A è popolare e ama B, B è nerd e ha la fissazione che il suo amore per A non sia ricambiato.

di DarkViolet92
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A è popolare e ama B, B è nerd e ha la fissazione che il suo amore per A non sia ricambiato.   

 
NOTE D'AUTRICE
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, partecipa semplicemente al contest facebookiano: ”Sfida dei cliché edizione 2” indetto dal gruppo facebookiano”EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni”, di seguito potete leggerne la trama attraverso il prompt che mi è capitato.
Prompt assegnatomi n°16: “A: bello, ricco e popolare segretamente innamorato di B. B: sfigata nerd con tanto di occhialoni annessi, innamorata segretamente di A, ma convintissima di non essere ricambiata. Un giorno qualcuno mette una lettera d’amore dell’armadietto di A firmandosi B. coppia het o slash, è lo stesso”.
Buona lettura!

Avvertimenti: Oneshot, coppia Het, genere Commedia, Romantica, Comico.

Adamo Eva e Beatrice Dante, vivono entrambi con le rispettive famiglie numerose a Sergnano e frequentano entrambi la scuola superiore Alberghiera di Crema.
Il suddetto ragazzo è l’ultimogenito di dieci figli maschi, tutti accompagnati da un alto Q.I. (Quoziente Intellettivo), un apprendimento veloce, un talento naturale negli sport di contatto, tutti questi elementi sono seguiti da un’altrettanta bellezza fisica, frutto sia della genetica dei propri genitori, sia della dieta alimentare equilibrata e dalla costante attività fisica svolta sia nelle ore scolastiche, sia nel tempo libero.
Inutile dire che Adamo Eva è molto popolare a scuola, esattamente come i propri fratelli maggiori, ma contrariamente a loro che sono anche fidanzati, lui continua a fare strage di cuori tra le studentesse della scuola che frequenta diligentemente, ma non nel senso comune di farle sospirare, uscire con loro e poi mollarle dopo un po’ di tempo per poi ripetere il medesimo rituale con delle altre ancora, lui fa strage di cuori nel senso che rifiuta cortesemente tutte le ragazze che gli si dichiarano, perché l’unica che gli interessa per davvero sembra non vederlo affatto, sebbene siano anche compagni di classe, pur essendo lui in prima fila e nel primo banco a sinistra e lei nell’ultima fila e nell’ultimo banco a destra.
I due giovani ad eccezione dei medesimi compagni di classe, del medesimo paesino di residenza e dell’avere entrambi delle famiglie numerose, non hanno nient’altro in comune, anzi sono più diversi che mai.
Lui è biondo e riccioluto, alto un metro e novantotto centimetri, con degli occhi verdi smeraldo.
Lei, Beatrice Dante…beh di lei non si può dire che sia una ragazza baciata dalla bellezza o dalla fortuna, semmai è piuttosto facile affermare il contrario.
È alta un metro e trentotto centimetri scarsi, ha gli occhi castano chiaro e dei lunghi capelli castani ramati lisci e pullulanti di forfora, nonostante lei si faccia shampoo e doccia quattro volte al giorno tutti i giorni; è molto scoordinata, è gravemente miope dalla nascita e perciò ha sul naso dei spessi fondi di bottiglia per occhiali da vista, all’età di sette anni poi le è stata diagnosticata anche la scoliosi e pertanto deve indossare anche un corsetto ortopedico, per finire il suo viso è totalmente cosparso da punti neri, brufoli, dei baffetti sulle labbra, un apparecchio ortodontico che somiglia molto a un’armatura medioevale e delle sopracciglia cespugliose, inoltre deve usare quotidianamente la crema solare per i bambini per non scottarsi, cosa molto facile con la pelle cadaverica che si ritrova.
La ragazza, anche per via del proprio aspetto fisico, non è particolarmente popolare a scuola, infatti, è spesso derisa nei corridoi scolastici da parte di studenti e studentesse, ma a volte questo accade anche durante le ore di lezioni da parte dei professori e delle professoresse.
Oltre al proprio aspetto fisico non particolarmente attraente, a scuola Beatrice Dante deve fare i conti con il proprio apprendimento lento; a casa, invece, anche con il lavoro di lavapiatti nella taverna di famiglia, con le trigemine, Catia, Carlotta e Celestina che hanno appena iniziato a gattonare e cui lei deve badare essendo la loro sorella maggiore più vicina di età, rispetto alle altre otto: Maria, Elena, Gloria, Francesca, Paola, Fiorella; più la mamma Camilla intenta ad allattare gli unici figli maschi, Giacomo e Giovanni, e il padre Giuseppe.
Le famiglie dei due protagonisti di questa storia sono proprio agli antipodi se non si contano le poche cose in comune che hanno tra di loro.
Beatrice Dante è segretamente innamorata del suo altissimo compagno di classe biondo, riccioluto e popolare dai tempi della scuola materna, in particolar modo dall’ultimo anno, quando lui, in occasione del ballo a coppie davanti a tutte le maestre e anche difronte alle rispettive famiglie, oltre che a quelle dei propri compagni e compagnette di gioco, l’ha baciata sulla punta del naso.  
Già da allora, infatti, Adamo Eva era un piccolo gigante, tra tutti i bambini e le bambine della loro età. La ragazza, comunque, (ma anche quando era bambina), pur essendo innamoratissima del suo coetaneo e compagno di classe anche durante gli anni della scuola elementare e di quella media, non si gli si è mai dichiarata, perché convintissima che lui non possa ricambiarla in alcun modo perché: povera, nana, mostruosa come aspetto fisico e pure ritardata (secondo le proprie otto sorelle maggiori, la sua è solo bassa autostima a causa del bullismo, mista a malinconia e a cura personale ridotta al minimo indispensabile sempre per via della scarsa fiducia in se stessa).
Un giorno, comunque, Adamo Eva, dopo essere sceso dall’autobus, aver chiacchierato con qualche amico, entrando nell’edificio scolastico, si ritrova improvvisamente ad abbassarsi per aiutare Beatrice Dante a rialzarsi dal corridoio della scuola e a recuperare il suo zaino, nonostante le risate di scherno di sottofondo degli altri studenti e studentesse che avevano assistito dall’inizio al suo capitombolo senza nemmeno provare a impedirle di cadere e quindi di farsi male.
“Gra... gra… grazie…” mormora balbettando lei rossa come un pomodoro maturo, prima di dileguarsi nel nulla.
Lui ci rimane un po’ male, per non essere riuscito a parlarle più a lungo, ma quando apre il proprio armadietto per tirare fuori alcuni libri e quaderni ha anche una piacevole sorpresa.
Tra le mani, infatti, il ragazzo si ritrova una busta bianca che profuma di rosa canina contenente una lettera d’amore scritta e firmata proprio da Beatrice Dante, quella stessa compagna di classe che aveva appena aiutato a rialzarsi dal pavimento del corridoio dopo una brutta caduta.
Adamo Eva è sicuro che sia la sua grafia, la conosce a memoria la sua scrittura come anche il suo profumo preferito, gli anni scolastici passati come compagni di banco durante la scuola elementare e media gli sono serviti anche a questo, a memorizzare tutti questi suoi adorabili particolari.
Allo stesso tempo però, il ragazzo conoscendo molto bene il carattere introverso della ragazza di cui è cotto, sa anche che molto probabilmente c’è lo zampino di qualcuno dietro a questo fatto.
Il suono improvviso della campanella lo distoglie di colpo dai propri pensieri e lo fa affrettare a chiudere l’armadietto e a raggiungere l’aula della prima lezione della mattina, ovvero la verifica di due ore di Matematica della professoressa Serafina Comare.
Beatrice Dante, nonostante l’imbarazzante figuraccia fatta davanti alla sua cotta segretissima poco prima di raggiungere l’aula una decina di minuti prima dell’arrivo dell’insegnante per fare in silenzio un ultimo ripasso prima dell’inizio della verifica di matematica e la febbre alta con cui si è svegliata quella mattina presto, seppur con un po’ di fatica nel concentrarsi riesce a completare tutti i cinquanta esercizi di cui era composta la prova della professoressa Serafina Comare.
Se c’era una docente che detestava e una materia che odiava con tutta se stessa era proprio quella donna che si ritrovava come insegnante di matematica, oltre che come rappresentante dell’intera classe.
La odiava dal primo giorno di scuola, poiché si era permessa di giudicarla superficialmente ad alta voce e davanti a tutti i suoi compagni di classe, oltre che di schernirla per il proprio abbigliamento non particolarmente ricercato e per il proprio aspetto fisico, ed essendo lei una docente e quindi in una posizione di potere, Beatrice Dante l’aveva considerato molto grave.
Tuttavia, anche se ne aveva parlato anche con la propria famiglia a casa e i suoi genitori avevano avuto un colloquio in proposito sia con l’insegnante, sia con la preside della scuola, a niente era servito, se non a farla incattivire ancora di più e ad avere altri insegnanti a esercitare il medesimo comportamento nei propri confronti, oltre che a sentirsi affibiata l’aggettivo di viziata in aggiunta alle precedenti etichette di: nana, ritardata, povera e infine mostro.
La ragazza aspetta di proposito gli ultimi cinque minuti della lezione, assieme agli altri compagni di classe che la stanno ancora terminando, prima di alzarsi dal proprio banco e di cercare di attraversare l’intera aula senza inciampare negli zaini per consegnare la propria prova alla prof.
In questo modo, Beatrice Dante sa molto bene che la sua odiata insegnante non ha alcun modo di poterla prendere di mira, perché altrimenti rischia di deconcentrare gli studenti che non hanno ancora finito il compito del giorno da lei assegnato.
Una volta essere ritornata sana e salva al proprio banco, stando attenta a non essere vista dalla professoressa e a non fare rumore, la ragazza inizia a riporre in modo ordinato nello zaino l’astuccio e il suo contenuto, ad eccezione di una matita mezza spuntata che lascia fuori appositamente per riuscire ad appuntare frettolosamente i compiti a casa sul diario.
“Baldini, Morenghi,Gatti, Fiore, ora consegnatemi subito le vostre verifiche, forza!Per mercoledì dovete svolgere tutti gli esercizi delle pagine seguenti:111-112-113-114-115-116-117-118-119-120-121-122-123-124-125-126-127-128-129-130-131-132-133-134-135-136-137-138-139-140-141… Signorina Dante, lei rimanga ancora dieci minuti in aula, le devo dare dei compiti in più, tanto nella sua condizione scolastica attuale, se anche lei arriva in ritardo alla lezione seguente, la sua situazione non può peggiorare ulteriormente!” la voce velenosa della professoressa Serafina Comare e le sue parole sprezzanti, mi fanno ribollire dalla rabbia come non mai.
Ovviamente, nessuno tra i miei compagni e compagne di classe prende le mie difese, semmai ridacchiano apertamente mentre escono a crocchi dall’aula salutandola educatamente.
Adamo Eva, lo incontro nuovamente con il registro di classe e i miei compiti supplementari nel braccio sinistro e la borsa da ginnastica in quello destro, in compagnia della professoressa di matematica, proprio all’uscita dall’aula…lui entra e ne riesce dopo neanche un minuto con la propria sacca da ginnastica e un ombrello tascabile tra le mani.
Salutando educatamente e all’unisono l’insegnante della lezione precedente, saliammo tre rampe di scale, giriamo due corridoi e camminiamo a passo svelto fino all’aula della lezione d’inglese del professor Tiziano Ferri.
“Adamo Eva!Beatrice Dante! Siete arrivati giusto in tempo per unirvi ai vostri compagni a questa verifica a sorpresa!Prego, accomodatevi qui davanti a tutti!” la frase del docente mi fa letteralmente gelare… se non fosse per la mia cotta segreta che mi trascina senza il minimo sforzo fino ai posti appena assegnatici, io sarei ancora lì, all’ingresso dell’aula, pietrificata come Neville Paciock al primo anno di Hogwarts dopo aver affrontato Harry, Ron e Hermione nella Sala Comune di Grifondoro, perché non voleva che loro tre facessero perdere degli altri punti alla loro Casa.
Per i due protagonisti della storia, questa è la prima volta dopo tanto tempo che si siedono in dei banchi vicini dall’inizio dell’anno scolastico.
Adamo Eva non appena finisce la propria prova scritta e la consegna al docente, quest’ultimo lo incarica immediatamente di consegnare ai propri compagni di classe delle buste di carta ruvida in cui sono avvolti dei compiti da fare a gruppi o a coppie: ”Parti da quelli in fondo all’aula e ritira a ognuno la verifica, man mano che passi tra i banchi” gli ordina a bassa voce il professore, per evitare di disturbare Beatrice Dante, poiché lei è la più vicina alla cattedra.
Quando il giovane giunge proprio accanto al banco di quest’ultima, lei ha appena finito di completare tutti gli esercizi della verifica con suo stesso stupore… pochi secondi dopo avergliela data e aver ricevuto in cambio la busta dei compiti da fare assieme a uno o più compagni di classe, la campanella suona immediatamente, decretando così l’inizio dell’intervallo.
Beatrice Dante per buona parte della ricreazione è rimasta nascosta in un cubicolo all’interno del bagno del seminterrato della scuola, per riprendersi dallo shock del contatto tra le sue mani e quelle della sua cotta negli ultimi minuti della lezione d’inglese… dopo essersi lavata le mani, appena lei esce dal bagno delle ragazze la campanella inizia a suonare.
Lei è la prima della propria classe a entrare negli spogliatoi della palestra e a prepararsi per la lezione di ginnastica, questa materia è una vera tortura per lei a causa della propria scoordinazione e goffaggine innate.
Durante una partita di pallacanestro, maschi contro femmine, Adamo Eva la bacia cadendole addosso… attorno a loro si crea un silenzio improvviso prima che Veronica Comare (sì, è proprio figlia della professoressa di matematica dei due protagonisti della storia) li separi bruscamente.
“Mostro levati di dosso!Non vogliamo essere infettati dai tuoi virus!” la ragazza fa per baciare Adamo Eva, (cosa che peraltro aveva già fatto, contro la volontà del ragazzo, la settimana precedente) ma lui la blocca respingendola violentemente: ”Non parlarle così!Il vero mostro qui sei tu! E comunque, se la scorsa settimana non l’hai capito dopo che ti ho respinto, te lo ripeto più forte adesso, IO AMO BEATRICE DANTE!”.
Detto questo, nel silenzio assoluto, Adamo Eva trascina l’attonita Beatrice Dante fuori dalla palestra, raccoglie gli zaini, le giacche e le sacche da ginnastica di entrambi e, sempre cingedola stretta a se, al suono della campanella escono per primi dalla scuola, si dirigono mano nella mano alla fermata del proprio autobus e quando il mezzo arriva, vi salgono e si siedono nei sedili dietro all’autista.
“Dimmi che questo non è uno scherzo…” chiede Beatrice Dante con voce tremante al ragazzo, ancopra incredula da quanto accaduto durante l’ultima lezione di quelunedì della seconda settimana di scuola.
Lui, per tutta risposta, la bacia nuovamente spostandogli la mascherina e poi le dice: ” Ti ho sempre amato, pensavo che non mi ricambiassi, ma a quanto pare non è così…”.    
 
        
 
       
 
 




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