linciate.

Un bacione a tutti

 

Madame_Padfoot

 

 

 

 

 

 

 

 





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