No tears
For the life that you’ve led
You’ve had angels in
your head
Did you hear them singing in the end?
All the things that you’ve
seen
All the things that could have been
Well I’ve been everything I
want to be.
So no tears, no tears for me.
(“No tears” – James Blunt)
Era
stata organizzata una grande festa al palazzo dei Mikaelson, una festa come in
quegli ultimi due anni non si era più vista. Ricordava, semmai, i party che
Elijah aveva dato quando aveva pensato che fosse opportuno suggellare la pace
tra vampiri, streghe e lupi mannari di New Orleans con un trattato e una festa…
anche se le cose, poi, non erano andate come lui avrebbe desiderato.
Eppure
adesso Elijah sentiva che c’era bisogno di un altro di quei party, di una
serata in cui unire tutti coloro che vivevano nel Quartiere Francese di New
Orleans per assicurarsi che fossero tutti solidali contro la minaccia
rappresentata dall’Ombra. E, sì, perché negarlo? Il vampiro Originale aveva
pensato ad una festa anche per distrarre Tristan, sapendo quanto lui amasse i
party e le serate in cui poteva mettere in mostra la sua eleganza e classe da
giovane gentiluomo. La minaccia sembrava incombere principalmente su di lui,
che era stato incaricato di sventarla dagli Antenati, perciò Elijah voleva regalargli
una serata di svago perché, se poi gli fosse accaduto qualcosa, non se lo
sarebbe mai perdonato.
Quella
sera, dunque, il patio del palazzo dei Mikaelson e tutta l’abitazione
risplendevano di luci e risuonavano musica e risate. Gente elegante o anche
semplicemente eccentrica e vistosa parlava con gli amici, beveva champagne e si
serviva ai tavoli dei rinfreschi. Vista dall’esterno, sarebbe sembrata una
festa normalissima, se non fosse stato che tutte quelle persone erano in realtà
streghe, vampiri e lupi mannari…
Al
party erano intervenuti anche Kol e Davina e i Mikaelson speravano che questo
fosse il primo passo per riconciliarsi anche con loro e riaccogliere il
fratello minore nella famiglia; al momento i due apparivano sereni e sorridenti
e ballavano in mezzo ad altre coppie.
Presso
uno dei tavoli, invece, si trovavano Klaus, Elijah, Rebekah, Hayley e Freya.
Rebekah e Klaus apparivano piuttosto preoccupati.
“Marcel
non è venuto alla nostra festa e questo non è affatto un buon segno” disse
Klaus, accigliato.
“Dicono
che adesso stia assieme a quella vampira mercenaria, Sofya”
replicò Rebekah, a metà tra il deluso e il preoccupato. “Lavorava per Lucien e
non vorrei che fosse lei a soffiargli veleno nelle orecchie per metterlo ancora
di più contro di noi. Forse dovrei andare a parlare con lui.”
“No,
tu sei troppo coinvolta” le disse Hayley, “e Marcel ha già dimostrato di non
voler parlare con Klaus. Andrò io da lui domani, siamo amici e non ha motivo di
avercela con me per ciò che stava per accadere a Davina. Penso che potrebbe
ascoltarmi.”
Elijah
si incupì.
“Assolutamente
no, Hayley, te lo proibisco, è troppo pericoloso” dichiarò, mettendole un
braccio attorno alle spalle con un fare protettivo che temperava il tono brusco
delle sue parole. “Ci andrò io domani sera e lo costringerò ad ascoltarmi, che
lo voglia o no.”
Solo
in quel momento il gruppetto si accorse che era arrivato anche Vincent e che,
con ogni probabilità, si era avvicinato tanto silenziosamente da poter udire
indisturbato l’ultima parte della conversazione. Guardò con aria pensosa Hayley
e Elijah e poi parlò.
“Avete
ragione, non è un bene che Marcel non sia qui. Credo che dovrai veramente
andare a parlare con lui domani sera, Elijah” disse. “Ma dov’è Tristan? Devo
parlargli urgentemente, perché non è qui con voi?”
“In
realtà non lo so” replicò pensieroso Elijah. “Credevo che sarebbe stato
entusiasta all’idea di un party e invece ha detto che sarebbe sceso più tardi.
Lo troverai nella sua stanza.”
Vincent
annuì, come se capisse meglio di chiunque altro la reazione di Tristan.
“I
tuoi amici Antenati ti hanno parlato di nuovo?” intervenne Hayley, con una
punta di asprezza. “Io mi fido di te, Vincent, ma ammetto di non capire perché
mai gli Antenati dovrebbero richiedere l’aiuto di un mostro sociopatico come
quello. Sei certo che non abbiano secondi fini e non vogliano usarlo per
distruggerci invece che per salvarci, come hanno già tentato di fare con
Lucien?”
“Quella
fazione degli Antenati era ostile ai Mikaelson ed era la stessa che voleva
uccidere Davina, ma questi sono coloro che hanno il potere adesso e posso
assicurarti che non hanno secondi fini, tutto ciò che desiderano è la pace e la
scomparsa dell’Ombra” ribatté lo stregone, mostrandosi vagamente stizzito per
la vena polemica di Hayley.
“Ma
non ti hanno spiegato perché hanno scelto proprio Tristan?” insisté la ragazza.
“In fondo anche Lucien ti ha usato contro la tua volontà, non potrebbe essere
la stessa cosa?”
“Potrei
risponderti che non sono tenuto a dare spiegazioni a te e che i tuoi pregiudizi contro Tristan ti impediscono di avere
una visione più aperta su un pericolo molto maggiore” rispose Vincent, adesso
evidentemente spazientito, “ma, per chiarire la cosa a tutti voi, ci tengo a
sottolineare che io ero ben consapevole del fatto che Lucien e gli Antenati che
lo aiutavano mi stessero usando, ma ero costretto
a fare ciò che mi ordinavano. In questo caso nessuno mi sta costringendo: gli
Antenati mi hanno parlato e mostrato delle visioni e io ho compreso quale fosse
la cosa giusta da fare.”
Detto
questo, lo stregone li piantò tutti in asso per recarsi in camera di Tristan.
“Forse
sarebbe meglio ballare e distrarci per un po’, che ne dite? In fondo questa è
una festa, perché non approfittarne?” propose Rebekah, in tono frivolo. Anche
lei sentiva il bisogno di distogliere il pensiero dal possibile tradimento di
Marcel. Gli altri accettarono il suo suggerimento e, mentre la giovane
Mikaelson trascinava un riluttante Klaus a ballare con lei, Elijah danzò con
Hayley sperando di toglierle quell’espressione imbronciata dal volto e Freya si
diresse in mezzo alla folla cercando un compagno che la facesse ballare.
Vincent
salì la scalinata che portava al ballatoio e scoprì che Tristan non era nella
sua stanza, bensì affacciato ad uno dei balconi che davano sul patio. Aveva
scelto un posto in penombra, da cui poteva vedere senza essere visto, e adesso
fissava con uno sguardo pieno di tristezza e malinconia la coppia formata da
Elijah e Hayley che ballava in mezzo agli altri, apparentemente in piena
armonia. Era talmente assorto nei suoi pensieri da non accorgersi di Vincent
finché non gli fu vicinissimo. Solo allora lo vide e trasalì, sapendo bene
perché era venuto.
“Sei
qui” disse semplicemente. “Questo significa che…?”
“Gli
Antenati mi hanno parlato di nuovo questa sera. Dovrà essere domani” replicò
Vincent, altrettanto diretto. “Elijah si recherà a casa di Marcel per parlargli
e Sofya lo attaccherà.”
“Capisco”
mormorò Tristan, tornando a guardare il suo Signore che, in quel momento, sembrava
sereno assieme a Hayley. “Domani sera, in un modo o nell’altro, finirà tutto.”
E, quando io non
ci sarò più, Elijah non sentirà certo la mia mancanza…
“Domani
gli Antenati faranno un incantesimo su di me, io verrò qui e ti ucciderò per
farti rinascere come Bestia” spiegò lo stregone, riepilogando ancora una volta
il piano che era stato approntato. “Gli incantesimi degli Antenati faranno in
modo di renderci impossibili da localizzare, così che potremo raggiungere la
casa di Marcel e aspettare l’arrivo di Elijah senza che né Sofya
né l’Ombra si accorgano della nostra presenza. A quel punto toccherà a te,
dovrai agire con tempestività per salvare Elijah, sai già quello che dovrai
fare.”
Tristan
annuì.
“E
che cosa accadrà quando avrò ucciso Sofya?”
“L’Ombra
agisce per mezzo di lei. Quando sarà morta, dovrà uscire allo scoperto e
attaccarci direttamente” rispose Vincent. “In quel momento gli Antenati
potranno intervenire e trasportarci tutti sul piano ancestrale, per poter agire
contro di lei.”
“Dunque
servirò anche da esca” commentò Tristan con un sorrisetto storto. “Poco male,
l’ho già fatto una volta, tanto tempo fa… evidentemente, fare da esca era il
mio destino.”
Mille
anni prima era stato Elijah a trasformarlo e soggiogarlo per attirare la furia del
padre Mikael contro di lui e salvare se stesso e la sua famiglia… c’era
qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che, ancora una volta, lui dovesse
fungere da esca per salvare Elijah. Soltanto che, questa volta, Tristan lo
faceva in piena consapevolezza, scegliendo di sacrificarsi per salvare il suo
Sire che di tutto ciò era completamente ignaro.
“Quando
gli Antenati avranno ridotto all’impotenza l’Ombra, mi caricheranno del loro
potere affinché io possa distruggere ogni effetto del siero su di te. Non
rimarrai la Bestia a lungo e, a quel punto, il malefico siero creato da Lucien
sarà completamente eliminato, non ne resterà alcuna traccia né in te né in tua
sorella” concluse Vincent, in tono incoraggiante.
Tristan
annuì di nuovo. Sapeva, senza bisogno che Vincent glielo dicesse, che
esistevano delle probabilità che l’Ombra lo attaccasse prima dell’intervento
degli Antenati e che sarebbe quindi potuto morire… ma non si preoccupava di
questo.
“Una
sola cosa, Vincent” disse, fissandolo con quegli immensi occhi chiari che
dicevano tante cose. “Se dovessi… beh, se l’Ombra mi uccidesse, ti occuperai tu
di Aurora? Non voglio che finisca in mano dei Mikaelson, la ucciderebbero o
peggio. Puoi giurarmi che ti prenderai cura di lei?”
Vincent
colse una sincera angoscia nel tono di Tristan. Era assurdo, quel ragazzo era
considerato da tutti un sociopatico, un genio del male, un mostro… ma in quel
momento, di fronte alla prospettiva della propria morte, l’unica cosa a cui
pensava era la salvezza della sorella. Forse, si chiese lo stregone, tutti si
erano davvero così sbagliati nel giudicarlo e soltanto gli Antenati avevano
compreso la sua vera natura?
“Te
lo giuro, Tristan De Martel” promise solennemente Vincent. “Se ti accadrà
qualcosa, mi prenderò io stesso cura di Aurora, farò tutto ciò che posso per
lei… ma vedrai che non ce ne sarà bisogno, sono certo che andrà tutto bene.”
Tristan
non rispose, ma allungò la mano verso Vincent, che gliela strinse con decisione
come a suggellare quel patto.
“Penso
che mi tratterrò per un po’ alla festa” disse poi lo stregone, per cambiare
argomento. “Scendi anche tu con me?”
Il
giovane Conte abbozzò un mezzo sorriso.
“Magari
più tardi” rispose, riprendendo il proprio punto di osservazione. Vincent gli
fece un rapido cenno di saluto e scese la scalinata, ritornando nel patio
affollato e festoso.
Tristan
cercò con lo sguardo di individuare nuovamente Elijah e Hayley in mezzo alle
altre coppie che ballavano, ma non ci riuscì. Un paio di minuti dopo comprese
perché: Elijah non era più nel patio con gli altri. Il Conte sentì la sua voce
vicinissima a lui, che lo apostrofava in un tono a metà tra l’ironico e
l’affettuoso, e il cuore cominciò a battergli furiosamente nel petto.
“Credevo
che il Lord della Strix non perdesse
l’occasione di partecipare a un party. Cosa ci fai qui? Per parafrasare una
battuta abusata di un film: Nessuno può
mettere il Lord della Strix in un angolo” gli disse Elijah con un
sorrisetto.
“Lasciati
dire che i tuoi gusti cinematografici sono molto discutibili” replicò Tristan,
nascondendo il turbamento dietro i soliti modi altezzosi. “E comunque nessuno può mettermi in un angolo, a
meno che non sia io a deciderlo, come in questo caso.”
“Ma
la festa è mia e, se io voglio che partecipi, tu parteciperai” insisté Elijah, circondando
con un braccio le spalle di Tristan e sospingendolo verso la scalinata. Poteva
sembrare l’ennesima dimostrazione di dominio da parte sua, ma non era così: il
suo tono era cordiale e conduceva il giovane Conte con una fermezza gentile.
I
due iniziarono a scendere le scale, ma a metà del percorso Elijah si fermò e si
rivolse a tutti gli invitati. La sua voce risuonò solenne al di sopra della
musica e fece tacere in un secondo tutte le chiacchiere dei presenti, che si
volsero verso di lui attendendo ciò che aveva da dire.
“Signore
e signori” esordì, “spero che vi stiate godendo il party. Vorrei chiedervi un
attimo di attenzione prima di riprendere i festeggiamenti.”
Anche
la musica tacque per dare maggior risalto alle parole del vampiro Originale.
“Questa
sera ho voluto che ci incontrassimo non soltanto per divertirci, ma anche e
soprattutto per sentirci uniti, tutti dalla stessa parte, contro una minaccia
che incombe non soltanto sui Mikaelson, non soltanto sui vampiri, ma su tutti
gli abitanti di New Orleans. Dobbiamo superare le nostre rivalità, rancori,
vendette personali per non farci distruggere da un’Ombra che non fa preferenze,
tutto inghiotte e tutto annienta.”
Gli
invitati si guardarono, preoccupati. Alcuni avevano sentito parlare della minaccia
in modo vago, altri sapevano qualcosa di più sull’Ombra, ma per tutti era un
pericolo indistinto e, perciò, ancora più spaventoso.
“Se
saremo uniti, sconfiggeremo anche questa minaccia. Ma questa sera voglio che
conosciate colui che è stato prescelto dal Reggente delle streghe Vincent
Griffith, su precisa richiesta degli Antenati, per combattere l’Ombra. Alcuni
lo conoscono già, per altri è soltanto un malvagio, un demonio da condannare,
ma io vi dico, stasera, che è destinato a salvare tutti noi. Voglio che
accogliate nel miglior modo possibile il Conte Tristan De Martel, il Lord della
Strix, colui che distruggerà l’Ombra!” concluse Elijah. Era consapevole che le
sue parole potevano sembrare fin troppo trionfanti e ridondanti, ma era un
peccato veniale: ciò che contava era che tutti si sentissero fiduciosi, che
crescesse il bisogno di unione e solidarietà e che… e che Tristan, almeno per
una sera, rivivesse la soddisfazione di essere ammirato e acclamato come ai
tempi della Strix, che riavesse ciò che lui gli aveva tolto condannandolo senza
appello.
Gli
invitati reagirono in modi diversi: alcuni rimasero scettici, pochi altri, come
Hayley, sbuffarono innervositi e distolsero lo sguardo, ma la maggioranza parve
sollevata all’idea di avere qualcuno che avrebbe combattuto il pericolo,
qualcuno che, forse, avrebbe perfino sacrificato la sua vita pur di eliminare
questa minacciosa Ombra. Coloro della Strix che erano rimasti in vita
applaudirono entusiasti e si avvicinarono alla scalinata per formare una sorta
di guardia d’onore al loro Lord, riapparso in maniera così inaspettata.
Tristan
si sarebbe aspettato tutto tranne che una simile presentazione da parte di
Elijah. Gli lanciò un rapido sguardo e, ricevuto un sorriso di incoraggiamento,
comprese che quello era il suo momento, un regalo tutto per lui, un dono per ringraziarlo
di ciò che stava per fare e anche una muta richiesta di… perdono, forse? Elijah
non si sarebbe mai scusato con lui per tutto il male che gli aveva fatto, ma
questa pubblica acclamazione poteva essere il suo modo per ripagarlo.
Scese
le scale lentamente, godendosi ogni secondo di quel trionfo e sapendo benissimo
quanto fosse effimero. Tempo ventiquattro ore e lo stesso Elijah lo avrebbe
guardato disgustato, di nuovo convinto che lui fosse il mostro, la Bestia e il
Male Assoluto… ma non voleva pensarci, avrebbe affrontato quel dolore quando si
fosse presentato. Quello era il momento della gloria e del riconoscimento. Si
diresse verso i confratelli e le consorelle della Strix che lo aspettavano
trepidanti e che lo accolsero di nuovo tra loro con gioia, dimostrando di non
aver mai creduto alla sua caduta e di aver sempre pensato che sarebbe tornato
proprio così, da trionfatore, da vincitore.
Quello
era il momento di festeggiare.
Più
tardi, in camera da letto, Elijah lo strinse e lo prese con disperata avidità,
possedendolo ripetutamente per ore, baciandolo senza mai saziarsi di lui,
tenendolo stretto come se volesse fermare il tempo e non arrivare mai al giorno
in cui Tristan avrebbe dovuto affrontare l’Ombra. Non aveva bisogno di dirgli
niente, tutto quello che c’era da dire era stato detto con gli sguardi sulla
scalinata e nelle parole rivolte a tutti gli invitati; in quel momento Elijah
aveva soltanto necessità di avere Tristan in tutti i modi in cui poteva averlo,
annullando ogni confine tra i loro corpi per diventare una carne sola. E
Tristan volle godersi quella che riteneva essere la sua ultima notte con Elijah
in ogni istante, in ogni minimo gesto, movimento e bacio, dissolvendosi
nell’estasi del suo abbraccio e risorgendo mille volte, per morire e rinascere
in eterno con il suo Sire.
Il
giorno successivo era ancora lontano e l’eternità iniziava e finiva quella
stessa notte tra le braccia di Elijah.
FINE