L'altra riva
Ed
eccomi qui con un’altra storia, o meglio una breve raccolta
di
spaccati quotidiani. Non ci sono particolari riferimenti geografici e
se ci sono,
sono sbagliati. Volevo scrivere di loro due in un contesto piacevole e
leggero, spero vi possa piacere! Grazie di cuore a chi
leggerà ❤
L’altra
riva
Le acque
del lago Izuya sono
rinomate per la loro ricchezza faunistica e colorazione blu, intensa e
pura. Sulla sponda a ovest, incastonato tra i monti Futogai, Kyokai e
Setegai si affaccia il pittoresco Villaggio dei Pescatori, un luogo in
cui la natura si fonde con l’operato del uomo secondo antiche
promesse, dando vita a una sinergia d’intenti talvolta solo
all’apparenza contrastanti. Gli abitanti, poco più
di un
centinaio, svolgono un’esistenza semplice e onesta, seguendo
i
lenti ed estenuanti ritmi dell’acquacoltura, dai cicli di
riproduzione dei pesci fino alla cattura nelle reti.
Su modeste terrazze
scavate nella
montagna, crescono rigogliose le piante di tè. Da lontano il
verde sfavillante delle foglie riverbera sotto il sole, accostandosi
come in un dipinto al blu del lago disseminato da piccole e lucenti
imbarcazioni.
Con le gambe nude
allungate
sull’erba fresca, si riposano due ragazzi sui quindici anni.
I
colori del cielo del tardo imbrunire si riflettono sull’acqua
placida dell'Izuya. Le prime lucciole fluttuano frementi, emettendo
tenui
bagliori, era da alcuni anni che non se ne vedevano così
tante.
“Cosa c’è di là?”
Lo sguardo può spaziare fino alla striscia di terra oltre il
lago, dove le miriadi di luci della capitale si stagliano sulla cornice
scura di montagne lontane.
Sasuke si sdraia e
cala sugli occhi la visiera del cappello.
“Oi,
dormi?” Insiste Naruto.
“Al di
là di che?” Sbotta.
“Del lago,
sull’altra riva.”
“Tokyo”
“Ehi,
l’hai detto come
se sembrassi stupido!” Sbraita, scaldandosi per un nonnulla.
Tra
loro è sempre stata guerra aperta, anche senza volerlo.
“Non lo sembri,” Mormora allungando un sorriso
sghembo sulle labbra. “lo sei.”
“Cos… Ripetilo sei hai le palle!”
“Se avessi
pensato che fossi stupido ti avrei detto: che diavolo vuoi che ci sia?
Tokyo!”
Sasuke si solleva sui gomiti di scatto ritrovandosi a scambiare con
Naruto un lungo sguardo in cagnesco.
Alla fine Uzumaki sbuffa rumorosamente e, roteando gli occhi, lascia
intendere di voler passare oltre. Almeno per questa volta
s’intende.
“Cazzo di
permaloso.” Dice a denti stretti Uchiha, incapace di
trattenersi.
Naruto sobbalza,
aggrottando la fronte. “Che hai detto?”
L’amico
s’accomoda nuovamente sdraiato. “Che fai
domani?” Replica invece.
Naruto lo fissa,
interdetto, stringendo ciuffi d’erba fra le mani. “Non so, devo
ancora
decidere, te?” Risponde dopo alcuni istanti e Sasuke non
capisce
se stesse davvero riflettendo su qualcosa in particolare o si fosse
semplicemente perso in sciocche fantasie.
“Vado col
vecchio a pescare, vuoi venire?”
Assottiglia gli occhi,
deluso. “I pesci gatto ancora?”
“Già-“
“Detesto
mettere i pesci gatto nelle ceste!” Confessa a voce alta.
“Se sapessi
pescare non saresti sfruttato per compiti ingrati.”
“Sono bravo
in molte altre cose, però.” Dice con spavalderia,
incrociando le braccia al petto.
“Quali?”
Chiede d’impulso, senza la volontà di offenderlo.
Naruto si alza in piedi come una molla, indicando col braccio
l’albicocco di cui si scorge la punta della chioma al di
sotto
del dolce declivio.
“Ti sfido a
chi arriva primo fino a quell’albero! Stai certo che ti
batto.” Afferma con un ghigno obliquo.
“Non scherzare.” Mormora Sasuke, alzandosi a sua
volta.
“Mai stato
più serio.”
“Poi non
piangere.” Continua, pulendosi la maglia dalle sterpaglie.
Naruto ridacchia, poi
punta lo
sguardo dritto davanti a sé. “Uno! Due!
Via!” Vocia,
cogliendo l’amico impreparato.
Sasuke scatta in
ritardo e si leva
il cappello bianco prima che gli voli via, insultando Uzumaki a mezza
voce. Il
vento gli gonfia la maglia,
rivelando a tratti la schiena, e gli spazza i capelli corvini
all’indietro. Corre a perdifiato sul terreno sconnesso in
discesa
con l’impressione che le ginocchia possano cedergli per lo
sforzo,
ma il suo corpo così allenato non ha alcuna intenzione di
abbandonarlo.
Il fiato si fa corto e
decide di
allungare ulteriormente la falcata, anche a rischio di capitolare a
terra. Con la coda dell’occhio può scorgere Naruto
cedergli il passo, lasciandosi superare a poco più di
duecento metri dall’arrivo.
“Non ne ha più, quello scemo.”
Riflette divertito.
Il grande albero dal tronco nocchiuto e i rami svettanti,
è di fronte a lui. Già può pregustarsi
il piacere,
un po’ asprigno, di una facile vittoria, quando a un tratto
si
sente braccato. Due forti braccia gli cingono saldamente la vita,
sbilanciandolo in avanti e con un urlo rabbioso si ritrova a ruzzolare
a terra insieme al suo assalitore.
“Idiota!”
Gli abbaia in faccia, divincolandosi. “Che diavolo ti
è saltato in mente?”
Non solo è
dolorante per la caduta, ma ha pure tutto il peso di Uzumaki addosso e
un ginocchio puntato al basso ventre.
“Se avessi
vinto non sarei più riuscito a sopportarti.”
“E quindi
cerchi di farci ammazzare?”
“Non fare il
drammatico, non ti sei fatto niente!”
Sasuke lo spinge via,
colpendolo al
petto con l’avambraccio, e ribalta le posizioni. “E
comunque hai perso lo stesso.” Soffia.
“Ah
sì, ho
perso?” Ribatte nel tentativo di deriderlo. “Chi lo
dice,
il campione di pesci in faccia?” Conclude, mentre viene
strattonato per la canotta. Sasuke inarca un sopracciglio, annoiato
oltre misura dal comportamento dell’amico, e gli tappa la
bocca
con una mano, con forza.
Naruto non si perde
d’animo e caccia fuori la lingua, bagnando di saliva il palmo
di Sasuke.
“Falla
finita!” Sbraita
duramente, perdendo la calma. Lo spintona, buttandolo a terra, ma
Naruto continua a prenderlo per i fondelli anche quando si ritrova una
mano umida di saliva a pigiargli mezza faccia nell’erba.
“Ehi, guarda.” Biascica all'improvviso, tirandogli
la
maglia mentre con l’altro braccio cerca di indicare
l’orizzonte.
“Cosa dovrei
guardare, idiota.” Gli fa, cattivo, vicino
all’orecchio.
Naruto se lo leva di
dosso, senza troppo impegno, del resto anche Sasuke si è
stancato di azzuffarsi nel prato.
“Il
panorama. Pazzesco!”
Uchiha osserva Naruto,
scettico. “Bello, ma il solito.” Replica poi,
dedicando un’occhiata sfuggente al lago.
Le luci della città sono
intense e brillanti quasi da sembrare vive, alcune sono bianche, altre
di un blu o magenta più violento, probabilmente appartenenti
a
qualche hotel o insegna commerciale. Come una spinta irrefrenabile
seguita da un balzo nel vuoto, la città pare richiamarlo.
Proprio in virtù di quella distanza e mistero, il desiderio
di
raggiungere quei luoghi si moltiplica. Negli occhi chiari di Naruto
splende un fulmine di eccitazione.
Sasuke si porta una
spiga selvatica bruciata dal sole alle labbra, sovrappensiero.
“È
pieno di luci laggiù.” Dice, carico di
aspettative. “E loro cosa pensi possano vedere da questa
parte?”
“La sagoma
del monte” Ribatte Uchiha, fissandolo.
“Come se avessi detto niente. Non è
triste?”
Per un attimo Sasuke ci casca, credendo davvero che quella semplice
constatazione possa dargli un dispiacere.
Sospira, calzando il
cappello, e si accomoda a gambe incrociate. “Non lo
è.”
Naruto grugnisce
qualcosa,
infastidito per essere stato ancora una volta contraddetto e non
capito, mentre Sasuke osserva l'Izuya, i bagliori tremanti che si
riflettono sulla
sua superficie. Sopra le loro teste, il cielo è
un’arcata di
stelle.
“Ti racconto una cosa,” Inizia, con tono pacato,
catturando
subito l’interesse di Naruto. “alcuni anni fa,
quando la
cara nonna si ammalò di polmonite, dovetti accompagnarla a
Tokyo
assieme a mio fratello, aveva appuntamento da un noto pneumologo per un
controllo. Lei sembrava star bene comunque.
Shisui, nostro cugino che vive lì, si offrì di
accompagnarmi per un giro della capitale, mentre Itachi rimaneva alla
clinica. Prendemmo l’autobus e Shisui guardando fuori dal
finestrino vide un falco appollaiato su una grossa insegna
pubblicitaria, allora mi confessò che avrebbe preferito
essere
come uno di quegli uccelli e non avere niente a cui pensare in
particolare.”
Sasuke fa una pausa, stropiccia la spiga tra le dita e la tira
lontano.
“Un’idea del genere non mi ha mai sfiorato. Non
potrei mai
rinunciare a essere una persona e non godere più della
bellezza
di un falco che si alza in cielo, dei gabbiani che planano sul filo
dell’acqua o di qualunque altra creazione della natura.
Perdere
la consapevolezza, che solo un umano può avere, di
ciò
che ci circonda, sarebbe terribile. Proprio per questo, anche se forse
non te ne rendi conto, essere nati in questo luogo è come
essere
privilegiati.” Conclude.
Naruto assottiglia le palpebre e si massaggia il collo. In
realtà non ha mai creduto di essere un privilegiato, ma
tende
per natura a non riflettere eccessivamente su certe questioni
perché rischierebbero di complicarsi.
Qui però si
sta bene, non
può dargli torto. Stare accanto al suo migliore amico, poter
parlare di qualsiasi cosa, la schiena bagnata di sudore e il venticello
in viso, forse tutto questo è da privilegiati.
“Non ricordo affatto di questa tua visita a Tokyo con la
nonna, come mai?" Replica
con simulata leggerezza. “E poi onestamente non ho ben capito
che vuoi dirmi.”
Sasuke scrolla le spalle e, lui che pare sempre un passo avanti
rispetto a tutti, si alza con fare risoluto.
Piantandogli gli occhi in faccia, risponde alla domanda che
quell'ottuso di Naruto non
è ancora riuscito a formulare.
“Io non ho
nessuna intenzione di lasciare questo posto.”
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