Capitolo 85: La drastica decisione
Rufy e Akainu
erano di nuovo uno davanti all’altro, il primo più mal ridotto rispetto al
secondo, ma minimamente intenzionato a mollare. Anzi sperava che venendo messo
alle strette, come la maggior parte delle volte succedeva, riuscisse a tirare
fuori il meglio di sé e a sconfiggere il suo avversario.
Lo scontro riprese, Rufy
fece sfoggio dei suoi colpi migliori, cercando di non pensare alla ferita sulla spalla che
bruciava come l’inferno. Akainu si difendeva bene, ma
il capitano aveva notato che pensava più a parare i suoi attacchi, piuttosto
che attaccare lui stesso.
Non sapeva dire se era un modo per sfiancarlo prima di
attaccarlo, ma dovette ricredersi quando pulendosi il sangue dalla bocca
sorrise.
Rufy si fermò a guardarlo
confuso. Non capiva perché sorridesse, in quanto era ancora pieno di energia e
in grado di contrastare qualsiasi sua mossa.
La vittoria per il grandammiraglio
era ancora lontana, così come la sua, quindi il suo sogghigno non aveva senso
ai suoi occhi.
“Gomu gomu
no jet pistol!” urlò Rufy
sapendo che Akainu ormai conosceva tutti i suoi
attacchi, per questo era piuttosto certo che la sua idea avrebbe funzionato.
Indurì la sua fronte con l’haki
dell’armatura e mentre il marine era focalizzato sulle sue mani, pronto a
difendersi contro la tecnica urlata, Rufy lo sorprese
colpendo con la sua testa, la fronte dell’avversario, mettendo in atto in
realtà il gomu gomu no
campana.
Per un attimo gli occhi di Akainu
si voltarono all’indietro, cosa che fece comprendere che a Rufy
che la tecnica era andata a segno.
Fosse stato un nemico più debole, ma comunque temibile
rispetto ad Akainu, Rufy
avrebbe di sicuro vinto lo scontro, ma non si sorprese quando vide l’uomo
riprendersi.
Akainu era arrabbiato, ma quel sorriso ritornò a farsi vedere sul suo volto.
Questo spiazzò nuovamente Rufy.
“Rufy!” urlò Nami allarmata, indicando al ragazzo di guardare in cielo.
Il capitano alzò la testa e si congelo a quanto vide.
Una moltitudine di pietre incandescenti, stavano cadendo sulle loro teste.
“Nami, allontanati da qua!”
urlò Rufy, ma Akainu
ridendo disse “Si, corri pure…ovunque tu vada non potrai nasconderti e
allargando le braccia sparse le pietre in varie parti dell’isola.
“Sembrano lapilli di una eruzione vulcanica
esplosiva!” disse Nami spalancando gli occhi, quando
comprese che genere di tecnica stava attuando il nemico.
Anche Rufy, nonostante non
comprese da cosa avesse preso spunto Akainu per
creare una mossa del genere, capì che quella tecnica era una mossa del suo
avversario per metterlo alle strette.
Era una tecnica molto pericolosa, che aveva
l’intenzione di distrarlo e quindi renderlo nuovamente facile da cogliere di
sorpresa.
Infatti questi lapilli incandescenti andarono a
colpire qualunque cosa. Gli alberi incendiandoli, la terra creando crateri di
non poco conto, gli altri pirati ferendone qualcuno, avrebbero colpito anche le
navi se qualcuno dei suoi compagni e i pirati di Shanks,
meno impegnati con i combattimenti contro i marine, non avessero difeso le loro
imbarcazione, ma quello che preoccupò maggiormente Rufy,
fu vedere il fumo proveniente da dietro la foresta innalzarsi.
“Il villaggio” disse in un sussurrò terrorizzato.
Akainu non aveva avuto scrupoli. Con quella tecnica aveva preso di mira anche un
paese pieno di civili, tra cui donne, vecchi e bambini.
“Nami, vai a dare una mano
agli abitanti del villaggio!” ordinò Rufy, sapendo
che la ragazza con il suo potere poteva tornare utile a spegnere il fuoco.
La ragazza a malincuore obbedì e Rufy
guardando con odio Akainu gli chiese il perché di
quel gesto. La lotta era fra loro due e nessun altro doveva essere coinvolto.
“Ancora non hai capito niente? Il mio obbiettivo è
quello di catturarti ed eliminarti e non mi importa se nel raggiungere il mio
obbiettivo farò fuori innocenti, possono morire tutti, ma se proprio vuoi che
fermi l’attaccò, hai solo da consegnarti a me!” disse l’uomo divertito.
Rufy non credeva che
potessero esistere esseri spregevoli fino a quel punto al mondo e non pensava
di poter provare tanto odio verso una persona, anche se questo gli aveva
portato via una persona a cui voleva bene.
Sulla spiaggia molti pirati e marine avevano smesso di
combattersi a vicenda a causa della stanchezza. Vi erano molti feriti e Chopper
correva a destra e a manca aiutando chi possibile, non facendo distinzione tra
amico e nemico. Lui era un medico e un medico non doveva fare distinzione di
morale davanti a un paziente ferito.
Solo le lotte con i pirati e marine più temibili
sembravano andare avanti e tra questi vi erano gli scontri tra Kizaru e Sanji e Fujitora e Zoro.
Ma anche i loro scontri si fermarono quando notarono
la tecnica di Akainu e il fumo proveniente dal
villaggio.
Sia Sanji che Zoro erano
senza parole e il secondo guardando con rabbia il suo avversario disse “Non è
possibile che voi vi definiate dalla parte del bene. Chi si reputa buono non avrebbe mai
sottoposto persone innocenti a vivere una cosa del genere!”
Fujitora abbassò il capo, d’accordo con le parole dello spadaccino e senza pensarci
un secondo rinfoderò la spada.
“Ma che…” cominciò Zoro, spiazzato dal gesto del grandammiragio. Era riuscito a metterlo in particolare
difficoltà e non comprese il perché di quel gesto.
“Mi arrendo!” disse Fujitora,
sorprendendo nuovamente lo spadaccino, che chiese spiegazioni.
“Come hai appena detto, non dovremmo prendercela con
persone innocenti. Questo comportamento in Marina non è accettato o almeno
queste dovrebbero essere le regole. Ma si sa che non tutti le rispettano e Akainu è uno di questi. Quindi per il comportamento sconsiderato
del mio collega, chiedo la ritirata. Ce ne andremo, consentendo a voi di dare
una mano ai sopravvissuti di una tale e ignobile mossa!”
Zoro fu colpito dalle parole dell’avversario e
rinfoderando anch’esso le spade, disse convinto “Dubito fortemente che Akainu e Kizaru abbiano
intenzione di deporre le armi per un tuo ordine!”
“Io sono il capo di questa spedizione, Kizaru farà solo ciò che gli verrà ordinato. Per Akainu non posso dire lo stesso!” disse l’uomo per poi
dirigere l’attenzione verso lo scontro che si stava svolgendo sulla scogliera.
Lo scontro sembrava interminabile e Rufy era esausto e sapeva che sarebbe crollato da li a
poco. Anche Akainu sembrava sul punto di cedere, ma
chiunque guardasse lo scontro poteva dire che il più svantaggiato era il
capitano della Sunny.
Rufy si ritrovò a sperare in
una buona idea dell’ultimo secondo o a uno dei suoi colpi di fortuna che spesso
gli succedono quando non sa più come affrontare una situazione.
Proprio quando Akainu, che
si trovava vicino al bordo della scogliera, stava per attaccare, accadde
qualcosa che il Marine non si sarebbe mai aspettato. Non pensava che una sua
tecnica avrebbe potuto rigirarsi contro di lui. Un lapillo ritardatario che
aveva deciso di cadere a distanza dagli altri suoi “compagni”, lo colpì e
sebbene il colpo non fu mortale, fu abbastanza potente da fargli perdere i
sensi.
Rufy rimase sorprese a
quella fortuna sfacciata che lo aveva aiutato ancora una volta, ma sgranò gli
occhi, quando comprese che il colpo aveva resto fragile la roccia sotto i loro
piedi, la quale aveva preso a sgratolarsi e a
precipitare in mare.
Akainu fu il primo a cadere, seguito da Rufy,
il quale essendo sveglio riuscì ad aggrapparsi a un pezzo di terra resistente e
con i suoi poteri riuscì ad afferrare anche Akainu.
Il suo braccio
di gomma molleggiava, mentre cercava di ritornare alla sua lunghezza normale e
la tentazione di cedere al peso del corpo inconscio del Marine.
Rufy mentre guardava il suo
nemico, a poche centinaia di metri dalla superficie del mare, venne accolto da
un terribile dilemma.
Lo aveva salvato per istinto, non credeva giusto che
fossero gli esseri umani a giudicare chi dovesse vivere e morire. Aveva sempre
seguito questa logica e non si era mai pentito di ciò. Ma Akainu
con il suo ultimo gesto, gli stava facendo ripensare a quella faccenda.
Non aveva scrupoli e per raggiungere il suo scopo,
uccideva persone innocenti. Questo era ancora più sbagliato di quello che stava
pensando di fare, sebbene non giustificasse minimamente i suoi pensieri.
Strinse gli
occhi indeciso sul da farsi e continuò a pensare. Akainu
avrebbe continuato a combatterlo, anche se un giorno sarebbe stato in grado di
sconfiggerlo, il marine non si sarebbe arreso e sarebbe sempre tornato a perseguitare lui e la sua ciurma e non
potendo stare isolato da tutto e da tutti, si domandava quante persone avrebbe
potuto mettere in pericolo, tra cui la sua famiglia. Ricordava quando nel suo
viaggio nel futuro era venuto a conoscenza che l’uomo avrebbe ucciso anche sua
figlia ancora neonata e senza colpe, se non quella di avere lui come padre e se
non si fosse arreso a lui, ma poteva intuire che quella non era una soluzione
definitiva per salvare la sua bambina.
Non si sarebbe sorpreso se quell’uomo, una volta
sbarazzatosi di lui, avrebbe dato la caccia a Umi, a Nami
e a tutti gli altri.
Aprì gli occhi e guardò l’uomo ancora privo di sensi.
Una lacrima gli scese dal viso per il senso di colpa che provava e
successivamente lasciò la presa, facendo sì che l’uomo venisse inghiottito
dalle acque marine.
Eccomi qui dopo tanto tempo. E pensare che mancavano
solo poche righe alle fine del capitolo già da tempo, ma oltre a essere un
periodo super impegnato, al momento sono fissata con Once upon
a time e sento la necessita di scrivere su quella serie. Al momento ho proprio smesso di seguire One piece…va a periodi, quando mi
tornerà di nuovo l’ossessione per questo magnifico anime è probabile che
tornerò a scrivere più frequentemente.
Ringrazio tutti colore che comunque non hanno perso la
speranza di vedere questa fic aggiornata nonostante i
mesi trascorsi. Io sinceramente tutta sta pazienza non l’avrei.
Si spera a presto e se avete voglia, fatemi sapere
cosa ne pensate.
Byeeee
Neko =^_^=